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Autore: Helena89    02/11/2009    7 recensioni
“Billie sappi che se ti ammali mi incazzo come non so cosa, perchè sei testardo come un mulo. E se ti ammali tu anche Joseph e Jakob si ammalano di conseguenza. Non voglio avere una casa di malati. E non ti aiuterò a guarire”.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La febbre mi porta ispirazione, sì. E' sulla coppia vivente più bella del mondo, e su qualche sintomo influenzale. Spero vi piaccia. :)




Un cane mi sta inseguendo. Provo a correre via, ma lui sembra più veloce di me. Tré mi si affianca, e urla. Poi si ferma di botto. Vorrei dirgli che è un gran coglione, ma continuo a correre. Il cane si ferma e morde Tré.
Me ne fregho. Corro via, corro veloce. Ora non corro più, sono caduto giù da una roccia, e sotto di me c'è il mare. Inspiegabilmente rivolgo il mio ultimo pensiero a Mike, e mi preparo alla morte.


Faccio un mezzo balzo nel letto e spalanco gli occhi. Mi tocco i capelli e li trovi asciutti. Un sogno assurdo, ma solo un sogno. Richiudo le palpebre e allungo la mano per incontrare il corpo di Adrienne. La mano cade sul materasso. Dov'è Adrienne? Riapro gli occhi e mi siedo sul letto.
La stanza disordinata non mostra segni di mia moglie. Nemmeno la vestaglia sulla poltroncina c'è. Mi metto in piedi e infilo le ciabatte. Fa un freddo cane e sono in maniche corte, ma non mi metto la felpa. Esco dalla stanza e guardo l'ora sull'orologio in corridoio. 10.13.
Bene, è presto. E Joseph e Jakob sono a scuola. Entro un attimo in bagno e mi appiattisco i capelli che durante la notte si sono sollevati in modo inquietante. Poi scendo le scale e entro in cucina. Al bancone, con una tazza enorme di latte bianco, mia moglie sta fissando vaquamente la parete gialla di fronte. Non si accorge nemmeno della mia entrata.
“Tutto apposto?” le chiedo perplesso.
Lei si gira e mi lancia un'occhiataccia.
“No”.
Prendo posto sullo sgabello accanto al suo e la guardo. La guancie sono arrossate, gli occhi lucidi, le labbra gonfie e scarlatte, i capelli scomposti sulle spalle.
Le sfioro la mascella, ritraendo la mano subito.
“Sei bollente”
“Già”
“Hai la febbre?”
“Bravo” mormora lei ironicamente.
Faccio una smorfia e le poso le labbra sulla fronte.
“Porca puttana, scotti davvero!”.
Lei si appoggia al mio petto e sbuffa.
“Non voglio essere malata!”.
Sorrido sui suoi capelli. Sembra una bambina irritata.
“Ti sei misurata la febbre?”
“Si”
“A quanto sta?”
“38.3”.
Mi mordo il labbro e le accarezzo la gamba. Lei mi cinge le spalle e mi scalda leggermente. Quanto è dolce, e quanto è bella quando è malata. Rimaniamo così per un tempo indefinito, in silezio. Man mano sento il suo corpo sciogliersi e lasciarsi cadere. Alzo il suo viso e vedo che si è addormentata. Sollevo il suo corpo con un suo braccio sulla mia spalla, e la faccio alzare. Lei riapre gli occhi e mi guarda confusa.
“Ti sei addormentata”.
Annuisce e si scioglie dal mio abbraccio.
“Adrienne, vieni a letto”. Non si fa pregare. Le do la mano e mi segue lungo le scale. Spalanco la porta di camera nostra, aspetto che si sdrai e le rimbocco le coperte.
“Hai freddo?”
“No, ora non più”
“Hai preso qualche medicina?”
“No... Ma non le voglio, ok?”.
La guardo e scuoto la testa. Quanto è testarda questa donna solo lei lo sa. Esco dalla camera e vado fino in cucina. Prendo una pastiglia contro i sintomi influenzali nello sportello delle medicine, e riempo un bicchiere con dell'acqua naturale. Risalgo le scale e la trovo imbronciata a guardare il soffitto.
“Prendi... e non contestare”. Aggiungo l'ultima frase appena vedo i suoi occhi corrucciarsi.
Adrienne si solleva dal letto e sorseggia l'acqua, ingoiando la pastiglia con una smorfia.
Mi avvicino all'altra parte del letto, e mi corico vicino a lei.
“Billie vattene. Ti ammali anche tu se mi stai vicino”
“Non prendo la febbre da cinque anni”
“Billie vattene. Sono in grado di stare da sola. Stasera sarà tutto passato. A me la febbre dura pochissimo”
“Non ti lascio sola. Voglio stare con te”
“Ti ammali, ti dico!”
“Non mi ammalo, fidati. Sono fortissimo a livello fisico. Non mi ammalerò”
“Billie sappi che se ti ammali mi incazzo come non so cosa, perchè sei testardo come un mulo. E se ti ammali tu anche Joseph e Jakob si ammalano di conseguenza. Non voglio avere una casa di malati. E non ti aiuterò a guarire”.
Sorrido per evitare di finire in litigio, e le cingo i fianchi bollenti. Lei sbuffa e rimane rigida. Per tutta risposta appoggio la testa sulla sua spalla e sorrido beato.
Quando sento il corpo di mia moglie rilassarsi e il suo respiro diventare regolare sollevo il viso e la guardo. Le stampo un bacio sulla guancia e mi rimetto nella stessa posizione di prima.
Lentamente sprofondo in un fastidioso dormiveglia. L'ultimo pensiero lo rivolgo a lei, e penso che la amo. Poi mi addormento.


