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Autore: war    03/11/2009    2 recensioni
Fra gli esorcisiti, per combattere il Conte del Millennio e i Noah, viene inviato dal Vaticano un aiuto, giunto direttamente da quel Dio che a volte ci si dimentica di amare... La strada da percorrere è una sola: ed essa è sempre stata perfettamente delineata davanti ai nostri piedi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Osservai con aria incerta Allen e poi portai lo sguardo su Kanda. Ovviamente lui non si era degnato di rispondere al nostro saluto e nemmeno aveva fatto cenno di gradire la nostra presenza al suo tavolo. Come al solito sedeva completamente solo mangiando quella cosa dal sapore assurdo che era la soia fermentata. Stava ritto come un pale, con l’espressione indifferente di sempre, con quell’aria regale che metteva soggezione e in me accendeva anche una dolce tristezza. Non c’era nulla nei miei ricordi passati, nelle azioni compiute, che mi legasse a lui. Se ci fosse stato un qualsiasi legame da quando ero nata in questo mondo, l’avrei saputo.
Mi chiesi se stargli vicino, tentare di parlarci o instaurare con lui un rapporto meno labile mi avrebbe chiarito le idee. Era come se ci fosse qualcosa, qualcosa che dovevo ricordare, assolutamente.
- Non darti pensiero. Kanda non è tipo da soffrire la solitudine – mi disse Allen afferrando un cornetto che intinse nel cappuccio.
- Come? – chiesi strappata dalle mie osservazioni.
- Da quando lo conosco non è mai stato amico di nessuno. Sopporta meglio Lenalee perché la conosce da molto tempo, ma per il resto… Credo che ami la solitudine. – disse l’albino adocchiando la mia brioche. Gliela passai, optando per fette biscottate e marmellata.
- Forse hai ragione. Ci sono anime che si sono indurite talmente tanto da aver dimenticato l’armonia dell’universo… Però Kanda non mi pare una di esse… -
- Dahero? – chiese Allen a bocca piena.
- Se così fosse, l’innocence lo rifiuterebbe. – confessai.
- Vuoi dire che… L’innocence ha una sua volontà? – chiese Allen sgranando gli occhi.
- Se così non fosse non esisterebbe tasso di sincronizazione. Credo che abbiate tutti capito che a far muovere l’innocense sono i vostri sentimenti personali, più che la vostra attitudine al comando… - dissi per poi corrugare la fronte…
Compii lo scatto. Mi parve persino di sentirlo nella mia testa. Il ‘clack’ di una porta che si sblocca… Mi alzai di scatto. Dovevo verificare, subito!
- Angel! Ma che ti prende? Angel!?! – mi richiamò Allen ma io avevo già raggiunto il fondo del locale.
- Ci vediamo dopo! Ho una cosa urgentissima da fare!!! – strillai precipitandomi poi dal supervisore Lee.


- Ho bisogno di un permesso speciale! – esordii dopo il saluto.
Il fratello di Lenalee sollevò il capo dalla pila di scartoffie da cui era invasa la sua scrivania e mi fissò per un momento, come se mi fossero spuntate due teste.
- Delle ferie? – chiese perplesso.
- Assolutamente no! – lo tranquillizzai immediatamente.
- Ah, bhe… In tal caso… Cosa posso fare per te? – chiese disponibile.
- Devo consultare i dati di sincronizzazione… O parlare con Hevraska… - buttai fuori.
Potevano degli occhi a mandorla diventare rotondi? Pareva di si… - Sono documenti catalogati come top secret… Un’esorcista non dovrebbe nemmeno sapere della loro esistenza. – disse.
- Sono il cane del Vaticano, non crederà che ciò che la Chiesa vuole sapere possa davvero essere segreto… - lasciai la frase in sospeso e lui sospirò.
- Non posso rilasciare quest’autorizzazione. Se il Consilio dovesse venire a sparelo mi espellerebbe dall’ordine ed io non me lo posso permettere. – dichiarò deciso.
- Capisco… E’ per Lenalee? – chiesi intuendo perché Komui non avrebbe mai abbandonato la sua posizione di Supervisore.
- All’inizio si. Era per lei. Perché pensavo di poterla proteggere, da dentro… Ma adesso non è più così. E’ per tutti loro. – ammise
- Gli esorcisti? – chiesi mostrando tutta la mia perspicacia. Komui Lee mi fissò con ostilità.
Fu il mio turno di sospirare.
- Scusi, di solito agisco con più diplomazia e molto più tatto, ma ho davvero il tempo contato. Le chiedo di fidarsi di me. Sono un cane del Vaticano ma non vi sono ostile… Se la richiesta di accesso a tali dati a mio favore venisse direttamente da Roma… Lei non avrebbe alcuna autorità per questionare, vero? – chiesi pensando ad un modo molto rapido di aggirare la questione.
