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Autore: Final Alex    05/11/2009    2 recensioni
trama romantica e particolare sulle note di una chitarra acustica. Shikamaru torna da Suna come una persona nuova con ideali diversi dagli altri, sarà Ino l'unica a seguirlo segretamente nella sua lotta...nascerà quindi un amore segreto e dai riscontri imprevedibili sulle note del nostro vecchio e caro Alternative Rock -ShikaIno- con accenni alla ShikaTema
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Era turbata e spaventata

ALTERNATIVE LOVE

 

 

 

 

 

 

Era turbata e spaventata. Aveva letto e riletto quel testo cercandone i vari e possibili significati ma tutto era inequivocabilmente riconducibile ad una malinconia sconosciuta. Una malinconia indesiderata ed inaspettata che aveva posseduto Shikamaru e l’aveva nascosto alle bellezze della vita. Lei era felice, lei si godeva quello straccio di vita che credeva valesse la pena di essere vissuta. Ma Lui? Lui era felice di vivere? Era soddisfatto della sua vita? Delle sue lotte? Delle sue idee?

Si sentì una cretina a non averglielo mai domandato, a non essersene mai interessata, ma era sempre stata convinta che fosse una delle persone più felici di Konoha…proprio perché aveva il coraggio di essere se stesso.

E invece non è così, si disse abbassando lo sguardo. Ma allora che cosa serve per essere veramente felici? Qual è la chiave? Qual è la strada da prendere?

Ino l’aveva ammirato, l’aveva amato, l’aveva adorato per il suo modo di essere ed esistere…ed aveva segretamente sognato di diventare come lui un giorno.

Ma era questo ciò che l’attendeva? Testi tristi accompagnati da note altrettanto deprimenti?

Non era più molto certa della sua scelta, di abbandonare la vecchia sé per far spazio a quella nuova che, prima o poi, si sarebbe trasformata in un corpo privo della capacità di ridere di gusto.

Dopotutto, anche se prima era sempre stata un’ochetta superficiale, era felice.

Si disse che non aveva senso parlarne e corrodersi lo stomaco con queste domande.

Prese un pentolino e lo riempì d’acqua. Lo mise sul fuoco per farsi un tè e per rilassarsi un po’.

Aveva deciso che avrebbe parlato a Shikamaru quando sarebbe tornato …sia di quel testo triste che le aveva creato troppi dubbi nella testa e sia di loro due…

Perché c’era un’altra domanda che la stava soffocando: che cos’erano diventati?

Non lo sapeva, ma voleva davvero capirlo.

Voleva sentirsi dire come quel bacio per lui avesse avuto un significato e come questo avrebbe potuto incidere sulle loro vite.

Oramai si sentiva quasi una brava mogliettina, ad aspettarlo a casa e magari preparandogli la cena.

Era felice, per quanto non ne fosse abituata, di coabitare così con una persona. Le piaceva davvero tanto essere ospite del mondo del Nara e poterci scorrazzare libera.

Stare così vicini aveva innescato un meccanismo troppo complicato perché fosse possibile fermarlo. E la loro attrazione si faceva sempre più forte, soprattutto quella di Ino.

La Yamanaka era un’ospite cronica di quella casa, e cominciava a prenderci gusto.

il solo pensiero di dover tornare nella sua casa le metteva i brividi, come se ormai nella sua mente solo quella potesse più essere casa sua, e solo quello potesse essere il suo letto.

Guardava quelle pareti come se nascondessero una storia infinita e tutta la sua vita. Ma così non era. Si, una vita però, si trovò a pensare, era cominciata..

E non era quella di lei… e nemmeno quella di lui.

Sperò tanto Ino che quella ad essere iniziata fosse proprio la Loro, di vita

insieme..

 

***

 

 

 

 “sai che sei un Bastardo!?” il volume della voce che si alzò “lo so Choji…lo so…”

 C’era tensione, c’era silenzio. Solo due sguardi castani che si scrutavano e lottavano muti, che si colpivano e si ferivano senza muoversi ne sfiorarsi.

Due nemici o due amici, stava a loro decidere.

“ti ho chiesto che cosa vuoi!” aveva nuovamente alzato la voce “ed io ti ho già risposto…” era calmo, come suo solito “come te la passi vecchio amico?” aveva domandato “non sono un tuo amico!” fu l’esclamazione “e comunque che ti importa?!” fu ancora l’attacco dell’Akimichi.

