La febbre mi porta ispirazione, sì. E' sulla coppia vivente più bella del mondo, e su qualche sintomo influenzale. Spero vi piaccia. :)
Un
cane mi sta inseguendo. Provo a
correre via, ma lui sembra più veloce di me. Tré
mi si
affianca, e urla. Poi si ferma di botto. Vorrei dirgli che è
un gran coglione, ma continuo a correre. Il cane si ferma e morde
Tré.
Me ne fregho. Corro via, corro veloce.
Ora non corro più, sono caduto giù da una roccia,
e
sotto di me c'è il mare. Inspiegabilmente rivolgo il mio
ultimo pensiero a Mike, e mi preparo alla morte.
Faccio un mezzo balzo nel letto e
spalanco gli occhi. Mi tocco i capelli e li trovi asciutti. Un sogno assurdo, ma solo un sogno. Richiudo le palpebre e allungo la mano per incontrare
il corpo di Adrienne. La mano cade sul materasso. Dov'è
Adrienne? Riapro gli occhi e mi siedo sul letto.
La stanza disordinata non mostra segni
di mia moglie. Nemmeno la vestaglia sulla poltroncina c'è.
Mi
metto in piedi e infilo le ciabatte. Fa un freddo cane e sono in
maniche corte, ma non mi metto la felpa. Esco dalla stanza e guardo
l'ora sull'orologio in corridoio. 10.13.
Bene, è presto. E Joseph e Jakob
sono a scuola. Entro un attimo in bagno e mi appiattisco i capelli
che durante la notte si sono sollevati in modo inquietante. Poi
scendo le scale e entro in cucina. Al bancone, con una tazza enorme
di latte bianco, mia moglie sta fissando vaquamente la parete gialla
di fronte. Non si accorge nemmeno della mia entrata.
“Tutto apposto?” le chiedo
perplesso.
Lei si gira e mi lancia
un'occhiataccia.
“No”.
Prendo posto sullo sgabello accanto al
suo e la guardo. La guancie sono arrossate, gli occhi lucidi, le
labbra gonfie e scarlatte, i capelli scomposti sulle spalle.
Le sfioro la mascella, ritraendo la
mano subito.
“Sei bollente”
“Già”
“Hai la febbre?”
“Bravo” mormora lei ironicamente.
Faccio una smorfia e le poso le labbra
sulla fronte.
“Porca puttana, scotti davvero!”.
Lei si appoggia al mio petto e sbuffa.
“Non voglio essere malata!”.
Sorrido sui suoi capelli. Sembra una
bambina irritata.
“Ti sei misurata la febbre?”
“Si”
“A quanto sta?”
“38.3”.
Mi mordo il labbro e le accarezzo la
gamba. Lei mi cinge le spalle e mi scalda leggermente. Quanto
è
dolce, e quanto è bella quando è malata.
Rimaniamo così
per un tempo indefinito, in silezio. Man mano sento il suo corpo
sciogliersi e lasciarsi cadere. Alzo il suo viso e vedo che si
è
addormentata. Sollevo il suo corpo con un suo braccio sulla mia
spalla, e la faccio alzare. Lei riapre gli occhi e mi guarda confusa.
“Ti sei addormentata”.
Annuisce e si scioglie dal mio
abbraccio.
“Adrienne, vieni a letto”. Non si
fa pregare. Le do la mano e mi segue lungo le scale. Spalanco la
porta di camera nostra, aspetto che si sdrai e le rimbocco le
coperte.
“Hai freddo?”
“No, ora non più”
“Hai preso qualche medicina?”
“No... Ma non le voglio, ok?”.
La guardo e scuoto la testa. Quanto è
testarda questa donna solo lei lo sa. Esco dalla camera e vado fino
in cucina. Prendo una pastiglia contro i sintomi influenzali nello
sportello delle medicine, e riempo un bicchiere con dell'acqua
naturale. Risalgo le scale e la trovo imbronciata a guardare il
soffitto.
“Prendi... e non contestare”.
Aggiungo l'ultima frase appena vedo i suoi occhi corrucciarsi.
Adrienne si solleva dal letto e
sorseggia l'acqua, ingoiando la pastiglia con una smorfia.
Mi avvicino all'altra parte del letto,
e mi corico vicino a lei.