- Da Roma? – chese lui perplesso.
- Esattamente. Una richiesta fatta espressamente dalla Santa Sede non potrebbe essere né ignorata e nemmeno contestata o sbaglio? Voglio dire se fosse un’autorità ecclesiastica a fare pressione su di lei… Insomma la colpa non potrebbe certo ricadere su di lei… O il Consiglio ha mezzi traversi per opporsi? – chiesi a mia volta. Non volevo metterlo nei guai ma la necessità di sapere era davvero troppo pressante.
- Il Consiglio ha mezzi traversi, ma nulla che io non possa tenere a bada da solo… - ammise lui ancora mortalmente serio.
- Posso fare una telefonata? – chiesi indicando l’apparecchio nero sulla scrivania del Supervisore.
Lui annuì, curioso e forse un po’ più rilassato.
- Scusi… - dissi nascondendo l’apparecchio dietro il mio corpo.
Non volevo che sbirciasse il numero che stavo componendo. Non che fosse un segreto di stato però preferivo non esporlo così all’acqua di rose.
- Segreteria del Vaticano – risposero dall’altra parte del ricevitore.
- Padre Zeno? – chiesi quando sentii la voce lenta e chiara dell’anziano chierico.
- Sono io. Chi parla? – disse non avendomi riconosciuta.
- Angel. Angel Cielo. – lo informai.
Ci fu un momento di silenzio in cui si udirono solo le scariche elettriche del telefono.
- Immagino sia una questione urgente e riservata. – disse facendosi improvvisamente più duro.
- Esattamente. Lui è… Disturbabile? – chiesi.
Lo sentii sospirare.
- Se ce lo rendi di pessimo umore te lo metterò in conto! – disse per poi posare il ricevitore e spostarsi nella stanza. Udivo il suo passo claudicante e mi pareva di vederlo arrancare verso la grande porta di noce che portava allo studio del Camerlengo. Sorrisi pensando che se irritavo Padre Leone per i suoi collaboratori sarebbero state gatte da pelare.
- Non mi aspettavo ti facessi viva tanto presto! – la voce che mi raggiunse era possente e decisa. Mai un nome era stato più appropriato per una persona.
- Anch’io sono felice di sentirla… Ho bisogno di una piccola formalità burocratica… Niente che lei non possa risolvere in cinque minuti! – esclamai gioisa.
- Quale magagna stai macchinando? Non giocare con me e la mia autorità! – sbraitò talemtne forte che non ebbi dubbi sul fatto che anche Komui lo avesse sentito.
Glielo dissi e lo sentii sospirare.
- Pestare i calli al Consiglio non è la migliore delle idee… Tuttavia, considerata la ristrettezza di tempo che ti abbiamo messo a disposizione, vedrò cosa posso fare. Nel frattempo però non prendere iniziative personali e resta in attesa. -
- Le ho mai detto di volerle bene? – chiesi angelica.
- Angel!!! Non prendere iniziative personali! E’ un ordine, chiaro? – sbraitò il povero Camerlengo che già conosceva i tristemente noti colpi di testa della sottoscritta.
- Va bene, va bene… Aspetterò le sue direttive… Intanto la faccio salutare dal Supervisore Komui Lee! – dissi passando il telefono ad un sempre più confuso ragazzo.
- Pronto? Sono il supervisore Komui Lee del reparto scientifico di Londra…- si presentò il moro.
Lo vidi sbiancare e poi avvampare
- Vostra Santità… E’ un onore immenso per me… Certo, certo! Vi fornirò tutto il mio appoggio… Come?... No, nessun disturbo… Ha svolto con pieno successo una missione e si sta integrando bene con gli altri esorcisti! Ha stretto amicizia con mia sorella Lenalee, con Allen Walker, con Yu Kanda e con l’allievo di Bookman… Opererò quanto prima per dare alla signorina Cielo quanto richiestomi…- disse imbarazzatissimo
- Non c’è bisogno di essere tanto impacciati con Padre Leone. E’ un uomo d’azione non di intelletto – dissi abbastanza forte perché anche il Camerlengo mi sentisse.
Non capii bene ma mi venne rivolta la velata minaccia di amputazione della lingua…
Poi ci furono i convenevoli dei saluti.
- Le farò portare quei documenti stasera stessa. – disse Komui.