“ero venuto solo per parlarti, credevo di essere ben accetto”

Quando aveva citofonato aveva detto nome e cognome con una tale apatia da sembrare una segreteria telefonica. La porta si era aperta di scatto senza nemmeno sentire una parola.

Era entrato in silenzio con lo sguardo basso. “non lo sei” era crudele la sua voce

Shikamaru aveva provato come una pugnalata al petto.

La loro amicizia era svanita da mesi, ma era convinto che non sarebbero bastati per dimenticare una vita intera. Eppure era così, non si riconoscevano più, gli amici che avevano condiviso tutto ora erano tutt’altro, e si squadravano come predatori affamati.

“volevo provare a sistemare le cose tra noi…” aveva cominciato, azzardando… Choji lo guardò di storto “e come mai, di grazia!?” era stizzito

Un attimo di vuoto, nessun’atmosfera, niente che potesse fluttuare tra i due. E vennero le parole: “Ino mi ha fatto pensare…”

Erano in piedi l’uno di fronte all’altro, nel salotto di casa Akimichi. Con crudeltà in corpo, il paffutello aveva perso il fiato, di fronte a tale concetto…

Ino…

Era così strano ormai sentire il Nara parlare di lei, come se fossero amici come un tempo.

Erano stati i magnifici tre ed ora non erano altro che un vecchio ricordo ingiallito e lasciato marcire in fondo ad un cassetto pieno di polvere. Ed ora quel nome e quel volto scuro come Suna sembravano soffiare sopra a quel ricordo, riportarlo alla luce, pulirlo accuratamente come se potesse essere ancora reale. “e lei che cosa c’entra?”

Era spaventato, sudava freddo, non capiva cosa stesse succedendo. Improvvisamente un’onda di domande si era fatta avanti e l’aveva investito senza fermarsi un attimo… e se tutti i suoi dubbi fossero stati fondati?? Che avessero un’amicizia segreta? L’aveva sospettato, da quando Sasuke aveva fatto notare quanto la Yamanaka fosse interessata a lui. L’aveva intuito ma mai immaginato, mai avrebbe messo in pratica nella sua testa quello che poi era in fondo la realtà.

Loro due, ancora insieme…

E lui dov’era? Si stava chiedendo.. perché era stato tenuto all’oscuro di tutto?

“non ha importanza…” aveva leggermente sussurrato, a testa china. “si che lo ha!” fu la continuazione. Voleva delle risposte. “ti basti sapere…” cominciò, alzando finalmente lo sguardo, così che quel giovane potesse osservarlo, catturare ogni particella di quell’essenza nascosta al resto del mondo. Prese tempo, così che ogni sua sentenza potesse avere l’effetto desiderato, che potesse essere veramente compresa, come quell’affetto dimenticato. La sua voce risuonò malinconica “..che mi manca la nostra amicizia”

Lo fissò ancora, in attesa. Dalle prossime parole sarebbe di certo dipeso tutto. Si era prostrato, si era inchinato, aveva preso quel coraggio che credeva di non possedere più. Voleva provare a tornare al suo vecchio mondo, infilarci la testa ed osservarlo per capire se veramente.. fosse così diverso dal suo. Tutto ciò che ebbe in principio come risposta fu un’espressione scomposta, stupita.

Prima Ino, poi questo. La situazione gli era palesemente sfuggita di mano. Non si aspettava tutto ciò quando si era lentamente risvegliato quella mattina, ma di certo qualche dubbio era sorto appena aveva riconosciuto la voce roca del Nara parlare al suo citofono.

“no…” si udì aspro “non va…” quello lo guardava con una diversa faccia, che non era più quella che Shikamaru ricordava. Non c’erano più le iridi scure, i capelli lunghi, quel viso paffutello.

Era ora una nuova persona, che di certo non aveva mai visto. Shikamaru aspettò che continuasse, anche se quella negazione ormai aveva risposto ad ogni domanda. Sperava però dentro di sé di aver compreso male, che non fossero realmente quelle le sentenze dell’Akimichi. “mi dispiace, non è più come una volta” era tagliente e pungente ogni sua sillaba, e il Nara si sentì crollare.

