27. Una giornataccia (per
qualcuno)
Arrivarono a casa dei gemelli e la trovarono silenziosa, Tom non era ancora tornato per davvero, e Ary si trovò con la pelle d’oca: aveva sperato che ci fosse lui, ma non era stato così.
“Ehi, tutto bene?”, le chiese Bill, mentre chiudeva la porta.
“Sì, ehm… certo.”
Bill annuì, anche se non credeva molto alle sue parole. C’era qualcosa che non andava, l’aveva capito subito, e voleva capire che cosa.
“Joe si è addormentato”, disse Ary. Accidenti, perché mi ha abbandonata pure lui!?
“Sì, guarda, sembra un angioletto”, le sussurrò all’orecchio, incominciando a baciarla scostandole i capelli dal collo.
“B-Bill”, tremolò, girandosi fra le sue braccia.
“Che cosa c’è?”
“Meglio… meglio di no.”
“Tu mi stai nascondendo qualcosa, che cosa?”
“N-Niente!”
“Smettila di balbettare e parla chiaro. Per favore.”
“Ecco, io…”, abbassò lo sguardo, ma Bill la costrinse ad alzarlo prendendole il mento fra le dita.
“Guardami negli occhi quando mi parli.”
“Ma è più difficile se ti guardo negli occhi.”
“Cioè?”
“Oh, Bill, sei così stupido!”
“Ehi, piano con le offese!”, ridacchiò, stringendola di più a sé, avvolgendole la schiena con le braccia.
“Mi sento… vecchia, per te”, sussurrò, per poi deglutire, mentre la sua pelle prendeva colore.
“Guarda che abbiamo la stessa età. Anzi, io sono più vecchio di te di due mesi.”
“Sì, ma…”
“E avere un bambino non vuol dire essere vecchi, anzi… So che non era previsto, però già il fatto che tu l’abbia tenuto è la prova che non sei vecchia, ma solo matura e responsabile.”
“Tu la fai troppo semplice…”, sospirò.
“Spogliati.”
“Eh?!”, gridò imbarazzatissima, scostandosi da lui.
“Vieni qui, non puoi sfuggirmi!”
La rincorse per gioco, senza fare troppo rumore per non svegliare Joe, ridendo, e quando la prese fra le braccia la portò con la forza nella sua camera da letto, la piazzò di fronte allo specchio del suo armadio e le tolse delicatamente la maglietta, lasciandola cadere poi sul pavimento.
“Guardati, dove sono ste smagliature che ti mandano in paranoia, tanto da farti sentire vecchia? Io non le vedo.”
“Ma come non le vedi!”, sbuffò, guardandosi appena in reggiseno nello specchio, riusciva solo a guardare Bill dietro di lei, le sue mani calde sui suoi fianchi.
“Il tuo è solo un fattore psicologico, lasciatelo dire. Tu vedi le smagliature come un male, perché hai paura di non venire più accettata per queste. È qui che sbagli, sai perché? Perché devi considerarle una bella cosa, perché sono la prova che hai dato alla luce un bellissimo bambino, che si chiama Joe ed ha una bellissima mamma che lo amerà per sempre. Ancora non sa quant’è fortunato…”
Rimase senza fiato, il cuore che correva a velocità folle nel suo petto. Si girò e lo guardò negli occhi, Bill le sorrise dolcemente, sfiorandole i capelli.
“Era per questo che non volevi venire qui? Perché credevi che non mi sarebbero piaciute queste invisibili smagliature? Beh, io già le adoro”, sorrise malizioso, facendola cadere sul letto, sotto di lui.
Bill si tolse la maglietta, fece
aderire la sua pelle a quella di lei, la baciò,
l’accarezzò, sfiorò con le labbra
quelle davvero invisibili smagliature e Ary si sentì
importante e felice; oh sì, felice come non lo era mai
stata, senza contare quando aveva dato alla luce Joe.
