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Autore: Mex    08/10/2009    2 recensioni
“Mi sta dicendo che finalmente è riuscito a trovare Atlantide?” il professor Sorni si tolse gli occhiali ed iniziò a ripulirli di nuovo, per la terza volta, lo faceva sempre quando era nervoso. I suoi occhietti miopi si puntarono in quelli del giovane dottor Daniel Jackson.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo perdono per il mio scandaloso ritardo e per la brevità del capitolo. Il primo pezzo era pronto ma poi è iniziata l’Università e sono stata un po‘ rapita da questo nuovo mondo. Il tempo mi è volato. Comunque il disegno è già delineato, manca solamente la mano per scriverlo. Spero che anche questo  capitolo vi piaccia; volevo dividerlo, ma risultava troppo breve perciò è uscito così. Fatemi sapere. Godetevelo e commentate. Salutoni.



VII capitolo: Casa

La notte era magnifica. Un pianeta molto  vicino troneggiava in cielo incoronato dalla sua cintura di asteroidi ed omaggiato dalla sua cerchia di vassalli. Le radiazioni, assolutamente non nocive che arrivavano da ovest, dipingevano il cielo notturno con lunghe lingue violette che sinuose danzavano creando disegni immaginari e suggestivi. Una brezza leggera increspava la superficie dell’oceano, giocando con l’acqua purissima. Il dolce profumo del Fraw, una pianta dai fiori enormi ed aranciati, si spandeva a diversi chilometri dalla terraferma ed andava a mescolarsi con l’odore marino della massa d’acqua. I maschi del Weru, uccello dal piumaggio scarlatto in invero e blu in estate, iniziarono a volteggiare ed a modulare la loro melodia per richiamare le femmine.
Insomma, per dirla in breve, era una notte magnifica.
La pace fu interrotta da un rombo fortissimo. La superficie calma in principio, iniziò a tremare e poi si trasformò in un enorme mulinello che diventava sempre più grande. Se in quel momento qualcuno avesse sorvolato quel punto esatto avrebbe potuto vedere che dal gorgo usciva da principio una sezione di cupola che man mano che si allontanava dall’acqua andava ad aprirsi andando a collegare gli squarci che già erano presenti. La punta ad ago della torre principale fu la prima a vedere la luce, subito seguita dal suo corpo affusolato. Qualche secondo dopo comparvero anche le sorelle più piccole. Viste dall’alto formavano gli angoli di un dodecagono il cui centro era, appunto, il torrione principale. Alla fine emersero anche i bracci che non si alzavano molto dal livello del mare, dodici in tutto. Ognuno aveva la sua base tra due torri per poi prolungarsi sul mare per diverse centinaia di metri e chiudersi con una terrazza. La città degli Antichi era risorta.
Le gradi valvole di sfogo di aprirono e fiotti d’acqua uscirono da ogni parte della città trasformandola in una pittoresca cascata. Uno spettacolo assolutamente irripetibile goduto solamente da uccelli starnazzanti per la paura e pesci in fuga.
L’acqua defluì in fretta. I membri della missione Atlantide rifugiatisi, ammassandosi in cima alla torre centrale ben presto sentirono che il livello si abbassava. L’acqua lasciò il petto (non era salita oltre), poi i fianchi ed infine non restarono che grosse pozze sul pavimento. Un urlo di giubilo sorse spontaneo. Tutti tra loro si battevano le spalle felici per lo scampato pericolo, si sentirono anche i primi starnuti. L’equipe medica non perse tempo e si mise subito all’opera. Prese tutto il necessario dalle poche casse che avevano trascinato fin lassù e che fortunatamente erano state ermeticamente chiuse e si mise all’opera. La città non dovendo più alimentare la cupola ed avendo registrato il drastico calo di temperatura diede una mano ai medici aumentando automaticamente il supporto vitale. La temperatura aumentò quasi istantaneamente di parecchi gradi facendo anche asciugare qualche vestito grazie alla brezza calda che usciva dai bocchettoni. McKay continuando a tremare come una foglia disse: “C … certo che pensavano davvero a tutto questi Antichi. Se non morirò di polmonite darò un’occhiata al processore” Carson alzò gli occhi al cielo e mentre lui stesso cercava di non farsi sopraffare dai brividi gli disse:“Non ti lascerò morire di polmonite, Rodney- vedendo la sua faccia di sufficienza, fece un grosso sospiro- Chissà come se la cavano il Maggiore e la Satriani. Loro devono aver avuto più problemi di noi” Si girò verso la Dottoressa Weir che era seduta sul primo dei tre gradini che correvano per tutto il perimetro circolare della piccola stanza. Al centro c’era la rampa da cui erano saliti loro. Una scala a chiocciola che portava al punto più alto della città. Accanto a lei c’era il Generale Sumner che cercava di riorganizzare la sua squadra. Carson si accostò. “Dottoressa non sarebbe meglio andare incontro a quei due ragazzi. Devono essere sfiniti.” Rodney fece sentire la sua voce: “Sempre che siano ancora vivi. Se l’acqua è arrivata fino a noi, e noi ci stavamo per rimanere secchi, figurati quale sfacelo deve essere accaduto nei sotterranei. No, sarà difficile trovarli ancora vivi.” Elizabeth e Carson lo fulminarono con gli occhi. Lui si strinse nelle spalle “Io cerco solo di essere realistico. Mi preparo al colpo. Non penserete certo che mi faccia piacere!” e girò le spalle per nascondere ai due la sua faccia preoccupata.