Non credeva fosse possibile, che tutto ciò che avevano costruito insieme potesse cedere per quei mesi passati lontani. Era stato il suo migliore amico, era stato come un fratello. Ed ora cos’era rimasto di quella splendida amicizia? Nulla…doveva rassegnarsi. “credevo…” tentò di parlare, tentò di raccattare i cocci di quell’arte ormai spenta, ormai dimenticata.

Non voleva arrendersi dopo tutta la fatica che aveva fatto per camminare fino a quella dimora, per premere quel nome familiare sulla targhetta e per entrare in quella villa che da bambini era il nascondiglio per le loro fantasie e i loro giochi infantili. Choji incrinò le sopracciglia, con freddezza. “credevi male” non lo lasciò finire.

BOOM era esplosa la bomba. il moro venne percosso con forza, come se dovesse d’un tratto riprendere il senno. Così era stato deciso. Aveva sbagliato, si era solamente illuso che tutto potesse ricominciare, con una buona collaborazione. Ma non ve n’era, in quella casa. Non c’era nient’altro che il suo stupido sogno di riprendere un’amicizia che credeva non fosse poi così morta.

E invece era morta eccome, si disse con tristezza, e non poteva più tornare indietro.

Gli occhi così scuri come erano sempre stati si osservarono a vicenda, senza più fiatare. E in quegli interminabili secondi chiaccherarono e si raccontarono di quant’è bella la vita, anche se non c’erano più parole per dirselo. L’Akimichi abbassò lievemente lo sguardo, come se si vergognasse di ciò che aveva appena detto. Ma non si smentì, e nemmeno provò a farlo. “ciao allora…” aveva sussurrato Shikamaru tornando sui suoi vecchi passi. Aprì la porta e la scavalcò “ciao” e l’uscio si richiuse.

Appena chiusa la serratura Choji sospirò come se avesse appena commesso un atto di estrema fatica. Perché dopotutto fu proprio così.

Era stato faticoso allontanare una faccia così conosciuta e bruciarla di parole. Era stato faticoso non cedere alla tentazione di restaurare ciò che da mesi non aveva fatto altro che rimpiangere.

Ma la loro amicizia, se ne rese conto, non sarebbe comunque tornata quella di un tempo, perché entrambi erano cambiati e cresciuti in quel periodo, e preferiva senza ombra di dubbio credere che quello fosse ancora quel suo fratello più che un estraneo.

Non sarebbe mai riuscito ad accettare l’idea di non saperlo più riconoscere.

Preferiva il dolce ricordo di un’amicizia sbiadita, piuttosto che il pensiero di due persone estranee che fingano di essere ancora come quando erano bambini.

 

***

Fluttuava in quella casa, svolazzava di qua e di la quella curiosa giovane. Dava occhiate ad ogni mobile, ad ogni quadro appeso. Cercava di scavare dentro quell’arredamento e ricavarne un sapore che ricordasse, un sentimento che Shikamaru poteva aver posseduto, in quel suo cuore freddo.

Aveva creduto che fosse una persona calda, amichevole, solare…ed  invece quelle sue parole scritte in nero sulla carta rivelavano il contrario e, come se non bastasse, indicavano ad Ino quanto in realtà non lo conoscesse. Si era sentita spiazzata dal senso di colpa di non essersi mai resa conto di quando lui soffrisse tra i suoi silenzi e le sue canzoni. Vide su uno scaffale una scatoletta, avvicinandosi riconobbe la familiare marca di sigarette che notò fosse ancora chiusa.

Il pacchetto di riserva, sorrise sotto i baffi. Quel suo vizio l’aveva da sempre adirata, da quando aveva iniziato, fino a quando lui era partito per Suna. Da quel momento in poi aveva come notato lo strano fascino di quella dipendenza, lo strano odore che gli ricopriva la pelle, e di come la sua voce fosse divenuta roca. Aveva assunto una bellezza più adulta, quasi paterna.

Come se quel pacchetto di sigarette sempre in tasca gli ricordasse il suo vecchio maetroAsuma.

Così come lui era stato un secondo padre, ora Ino era follemente corsa tra le braccia di Shikamaru per trovare il conforto che Inochi non avrebbe mai potuto darle.