Si sentiva in grado di spaccare il culo a tutti stando con lui, si
sentiva indistruttibile, quel gradino più in alto degli
altri, nonostante fosse modesta, perché lui era come nessuno
ed era suo, solo suo.
Lui era entrato, uscito e rientrato nella sua vita come un uragano,
capace di scompigliare tutto dentro lei, persino la sua modestia
radicata in lei fin dalla nascita.
Sapeva portare lacrime e sorrisi, e quello che la sorprendeva ogni
giorno di più era che ne valeva la pena anche di piangere
intere notti per lui, perché se ne era innamorata sul serio.
Sì, lei amava Bill, e ne era felice.
***
Era incazzato, si notava. Anzi, era
ovvio
che lo fosse.
Aveva superato tutti i limiti di velocità, aveva bruciato
due o tre – forse anche quattro o cinque – semafori
rossi e aveva mandato affanculo tutti gli altri automobilisti che gli
sbraitavano dietro e che gli suonavano clacson e gli facevano gli
abbaglianti.
Sapeva anche lui di sbagliare, non aveva bisogno di loro! Ma non era
colpa sua se ogni volta il piede gli partiva a tavoletta
sull’acceleratore!
Era incazzato nero, e le ragioni erano ovvie.
Aveva cercato di essere chiaro, di dire tutto come avrebbe dovuto, si
era sforzato, ma niente, il risultato era stato un fallimento totale,
anche se aveva passato davvero un bel pomeriggio.
Sentiva di non aver fatto del semplice sesso, ma qualcosa di
più… che fosse stato amore?
“Coglione!”, si sentì gridare, ma non ci badò nemmeno più.
Gli era bastata un’unica parola, amore, per…
“Guarda dove vai, deficiente!”
Doveva fermarsi se voleva
continuare a pensarci, perché se no avrebbe ricevuto molto
più di semplici insulti.
Parcheggiò la macchina
sotto casa, non la mise
nemmeno nel garage, non ne aveva voglia, e si catapultò
fuori, dove fece un bel respiro appoggiandosi al cofano con una mano,
ustionandosi.
“Cazzo”, imprecò, soffiando sopra le dita.
Non era proprio giornata. Avrebbe
fatto meglio a chiudersi in casa e a mettersi a letto, tanto avrebbe
combinato solo casini.
Si chiese se non fosse proprio amore quello che aveva sentito e che
sentiva già da tempo, se quella strana sensazione
– che già non sopportava più
– non fosse quella cosa misteriosa chiamata… amore,
salendo le scale.
(Aveva bisogno di sbollirsi un attimo, quindi aveva optato per non
prendere l’ascensore, perché sapeva che se no
avrebbe iniziato a prendere le porte metalliche a testate, e non era
una bella cosa.)
Aprì la porta di casa e sentì subito che
c’era qualcosa che non andava: per prima cosa
c’erano le luci accese però non si sentiva anima
viva (e suo fratello non aveva mai avuto l’abitudine di
lasciare le luci accese anche quando non c’erano); per
seconda cosa vide il passeggino di Joe vicino al divano, e dentro vide
Joe, sveglio, che mordicchiava anche con un certo gusto la parte
gommosa del telecomando del televisore al plasma.
“E tu che ci fai qui?”, gli chiese, come se potesse rispondergli.
“Mam-ma”, balbettò lui, mostrando i dentini in un sorrisetto.
“E questa quando l’hai imparata? Bel lavoro”, sorrise. “Però ora ridammi il telecomando, quello mi serve, anche se l’hai usato come… che schifo”, lo lanciò sul divano, poi si pulì la mano sulla maglietta, Joe ridacchiò. “Eh, tu ridi, ma non è divertente, sai? E ora andiamo a cercare quella svampita di tua mamma. Oddio, non è molto svampita visto che è riuscita a tenerti fino ad adesso, ma sotto sotto è ancora una svampita”, ridacchiò. “Non è così?” Incontrò gli occhietti vispi di Joe e lesse un sì, fra quel verde splendente che sprizzava gioia.