- Si. Potrebbe farmeli portare da Kanda? C’è una faccenda in sospeso che vorrei sistemare e poi… Potrebbe continuare a darmi del tu, mi fa sentire più accettata… E… Se vuole soddisfare qualche curiosità in merito alla mia persona può consultare il dossier nominato White Ghost ma meglio ancora sarebbe chiedere direttamente alla sottoscritta! - sorrisi
Komui sorrise a sua volta.
- Preferisco fidarmi delle impressioni suggerite dal mio cuore. Puoi aiutare gli esorcisti? – chiese serio e deciso.
- Non lo so. Sono stata inviata per questo ma non mi hanno dato abbastanza elementi per farmi un’idea chiara a tal proposito. Posso solo dare la mia parola che farò del mio meglio. – dissi sincera. Komui sorrise con dolcezza.
- Le buone intenzioni sono quelle che a volte originano miracoli. – disse
- Ma sono anche quelle che a volte generano disgrazie – gli dissi. Non me la sentivo di ignorare il rovescio della medaglia.
- Voglio essere ottimista. Non possiamo perdere la speranza, non nella situazione da incubo in cui siamo costretti a vivere. – mi disse serio.
- Il volto di Dio ha sicuramente sorriso davanti a tale dimostrazione di fede. – risposi prima di alzarmi e accomiatarmi.



Lavi si lasciò cadere a peso morto sul libro. Il cozzare della sua testa con il tavolo di legno, sebbene attutito dai fogli delle pagine produsse il leggero tonk!
- Stanco? – chiesi spostando lo sguardo dal dipinto a due pagine che riproponeva un quadro di Leonardo Da Vinci.
Dal momento che non mi era premesso prendere iniziative attive, almeno fino all’arrivo delle disposizioni della Santa Sede, avevo pensato di portare avanti qualche iniziativa passiva e indagare un po’ su quello che il genio del mio Maestro aveva cercato di dirmi ed io non avevo mai capito.
- O se pur tu vuoi dimostra con parole alli orecchi e non all’occhi delli omini, parla di cose di su stanzie di nature e non t’impicciare di cose appartenenti all’occhi col farle passare per li orecchi.*
Spostai lo sguardo sul dipinto. Raffigurava una famiglia, madre padre e due figli, uno più grande e uno più piccolo, ancora tenuto sulle ginocchia della madre… Ma non era quello. Era il braccio del padre, con il dito indice puntato al cielo. Una gestualità che ricorreva anche in altri dipinti del mio maestro. Accidenti, perché io ero un’allieva così stupida? Cosa dovevo comprendere? Cosa!?!
- Annoiato, non stanco. Tu invece mi sembri preoccupatissima… - disse Lavy a cui poche cose sfuggivano, malgrado la sua aria perennemente distratta.
- Non così tanto… E’ solo che la mia curiosità langue… E non mi riterrò soddisfatta fino a che non avrò compreso. – ammisi - Compreso cosa? – chiese lui mentre l’occhio verde brillava avido e curioso.
La mia mente elaborò rapidamente la sua teoria. Forse Lavy poteva essermi molto più di aiuto rispetto a quanto si immaginasse.
- Che Leonardo da Vinci sia stato un genio e uno dei più grandi umanisti della storia è un dato di fatto. Quasi un dogma quando si parla della sua persona… - iniziai a spiegare.
- Bhe, certo! – asserì Bookman Junior.
- Che egli non avesse molto interesse per il divino e soprattutto per l’immateriale è altrettanto ovvio.. tuttavia… Questo gesto, che inserisce più o meno velatamente in molti suoi quadri… Questo indicare in alto, verso il Cielo… Avrà un senso o sarà solo un gesto che all’epoca era diffuso e di cui se ne è perso il significato? – chiesi
Lavy restò in silenzio a lungo. Capii che stava rivangando tutte le sue conoscenze di Bookman. E capii anche che non aveva informazioni a sufficienza per dirmi qualcosa di concreto.
- Mah… Forse il Vecchio Coniglio ne sa più di me… - mormorò incerto. – Ma come ti è venuta questa curiosità? – chiese lui indagando.
Mi ero già preconfezionata la risposta quindi lo dissi con tranquillità dando esattamente l’impressione di non aver accampato nessuna scusa.
- A dire il vero l’ho notato un giorno, mentre stilavo il rapporto sui manufatti presenti nella Santa Sede per la mostra che si era fatta in onore di questo grande del Rinascimento. Il fatto è che in questo quadro, dove il bambino pare sfuggire alle ginocchia della madre mi ero immaginata il padre scattare per afferrare il piccolo e non restare piuttosto statico ad indicare il cielo… Così ho fatto qualche ricerca. Sai, noi Cani del Vaticano abbiamo parecchio tempo libero – gli spiegai
Lavy rise
– Non l’hai ancora digerito eh? Il Generale Cross ti ha davvero offesa con quell’appellativo! -
- Per la verità mi ha offeso molto di più il suo scambiarmi per un ragazzo! – gli feci notare mettendo un piccolo broncio.
