Crossover
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Autore: daeran    06/06/2005    2 recensioni
Che cosa lega le sorelle Halliwell al gruppo di Sanzo? Perché il “pelatone” biondo ha lasciato il Togenkyo alla volta della San Francisco del 2000, accompagnato solo da due dei suoi compagni? Che cosa mai può averlo spinto ad abbandonare il viaggio verso il Tenjiku e cosa potranno fare le tre streghe per lui? Probabilmente nulla, a parte evitare di farsi uccidere nel fuoco incrociato provocato dalla devastante rabbia di un dio della guerra condannato a morte e dalla furia di un bonzo defraudato della cosa a cui, suo malgrado, tiene più di ogni altra al mondo.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anime/Manga, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Ok ecco una piccola parte di spiegazione. Come dice il titolo si tratta di un flash back; in pratica quello che succede subito dopo la sconfitta di Hòmura. Ho cercato di ricostruire il finale dell’anime, non voletemene se ho sparato qualche cavolata.
Questo capitolo è un po’ più lungo rispetto a quelli pubblicati fino ad ora ma ad un certo punto mi sono fatta prendere la mano… scusssssssate... :P 
Ovviamente essendo un flash back del gruppo di Sanzo, non si vedono le tre streghe che però torneranno presto ;)
Oh già, ho cambiato idea rispetto all’inizio e l’azione si svolge a partire dal momento in cui viene sconfitto Hòmura. (all’inizio avevo detto che sarebbe stato prima dell’ultima battaglia.)
Spero non vi faccia troppa anguscia, io mi sono divertita molto a scriverlo (perché sono una pazza sadica) se non vi piace, fatemi sapere ;)
Infine, amanti di Goku, ecco la vostra scimmietta preferita! 
^______^ Povero ciccio, cosa non gli ho fatto fare… ^_^




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Capitolo 6
Flash Back

“Non è giusto!” Goku fissò il corpo esanime del dio della guerra con occhi in parte tristi, in parte contrariati.
“In questo modo non saprò mai se sono stato io a sconfiggerlo o se è stato lui a lasciarsi uccidere!”
“Non dire stupidaggini, scimmia! Guardalo in faccia!”
Gojyo, in piedi dietro al ragazzino, parlò con voce tranquilla e rilassata, dopotutto ormai avevano vinto, avevano sconfitto gli dei ed erano ancora tutti e quattro vivi per raccontarlo.
“Eh? In faccia? Perché?” Goku si inginocchiò accanto al corpo di Hòmura.
La divinità sembrava addormentata, il suo corpo era lievemente rialzato, la schiena sollevata contro ciò che restava di una roccia, frantumata durante l’ultima battaglia.
Aveva il mento elegantemente poggiato sullo sterno, i sottili capelli corvini gli ricadevano leggeri sulle guance esangui; gli occhi chiusi e le labbra increspate in un tenue sorriso di soddisfazione indicavano una sola grande verità: era morto in pace, finalmente sereno dopo tutte le sofferenze cui era stato costretto in vita.
“Sorride…” bisbigliò la scimmia.
“Già. Significa che è morto appagato, il combattimento contro di te è stato per lui motivo di soddisfazione.
Sapeva di essere destinato a morire, ha solo voluto scegliere lui stesso come e dove.
Ha sicuramente combattuto al massimo delle sue capacità, Goku, non si è lasciato uccidere, per questo motivo è morto sereno. Ucciso in battaglia da un guerriero degno di fronteggiare un dio.”
Hakkai usò queste parole colme di gentilezza e rispetto per il nemico caduto e per il giovane compagno di viaggio.
Gli occhi di Goku, ancora posati sul volto di Hòmura, si illuminarono , il ragazzino si voltò, sul viso aveva stampato un sorriso raggiante.