Era buffo come già si
sentisse meglio con Joe fra le braccia, parlando con lui, anche se non
otteneva mai risposte. Forse era quello il trucco, parlare con qualcuno
che non potesse dargli delle risposte, in modo tale da farlo ragionare.
Forse era vero che anche dai bambini si imparavano molte cose.
Arrivarono di fronte alla camera di Bill e Tom bussò
lievemente, poi un po’ più forte, fino a quando
non sentì delle voci all’interno e
sogghignò.
***
“Questo è Tom”, disse Bill, tirandosi sui gomiti.
“Oddio!”
Lui iniziò a ridere sommessamente vedendo la sua reazione, tra la paura e l’imbarazzo, mentre cercava i suoi vestiti sparsi sul pavimento e fra le coperte.
“Ragazzi, non vi preoccupate, io e Joe andiamo a parlare un po’ di là!”, urlò Tom da dietro la porta, ridacchiando.
“Tu e Joe non andate da nessuna parte, e non credo tu possa avere un dialogo con un bambino che sa solo balbettare!”, gridò di rimando Ary.
“Oh sì invece che posso! Fate con calma, non vi preoccupate.”
“Io mi preoccupo invece, non mi fido a lasciarlo da solo con te!”
“Ah, perché lasciarlo da solo in salotto è meglio? Stava per mangiarsi il telecomando del nostro tv al plasma!”
Ary finì di vestirsi in fretta e furia e uscì dalla porta, trovando Tom che teneva in braccio Joe, sorridente con una sua treccina fra le dita.
“Non ti preoccupare, ci penso io a lui!”, le disse ancora, girandola e spingendola in camera, dove Bill era ancora sotto le coperte e con i capelli scompigliati.
“Divertitevi!”, augurò Tom, prima di chiudere la porta lasciandoli di nuovo soli.
“Ehm…”, Ary abbassò lo sguardo, imbarazzata. A volte odiava quella sua timidezza, era una cosa insopportabile.
“Non sei cambiata affatto in tutti questi anni”, sorrise, invitandola a tornare sotto le coperte con lui.
Lei accettò l’invito sorridendo timidamente e lo raggiunse, si lasciò abbracciare e baciare le labbra dalle sue, lasciando che la portasse ancora in alto, sempre di più.
***
“Allora Joe, ho passato proprio una brutta giornata.”
Il bambino, seduto sulle sue ginocchia, sul divano in salotto, lo guardava parlare. Tom non sapeva se capiva e tantomeno se lo stesse realmente ascoltando, ma non gli importava seriamente. Voleva parlare con qualcuno, che stesse semplicemente ad ascoltarlo, senza giudicarlo né criticarlo, e forse aveva trovato la persona adatta a lui.
“Mi sono svegliato male,
prima di tutto. C’era una cavolo di ruspa che si è
messa a lavorare alle sei e mezza, questa mattina, e faceva un casino
bestiale. Non so se capisci, ma di solito io mi alzo tardi, molto
tardi, e svegliarmi in questo modo mi fa leggermente girare le scatole.
Non sono più riuscito ad addormentarmi, e allora sono andato
a farmi una doccia.
La cosa che mi da più fastidio è quando sei
già dentro, che ti sei già bagnato, che hai
trovato la temperatura giusta, e ti accorgi di non avere lo shampoo. Mi
fa imbestialire! Ma tu che ne sai, c’è Ary che ti
fa il bagnetto a te, quindi non puoi capire veramente.
Dopo la doccia sono sceso di sotto per fare colazione, e ho trovato
Bill che già era agitato perché dovevamo venire
da voi. Mi ha fatto salire l’ansia pure a me! E ora guardalo,
è pazzo innamorato ed è lontano anni luce da
questo pianeta. Si è trasferito in quello sfavillante
dell’amore, dove tutto è cuoricini e rose rosse.
