Un
doppio volto
“Mi
trovavo a camminare lungo una strada, ai lati della quale vi erano degli strani
alberi, non saprei descriverteli, erano strani e basta.
Camminavo…
camminavo, non so perché lo facevo ma sapevo che dovevo farlo, finche non vidi
di fronte a me un viale ricco di ciliegi in fiore che se potessero parlare, mi
avrebbero sicuramente invitato ad entrare o almeno é quello che credevo io.
Nella mia mente pensavo a quale pericolo potesse nascondere quello stupendo e
meraviglioso viale, così presi coraggio e mi incamminai al suo interno.
Dopo
una breve passeggiata scorsi, tra i rami, in lontananza, un albergo anzi no,
una villa immensa. Ma dove mi trovavo? Eppure fino a ieri ero a studiare dal
mio libro di antologia; ero mica finito in uno dei suoi racconti? No, era tutto
vero e stramaledettamente bello.
Giunto
davanti il grande portone che chiudeva quella bellissima villa non resistetti
e,spinto dal grande desiderio di entrare, avvicinando la mano al pomello, mi
accorsi dello stravagante campanello che finii per suonare. Il soave suono che
produsse fu interrotto da due giri di chiave e dallo stridio di quella porta
antica.
All’
ingresso si affacciò un maggiordomo che mi fece entrare senza chiedermi nulla
quasi fossi atteso; quello mi potò al
centro dell’immenso salone e tornò a fare il suo dovere.
Mi
guardai attorno, la sala era ornata da stupendi mobili, da quadri e sul
soffitto uno strano ma, al tempo stesso, stupendo affresco che raffigurava da
un lato una donna bellissima con dei lunghi capelli biondi e una veste bianco perla e dall’ altro, un
mostro, così orrendo che a vederlo voltai subito il viso.ero cosi concentrato
che un urlo mi fece sobbalzare, era una cameriera che diceva –quel protervo di
un maggiordomo che ha la boria di essere il più bravo e che ha una cotta per
quella sottospecie di diavolo della padrona….- poi accorgendosi di me, disse -…
e tu cosa ci fai qui? Cos’ hai da guardare, piuttosto guardati attorno e stai
attento perché se lei lo desidera, tu da qui non esci vivo ihihihihihihihihihihihihi
!- e con questa sguainante risata torno al suo lavoro. Le sue parole, devo
dirti, mi lasciarono stupito, da cosa mi dovevo guardare le spalle e
soprattutto chi era quella lei così terribilmente descritta da quella cameriera
isterica… tante domande ma nessuna risposta così ripresi a fissare quel
meraviglioso affresco sul soffitto. Nel frattempo scese la notte e il buio
nella sala e sentii un forte colpo alla nuca.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai supino su un pavimento di legno,
scettico su cosa mi fosse accaduto ma era inutile pensare, tanto la paura non
mi sarebbe più passata. Cominciai quindi a scandire i primi passi su quel
pavimento marcio che, al primo passo falso, sarebbe crollato. Era un esteso
corridoio lungo il quale vi si trovavano alla mia sinistra un’ infinità di
camere e alla mia destra delle finestre sigillate. Era da poco notte e una luna
piena illuminava parte del corridoio. Il paesaggio, visibile attraverso la
finestra, era tetro: alberi spogli, terra arida e delle nuvole grigie, diradate
nel cielo.
La
mia paura era indescrivibile, mi fermai ad osservare quel territorio cupo e
continuavo a chiedermi perché ero lì e come c’ero arrivato…ma stare fermi era
inutile bisognava trovare un’uscita e ripresi il cammino. Mi affacciavo in ogni
camera per chiedere informazioni a qualcheduno… ma non c’era nessuno, nessuno
fino a quando non udii il pianto sfrenato di un bambino che in quel momento per
me era qualcosa di stupefacente poiché significava presenza umana. Non ho avuto
nemmeno il tempo di pensarlo che entrando nella camera, se così la possiamo
chiamare, non cera nulla!! Cosa era? Solo un’allucinazione? No, non era
possibile.
Ricominciai
a camminare e questa volta sentii una risata pimpante di un bambino,
entrai in una nuova camera e vidi una
donna, seduta su una sedia, col viso coperto da lunghi capelli, accudire il
ridacchiante bambino, sembrava di averla già vista… ma si, era la cameriera
isterica. Le andai vicino e le chiesi dove eravamo, ma lei non rispose, così la
scossi e la testa si ripose indietro facendone scoprire il volto dai lunghi
capelli.
Mai
come quella volta rischiavo di “morire d’infarto” infatti mi si mostrò dinanzi
un teschio; anche il bambino era uno scheletro; appena li fissai i loro occhi
si illuminarono e con una voce risonante
iniziarono a gridare- MORTE!
MORTE AL VIVENTE-. Con la più atroce e tremenda paura presi a correre non
interessandomi del pavimento marcio… correvo, correvo, correvo, quando mi
accorsi che, essendomi passata la luna dietro, davanti a me vi erano due ombre.
La luce era una, io ero uno… ma l’ombra non doveva essere una? Così presi
coraggio e mi girai ma chissà perché non c’era nessuno.
Dunque
mi calmai, anche se il mio cuore batteva a mille e continuai a camminare
chiedendomi se mi trovavo ancora nella stessa villa e, se la risposta era
affermativa, cosa le ere successo; ma dopo un tratto, ricomparse l’ombra e mi
girai senza problemi sperando che come prima non ci fosse nulla… non l’avessi
mai fatto! Quando mi girai vidi uno scheletro maligno vestito con una lunga
veste nera e con sparsi in testa venti capelli, aveva due occhi color ghiaccio
che mi fissavano in un modo terribile e in bocca quattro denti. Era talmente
orrendo che sembrava fosse stato unto dal diavolo per uccidermi. Subito mi
accorsi che quello era lo stesso del ritratto e la prima cosa che mi venne in
mente non era inerente alla paura ma a questa domanda: sarà lei la padrona?
In
fondo mi resi subito conto che era una domanda stupida e con un urlo
incominciai a correre. Volevo evadere ma non si poteva, la paura era tale che
alla vista di un ragno mi venne un’ aracnofobia incredibile, continuai a
correre adesso con gli occhi chiusi ma feci male, infatti presi una storta e mi
rovesciai a terra facendo crollare il pavimento… Un colpo. Mi svegliai in un letto, nel mio letto.Era un sogno!! ”