Sorrise all’idea di pensare al Nara come un padre, dato che ne era.. ora possiamo dirlo…innamorata. Che strana cosa, rifletté, la loro storia…

C’era bisogno di perderlo per capire quanto in realtà ci fosse affezionata? Non poteva saperlo…

Ma chissà se saremmo finiti in questa situazione se solo lui non fosse partito per il villaggio della Sabbia? Continuava a domandarsi. Afferrò il pacchetto e lo rigirò tra le dita. Lo aprì, solo per annusarne l’odore, e scoprire se l’avrebbe ricondotta a lui. Gli scintillanti filtri arancioni risaltarono subito mentre lei odorava il tabacco. Bleah! L’allontanò dal viso. Come poteva Shikamaru essere schiavo di quella roba? Assaporò l’aroma che lentamente si sprigionava nell’aria. L’odore riportò alla mente della ragazza una figura snella, coi capelli scuri raccolti e uno sguardo perso a contemplare il lento passaggio delle nuvole nel cielo. E subito vorticosamente l’immagine sparì, per lasciare posto ad una chitarra che suonava la dolce melodia che le era rimasta nella mente da quella mattinata nel parco.Estrasse una sigaretta. Era liscia, bianca, perfetta. Non come quelle schiacciate che il moro teneva continuamente tra le dita. Cercò un accendino, non ne comprese bene il motivo, ma lo cercò frettolosamente. Ne trovò uno sul davanzale, uno Smoking nero. Si guardò intorno, come se stesse  per commettere un delitto e controllasse che non ci fossero testimoni o telecamere pronte ad incriminarla. Portò l’immacolata sigaretta vicino alla sua bocca e, prendendo un bel respiro la mise tra le labbra. Smise di respirare per non sentire quell’odore che per niente le piaceva. La fiamma dell’accendino mangiò la carta e pian piano il tabacco sulla punta.

Il fumo si agitò subito in aria mentre cominciava ad entrarle negli occhi. Li chiuse subito ed ispirò con timidezza. Sentì il bruciore scendere giù per gola e a quel punto tossì così forte da credere che i polmoni le sarebbero schizzati fuori dal corpo. Rimase in preda alla tosse per una quindicina di secondi e poi si riprese. Osservò la sigaretta che aveva tra le dita tenendola a debita distanza, come se fosse un’arma pericolosissima. A quel punto fu tentata di gettarla via, ma non lo fece… anzi riavvicinò la sigaretta alle sue labbra e tirò di nuovo ma questa volta lasciando il fumo nella bocca, senza mandare giù. In quel modo il fumo non le diede alcun fastidio, anzi, le ricordò proprio l’aroma che Shikamaru aveva ormai nella pelle. Era proprio l’odore che cercava.

Udì all’improvviso il gracchiare del citofono. Deve essere lui, immaginò. Posò la sigaretta sul posacenere pulito, nel bordino incavato, e corse verso la porta. “chi è?” e riconobbe la voce pronunciare il proprio nome. Aprì ed attese che il corpo morbido di lui salisse fino all’entrata dell’appartamento. Dlin Dlon. Tirò la maniglia di scatto per vedere quegli occhi che le erano stupidamente mancati in quella misera mezz’oretta. “ciao!” osservò l’espressione di lui, che non era assolutamente allegra come quella di Ino “che succede?” domandò immediatamente.

Il Nara aveva il volto distrutto e tendente all’impassibilità.

Indescrivibile.

“sei arrabbiato?” domandò subito la biondina, lasciandolo entrare “naaa…lascia stare” aveva sbiascicato lui. “ma…”continuò il ragazzo. Dopo aver annusato stupefatto l’aria si trovò a guardare la sigaretta accesa sul tavolino davanti alla televisione “..stavi fumando?!?” si voltò di scatto giusto in tempo per cogliere la mortificata espressione di lei “emh…” tentò di spiegarsi “volevo solo pr..” ma venne subito investita “non voglio che fumi!” le venne gridato contro.