Ti consiglio di non innamorarti mai, sul serio. È bello
quando non ci sono problemi, ma se ce ne sono è davvero
stressante. Non che io sia innamorato, eh…
Insomma, non mi guardare così, io non lo so! Non riesco a
capire quella ragazza, Virginia… è come se mi
avesse catalogato ormai! L’insensibile senza sentimenti che
si diverte a far soffrire la gente.
Ok, ammetto di essermi comportato da stronzo in passato, ma non ho mai
voluto farle del male. Io ho provato a dirglielo, ma lei è
come se si fosse arresa al fatto che io non sono un ragazzo capace di
stare con una ragazza sola. Io so che posso farcela, se lo voglio.
È questo il punto, io non so se lo voglio. Non so cosa
provo, se è amore o no… non riesco a capirlo.
Potrei anche provarci, ma se dovesse andare male non me lo perdonerei
mai perché mi sentirei in colpa se Virginia stesse male,
capisci?
Io non sono mai stato bravo in queste cose, è vero. Ma da
qualche parte dovrò pur cominciare, no?!
Beh, sta di fatto che siamo venuti a casa vostra, tu, tua mamma e Bill
siete andati a fare quella passeggiata… Ah, devo chiedergli
come sono arrivati nello stesso letto, la cosa mi
incuriosisce… Dicevo? Ah sì, e Ary ha detto che
le stavo mettendo l’ansia addosso, proprio come Bill aveva
fatto con me questa mattina, e mi ha chiuso dentro casa ad aspettare
Virginia, così avremmo parlato.
Abbiamo parlato? Ovviamente no. Siamo finiti a fare sesso. Ma non
è stato come le altre volte, come posso spiegarlo? Non so
spiegarlo, ecco. Potrebbe essere stato come qualsiasi altra volta, ma
sento che non lo è stato. Eppure non abbiamo fatto nulla di
particolare… Non entro nei dettagli, sei troppo piccolo. Che
sia lei a farmi quest’effetto? Oddio, e se davvero mi fossi
innamorato di lei?
Abbiamo litigato pesantemente, lei non capisce. Non mi capisce! O forse
sono io che non capisco lei. O, ancora più probabile, sono
io che non capisco e non capirò mai niente d’amore.
Joe, se tu potessi parlare non so cosa mi diresti a questo punto.
Magari non saresti nemmeno più qui, te ne saresti andato
già da un pezzo, magari insultandomi. Chi lo sa.
Sono stato qui a parlarti di questa giornata, a scaricarti tutti i miei
problemi addosso, quando tu per primo sei il frutto di un amore finito
male. Ma non è colpa tua, non è quello che
intendevo dire, assolutamente no. La tua mamma ti ama, sei la prima
cosa per lei… però, insomma, a me girerebbero un
po’.
Forse non avrei dovuto parlartene, anche perché
probabilmente non hai ascoltato nulla di quello che ti ho detto,
è stato uno spreco di tempo, ma… sai una cosa? Mi
sento meglio. Grazie Joe.”
Joe sollevò lo sguardo dalle treccine di Tom e gli sorrise, per poi poggiare il viso sulla sua spalla e chiudere gli occhi.
***
Ary era sulla porta, Joe era nel suo passeggino, che sorrideva mordendo un suo giochino gommoso perché stava mettendo fuori i dentini.
“Ciao ragazzi, ci vediamo”, salutò, avvicinandosi a Bill per dargli un ultimo bacio a stampo sulle labbra.
“Dovevi dirmi qualcosa?”, le sussurrò lui, guardandola negli occhi.
“In realtà… sì”, si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò qualcosa per cui Bill rimase senza parole.
“Ehi, voglio sapere anch’io che cosa gli hai detto”, disse Tom, sbuffando.