Nei sotterranei in effetti la situazione era ancora critica. Quando l’acqua aveva sommerso i due la superficie non era lontano. Sheppard veniva portato giù dal corpo svenuto di Alice e dall‘acqua che iniziava ad uscire, ma sapeva che doveva rimanere il più vicino possibile al soffitto in modo che appena ci fosse stato lo spazio lui avrebbe potuto prendere una boccata d’aria. Gli occhi ed i polmoni gli bruciavano, gli uni per il sale gli altri per la mancanza d’aria. Non si sentiva più i piedi e le mani per il freddo. Era stanco come non lo era mai stato in vita sua. Raccolse tutte le energie e le focalizzò tutte nel pensiero di sopravvivere. Cancellò qualsiasi altra cosa. Doveva farcela questo era l’importante. Perché? Perché lui voleva che fosse così.
Alice gli stava sfuggendo sempre di più e lui stava chiudendo gli occhi. Per poco solo per dare loro sollievo dal sale. Per molto poco … le mani iniziarono ad aprirsi e la ragazza scivolava sempre più giù. Ecco, era più leggero, gli veniva più facile rimanere vicino alla superficie, faceva meno fatica, forse così ci sarebbe riuscito … “Maggiore!” Sheppard si riscosse, riavvicinò a sé Alice e rinforzò la presa, poi diede un colpo con i piedi e riuscì ad uscire dall’acqua per un trenta centimetri. Respirò affondo più e più volte. Tossì e sputò l’acqua che aveva ingerito. Il cervello gli si snebbiò parzialmente. Ancora poco e sarebbero stati in salvo. Non sarebbero annegati.
L’acqua si abbassò gradualmente, pian piano. Riuscì a posizionare Alice in modo tale che gli poggiasse la testa sulle spalle e gli circondasse il collo con le braccia per avere le braccia libere per aiutarsi a rimanere a galla e a spostarsi in modo da stare sopra la sedia per toccare prima qualcosa di solido. Quando lo fece ci si accasciò sopra, stremato. Attese che l’acqua scendesse al di sotto della piattaforma poi mise Alice di traverso su di un bracciolo della sedia ed iniziò a massaggiarle con forza la schiena. “Coraggio … siamo in salvo. Sputa quell’acqua e riprenditi! Sono stanco e voglio riposarmi, non avrei la forza per essere triste e poi il nero non mi piace”
Alice con un conato buttò fuori l’acqua ed iniziò a tossire. Si sentiva male. Sputò fuori tutta l’acqua salata che le lasciò la gola irritata e la lingua quasi inerte e gonfia. Il cervello riprese coscienza del mondo circostante gradualmente. Aprì gli occhi brucianti ed appannati e si guardò intorno mentre cercava di rialzarsi. Finalmente si ricordò di dove fosse.
Si rannicchiò sulla sedia mentre Sheppard si afflosciava a terra ai suoi piedi sollevato e distrutto. Entrambi erano scossi da brividi. “Maggiore?- lui alzò la testa che aveva poggiato alla sedia a fatica. - tu sei sempre vestito di nero.- Riuscì a fare un minuscolo sorriso. In effetti la sua divisa era a varie gradazioni di nero. Lui riappoggiò la testa, chiuse gli occhi e si addormentò sfinito. Lei cercò alla cieca con la mano la testa del Maggiore, era l’unico punto che potesse raggiungere senza muoversi- Grazie per non avermi lasciata andare, John”. Fiotti d’aria calda li investirono e fu come se  bruciassero tra le fiamme. Sentirono come se i piedi e le mani fossero stati immersi nel piombo fuso. Ottimo segno.
“Maggioreeeeeeee … Satrianiiiiiiii … dove siete?” “Qui!” La gola le bruciò, ma ormai erano in salvo ed erano a casa.

