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Autore: Beverly Rose    01/11/2009    9 recensioni
Se vuoi sapere come è fatto un tonto pieno di buone intenzioni e di speranze, devi andare alla scuola media di Tokyo, infilare la testa in un'aula e guardare dove è seduto Hojo. Lui non è nulla più di uno studente medio e di interessante da dire su di lui c'è che ha una cotta per una sua coetanea che si chiama Kagome Higurashi ma che non riesce mai ad uscirci insieme, perchè la poveretta è sempre ammalata. Ma Hojo di questo, poi, cosa pensa? Questa fan fiction piccola piccola è solo una mattinata in compagnia di Hojo, dal tragitto per andare a scuola fino a poco prima del suono della campanella della prima ora.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bicicletta lucida e la cartella preparata la sera prima.

Il viso pulito, gli occhi limpidi e privi di ombre, i capelli ordinati tagliati corti.

Gentile.
Ingenuo.
Terribilmente sempliciotto.

Con questo, il ritratto di Hojo era completo.
Non c’era null’altro da dire su questo studente giapponese, se non “ottimo ragazzo”, “studente attento” e blah blah blah.

Lui era ben contento di rientrare nella fascia media dell’adolescente medio e dalla vita non pretendeva null’altro che mantenere la perfetta normalità che già possedeva.

Anche ora, mentre pedalava verso scuola sulla sua bicicletta fiammante, non poteva che dirsi soddisfatto della vita che aveva sempre condotto, salvo qualche inevitabile neo che la oscurava di poco.
Il primo esempio di “neo” che gli sarebbe venuto in mente se gliel’avessero chiesto, sarebbe stato questo: la situazione disastrosa di salute della ragazza che gli piaceva, che le impediva praticamente ogni volta di presentarsi agli appuntamenti che lui le proponeva.

La ragazza in questione aveva un nome ed un cognome, rispettivamente Kagome e Higurashi, che messi in fila suonavano parecchio musicali.

La ragazza in sé era graziosa e gentile e ad Hojo piaceva.

I rigorosi passi del corteggiamento dicevano che doveva essere il ragazzo ad esporsi per primo a suo rischio e pericolo ed era ancora meglio se lo faceva recando doni all’oggetto del suo desiderio e così Hojo aveva fatto.

Higurashi pareva sempre imbarazzata di ricevere le sue attenzioni, cosa che lo faceva sentire vagamente lusingato; Higurashi accettava spesso le sue proposte salvo poi disdire all’ultimo, non per sua volontà, ma appunto per la sua salute irrimediabilmente cagionevole.

Questo certo non l’aveva fatto demordere, anzi aveva se possibile aumentato il suo interesse per lei, non per la sfida, piuttosto per la convinzione che lui e Higurashi avrebbero formato una coppia affiatata, considerato il costante bisogno di cure di lei e l’incessante devozione di lui.

Nella speranza che Higurashi si fosse fatta presto vedere a scuola, Hojo portava ogni giorno con sé il prossimo oggetto che voleva regalarle, oggi compreso.

“Questi talismani per rafforzare l’aura la aiuteranno a stare meglio”
Pensò soddisfatto, mentre smontava dalla bici.

“Appena starà meglio uscirà con me”

Fu il pensiero successivo.

Camminò a testa alta verso l’edificio scolastico, misurando i suoi passi perché le falcate non fossero eccessive e rispondendo a chi incrociandolo lo salutava.

Non c’era nient’altro da dire o raccontare su Hojo: lui non aveva segreti, non aveva vizi. Non si alzava in piena notte per mangiare cioccolata, non nascondeva riviste compromettenti sotto il letto, non saltava scuola per non essere interrogato.
Se  ogni tanto si parlava di lui, era perché nella sua normalità esasperata risultava essere un po’ strambo ma non era odiato né amato per questo.
I suoi compagni erano vagamente a conoscenza della sua cotta per Kagome Higurashi, quella che si buscava sempre le malattie più strane e i più concordavano che in effetti quei due sembravano abbastanza ben assortiti.

Hojo arrossiva quando queste voci giungevano alle sue orecchie e si impappinava nel tentativo di parlare, perché si immaginava lui e Higurashi mano nella mano per le vie affollate di Tokyo e questo bastava per confonderlo.
Raggiunse la file degli armadietti appena dentro la scuola, ripetendo mentalmente la lezione del giorno prima.
Si dimenticava sempre una parte.

Quando focalizzò sconfitto di nuovo l’attenzione sul corridoio che stava percorrendo, la sorpresa che attendeva gli si presentò davanti come un regalo apposta per lui:
Higurashi stava a pochi metri da lui, circondata dalle sue tre amiche, quelle simpatiche che lo informavano sempre riguardo alla nuova malattia che lei stava affrontando.

“La fortuna aiuta gli audaci!”

Pensò, sfoderando i talismani.

- Higurashi!

Chiamò, la voce leggermente più alta per farsi sentire, controllata perché lei notasse la sua sfumatura che si impegnava suonasse roca.