Lavi rise ancora di più.
- Allora, per sdebitami della scortesia proverò a chiedere a Bookman se sa qualcosa di quel gesto. Lui si che è un’enciclopedia vivente! Ma anche io sono bravo, ne? – disse tra il serio e il faceto.
- Se non ti è di disturbo mi piacerebbe sapere l’opinione di Bookman… Adesso perché non andiamo a cena? Sono le sette passate ed io ho una fame mostruosa!!! – dissi.
Me lo ha detto Allen che mangi quasi quanto lui. Hai anche tu un’innocence di tipo parassita? Perché è piuttosto rara… - si documentò.
- Per la verità no… Credo che la mia sia più di tipo cristallo, come quella di Lenalee… Ma avrai modo di vedermela attivare! – sorrisi monella chiudendo il libro e alzandomi per riporlo nello scaffale corretto.



Quando posai la testa sul cuscino, quella sera piombai quasi subito nel mondo dei sogni. Ma non furono propriamente dei bei sogni, quelli che feci.
Il volto era in ombra, confuso. Pareva che della nebbia fosse calata davanti ai miei occhi ed io non riuscissi a mettere a fuoco. Il palazzo in cui stavo muovendomi, tra le altre cose con decisione, segno quindi che lo conoscevo bene, non era qualcosa che avevo mai visto in questo mondo. Nessuna delle opere umane, per quanto magnifiche potessero essere gli equivalevano in splendore. Tutto era luminoso e chiaro, come mai solo il viso di quell’uomo non lo era? Mi avvicinai, allungando una mano, incerta ed esitante.
Le mie dita quasi sfiorarono i capelli, neri come l’ebano, come l’inchiostro.
La sua voce mi disse qualcosa. Qualcosa che non capii. La sua voce mi parlava direttamente nella testa eppure io non ero in grado di sentirla e di comprenderla.
Si voltò lentamente.
Il viso era solo una macchia rosa.
Cercai disperatamente di mettere a fuoco un particolare. Le labbra…
Gli occhi… Un particolare qualsiasi…
Ambra.
Ma solo un secondo, fugace e troppo confuso perché io potessi davvero capire.
Erano gli occhi?
Era uno dei gioielli che indossava quell’uomo?
Era il trucco usato sulle labbra?
Avevo letto che gli antichi Egizi truccavano i loro Dei…
L’occhio sinistro mi doleva da impazzire.
Azael
Un nome. Senza sapere perché iniziai a piangere. Schiacciata dal dolore.
Spalancai gli occhi.
La parte sinistra del volto mi bruciava un po’.
Kanda mi fissava dall’alto. Mezzo sdraiato sopra il mio corpo. Occhi blu, scuri, densi, profondi.
Le sue mani mi tenevano le spalle premute contro il materasso, le sue dita nella carne mi facevano quasi male.
-… le… - mormorai
- Come? –
- Mi fai… male… - protestai con un tono migliore.
Lui mi lasciò andare. Mi misi a sedere e sentii qualcosa scivolare lungo la gota ma non aveva la consistenza delle lacrime.
Fiori rossi si dipinsero sul candore del lenzuolo.
Gocce di sangue.
Mio?
Sollevai una mano ma Kanda mi bloccò il polso.
- Non toccarti. – mi disse cercando con lo sguardo qualcosa per la stanza. Individuò il piccolo asciugamano vicino al catino e alla brocca dell’acqua. Me lo premette delicatamente sul viso.
- Ce la fai ad alzarti? Ti accompagno in infermeria. – mi disse
- Non, non mi fa male… -
- Non discutere! – sibilò.
Si chinò a raccogliere dei fascicoli… Quelli che avevo chiesto a Komui, immaginai. Spostai le coperte e mi alzai. Era strano non avere la visione bioculare… Ma non pareva che ne risentissi troppo.
- Tsk! – sbuffò lui posando la mano sopra la mia e allontanando il panno dal volto.
- Guarisci in fretta – constatò spostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.
- Come ogni esorcista, no? Ma che diavolo ho fatto? – chiesi perplessa.
- Non lo so. Quando sono entrato ho visto solo che sanguinavi, ma mi sono anche reso conto che stavi dormendo... -
- Credo sia davvero meglio che la faccia, quella visita in infermeria... magari da uno psichiatra - borbottai lugubre.
- Magari anche no - mi rispose quasi sottovoce Kanda.
* Citazione di Leonardo Da Vinci
  
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