Ino rimase spiazzata…

Le sorse un involontario enorme sorriso appena compreso il benvoluto concetto. Lui la stava proteggendo. La cosa, della quale non capì immediatamente il motivo, la rendeva felice. Decise di giocare un po’, tanto per chiarire bene le intenzione del Nara. Assunse un’espressione alquanto spudorata“e allora? Mica devo chiedere il permesso a te!!” fece la sua parte da brava attrice. Shikamaru si tranquillizzò, intuito il sadico rituale della Yamanaka. Fece un sorrisetto furbo “beh si, finche usi le mie sigarette!” rise, avendola spiazzata. La biondina si rese conto che lui non stava affatto proteggendo lei ma i suoi interessi “beh allora domani me le compro…” disse, poco convinta. Lo sguardo accigliato del Nara si posò con forza su quello celeste di lei. Lo bruciò letteralmente, ma lui non fiatò, aveva detto tutto. La giovane si stupì del fatto che lui non avesse provato nemmeno a farle cambiare idea. Che veramente non gli importasse nulla di lei?

Rimasero in silenzio, l’uno più immobile dell’altra. Ino nella totale quiete ripassava ogni parola che in quel momento sarebbe stata più giusta dire…ma non le venne fuori niente.

Pensò che forse quel momento statico fosse giusto per parlargli dello strano testo e soprattutto, della loro situazione. Anche perché quella, più di ogni altra cosa, era una seria incognita. “ preparo la cena”aveva detto lui, stanco di quel nulla. La ragazza si ritrovò ad annuire piano. Shikamaru si precipitò nel frigo a cercare qualsiasi cosa potesse essere commestibile e si rifugiò tra pentole e pentolini, tanto per sfuggire a quella tensione fluttuante. La Yamanaka osservò contemplante le spalle di lui e intanto risentiva nella testa quelle note scritte con l’inchiostro, a cui non sapeva dare un suono. Era il momento di chiedergli ogni risposta, lo sapeva. Doveva solo prendere il coraggio per affrontare l’argomento che probabilmente, l’aveva capito, doveva essere per il Nara molto delicato. “senti Shika…” cominciò, volgendo gli occhi da qualsiasi altra parte che non fosse in sua direzione “ho trovato un testo di canzone sul tavolo prima…sai ero lì e…” il moro si sbloccò di scatto, come attendendo le prossime questioni “ e allora?” chiese lui esageratamente scocciato “eh niente…mi è sembrato un po’...come dire…” cercò la terminologia adatta “troppo poco adatto a te…” il ragazzo chiuse gli occhi, impercettibile alla vista della giovane che, però, udì un sospiro mal nascosto. Gli ribollì il sangue nelle vene all’idea di essere stato mascherato e privato del proprio scudo e che tutte le sue più grigie sensazioni fossero state liberate dopo tutto quel tempo passate in segregazione. Come si era permessa di leggere il suo testo?

“Tu non sai proprio niente di me!” aveva esclamato alzando la voce, di spalle, chinato sul fuoco. Ino venne paralizzata dalla crudeltà di simili parole. Non si aspettava quella risposta e di certo una rabbia del genere. Si sentì improvvisamente una bambina ripresa per un cattivo comportamento e, come tale, le guance cominciarono a pulsarle forte, come ricordava fosse successo qualche giorno prima nello stesso appartamento. Non disse niente, ma cominciò a cercare freneticamente tra i cassetti una tovaglia per apparecchiare.

La trovò, bianca e semplice e la stese sul tavolo, dopo averlo sgombrato da testi drammatici e posacenere con sigarette ormai spente. Nel frattempo quelle maledette pulsazioni si erano estese alle tempie e intorno agli occhi e si erano intensificate. Aveva ormai la vista appannata. Odiava quella sensazione di pianto immediato che non aveva idea di come fermare.

Perché devo essere così debole?si chiese abbassando il volto, onde evitare di essere vista con gli occhi arrossati e lucidi, nel caso in cui lui si fosse improvvisamente voltato. Forse era vero, anzi quasi certamente Ino aveva aperto bocca, come suo solito, quando non era lecito, ed aveva sputato giudizi velenosi senza saperne nulla. Che poteva capire lei di Shikamaru? Che ne poteva sapere se quelle parole scritte nell’inchiostro non fossero veramente gemelle dei suoi pensieri? Chi sono io per giudicarlo?si domandò, mentre una lacrima scese pesante sul viso, provocandole un fastidioso solletico lungo la guancia. Tirò su col naso, quasi automaticamente. Si sentiva una cretina, perché, come quella sera sotto casa sua, aveva creduto di conoscerlo abbastanza bene da permettersi di proferir parola a suo riguardo, ma ogni volta venivano smentite le sue teorie ed ogni volta perdeva le sue sicurezze.Era una cosa che non poteva sopportare. Shikamaru non si sarebbe mai fidato di lei, perché probabilmente per lui era come un’estranea.