Il suolo cominciò improvvisamente a vibrare.
“Questa porzione del nuovo mondo creata da Hòmura sta cominciando a svanire. Andiamocene prima che il portale si chiuda.”
Tutt’intorno ai quattro il prato verde, stava cominciando a distruggersi pezzo per pezzo; intere zolle di terra si sollevavano in alte colonne scure, per precipitare subitamente, sgretolandosi come sabbia al vento.
Il portale che univa quel mondo illusorio al Togenkyo era ancora davanti a loro, Sanzo vi si diresse senza aggiungere altre parole, Gojyo e Hakkai lo seguirono dappresso, Goku invece rimase assorto, accanto al cadavere del nemico più forte che avesse mai incontrato.
Aveva mantenuto la promessa, era riuscito a sconfiggerlo ma…
“Sanzo, aspetta!” la scimmia corse dietro al bonzo e lo fermò afferrandogli un lembo del lungo kimono bianco.
“Sanzo, questo è il mondo di Hòmura, quello che voleva, la sua tomba. Non potresti…?” allargò le braccia indicando il prato che li circondava.
“Mh…” Il monaco fissò gli occhi dorati del ragazzino.
Sembrava avere ancora quella stessa espressione così ingenua e stupida che lo aveva colpito la prima volta in quel lontano giorno di tre anni prima, qualcosa tuttavia si era aggiunto, un senso di maggiore sicurezza sembrava ora prevalere sulla stupidità. Provava rispetto per il nemico ucciso e voleva che la tomba per la quale Hòmura aveva tanto lottato, venisse preservata.
Il bonzo si scoprì stupito della risolutezza presentata da quella stupida scimmia e, per una volta, decise di accontentarlo. Annuì e, senza una parola, si mise in capo la coroncina, simbolo della sua posizione di trentunesimo Toah Sanzo Hoshi, si sedette sull’erba a gambe incrociate e cominciò a recitare un mantra.
Il mondo perfetto dedicato a RinRei, si congelò in un istante, la terra cessò di tremare, il prato rigoglioso  e coperto di fiori, tornò più luminoso e vivo che mai.
Il sogno di Hòmura si era infine realizzato, il suo mondo sarebbe rimasto così in eterno, congelato in quell’ultimo istante di vera pace e serenità per uno spirito straziato durante la vita.
Sanzo terminò, si alzò in piedi, ripose la corona e si riavviò verso l’uscita.
“Andiamo!”
“Dove?” Goku trotterellò dietro il bonzo sorridendo allegramente.
“Dove, stupida di una scimmia? Ad Ovest naturalmente!” Sanzo lo colpì con l’harisen.
“Ahia! Uffa! Io pensavo che andassimo prima a mangiare qualcosa! Ho una fame!”
“Fai silenzio!” un altro colpo di harisen.
“Quindi riprendiamo il viaggio?” Gojyo si stiracchiò languidamente, spingendo la lunga chioma rossa dietro le spalle.  “E dire che pensavo ci saremmo presi una bella vacanza!” parlò con in sottofondo le urla della scimmia e i tonfi attutiti dell’harisen.
“Si, devo dire che anche io vorrei riposarmi un po’ dopo questo scontro. In fondo non dimentichiamoci che abbiamo sconfitto degli dei!” Hakkai sorrise mentre avanzava zoppicando, sorretto dal braccio di Gojyo.
“Io ho sconfitto gli dei! Uffa! Tutto il lavoro pesante è toccato a me! Ho diritto di mangiare molto più di voi!”
“Perché noi che cosa credi che abbiamo fatto, stupida scimmia? Anche Shien e Zenon erano dei! Per non parlare della marea di scagnozzi che ci hanno lanciato contro!”
“Se se… intanto contro Hòmura ci ho combattuto io, scarafaggio di un Kappa!”
“Ti ho detto mille volte di non chiamarmi Kappa, stupida scimmia!”
“E tu non chiamarmi scimmia!”
“Visto che sei una scimmia, non vedo in che altro modo dovrei chiamarti, scimmia!”
“Kappa pervertito!”
“Scimmia dalla bocca larga!”
“Scarafaggio rosso di un kappa!”
“Scimmia, scimmia, scimmia!”
“Kappa, kappa, kappa!”
“……” 

