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Autore: Mex    05/11/2009    2 recensioni
“Mi sta dicendo che finalmente è riuscito a trovare Atlantide?” il professor Sorni si tolse gli occhiali ed iniziò a ripulirli di nuovo, per la terza volta, lo faceva sempre quando era nervoso. I suoi occhietti miopi si puntarono in quelli del giovane dottor Daniel Jackson.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi di nuovo. Mille scuse per il ritardo è quasi un mese. Me ne vergogno tantissimo, ma il tempo mi vola. Non indugiamo oltre. Spero che nessuno si offenda per quello che c’è scritto in questo capitolo, non vi anticipo niente durante la lettura capirete. Grazie in anticipo


VIII Capitolo: I Druyiniani

Accovacciata sui talloni ed abbracciandosi le ginocchia cercava di tenere d’occhio i due uomini che erano sdraiati sotto ad una navetta da guerra per vedere con i propri occhi ciò che lei stava loro descrivendo riguardo il pannello dell’energia. Lo scafo affusolato ricoperto da una vernice nera riflettente, la velocità e la manovrabilità maggiore, una potenza di fuoco aumentata esponenzialmente, nonché il fatto che fosse un biposto, differenziavano i due modelli che avevano di fronte. In effetti le navette da esplorazione erano più tozze e meno veloci ma poteva trasportare attrezzature e persone senza difficoltà. “Vedete? È tutto molto semplice se ci fate caso. L‘energia passa dal primo circuito al secondo, qui si accumula per poi passare attraverso i due fusibili …” “Sì, sì posso vederlo da me!- la voce attutita di Rodney la mise a tacere- fantastico! Meraviglioso! Tutto è perfettamente in ordine, nonostante gli anni!” Sheppard scivolò fuori “Da come lo racconti sembra fantastico. ” Lei annuì “Te ne accorgerai appena ti metterai al posto di guida oppure a quello del cannoniere, Maggiore. La nave si configura con il tuo cervello e fa tutto quello che tu pensi, i comandi manuali sono un appoggio al sistema neuronale. Per le cose di precisione, ecco. Stessa cosa per quelli da esplorazione. Naturalmente entrambi sono dotati di dispositivo di occultamento” Anche McKay venne fuori e aveva la stessa espressione del Maggiore, come se fossero appena finiti in Paradiso. “Naturalmente serve il gene” Rodney si imbronciò e ritornò sotto la pancia della navetta riaccendendo la sua pila elettrica borbottando un “Aspetta che Carson finisca di sintetizzare il gene e poi la vedremo”. Sheppard roteò gli occhi in direzione dello scienziato e due si misero a ridere silenziosamente. Il Maggiore si rialzò spazzolandosi i pantaloni con forti manate “Non vedo l’ora di pilotare uno dei nostri Black-bird” Alice lo guardò da sotto, alzando un sopracciglio “Appassionato di fumetti, Maggiore?” Lui le fece un sorriso storto “Mi sembrava più appropriato di x-wing” Lei concordò ritornando a prestare attenzione a Rodney che a tratti veniva fuori con espressioni di sorpresa estatica. Fu allora che sentirono che lo stargate si era aperto e si precipitarono al trasportatore che lì portò nella sala di controllo dello stargate.
“Che pianeta è?” La Weir con le braccia incrociate si volse verso Sheppard “Aspettavamo che Alice ce lo dicesse” La Satriani e McKay arrivarono in quel momento con il fiatone e si misero all’opera. La ragazza controllò la consolle e poi disse: “Drunya. È un pianeta molto vicino, un paio di ore con … -si girò a guardare Sheppard- con i Black-bird o con gli esploratori. All’epoca le forme di vita umane erano ancora ad uno stadio primordiale. Vediamo che succede?” Sumner la fulminò con gli occhi. Passò qualche secondo, nulla accadde. “Chiudete!” Alice si mise in mezzo “No! Aspettate” si mise al posto dell‘analizzatore. “Satriani, cosa sta facendo!” Lei continuò ad armeggiare con la strumentazione. “Gli Antichi fornivano i loro stargate di proiettori olografici, ricevitori audio ed analizzatori di temperatura ed aria. Una specie di M.A.L.P molto più avanzato. Probabilmente nella nostra galassia i Goaud devono aver rovinato i meccanismi, sicuramente non sapevano come usarli- fermò lo sproloquio incalzante di McKay- Eccolo! Audio per adesso, sto per far arrivare anche il video” Cercò di aumentare la ricezione, pulì il segnale che arrivava ed aumentò il volume. Da principio si sentiva solo un ronzio indistinto, in seguito si poté distinguere un sordo rullare di tamburi e poi finalmente delle parole. Era un canto, o meglio, una litania, ripetuta