Ed ecco che le illusioni della Yamanaka cadevano in frantumi.

Aveva creduto di essersi finalmente avvicinata allo splendido ragazzo vagabondo… ma lui, con una bella risata, aveva fatto un passo avanti, allontanandosi da lei, come se non stesse facendo altro che innalzare un muro tra loro per non essere toccato.

Perché non vuoi che io ti capisca?

Intanto il Nara aveva cercato in tutte le maniere di concentrarsi sul pasto in preparazione pur di non pensare al pessimo tono con il quale aveva risposto alla povera giovane che aveva alle spalle. Odiava quando gli venivano toccati i propri averi,soprattutto quelli così privati. E poi quella frase…quanto l’aveva innervosito! Ma quel suo tono probabilmente era stato troppo brusco e in quei secondi passati dall’ultima voce udita  lui non aveva fatto altro che pregare se stesso di trovare la forza di voltarsi e chiedere scusa…  poi… un suono…un singhiozzo soffocato.

Si voltò di scatto, col rischio di ribaltare la pentola sul fuoco. Gli si sbarrarono gli occhi alla vista di una tavola teneramente apparecchiata per due ed una figura rannicchiata sulla sedia,di fronte a lui, dall’altra parte del tavolo. Aveva la testa china, i lunghi capelli biondi riversati a sfiorarle le ginocchia. Un altro singhiozzo, e Shikamaru perse il fiato. La guardò dall’alto senza saper che fare “ehi…” provò a sussurrare, senza ricevere risposta. La Yamanaka si mise le mani sul volto, per coprirlo alla vista esterna e per nasconderlo addirittura a se stessa, tanto si stava vergognando. Sperava che si creasse  una fossa sotto i suoi piedi così da profondarci dentro fino a quando quel maledetto imbarazzo non fosse passato. Tentò di ricacciare indietro le lacrime ma quella situazione più di tutto non faceva altro che spingerle più forte. Un tocco morbido sul suo braccio e lei balzò dalla sedia finendo in piedi e scoprendo gli enormi occhioni arrossati. Il Nara le si era avvicinato silenziosamente, aveva fatto il giro del tavolo senza che lei se ne fosse accorta e le aveva sfiorato il braccio per poterla guardare negli occhi e scusarsi di averla involontariamente ferita.

La biondina respirava veloce, con affanno, spaventata, come se avesse corso chilometri per sfuggire ad un potenziale assassino. Era terrorizzata dal suo tocco e dalla sua espressione sconvolta. Detestava il modo in cui Shikamaru la stava guardando: come una pazza…come fosse fuori controllo.

E probabilmente in quel momento lo era davvero

“ehi…stai tranquilla…” si avvicinava cauto come se parlasse ad un animale selvatico e pericoloso del quale non si conoscono le possibili reazioni.

Convinta di non voler più stare sotto quello sguardo insopportabile, corse senza dire una parola verso la camera da letto, chiudendosi con ferocia la porta alle spalle. Il moro l’aveva immediatamente seguita ma quella porta li aveva separati, accompagnata da un forte rumore rimbombante nella casa. “Ino apri!” aveva urlato, ma lei con tutta la sua forza la teneva bloccata.

Non rispose “è inutile tanto volendo riuscirei ad entrare lo stesso…” tornò lui calmo, abbassando lo sguardo. Non riusciva a capacitarsi di come fosse accaduto quel susseguirsi di eventi. Era proprio vero, con Temari simili situazioni non si erano mai verificate. Ogni movimento naturale, si disse, ogni reazione programmata, era forse proprio quello strano ed imprevedibile modo d’agire che lo aveva reso così follemente innamorato di lei. Rimase con lo sguardo basso a contemplare quei suoi pensieri. Gli sembrava continuamente di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, come se la loro relazione non fosse che un vaso di cristallo su un tavolino traballante.

Sentì il flebile rumore del corpo di lei che lentamente abbandonava l’uscio e si buttava tra le lenzuola del letto, annegandoci.