“Sanzo… Va tutto bene?” Hakkai, in equilibrio precario, aggrappato alla spalla del kappa che si dimenava per evitare i pugni della scimmia, fissò il bonzo, preoccupato.
Non era ancora intervenuto per “sedare” la litigata tra i due bambini del gruppo.
Se le cose fossero andate per il verso giusto, a quel punto avrebbe già dovuto cominciare ad urlare e a menare fendenti con l’harisen, invece era immobile davanti a loro, a pochi metri dal portale che li avrebbe ricondotti alla realtà.
Il bonzo non rispose; improvvisamente cadde in ginocchio, scosso da fremiti incontrollabili.
“Sanzo!” Goku, dimentico di qualsiasi altra faccenda, corse verso l’amico, cercò di sfiorargli la spalla ma, non appena la sua mano si avvicinò al monaco, venne colpito da una forte ondata spirituale e volò all’indietro, senza fiato. Atterrò a svariati metri di distanza, accanto al corpo di Hòmura e rimase a terra incosciente.
“Ma che diav…?” Gojyo non potè terminare la frase; Sanzo cadde a terra supino mentre il suo corpo prese a muoversi convulsamente, scosso da spasmi muscolari.
Una luce abbagliante avvolse il bonzo, quando delle strane sfere luminose cominciarono a distaccarsi dal suo stesso corpo e volteggiare ad alta velocità  nell’aria sopra di lui.
Una sfera colpì il portale per il Togenkyo, questo esplose in un vortice di mille colori ed emanò un flash abbagliante, i due demoni furono costretti ad abbassare lo sguardo.
Quando la vista tornò, capirono di essere in trappola.
Il portale era sparito, l’unica via di fuga era stata chiusa.

Ed allora un urlo straziante squarciò l’aria circostante.
I due demoni videro il corpo di Sanzo piegarsi innaturalmente: il bacino cominciò a tendere verso l’alto mentre la testa e i piedi rimasero ancorati al suolo, legati da catene invisibili.
“Sanzo!“ Gojyo mosse due passi verso di lui ma Hakkai lo fermò, afferrandogli saldamente il braccio.
“No! Non puoi avvicinarti! Finiresti come Goku.”
“Dobbiamo fare qualcosa! Finirà con lo spezzarsi in due in questo modo! Che diavolo sta succedendo?”
Hakkai rimase immobile, non sapeva cosa fare, non sapeva cosa rispondere, si sentiva completamente impotente, in balia degli eventi. Le urla del monaco gli straziavano il cuore, mentre le convulsioni non accennavano a diminuire.
Le sfere luminose presero a precipitare ripetutamente, attraversare il corpo di Sanzo, provocando ogni volta in lui urla disumane.

“S…Sanzo.” la voce di Goku giunse da lontano. Il ragazzino si era ripreso ma ancora non riusciva a rialzarsi; strisciava al suolo, cercando di raggiungere il bonzo.
Lacrime di rabbia gli sgorgavano abbondanti sulle guance, le dita serrate a pugno ferivano i palmi delle sue mani, non riusciva a muoversi, non riusciva a correre in aiuto del suo Sole che urlava sofferente.
“Goku!” Hakkai vide il giovane e si mosse per raggiungerlo.
Ma arrivato a metà del percorso:
“Hakkai, attento!” Gojyo lo afferrò per le spalle e lo tirò indietro con forza.
Entrambi caddero al suolo con un gemito sordo.
Una delle sfere che vorticavano sopra Sanzo, aveva cambiato traiettoria e li aveva quasi investiti, precipitando al suolo, dove creò un cratere d’impatto che separò Goku dagli amici.
La sfera riprese a vorticare sopra la scimmia ed i cerchi si fecero poco alla volta più ristretti ma Goku neppure se ne accorse, continuò a tenere gli occhi fissi sul corpo di Sanzo mentre le sue labbra ripetevano silenziosamente il suo nome.
La barriera che lo aveva stordito, in qualche modo lo aveva anche immobilizzato, solo con un enorme sforzo riusciva ancora a strisciare ma non aveva più nemmeno la forza di parlare né di gemere.


