Certo,
minatorie se le leggevi dal punto di vista della vittima.
E
se invece erano solo avvertimenti per coprirle le spalle?
Intanto
erano passate due settimane e di Caroline non sapeva più
nulla. Mandare Watari
era rischioso comunque. L’unica soluzione era disfarsi di
quelle orripilanti e
fastidiose telecamere. Se Caroline vi avesse messo un panno facendo
finta di
niente sarebbe stato sospetto, e poi dovevano anche fare in modo di non
farsi
sentire.
A
mali estremi, estremi rimedi, concluse L. Ebbe un’idea che
però non sarebbe
piaciuta a una certa persona.
Infatti
era a dir poco contraria.
-State
scherzando?!- disse Erin irritata
-Vuole
salvare o no le sue compagne?-
-Ma
così è come tornare al punto di partenza!-
-Io
non c’ero al punto di partenza- rispose piatto L.
Il
piano tutto sommato era semplice: far tornare Erin
“pentita” in quegli
appartamenti, e scambiarsi informazioni strettamente personali con
Caroline e
altre ragazze.
-Le
telecamere ci riprenderebbero-
-Farete
in modo di sussurrarvi le cose oppure userete un linguaggio in codice,
usare
una parola per intenderne un’altra-
-Ma…-
-Deduco
che c’è qualche cosa che la impedisce di
accettare… Ebbene?-
-Niente
di rilevante, però…-
-Allora
affare fatto. Domani mattina tornerà. Non si preoccupi,
Watari si apposterà
nelle vicinanze, osserverà tutto con dei binocoli e se
vedrà movimenti sospetti
o cattive intenzioni agirà di conseguenza-
Erin
accettò, dopo molta insistenza, e se ne andò
amareggiata.
-L,
sei sicuro di farla tornare? Potrebbe essere uccisa-
-Ci
sarebbe una sorta di giustizia in questo- rispose L con una tazza di
tè in mano
–Tra poco la richiamerò e farò in modo
che mi sputi tutto quello che riguarda i
messaggi. Tanto l’ho già innervosita abbastanza
con questo piano che la mette
in pericolo, se tutto va come previsto basterà poco per
farla parlare-
-Ma
allora la manderai o no lì?-
-All’inizio
la volevo solo usare come scusa per metterle agitazione e farla
parlare, ma ora
penso che non sia un piano così assurdo. E poi ci sarai tu
nelle vicinanze,
dovrebbe andare bene-
Watari
non fece altre domande e acconsentì al piano. Per quanto
potesse mettere becco,
L non cambiava quasi mai idea. E poi era un ragazzo che andava capito
non poco,
le sue idee, per quanto potevano sembrare terribili e assurde, spesso
si
rivelavano vincenti, come dimostrava la sua fama.
-Dimenticavo-
disse L –Le chiamate?-
-Ho
raccolto una registrazione- rispose prontamente Watari, andando a
prendere il
portatile.
Erin
rispose al telefono con voce stanca –Cosa volete ancora?-
-Venga
subito qui- e L riattaccò.
Erin
si accomodò e stavolta non aveva paura di affrontare L
–Vi ho già detto che
farò come mi dite! Lasciatemi riposare per un po’!-
-Non
finchè lei non mi spiega questo-
Fece
partire la registrazione della chiamata di Erin. Era lei e un uomo che
con tono
minaccioso le diceva di stare attenta e avrebbe rischiato grosso
continuando
così. Inoltre, che si sarebbe fatto vivo presto.
Erin
a stento tratteneva le lacrime –Questa è
violazione della privacy-
-E
la sua è falsa testimonianza- rispose subito L
–Allora?-
-Io
non ho fatto niente…-
-Erin…-
L alzò di poco la voce, mentre lei iniziò a
singhiozzare. Bingo.
-Non
l’ho rintracciato io…-
-Da
quanto tempo la cerca?-
-Poco
tempo dopo che ho chiesto il vostro aiuto hanno cominciato a riempirmi
di
squilli anonimi. Poi senza lasciarmi replicare dicevano che sapevano
dov’ero,
che avevano capito che, nonostante la tinta e l’aspetto un
po’ cambiato, ero
io, che stavo facendo la spia… Poi hanno detto che erano
vicino casa e pronti a
spararmi a distanza se non avessi rivelato con chi mi vedevo, e in
particolare
chiedevano di Nicholas Lewis. Dicevano che se avessi collaborato
avrebbero
strappato il mio contratto e lasciato libera…- non
riuscì a fare a meno di
piangere e coprirsi il volto con le mani.
L
però fu impassibile e anche piuttosto duro
–Congratulazioni. Grazie a lei sono
state messe delle telecamere e le sue compagne vengono torturate
più di prima-
-Non
dite così…-
-Alla
fine ha solo pensato ai fatti suoi… Posso capire come si
sentisse, ma avrebbe
anche dovuto pensare che non avrebbe avuto senso chiedere aiuto a me-
-Mi
dispiace…-
-E
Caroline…?-
-Non
ho mentito sul nostro incontro. Quello glielo posso giurare e
spergiurare-
L
sospirò, dopo un sorso di caffè –Il
minimo che può fare ora è collaborare sul
serio con me e partecipare al piano-
Tra
singhiozzi e occhi lucidi lei annuì debolmente.
La
mattina dopo arrivò con una certa ansia da parte di tutti.