Si era arresa, appena compreso che quella fuga non sarebbe servita. Infossò il viso in un cuscino candido e sperò di addormentarsi immediatamente, cosa che però non poteva accadere. Sentiva ancora la presenza e il respiro del ragazzo dietro lo stipite. “non entro se non vuoi…” aveva continuato, fuori dalla stanza. Ancora niente, nessuna risposta. Era indecisa se mandarlo via o lasciarlo entrare. Dopotutto che aveva fatto lui di malvagio?

Era semplicemente stato sincero…aveva detto le cose come stavano.

Lei non sapeva nulla di Shikamaru, non poteva nemmeno dire di conoscerlo sul serio.

Ma la cosa che più di tutto l’aveva messa nella condizione di fuggire davanti agli occhi castani, era stata la risposta alla sua seconda domanda, che involontariamente era giunta.

Loro non erano niente.

Non erano amici, non erano fidanzati, non avevano nemmeno una relazione.

Erano poco più della polvere soffiata via da una vecchia fotografia ingiallita che raffigurava un’amicizia ormai perduta. Come si sarebbe spiegata ora?

Come avrebbe potuto dire a Shikamaru che il motivo delle sue lacrime non era che una stupida illusione frantumata in mille pezzi?

Aveva creduto in quel bacio, aveva creduto in immaginari sentimenti, che evidentemente solo lei provava. Ma la realtà era ben diversa: Shikamaru la allontanava, Shikamaru la lasciava per starsene da solo. Sapeva già allora che i suoi silenzi non avrebbero fatto altro che farla soffrire.

Sentì improvvisamente un cigolio alle sue spalle, ma non si voltò nemmeno a guardare il ragazzo entrare.I passi erano lenti, ma non provò nemmeno a fermarli. Sentì un peso al suo fianco, e le molle del letto abbassarsi mentre lui le si sdraiava affianco e le prendeva un polso per farla voltare.

Non tentò nemmeno di opporre resistenza e le grandi iridi celesti tornarono a guardare la luce e poco dopo, anche il volto dell’altro. “ehilà..” aveva scherzato il Nara.

La Yamanaka si era trovata in una scomoda ma eccitante situazione di sottomissione, mentre il moro le si era messo sopra fermandole i polsi con le mani.

Lentamente si abbassava e lentamente i loro visi si avvicinavano. Erano fiato contro fiato quando egli parlò “ scusa…”aveva bisbigliato con fare suadente “ non volevo ferirti” le parole erano tornate roche e calde, non più come quando era entrato in casa, ancora adirato per il colloquio con l’Akimichi. Erano state subito rassicuranti, e quella presa e quella vicinanza le fecero battere il cuore sempre più veloce.

“non importa…” aveva sussurrato lei, con voce strozzata. Tentò di non far notare lo sguardo lucido ma non ci fu verso, il moro le accarezzò una guancia per asciugarle una lacrima. Poco prima era così infuriata che l’avrebbe preso a pugni se solo avesse potuto, perché aveva mandato in frantumi le sue fantasie romantiche ed infantili, ma appena i loro sguardi si erano incontrati aveva dimenticato tutto, come in un blackout. Era bastato vederlo lì, di fronte a lei, o meglio dire sopra di lei, che ogni contestazione si era dileguata nel nulla.

Era arrivato…e lei non aveva più preoccupazioni.

“ guarda che ho capito…” tornò sulla terra alla velocità della luce, giusto in tempo per vedere il viso di lui quasi toccare il proprio “ah si?” domandò, preoccupata che ciò fosse vero.

Se egli avesse veramente compreso il motivo di quel pianto non solo avrebbe intuito quanto lei fosse invaghita di lui, in più avrebbe dovuto sotterrarsi da qualche parte, per nascondersi dall’imbarazzo.