Così come era cominciato, tutto si fermò.
Il corpo del bonzo si accasciò al suolo, qualsiasi rumore cessò inghiottito dal nulla. Solo il respiro affannoso di Sanzo rimbombava nel silenzio di tomba.
“B… bast… bastardo.” balbettò in un sussurro.
Le sfere sopra di lui si immobilizzarono, quella sopra Goku cominciò a brillare più ardentemente.
“No... no… maledetto, prendi me.” Sanzo continuò a bisbigliare tra un affanno e l’altro, sembrava essere l’unico in grado di capire cosa stesse accadendo.
Di nuovo il corpo del monaco venne sollevato verso l’alto, un’enorme colonna di luce bianca si sprigionò da lui.
Urlò colmo di rabbia, di disperazione; urlò di dolore quando le vesti gli si squarciarono, sospinte dal vento spirituale. Il sutra del cielo demoniaco volò in alto e scomparve nella luce.
La sfera sopra Goku, diventata luminosa come un piccolo sole, si sollevò in alto a sua volta, a raggiungere le altre che seguirono una traiettoria parabolica, pronte a ripiombare al suolo.
“Sanzo...” Goku non vide le sfere, i suoi occhi erano puntati su Sanzo, il quale si era di nuovo accasciato al suolo; il monaco, ancora cosciente, voltò la testa nella sua direzione.
“Sta zitto e spostati da là, stupida scimmia!”
Sanzo riuscì a voltarsi bocconi, fece forza con le braccia sul prato, tentò di trascinarsi verso il ragazzo ma cadde esausto con il volto nell’erba.
Hakkai, resosi conto che la barriera che lo aveva circondato era sparita, gli corse al fianco,  Gojyo, da parte sua, rimase dov’era, gli occhi fissi su Goku.
Improvvisamente capì e sollevò lo sguardo verso l’alto: la colonna di luce che aveva attraversato Sanzo, stava precipitando verso Goku, il ragazzino sarebbe stato investito in pieno.
“Goku, spostati!” urlò, correndo verso di lui. Saltò agilmente il baratro lasciato dalla sfera di poco prima ma, quando giunse vicino all’amico, un vento potentissimo lo investì.
Gojyo mosse ancora qualche passo in avanti faticosamente, coprendosi gli occhi con le braccia ma ben presto i suoi piedi vennero sollevati e il kappa fu spazzato via dall’impetuosità della strana forza spirituale che li stava soggiogando; volò come un fuscello in una tempesta e ricadde pesantemente accanto ad Hakkai e Sanzo.
La colonna luminosa raggiunse il suolo.
“Sanzo!” Goku urlò terrorizzato, prima che un boato assordante cancellasse ogni altro suono.


Hakkai gemette e cadde in ginocchio, le mani protese davanti a sé, il volto piegato in una smorfia di tensione.
“N… non ce la faccio… è troppo forte…” Stava tentando di mantenere una barriera protettiva attorno al ragazzino, ma ogni muscolo del suo corpo sembrava sul punto di disintegrarsi.
Nel momento in cui la barriera cedette, la luce convogliò in un unico punto, lontano una decina di metri da Goku, il quale rimase a terra tremante ma semicosciente, la testa nascosta sotto le braccia.
Di nuovo la terra venne scossa da un potentissimo tremito, Sanzo riuscì a sollevare la testa, pur rimanendo ancora bocconi al suolo. “Dannazione…” bisbigliò.
Era incredibilmente pallido, il suo corpo tremava, scosso dai brividi, memore dei dolori appena trascorsi ma il suo sguardo era glaciale, l’espressione tesa e visibilmente irata.

La luce esplose nuovamente, dividendosi in un’infinità di colori spettrali.
Quando i tre riuscirono finalmente a riaprire gli occhi, lentamente distinsero in lontananza, confusa tra la luce e la terra sollevatasi dopo l’impatto, una strana ombra ondeggiante come un miraggio sopra l’asfalto surriscaldato.
Poco alla volta, l’ombra assunse una forma umana, si muoveva lentamente verso di loro, sembrava enorme, distorta dalla lente formata dalla polvere.
Gojyo e Hakkai riuscirono ad affiancare Sanzo ed entrambi, ancora inginocchiati, si passarono le braccia del bonzo intorno alle spalle, e lo sollevarono da terra.
Il corpo dell’uomo rimase completamente inerte, riuscì a sollevare ancora la testa ma il resto rimase a peso morto, sostenuto solo dalla forza dei due compagni.
“G… Goku. “ disse, ignorando l’ombra e cercando di scrutare nella polvere ai piedi di essa.


