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Autore: Mannu    10/10/2009    1 recensioni
Miki è costretta su una stazione spaziale clandestina, La Tana, da un debito che non può pagare. Ilah è obbligata ad abbandonare il suo rifugio su La Tana a causa di un debito che non può pagare. Si può pensare a un accordo?
Nota: Il personaggio di Ilah non è completamente mio ma è stato realizzato in stretta collaborazione con Cassiana. Molte parti di questo racconto sono il frutto del suo lavoro. A Cassiana vanno tutti i miei più sentiti ringraziamenti per le idee, la pazienza e il lavoro fatto. A Cassiana va anche la metà dei complimenti (e delle critiche) che questa storiella dovesse ricevere.
Addendum: il titolo era "Miki & Ilah" ed è stato modificato successivamente in "Ogni debito... è un debito". Di nuovo... grazie a Cassiana! Un altro debito!
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ferraglia spaziale'
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Ogni debito... è un debito - 9
9.

L'uomo chiamato Jerrylex guidò ancora a lungo, rispettoso dei limiti di velocità e attento a non destare l'attenzione. Si era tolto la giacca col logo dell'azienda, probabilmente rubata anche quella, e ora sembrava proprio una persona qualunque. Ilah cicalò instancabilmente con lui per tutto il tempo, assillandolo con sua nonna e con mille domande: in questo modo Miki venne a sapere cose interessanti sul conto di quell'individuo altrimenti per lei inclassificabile. Era un hacker e un pirata della Rete, diventato famoso anni prima per diversi clamorosi crimini informatici e soprattutto per non essere mai stato preso. Divenuto una leggenda per quelli come Ilah, era scomparso d'un tratto senza lasciare tracce. Per la sua libertà e la sua reputazione di imprendibile asso informatico aveva dovuto pagare un prezzo abbastanza salato, troppo per i gusti di Miki: l'esilio. Se Jerrylex avesse tentato di mettere piede su una qualsiasi stazione orbitante o se avesse tentato di accedere alla grande Rete che le collegava tutte, sarebbe stato scoperto e incarcerato. Ammesso che non l'avessero trovato prima i vendicativi scagnozzi di coloro che aveva truffato.
Si trovò subito a riflettere sulla propria condizione: tutto sommato non si sentiva troppo diversa da quel Jerrylex. Certo, lei non aveva commesso crimini e stava ben attenta a non finire nei guai con la legge; cosa che a quel furbastro dai capelli grigi pareva non interessare minimamente. Ma anche lei era come esiliata: allontanatasi dalla lussuosa casa materna, privata dell'affetto pur distorto e grottesco della madre, se si fosse fatta viva da quelle parti, lì sulla Terra, avrebbe rischiato grosso. Sua madre la stava facendo inseguire per tutto il sistema solare: se avesse saputo che stava a meno di duecento chilometri dalla porta di casa, avrebbe fatto fuoco e fiamme pur di acciuffarla. Ne era certa. Pensandoci bene, era piuttosto probabile che lo sapesse. I doppio-v non avevano altra destinazione che il pianeta e le zone abitate non erano poi moltissime. Ai suoi inseguitori sarebbe costato davvero poco scoprire il punto di atterraggio e poi riferire al loro capo, cioè sua madre. Miki si ripromise di fare molta attenzione: al-Qahira era una città molto grande, di certo molto oltre i due milioni di abitanti: nascondersi sarebbe stato facile. Ma quella consapevolezza non la faceva stare tranquilla.
- Mollala, si è persa...
Per un istante la voce di Ilah emerse sopra l'ipnotico ronzio del motore e sovrastò a fatica anche i rumori della strada. Spostò lo sguardo dalla striscia di grigio asfalto che le scorreva vicino, appena fuori della cabina del camion, alla ragazzina. Il sorrisetto impertinente, il naso leggermente all'insù e gli occhi obliqui e contornati di scuro che giocavano a nascondino con i dread viola. Stava parlando di lei.