Il Nara dal canto suo non poteva che essere intenerito dalla scenata che gli era appena stata presentata. Aveva capito…eccome. Dopo tutti i tentativi e gli sforzi che Ino aveva fatto per riallacciare i legami, non era proprio giusto che venisse trattata così. Decise così di rimediare:“non ti preoccupare” cominciò con un radioso sorriso “..te le offro io le sigarette…” e prese a ridere scioccamente. Ella in un primo momento lo guardò di storto ma poi si abbandonò anche lei ad un riso libero. La stava prendendo in giro, ne era certa, ed era più giusto così…che la cosa non venisse affrontata subito. Non avrebbe retto un chiarimento negativo, non in quel momento. Era felice, era contenta di trovarsi costretta in un letto, costretta da quel meraviglioso corpo che le si ergeva davanti. Era così invitante… sprigionava ormoni da ogni suo poro e la Yamanaka non riuscì più ad opporsi. Le labbra di lui, prima illuminate dal sorriso, vennero investite da una bocca rosea e morbida, quella di lei che gli si era avvicinata. Lo voleva, era un dato di fatto, lo voleva dal giorno in cui non l’aveva più riconosciuto con una chitarra in mano ed il sole sul viso. Aveva stretto le sue mani mentre lo accarezzava sul collo, a cui si era aggrappata, e con forza lo aveva tirato a se, facendo aderire i due petti. Il Nara si lasciò travolgere da quella possessione ma con un movimento naturale  posò la schiena sul letto, portandosi dietro la leggerezza di lei. Così si guardarono nuovamente negli occhi con le bocche quasi a toccarsi, lei ad ammirarlo dall’alto, a deliziarsi del suo corpo abbronzato. Tornarono a baciarsi con la passione e la bramosia che non avevano mai mostrato…ma…

“aspetta!” Shikamaru se la scrollò di dosso tirandosi su a sedere. Improvvisamente un nuovo incubo si era impadronito dei pensieri di Ino…che lui volesse nuovamente scappare, proprio nel momento in cui non desiderava altro che averlo in tutto e per tutto?! L’espressione del moro era di un terrore agghiacciante..“ho lasciato la pentola sul fuoco!” aveva esordito catapultandosi nell’altra stanza.

Ella non poté far altro che sciogliersi in un’altra sonora risata quasi immediata, dopo aver scampato il pericolo.

Rise di gusto, poiché non poteva far altro che ridere delle assurde situazioni in cui riuscivano sempre ad incastrarsi, e di come erano in grado di distruggere una splendida atmosfera con un evento comico come quello. Guardò quella stanza un’altra volta, come se ormai non la conoscesse a memoria, e pensò che in fin dei conti era meglio non crearsi troppo problemi. Meglio lasciar stare, decise, meglio non obbligarsi a prendere una certa strada, solo per loro due, ma lasciare che le cose vadano da sole…sarebbe stato alla loro vita di coppia decidere che via percorrere.

Non voleva di certo rischiare di far finire tutto prima che quel tutto cominciasse…

Però di una cosa era assolutamente certa…lo voleva.

E lo voleva in ogni sua parte o cellula, in ogni suo respiro o carezza. Voleva avere la sua intelligenza e voleva il suo corpo. Andò nell’altra stanza mentre lui controllava la sua povera cena. Lo fissò un istante…

E con la consapevolezza di quella certezza decise che se davvero lo voleva avrebbe dovuto prenderselo…

 

Pensò al testo di quella canzone mai cantata… qualche parola le saltò alla mente, senza ritmo, senza alcuno schema…

Andando da nessuna parte,Nessuna espressione …

Nessun domani…

Doveva dimenticare quel testo,non voleva dire niente. Ora c’erano solo loro due, ed una cena ormai bruciata…

non avrebbe più avuto importanza alcuna nota di quella melodia. Shikamaru quando era con lei non rispecchiava affatto ciò che aveva scritto…

tentò di scacciare via quei pensieri ma altre parole, sussurrate piano, le persuasero la mente, cantate, invocate, spaventosamente reali, come se qualcuno alle sue spalle le stesse cantando

 

 

Nessuno mi conosce…Nessuno mi conosce

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vi ho fatto attendere molto per questo capitolo ma spero che ne sia valsa la pena xD

Mi fa troppo ridere l’idea di Ino che si vuole portare a letto Shikamaru e che non accetta alcuna risposta che non sia un SI! Ve la dovete proprio godere questa scena!

Infatti d’ora in poi la fic imboccherà una trama un po’ più hot, che è l’inizio anche di una nuova fase della storia…. La conquista delle voglie di Shikamaru, al prossimo aggiornamento!!

Che risate! xD

Proprio per questo lavoro ho incaricato mia sorella, che è una pazza psicopatica e che è adatta a questo genere di stronzate xD spero che continuerete a seguirmi J

Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia fic tra i preferiti o tra storie seguite. E grazie anche alle recensioni.

Spero di riceverne al più presto di altre.

Alla prossima

Ale

 

   
 
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