Sono le sette di sera. Adrienne entra in camera da letto. Si è ripresa, ora sta meglio, grazie anche alla medicina che gli ha dato Billie.
Si avvicina al letto e si siede a fianco a suo marito sonnecchiante. Era dalle undici di quella mattina che dormiva, e non sembrava voler smettere. Accarezza con una mano i suoi capelli neri, che gli cadono sulla fronte leggermente sudata. Quando dorme è bellissimo. Si rialza e gli lascia un bacio sulle labbra bollenti, poi scende al piano di sotto, leggermente allarmata dallo strillo di Jakob.

Adrienne rientra in camera da letto venti minuti dopo. Per fortuna Jakob non si era fatto niente, a parte l'ennesimo bollo sul ginocchio provocato dal suo lancio dal bancone al punto più lontano che riusciva a raggiungere.
Billie è seduto sul letto. Adrienne si avvicina e gli si siede accanto.
Ha gli occhi lucidi, le labbra gonfie, le guancie scarlatte, la fronte sudata con i capelli attaccati alla pelle, e le mani tremanti.
Lei sorride ironica. “Come stai, tesoro?”.
Lui deglutisce e cerca di ricambiare il sorriso.
“Bene...” mormora incerto.
“Bene? A me sembra che tu abbia la febbre, Billie” sibila Adrienne.
“Forse un po' mi è venuta, sì”.
Lei si alza dal letto e scende al piano di sotto, facendo l'identica cosa fatta dal marito la mattina stessa, con la medicina.


Due ore dopo Adrienne rientra in camera. Billie dorme con la bocca leggermente schiusa, scosso da brividi. Ha ancora le guancie rosse, la fronte leggermente sudata, il labbro gonfio ed è bagnato intorno agli occhi, a causa del luccicore che veniva quando si è ammalati.
Lo accarezza, pensando che è veramente dolce e tenero. La rabbia, quella poca che c'era è sbollita.
Billie si è ammalato per starle vicino. A questo pensiero sorride. Si appoggia al suo petto e gli stringe la mano inerme. Dopo pochi minuti lui si sveglia.
“Adie?”
“Sono qui Billie”
“Scusami, non volevo ammarlarmi. Sei ancora arrabbiata?” mormora con tono dispiaciuto.
“E' tutto apposto. Pensa solo a guarire”. Adrienne si avvicina al suo volto e gli da un bacio delicato sul mento.
“Riposa Billie”, dice cingendogli il collo.
Lui bofonchia qualcosa prima di lasciarsi andare al sonno. Si rende conto solo un secondo prima della perdita totale dei sensi che ha dimenticato una cosa.
“Adie?”
“Che c'è tesoro?” dice lei alzando il viso e incontrando i suoi fari verdi bagnati.
“Niente. Volevo ringraziarti”.
Lei sorride e si riaccocola sul suo petto. Gli accarezza la linea del fianco e socchiude gli occhi.
“Adie?”
“Che c'è?” mormora lei.
“Ti amo”
“Ti amo anch'io Billie” risponde sorridendo.

  
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