“Eetchùùùù- Alice si soffiò rumorosamente il naso- scusate” erano riuniti in quella che era diventata la sala delle riunioni, ovvero la stanza che si affacciava allo stargate. Erano passati un paio di giorni dal loro arrivo e tutto, pian piano, stava prendendo il ritmo. Tutto il settore centrale era stato asciugato e preparato per ospitare una missione; l’infermeria funzionava a pieno regime curando febbri e raffreddori; McKay, Zelenka e la loro squadra avevano iniziato ad usare i sistemi che controllavano lo stargate (e tra questi anche lo scudo che fungeva da iride) e la città, grazie alla collaborazione della Satriani; il Colonnello Sumner avevano perlustrato una parte della città trovando anche alloggi agibili dal personale. Dopo due giorni, come è stato detto, finalmente avevano trovato il tempo per fare il punto della situazione.
Alice cercò di respirare a fondo e di parlare più chiaramente possibile. Ma per quanti sforzi facesse le m diventavano b e le n diventavano d, senza aggiungere il fato che ogni due parole doveva fermarsi per riprendere fiato: “Allora, vi stavo dicendo che si sono dovuti rifugiare in fondo all’oceano e poi scappare sulla Terra a causa di una minaccia di …  una popolazione” La Dottoressa Weir, la quale avrebbe dovuto rimanere a letto a causa della febbre, interruppe il faticoso discorso della ragazza: “Quale popolo avrebbe potuto costringere gli Antichi a sommergere la città ed a scappare con la coda tra le gambe” Alice scosse la testa “Non lo so. È stata la prima cosa che ho cercato nella biblioteca e nell’archivio. In questi due giorni non ho trovato niente, se non dei riferimenti ad una razza di “bestie” a cui non era stato dato nemmeno un nome. Se il popolo che ha cacciato gli Antichi è ancora in circolazione speriamo di non incontrarlo mai” Tutti annuirono. Elizabeth si prese tra le mani la testa dolorante “Come va la decifrazione dell’archivio?” “A rilento. Per adesso sono l’unica che possa leggere tutta quella roba. E dato che siamo in argomento, vorrei che l’archivio-biblioteca diventasse il mio laboratorio, solo per comodità, ovviamente. E se poi potrei rendere l’osservatorio il mio alloggio, lavorerei molto più in fretta” L’osservatorio non era nient’altro che la piccola stanza dove si erano rifugiati all’arrivo e l’enorme camera immediatamente sottostante era l’archivio di tutta la città. Fascicoli e fascicoli formato digitale riguardante tutta la cultura degli Antichi, salvatisi grazie al perfetto sistema di conservazione dei dati. “Perché, Alice, non ti trovi bene con il sottotenente Guerrera?” la ragazza pensò alla sua compagna di stanza. Era una di quelle donne che prima di dormire fanno dieci addominali e dieci flessioni, con un corpo perfetto che faceva sfigurare la pancetta della Satriani. Per non parlare della precisione militare con cui teneva tutto e l’abitudine di essere perfetta in ogni cosa che facesse “No, splendidamente. Era solo per praticità”  Sumner voleva opporsi, dopotutto quel alloggio sarebbe stato troppo distante dagli altri ed in caso di attacco … “Ne sono consapevole Colonnello. Ma questo velocizzerebbe il tutto. Il trasportatore mi porterebbe direttamente alla sala dello stargate in caso trovassi qualcosa e non dovrei fare molta strada per arrivare al mio alloggio, solo una scala a chiocciola. E l‘osservatorio è attrezzato anche di un bagno come lo sono gli altri alloggi, dovrei solo portarci un letto” La ragazza fece un timido sorriso per rassicurare il Colonnello. Questo non glielo restituì.