“Vuoi saperlo?”, sorrise, gli occhi brillanti.
“Certo, dimmelo anche a me.”
Ary saltellò da lui e gli mise le mani intorno all’orecchio, per sussurrargli: “Io amo Bill.”
“Oh”, disse lui, sorridendole e scompigliandole i capelli. “Congratulazioni.”
“Grazie. Hai visto? Ho sbagliato, ma poi sono tornata sulla retta via”, gli diede una gomitata, ridacchiando.
“Cioè io ero quello sbagliato e Bill è quello giusto?”
“Sì. Come se Virginia fosse stata con Bill: sarebbe stato sbagliato, perché quello giusto per lei sei tu.”
“Come fai ad esserne così sicura? Come fai ad essere così sicura di amare Bill? Io non capisco.”
“Capirai, Tom, capirai. Ora scappo.”
Uscì dalla porta e poi tornò indietro, prese il viso di Bill fra le mani e lo baciò togliendogli il fiato, poi se ne andò sorridendo con Joe.
“Wow”, sospirò Bill chiudendo la porta e appoggiandocisi con la schiena.
***
“Ti sembra l’ora di tornare?”, le chiesi, le mani sui fianchi.
“Sì, lo so, mi dispiace. Ma sono stata un po’ impegnata.”
“Con Bill?”
“Mmh”, annuì imbarazzata, abbassando lo sguardo su Joe.
“Sono contenta per te, ma lasciare qui Tom è stato un colpo basso.”
“Perché? Cos’è successo?”
“Lui non ti ha detto niente?”
“No, sembrava solo molto… confuso e dispiaciuto.”
“Non abbiamo parlato, siamo finiti a letto insieme”, dissi, senza guardarla in faccia.
“Oh, Virgy…”, mi abbracciò, io la strinsi forte cingendole il collo con le braccia, iniziando a singhiozzare.
“E abbiamo litigato, come se questo non bastasse.”
“Mi dispiace tanto…”
“E poi c’è un’altra cosa”, mi scostai e mi asciugai la lacrima che mi era scivolata sul viso.
“Che cosa?”
“Mi sono licenziata.”
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Per
Tom è stata proprio una brutta giornata, eh? Ma parlare con
Joe è stato liberatorio!!
Finalmente Ary e Bill sono a posto per un pò di tempo,
felici e contenti! Ma ne ho in serbo un'altra per loro... ihihih,
tremate! XD
E Virgy... eh, Virgy... non perdere le speranze!
Ringrazio:
layla the punkprincess: No, ma che rottura XD Come al solito quei due sono entrambi delle zucche dure XD Alla prossima, ciao! ^^
Kia SCHREI: Io trovo giusto il comportamento di Virgy, come te u.u Tom però poverino ci ha provato.. ç_ç Bill e Ary sì, davvero belli!! Anche adesso, visto? Io li amo! Grazie, baci.
Utopy: Cavolo, quanti soprannomi Ale XD Bill e Ary sono prorpio carini, per non parlare poi di Joe!! Amore bello!! *____* No, Virgy ha solo paura, non odiarla... Tom è come al solito un idiota >.< perchè ci ha provato ma dopo il primo ostacolo si è arreso e se ne è andato. Ma ora con Joe è stato adorabile, sul serio. Grazie Ale, ti voglio bene davvero!! <3
Fashion_Girl: Accontentata!! ^^ Tom idiota >.< e Virgy ci mette del suo. Bill e Ary teneri, Joe pure è diventato nipote di tutti XD Non so se li beccano XD Vedremo! Mi ha sopresa il fatto che tu abbia detto che dopo 6 anni non si devono dividere di nuovo... Cosa fai, prevedi il futuro? XD E con questo concludo lasciandoti sulle spine....... Bill papà?? Tenero *__________* Una sorellina? Naaaaa!! XD Grazie per la recensione, ciao! ^^
Vostra,
_Pulse_