- Dorme? - la voce dell'uomo, resa vagamente robotica dal rumore del veicolo in movimento a velocità costante, accompagnò un breve movimento della testa. Miki, seduta dietro di lui, colse al volo gli occhi brillanti dentro lo specchietto retrovisore interno reso inutile dall'ingombrante container caricato sul pianale. Durò un solo istante ma se li sentì dentro, in profondità. Un'onda di calore le montò nel petto, ma si spense subito. Infastidita, cercò una nuova posizione sulla scomoda panca posteriore.
- Nah... fa finta di niente... - il sorrisetto di Ilah divenne un ghigno insopportabile. Volse di nuovo lo sguardo allo specchietto, ma ora rifletteva solo i lunghi capelli grigi e disordinati di Jerrylex.
- Posso chiamarti Miki o preferisci Beatrix Vandervelden?
Miki si fece un appunto mentale: strangolare Ilah appena fosse possibile occultare bene il cadavere.
- Puoi chiamarmi Miki... ma a un patto.
- Sentiamo.
- Risponderai alle mie domande – disse con tono deciso, certa di stare dando l'idea di una che sa quello che vuole. Quel tale le dava la sensazione di essere uno squalo e in quel momento era visibile solo la pinna dorsale.
- Va bene... - si è arreso subito, pensò. È sicuro di se stesso o non ha nulla da perdere... o entrambe le cose. Cambiò nuovamente posizione sul sedile: si sentiva sempre più a disagio.
- Come sapevi che eravamo a bordo? Come sapevi qual'era il container giusto da caricare?
L'uomo chiamato Jerrylex si fece una breve, sonora risata. Non poteva vederlo bene in viso perché le dava le spalle e stava concentrato sulla strada, ma lo immaginò sorridente.
- Diciamo pure che io sono... amico di una certa IA.
- Credevo che non potesse comunicare con l'esterno.
- Balle. Non si pilota un doppio-v senza poter comunicare.
- I canali di Controllo sono riservati – obiettò Miki. Nessuno poteva ascoltare le comunicazioni tra una singola astronave e Controllo, se non l'astronave cui le comunicazioni erano dirette.
- Saranno riservati per te, ma non per me – per un istante il sorriso beffardo sul volto abbronzato e segnato dall'età ma risparmiato dalla vecchiaia fu visibile nello specchietto.
- Hey, ma hai capito con chi stai parlando? - si intromise Ilah. La interruppe prima che potesse riprendere l'infantile tiritera sulle imprese di Jerrylex.
- Con un criminale informatico, giusto?
- Con colui che ha salvato il tuo bel didietro.
- Il tuo grosso didietro, direi – l'insolente dai dread viola sta guadagnandosi un pugno in faccia, pensò Miki. Ma dovette riconoscere che l'uomo aveva ragione. Aveva ancora una carta da giocare e decise di farlo subito.
- Perché l'hai fatto? - chiese con tono acido.
- Fatto cosa?
- Il mio didietro, nonché quello della tua appassionata ammiratrice. Li hai salvati entrambi. Per quale motivo? Neanche ci conosci.
- Vero – disse Jerrylex dopo un paio di secondi di silenzio, impiegati per dare uno sguardo agli specchietti esterni – Non vi conoscevo. Ma ora vi conosco. E voi conoscete me. Potete darmi del tu, eh!
Stava prendendo tempo e glielo fece notare con un tono sempre più aspro.
- Non essere così acida, rilassati... stiamo andando in città, ho un posticino o due a disposizione dove potrete rinfrescarvi un poco. Tutto sembrerà diverso, dopo. E non ti preoccupare: arriverà per voi anche il momento per sdebitarsi.
- Non metterti strane idee in testa – replicò gelida Miki.
- Per chi mi hai preso? Sono una persona per bene io – rise di nuovo, pacatamente e lei non poté fare a meno di trovarlo attraente.
   
 
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