“Dottoressa Weir- la voce di Sheppard si fece sentire all’auricolare- penso di aver trovato l’hangar. Proprio dove aveva detto la nostra guida. Se McKay ed Alice volessero raggiungerci potremmo fare anche un giretto di prova” dal tono di voce si poteva percepire quanto lo desiderasse. “Non ci pensi nemmeno Sheppard! Niente si solleverà da terra senza la mia approvazione” il Colonnello frenò l’entusiasmo del suo sottoposto in partenza. La risposta di Sheppard ci mise un po’ ad arrivare: “Ha capito, Maggiore?” “Sì, signore” McKay e la Satriani guardarono Elizabeth anche loro in evidente stato di agitazione. Sembravano due bambini che aspettassero il permesso della madre per andare a fare il bagno in una calda giornata di sole. Lei indicò la porta e i due si precipitarono fuori. “Che alimentazione hanno?” “Dipende dal tipo. Se sono da esplorazione oppure da guerra …” il loro discorso si perse nei corridoi.
Il Colonnello intanto si stava alzando fissando con la fronte corrugata la porta con evidente disapprovazione per i due che erano appena usciti. “Perché fa così?” La voce della Weir lo raggiunse da dietro le spalle dove la donna era ancora seduta. “Perché deve limitare la nostra missione? Impedisce ad un pilota del calibro di Sheppard di provare quello che potrebbe diventare la nostra piccola aviazione e lo costringe a fare controlli di routine che avrebbe potuto svolgere il Tenente Dupont. Limita la Satriani, che ha già problemi di inferiorità in questa missione. Deve controllare ogni singolo passo che si fa qui. Prende decisioni senza consultarmi. Qual è il suo scopo?!” La voce della Dottoressa non si era mai alzata ma il suo sguardo era glaciale “Vuole davvero sapere cosa mi prende, Dottoressa ? Glielo dico subito: il problema è che ho una quarantina di militari per gestire un territorio che non so quanto possa essere grande e più di centosessanta civili inermi ed inesperti da difendere contro una minaccia che, reale o meno, ha sconfitto il popolo più potente della galassia. Sono preoccupato ecco che succede. Ho paura che qualcosa possa succedere e che io possa venire meno al mio compito- Elizabeth capì il punto- perciò non posso permettere che uno scavezzacollo come Sheppard faccia di testa sua e parta su un trabiccolo che, per quanto ne so, potrebbe saltare in aria con lui sopra, né che una ragazzetta che non sa badare a sé stessa stia da sola in una zona dove sarebbe difficile raggiungerla in caso di attacco.” la donna si alzò “Capisco quanto mi sta dicendo, Colonnello. Ma non posso permettere che la missione venga rallentata per eccessive precauzioni senza motivo. Ognuno di noi conosceva i rischi quando è partito e dobbiamo fare di tutto per adattarci il prima possibile a questa nuova casa. La Satriani avrà il permesso di spostarsi, i test sulle navette si faranno e se risulterà tutto a norma Sheppard farà il lancio di prova. Dupont prenderà il comando della squadra di sicurezza e continuerà lui a perlustrare la città. Colonnello non si preoccupi, andrà tutto bene. E per quanto riguarda la sua richiesta di addestrare il personale civile, sono d’accordo, affido a lei l’organizzazione” “Come vuole lei, Dottoressa” Sumner girò i tacchi e fece per andarsene quando tutti i presenti nella base furono bloccanti in ciò che stavano facendo “Attivazione dello stargate non programmata” Sumner fissò la Weir con un tacito “Glielo avevo detto. Adesso che facciamo?” dipinto in volto.






-Najara: Ti ringrazio. Scrivere il VI capitolo mi era piaciuto particolarmente. Spero che Sheppard ti piaccia anche in questo. Volevo anche dirti che il tuo ultimo post è fantastico ma non ho fatto in tempo a scrivertelo, ottimo lavoro (colgo due piccioni con una fava). Il Generale è tanto carino e gentile, Jack è sempre il migliore, in ogni caso. Sheppard deve ancora correre per raggiungerlo. Saluti

-Borboletta: Mi ha fatto particolarmente piacere il tuo commento perché mi hai confermato che i miei sforzi di rendere McKay e la scena iniziale come le avevo immaginante non sono stati vani. Comunque chi non invidierebbe Alice … dimmi come ti sembra Shep in questo capitolo. Ciao

-Lel: Come hai visto ho avuto problemi ad aggiornare! Riferisci se trovi intoppi, gem. Ave.
  
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