“Ce lo fatta… Sono… Ce l’ho fatta!” una voce familiare ma contemporaneamente sconosciuta provenne dall’ombra, una risata esultante si sollevò orribile e malevola nell’aria.
La luce si dissolse completamente, l’ombra divenne una figura umana, un uomo dai lunghi capelli corvini e con gli occhi di colori diversi.
“Hòmura….” Gojyo e Hakkai rimasero esterrefatti riconoscendo il dio della guerra.
Non poteva essere davvero lui, non doveva essere lui.

“Maledetto bastardo. Perché non ci hai riprovato con me?” Sanzo sollevò la testa, abbastanza da fissare il redivivo Hòmura dritto negli occhi inespressivi e freddi, come mai prima di allora erano stati.
“Perché, mio piccolo Koryu della corrente del fiume, mi sono reso conto che questo sarebbe stato un bersaglio migliore!” il dio si battè una mano sul petto e sorrise distaccato.
“Questo che diavolo dovrebbe significare? Perché quel tizio è ancora vivo?” Gojyo lanciò uno sguardo interrogativo ai suoi due compagni.
“Cosa sta accadendo, Sanzo? L’aura di Hòmura è completamente cambiata rispetto a prima. Tu sai cosa significa?” Hakkai si era accorto che il dio che fronteggiavano, era circondato dalla stessa aura maligna che poco prima era apparsa dal nulla e aveva distrutto il portale per il Togenkyo.
Non era più lo stesso dio che Goku aveva affrontato e ucciso meno di un’ora prima.
Il monaco però sembrò non ascoltarli neppure.
“Goku… dove diavolo è Goku?” le sue labbra si mossero impercettibilmente in un lievissimo sussurro, rivolto solo ai due compagni che lo sorreggevano.
La visibilità ormai era tornata perfetta, il prato verde era tornato splendente, così come Sanzo lo aveva congelato.
I tre si guardarono attorno ma non trovarono traccia del ragazzino. Era sparito.
Un sorriso beffardo si dipinse sulle labbra sottili di colui che era stato Hòmura.
“Cerchi questo, piccolo Koryu della corrente del fiume?”
“Non chiamarmi così, maledetto bast…” lo sguardo del monaco, così come quello dei due demoni, si posò raggelato sulle mani del dio: stringeva tra le dita un oggetto che conoscevano fin troppo bene.
“Ma quello è il dispositivo di.…” un rantolo rabbioso proveniente da dietro le spalle dei tre uomini, serrò le parole nella gola di Gojyo, così come i cuori di ognuno di loro.
Fecero appena in tempo a voltarsi, Sanzo fu colpito da un calcio alla schiena e scaraventato in avanti, strisciò rovinosamente sul prato, sollevando zolle di terreno e pietre.
Hakkai e Gojyo non riuscirono a fare altro che voltarsi completamente per fronteggiare per la terza volta, da quando lo conoscevano, il vero volto di Son Goku: Seiten Taisei.
I lunghi capelli color della terra smossi dal vento e le orecchie a punta incorniciavano l’espressione beffarda che aveva sul viso, gli occhi dorati brillavano maligni, le unghie sembravano artigli.
Senza aspettare altro il ragazzino si avventò su di loro. I due demoni, stremati dopo il combattimento con Shien e Zenon, riuscirono a schivare pochi colpi, prima di essere entrambi colpiti e scaraventati a terra.
Incredibilmente Son Goku sembrava essere diventato ancora più forte, rispetto a quella volta nel deserto quando li aveva quasi uccisi, sbatacchiandoli l’uno contro l’altro come fossero maracas.

“Mio povero piccolo Koryu della corrente del fiume, mi sono preso anche il tuo giocattolino preferito. Ora che farai? Piangerai?”
“Ti ammazzo, maledetto.” Sanzo sollevò la shoreijyu, utilizzando tutte le energie che gli restavano e premette il grilletto.
Cinque pallottole si conficcarono nel petto di Hòmura. Questi, barcollando, indietreggiò di un paio di passi ma tornò subito, come niente fosse, a chinarsi sul monaco per schiacciargli la mano al suolo con un piede; il monaco emise un gemito di dolore e la pistola fu allontanata con un calcio.
“Sbagliato, Koryu. Non puoi uccidere un corpo già morto. Inoltre tu sei il mio custode, non il mio carnefice.” Sorrise soddisfatto e cominciò a prenderlo a calci, colpendolo ripetutamente sullo stomaco, sul volto, sulla schiena con cattiveria e malignità sempre maggiori.