Higurashi si voltò verso di lui, colta di sorpresa: alzò le sopracciglia nella sua direzione e una mano le salì ai capelli spettinati, l’altra le coprì la guancia, forse nel tentativo di mascherare il suo aspetto di qualcuno che si è svegliato da poco.
La sua agitazione lo fece sentire importante, ma soprattutto intenerito.
Povera Higurashi, pretendeva di essere perfettamente in ordine, nonostante le continue preoccupazioni con le quali il suo fisico inadatto alle troppe malattie la tormentava.

In realtà non pareva malata o stanca, ma poco importava: con gli amuleti che le aveva portato sarebbe stata ancora meglio.

- Allora, sei guarita? - domandò cordialmente, mentre le tre amiche di Higurashi prontamente si disperdevano - ti è passata … cos’era?- si deluse per non essere riuscito a ricordare qual’era l’ultimo virus che la ragazza aveva contratto.

- Oh, sì- rispose lei, senza preoccuparsi di specificare il nome della sua malattia più recente.

- Ti ho portata questi- attaccò subito lui, mettendo in mostra i talismani - dovrebbero rafforzare la tua energia spirituale.

- Oh! - Higurashi fece ancora, agitandosi sul posto a disagio; Hojo pensò che fosse preoccupata di non essere ancora totalmente guarita.

- Allora, se stai meglio potremmo andare al cinema sabato, ti andrebbe?

- Oh.

Higurashi fissò un punto imprecisato sulla fronte di Hojo ma prima che potesse rispondere, le sue amiche le furono addosso come rapaci, trascinandola via con la promessa di riportarla al più presto.

Hojo rimase fermo dove si trovava, controllando distrattamente di stare mantenendo la schiena bene eretta e le braccia dritte lungo i fianchi. C’era da dire anche che la ragazza che gli piaceva era molto timida e che per trovare il coraggio di accettare un appuntamento con lui, aveva bisogno fino all’ultimo dell’incoraggiamento delle sue amiche.

Quando la vide ritornare raddrizzò inutilmente le spalle già dritte e le tese i talismani colorati perché lei li prendesse.

- Mi dispiace, Hojo - si scusò - ma ancora non mi sento molto bene.

- Nessun problema. La salute prima di tutto. Riguardati, mi raccomando!

Con questo, naturalmente, la conversazione poteva dirsi conclusa.

Con un sorriso gentile, che coinvolse anche gli occhi e persino la fronte, lasciò Higurashi là dov’era, perché potesse andare in aula in compagnia delle sue amiche, che parevano deluse del suo rifiuto.

Per un attimo, meno di un battito di ciglia, le parve di vedere un lampo di sollievo negli occhi della ragazza, ma poi lei sparì dal suo campo visivo e lui fu certo di esserselo solo immaginato.
Povera Higurashi, così malata.

Aveva problemi a mantenersi in pari con lo studio, per colpa del suo fisico debole.

(Non vedi, Hojo?)

Ma presto sarebbe stata abbastanza bene da uscire con lui.

(Non vedi che Kagome nemmeno ti guarda?)

E sarebbe stata contenta di accettare il suo invito.

(Non vedi che i suoi occhi non hanno interesse nell’incontrare i tuoi?)

E lui le avrebbe pagato il biglietto del cinema e i pop corn.

(Non ti accorgi che il suo imbarazzo e solo dettato dal fatto che vuole andare presto via da te?)

E poi forse avrebbe appoggiato il braccio sullo schienale del suo sedile.

(Non ti rendi conto che lei non è per te?)

E, se avesse avuto il coraggio, nel buio della sala del cinema, l’avrebbe baciata.

(Non lo sai che lei è tutta di qualcun altro?)

Si allontanò così, sereno, soddisfatto del rumore cadenzato che le sue suole provocavano a contatto col pavimento ad ogni suo passo; si sistemò meglio la tracolla perché non gli segasse la spalla e sorrise.


Ripensò quasi senza volerlo alla conversazione perfettamente riuscita appena sostenuta con Higurashi; lasciò che il ricordo vecchio di un minuto scorresse sul viso delizioso e rosato di lei.
Rallentando di poco il proprio passo pensò che quello non era proprio il colorito di qualcuno che si è appena ripreso da una malattia seria.

Per forse un secondo, l’idea assurda che lei gli avesse mentito per non dover uscire con lui gli attraversò la mente.

Ma fu solo un attimo.

No, Higurashi sarebbe stata felice di uscire con lui.

Non appena si fosse sentita meglio.











Alloooooora! Ho scritto questa roba ancora in settembre, durante una miracolosa ora buca a scuola. Non è nulla di utile, ma mi sono divertita a scriverla. Il povero Hojo è così tonto da far pena, santo cielo, è stato spassoso scrivere su di lui, dovreste provare!XD
C'è bisogno che lo ripeta? XD Spero in recensioni!
Baci,
Beverly Rose
  
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