“Billie vattene. Ti ammali anche tu
se mi stai vicino”
“Non prendo la febbre da cinque anni”
“Billie vattene. Sono in grado di
stare da sola. Stasera sarà tutto passato. A me la febbre
dura
pochissimo”
“Non ti lascio sola. Voglio stare con
te”
“Ti ammali, ti dico!”
“Non mi ammalo, fidati. Sono
fortissimo a livello fisico. Non mi ammalerò”
“Billie sappi che se ti ammali mi
incazzo come non so cosa, perchè sei testardo come un mulo.
E
se ti ammali tu anche Joseph e Jakob si ammalano di conseguenza. Non
voglio avere una casa di malati. E non ti aiuterò a
guarire”.
Sorrido per evitare di finire in
litigio, e le cingo i fianchi bollenti. Lei sbuffa e rimane rigida.
Per tutta risposta appoggio la testa sulla sua spalla e sorrido
beato.
Quando sento il corpo di mia moglie
rilassarsi e il suo respiro diventare regolare sollevo il viso e la
guardo. Le stampo un bacio sulla guancia e mi rimetto nella stessa
posizione di prima.
Lentamente sprofondo in un fastidioso
dormiveglia. L'ultimo pensiero lo rivolgo a lei, e penso che la amo.
Poi mi addormento.
Sono le sette di sera. Adrienne entra
in camera da letto. Si è ripresa, ora sta meglio, grazie
anche
alla medicina che gli ha dato Billie.
Si avvicina al letto e si siede a
fianco a suo marito sonnecchiante. Era dalle undici di quella mattina
che dormiva, e non sembrava voler smettere. Accarezza con una mano i
suoi capelli neri, che gli cadono sulla fronte leggermente sudata.
Quando dorme è bellissimo. Si rialza e gli lascia un bacio
sulle labbra bollenti, poi scende al piano di sotto, leggermente
allarmata dallo strillo di Jakob.
Adrienne
rientra in camera da letto
venti minuti dopo. Per fortuna Jakob non si era fatto niente, a parte
l'ennesimo bollo sul ginocchio provocato dal suo lancio dal bancone
al punto più lontano che riusciva a raggiungere.
Billie è seduto sul letto.
Adrienne si avvicina e gli si siede accanto.
Ha gli occhi lucidi, le labbra gonfie,
le guancie scarlatte, la fronte sudata con i capelli attaccati alla
pelle, e le mani tremanti.
Lei sorride ironica. “Come stai,
tesoro?”.
Lui deglutisce e cerca di ricambiare il
sorriso.
“Bene...” mormora incerto.
“Bene? A me sembra che tu abbia la
febbre, Billie” sibila Adrienne.
“Forse un po' mi è venuta,
sì”.
Lei si alza dal letto e scende al piano
di sotto, facendo l'identica cosa fatta dal marito la mattina stessa,
con la medicina.
Due ore dopo Adrienne rientra in
camera. Billie dorme con la bocca leggermente schiusa, scosso da
brividi. Ha ancora le guancie rosse, la fronte leggermente sudata, il
labbro gonfio ed è bagnato intorno agli occhi, a causa del
luccicore che veniva quando si è ammalati.
Lo accarezza, pensando che è
veramente dolce e tenero. La rabbia, quella poca che c'era è
sbollita.
Billie si è ammalato per starle
vicino. A questo pensiero sorride. Si appoggia al suo petto e gli
stringe la mano inerme. Dopo pochi minuti lui si sveglia.
“Adie?”
“Sono qui Billie”
“Scusami, non volevo ammarlarmi. Sei
ancora arrabbiata?” mormora con tono dispiaciuto.
“E' tutto apposto. Pensa solo a
guarire”. Adrienne si avvicina al suo volto e gli da un bacio
delicato sul mento.
“Riposa Billie”, dice cingendogli
il collo.
Lui bofonchia qualcosa prima di lasciarsi andare
al sonno. Si rende conto solo un secondo prima della perdita totale
dei sensi che ha dimenticato una cosa.
“Adie?”
“Che c'è tesoro?” dice lei
alzando il viso e incontrando i suoi fari verdi bagnati.
“Niente. Volevo ringraziarti”.
Lei sorride e si riaccocola sul suo
petto. Gli accarezza la linea del fianco e socchiude gli occhi.
“Adie?”
“Che c'è?” mormora lei.
“Ti amo”
“Ti amo anch'io Billie” risponde sorridendo.