Hakkai e Gojyo non se la passavano meglio, subivano attacchi su attacchi, il demone scimmia era velocissimo, i suoi pugni sembravano di roccia.
“Credo che sia finita…” borbottò Gojyo, accasciandosi accanto all’amico, sputando sangue.
“Probabilmente si…” rispose Hakkai prima di voltarsi e lanciare una bolla di energia contro Hòmura che, poco distante, colpiva ripetutamente Sanzo.
“Ehi! Che fai? Dovresti pensare alla scimmia.”
“Forse…”

Hòmura, colpito inaspettatamente, barcollò e cadde in ginocchio accanto al corpo di Sanzo, sorrise per la stupidità dei propri avversari, non avrebbero mai potuto sconfiggerlo con un attacco tanto scontato, neppure con l’effetto sorpresa.
“Fermati!” Urlò a Son Goku che incredibilmente obbedì all’ordine e si placò un secondo prima di riprendere l’assalto contro i due amici.
“Voglio che quei due mi vedano bene.” Sorrise cinico.
“Come vedi, Koryu della corrente del fiume, io riesco dove tu hai fallito. Posso comandare il tuo giocattolo poiché siamo fatti della stessa materia, tu invece sei solo un patetico essere umano.”
“Della sua stessa materia? Non mi sembra che avere qualcosa in comune con quella stupida scimmia sia una cosa di cui andare tanto fieri.” balbettò il bonzo con arroganza.
Hòmura sorrise ancora, sollevò una mano sopra il petto del monaco, le dita tese come a creare una lama. Il colpo calò micidiale, diretto al cuore di Sanzo.
Lo avrebbe di certo ucciso se la mano non si fosse fermata a pochi centimetri dal bersaglio.
Hòmura si guardò le dita accigliato, riprovò, la mano si fermò nuovamente.
Tentò una terza volta, con uno sforzo di volontà, la mano non si fermò ma tremando cambiò direzione e si conficcò nel terreno.
“Ma che diavolo…” Hòmura rimase interdetto, il braccio cominciò a tremargli violentemente, serrò gli occhi, mentre fremiti convulsi gli invadevano il corpo, improvvisamente i suoi occhi si aprirono, lucidi e spaventati. Parlò con voce profonda e frettolosa.
“A…aiutami, Konzen…”
“Hòmura?” Sanzo lo guardò stupito.
Il dio urlò rabbioso mentre Sanzo scoppiò a ridere, concludendo con un accesso di tosse.
“Così non riesci a controllare neppure il corpo di un morto? Chi sarebbe tra noi quello patetico?” lo afferrò per il collo e cominciò a recitare un mantra, cercò di avvolgere il corpo del dio con tutta la forza spirituale che ancora gli rimaneva.
Hòmura non riuscì a parlare ma lanciò uno sguardo a Son Goku che dopo un attimo di indecisione, si avventò su Sanzo, lo colpì con un calcio nello stomaco e lo lanciò a parecchi metri di distanza dove il monaco si accasciò e vomitò sangue.
“Dannato, non ti prenderai più gioco di me! Seiten Taisei, uccidili!” ordinò il dio.
Son Goku si lanciò contro gli amici ma, prima di riuscire a colpirli, venne di nuovo fermato dalla voce di Hòmura.
“No! Non farlo, Goku!” Hòmura cadde in ginocchio, la testa stretta tra le mani. “Maledetto! Stai zitto!”
Son Goku lo fissò spazientito, come se, percependo l’esitazione del dio, si fosse anche reso improvvisamente conto di quanto odiasse ricevere ordini.
Lanciò uno sguardo rabbioso al dio della guerra.
“Stai perdendo il controllo del giocattolo.” Sanzo ridacchiò, tossendo.
“Taci, bastardo!”
Hòmura si alzò e si diresse verso il punto in cui la colonna di luce era precipitata colpendo il suo corpo, sollevò una mano e recitò uno strano mantra in lingua arcaica, con voce pacata e sicura. 
Dalla mano gli si sprigionò una luce bianca che presto si allargò a dismisura, la luce brillò violentemente finché non si formò una sorta di squarcio sospeso nel nulla, presto lo squarcio divenne un portale uguale a quello che avevano attraversato per raggiungere quel luogo.
Hòmura sorrise trionfante:
“Il sutra del Cielo Sacro sarà mio! E tu, piccolo Koryu, non potrai fermarmi, rimarrai qui con i tuoi amici. Morirete insieme in questa splendida tomba. Dovresti ringraziarmi per questo trattamento.”
“Seiten Taisei, Andiamo!” La voce di Hòmura era tornata inespressiva e gelida, Son Goku lo seguì senza esitazioni.
Goku fu il primo ad attraversare lo squarcio nello spazio, scomparve con un lampo di luce bianca. Hòmura guardò indietro un’ultima volta.
“Un souvenir?” sorrise ancora rivolto a Sanzo e gli lanciò il diadema dorato del ragazzino prima di addentrarsi nello squarcio dove scomparve all’istante.
“Goku… Goku!” Hakkai e Gojyo si trascinarono fino al portale ma una volta raggiunto, questo scomparve implodendo su se stesso.