Watari osservava
appostato con un fucile l’arrivo di Erin davanti ai suoi
capi, e ascoltava
grazie a un microfono nascosto nel bottone di Erin. Sua invenzione,
naturalmente, adorava architettare quegli oggetti da James Bond che
avevano
un’utilità grandiosa e inaspettata. Fu proprio
grazie a invenzioni come quelle
che guadagnò abbastanza da fondare la Wammy’s
House, e dare un tetto a tanto
bambini intelligenti e destinati a grandi cose. Anche una famiglia.
Grazie
al mirino posto sul fucile, Watari osservava muto l’ingresso
di Erin,
apparentemente riaccolta gentilmente.
-L,
Erin è entrata. Si stanno spostando verso un ufficio-
voltò leggermente la
testa verso l’orecchio destro, dove aveva un auricolare. Al
colletto aveva
attaccato un microfono davvero minuscolo.
-Bene,
non perderla di vista- rispose L tramite il microfono vicino il
portatile.
Watari
vedeva Erin sedersi su una sedia, gli dava le spalle, mentre gli uomini
chiudevano la porta a chiave. Dai discorsi che facevano sembravano
magnanimi
con lei, ma con qualche doppio senso miravano ad altro, chiedevano
informazioni, cosa avesse fatto finora e cosa no. Lei faceva finta di
niente e
parlava piuttosto del lavoro che le si prospettava.
Forse
aveva l’ira facile, perché puntò un
coltello sulla gola di Erin e gridava a
gran voce –Parla, puttana! A chi diavolo ci hai venduto?!-
-Nessuno!
Nessuno!-
-L,
intervengo?-
-Non
ancora, Watari. Fai come da copione-
Infatti
un altro di loro fermò il compagno –Calmati, non
c’è bisogno di essere così
rudi. Tanto abbiamo spedito tutto, non ci sono prove contro di noi,
almeno
nelle vicinanze-
Dove
aveva spedito? E cosa? I contratti?
-Vi
prego, lasciatemi in pace…- supplicava lei.
-potrebbe
spifferare qualcosa. Facciamola fuori-
-L…-
-Non
ancora, Watari-
-Potremmo
semplicemente mandarla nell’altra sede. Scommetto che
lassù non avranno nulla
in contrario, gli serve gente che “riscaldi” i
clienti, col freddo che fa-
-No,
no, troppo pericoloso. Potrebbe scappare durante il tragitto-
-Ha
ragione. Ma pria diamole un addio come si deve, no? Vediamo se ha perso
colpi
nel suo mestiere…-
-L!-
-E
va bene, Watari. Premi il grilletto, e stai attento a non ucciderli
tutti,
almeno uno lo voglio vivo-
Dei
sei uomini presenti, solo uno rimase vivo, con un proiettile conficcato
in
ciascuna gamba, come desiderava L.
-Maledetta…
Ci hai veramente… Venduto! Ti ammazzo… Giuro che
ti ammazzo!-
Erin
senza pensarci prese il coltello con cui la stavano minacciando ed era
pronta a
fuggire, ma quell’uomo la teneva bloccata con le mani.
Neanche
fece in tempo a parlare che quell’uomo aveva anche le mani
bloccate dai
proiettili piombati all’improvviso.
-Watari,
avvicinati con cautela, ora. Se la stanza è a pianterreno,
entra dalla
finestra. Erin dovrebbe raggiungere Caroline-
Infatti
così accadde, anche se non come aveva previsto L: difatti
Erin entrò senza
curarsi delle telecamere, ansiosa, mentre Caroline si girò
di scatto confusa e
incredula.
-Ma
tu…-
-Fuori,
fuori! Prendi questo!- le diede il coltello –Io avverto le
altre, fuori,
fuori!-
-Le
telecamere ci vedono!-
-Tu
pensa a correre e ad ammazzare chi ti mette le mani addosso!-
Prese
entrambe dall’ansia, non ci volle molto perché
provocassero il putiferio.
-L,
sono entrato. Pare che ci sia molta confusione…-
-Cerca
di raggiungerle, e falle il favore di togliergli qualche impiccio-
disse L. Non
sembrava minimamente coinvolto nella cosa.
Caroline
correva su e giù per le scale, da un piano
all’altro per far uscire le altre
ragazze. Ogni tanto vedeva qualcuno a terra, coperto di sangue, ma,
seppure
inorridita, doveva correre, glielo diceva Erin e glielo diceva pure
l’istinto
di sopravvivenza.
Per
fortuna non c’erano molti uomini, Watari ebbe poco da fare,
tutto sommato.
Anche perché trovava degli uomini doloranti e coperti di
sangue senza che lui
fosse intervenuto.
-L,
qui non c’è molto altro da fare- vedeva delle
ragazze correre alla rinfusa e
spaventate, e anche degli uomini in boxer o addirittura nudi correre
–Come
facciamo ora?-
-Cerca
di tenere la situazione tranquilla. Inoltre trovami caroline e Erin-
Watari
vagò per un po’ in quell’edificio,
finchè non incappò proprio in Caroline che a
momenti lo accoltellava. Lui alzò le mani –Sono
qui per conto di Nicholas
Lewis-
-Davvero?-
-Posso
provarlo-
-E’…
Finita?-
-L’aiuteremo.
Ma dov’è Erin?-
-Era
nella mia stanza…-
La
trovarono con gli occhi aperti, assenti, senza espressione, come un
fantasma. E
il petto che non si alzava di un millimetro, né si
abbassava, in mezzo a una
distesa di sangue.
-L…-
disse Watari –Erin è deceduta. Si è
tagliata i polsi, e forse qualcos’altro,
non si capisce bene dal sangue che c’è a terra-
-Uscite
da lì- disse L dopo un po’ di silenzio.