“Che diavolo significa? Chi era quello? Dove ha portato la scimmia?” Gojyo si guardò attorno rabbioso, in cerca di qualcosa da prendere a calci, nonostante le fitte di dolore che gli percorrevano il corpo.
Hakkai si avvicinò lentamente a Sanzo, sollevò il diadema da terra ma quando si avvicinò al bonzo, questi glielo strappò di mano.
“Quello non era Hòmura. Di questo ne sono certo, Sanzo e sono anche certo che tu sappia perfettamente cosa è successo. Parla!” Hakkai parlò risoluto, mentre aiutava il monaco a sollevarsi a sedere.
“Cos’è quello?” Gojyo indicò il cielo. Un oggetto di stoffa scendeva lentamente, disegnando larghe volute nella brezza del prato di nuovo incredibilmente verde e tranquillo.
Quando l’oggetto toccò il suolo, Gojyo lo afferrò.
“Uh-Oh…”
“Cos’è?” Chiese Hakkai, Sanzo silenzioso, si limitava a tenere gli occhi fissi sulle venature dorate del diadema di Goku.”
“Ehm… cos’era, piuttosto.” Porse l’oggetto ad Hakkai.
“Ma è…”
“Ciò che resta del sutra del Cielo Demoniaco.” Concluse Sanzo senza guardarli.
Hakkai sollevò il lembo di stoffa, era indubbiamente il sutra, non aveva alcun graffio, né alcuna abrasione ma semplicemente non era più il sutra.
La preziosa trama era scomparsa, non vi era più alcuna iscrizione, quello che avevano in mano era ora un semplice pezzo di stoffa.
“Che vuol dire?” Hakkai si rivolse ancora al bonzo.
“Che siete in un mare di guai.” Una voce femminile giunse alle loro spalle.
“Kanzeon Bosatsu!”






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Ecco fatto! Ora sapete dov’è finito il piccolo GokuChan. No, forse non lo sapete ma almeno sapete con chi sta. No forse non si è capito nemmeno questo. Ehm… beh... è a San Francisco, questo è chiaro no?
:-P Sono troppo misteriosa? Non vorrete mica sapere tutto subito? ^________^
Kanzeon Bosatsu è scesa quale Deus ex Machina ma purtroppo la comunicazione con il mondo di Hòmura si è interrotta prima del tempo. Certo, io so che cosa ha detto ma la mia fonte è Sanzo che non ama le fughe di notizie ^__^’’  e visto che il bonzo al momento è già abbastanza nero per come lo ho trattato, credo che eviterò di farlo arrabbiare ancora di più. O_^ Hakkai Rulez. (Quanto mi piace la faccina di Hakkai O___^  ciccio! )
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo fuori di testa. Baci baci Dae.

  
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