da molte voci di donne. Voci forti creavano un ritmo incalzante, fiero, guerresco. Tutti rabbrividirono “Che sta succedendo?”Alice parlò da sopra la sua spalla “Sembra che stiano parlando davanti allo stargate, e sono in molte. Sembra come un canto rituale. Le parole sembrerebbero degli Antichi ma capisco molto poco. Deve essere passato parecchio tempo da quando un vero Antico ha parlato la sua lingua con quelle donne. È come se stessero ripetendo le parole a memoria senza capirle. Come accadeva a noi con i latino. La pronuncia è contorta e le parole si capiscono poco. “È giunto ancora il momento … noi ci faremo onore … voi sarete orgogliosi e … -il passaggio si richiuse- mi spiace è tutto quello che posso capire per adesso, e non ho fatto in tempo a mandare il video. Alla prossima apertura sarà operativo. Potrei analizzare la registrazione più tardi se volete” “Hai capito di cosa parlavano?” Alice si strinse nelle spalle “Potrebbe essere qualunque cosa, Dottoressa. Dall’altra parte ci potrebbero essere delle Valchirie pronte alla guerra come delle suore che inneggiano al loro dio. Per me è un rituale che compiono a scadenze fisse. La solennità era evidente. È l’unica cosa che posso dire, bisognerebbe andare a vedere di persona per saperne di più”
Elizabeth fissò per qualche istante il passaggio. Stava per mettere in pericolo tutti quanti? Diamine in qualche modo dovevano iniziare! “Colonnello, preparate un squadra. Quattro uomini, non di più. Andiamo a vedere cosa c’è la fuori” “Dottoressa …” lei si voltò decisa “Colonnello, dobbiamo trovarci degli alleati” “E lo Z.P.M.” intervenne Rodney. Il Colonnello, assentì. “Porterò con me Grey, Filmore e O’Conny -vedendo Sheppard che si faceva avanti- lei resterà qui. Le affido la base, Maggiore” “Sì, signore” Alice timidamente si intromise, non alzando la testa dalle mano incrociate sul bordo della consolle “Potreste aver bisogno di qualcuno che sappia qualcosa sugli Antichi, giusto?” Prima che Sumner potesse rispondere la Weir le disse di andare a prepararsi.
Un’ora dopo era di nuovo alla sala di imbarco. Alice con la pistola nella fondina, lo zaino in spalla, la macchina fotografica in tasca ed il suo cappello in testa era uno spettacolo assolutamente fuori dal comune soprattutto se la si paragonava ai tre militari che la circondavano. Sheppard li guardava serio appoggiato con i gomiti al parapetto del piano superiore. La Satriani gli fece una foto “Sorridi, Maggiore. Ti porteremo un souvenir!” Lui le puntò un dito contro “Cerca, piuttosto, di non cacciarti nei guai. Capito?” “Roger, roger” Lui alzò la mano in segno di saluto e poi si girò per andare nella sala di controllo.
“Ti prego fai che vada tutto bene!” Alice continuava a ripetersi questa frase all’infinito mentre aspettava che lo stargate si attivasse. Rivide nella sua testa le immagini della proiezione. Lo stargate era situato in una radura di un diametro di un paio di centinaia di metri, completamente circondato dagli alberi. Un sentiero battuto (segno che il passaggio veniva usato di frequente) spariva nel bosco. La temperatura era di quindici gradi ed era pieno giorno. L’aria era purissima e il cielo era sereno. Il passaggio si aprì ed il Colonnello passò per primo accompagnato del tenente Grey. Alice si trovava di passo alle spalle di Filmoore e O’Conny. Quest’ultimo disse al suo compagno: “Scommetto che quando esce dall’altra parte vomita” l’altro si girò a dare un’occhiata alla ragazza “Venti dollari che dobbiamo portarla a spalla. E di certo non è uno scricciolo” Alice si fece rossa per la rabbia e strinse i pugni. Non disse niente fino a quando vide che erano in procinto di mettere il piede nel passaggio. Quindi disse con un sorisetto diabolico: “Lo sapete che se state spalla a spalla così quando uscirete dall’altra parte lo stargate non saprà dove finisce l’uno ed inizia l’altro e vi unirà come se foste un’unica persona? Oppure potrebbe mischiarvi” Loro si girarono a guardarla con gli occhi spalancati, ma ormai era troppo tardi. Lo slancio li portò avanti. Riuscirono a sentire solo “Ops, troppo tardi” e si ritrovarono dall’altra parte. “Appena sarò dall’altra parte me la faranno pagare” si aggiustò lo zaino in spalla e passò anche lei.
L’arrivo non fu terribile come il primo grazie alle pastiglie antinausea che Carson aveva dato a tutti. Mentre cercava di riavviare la circolazione nelle mani gelate si guardò in giro e vide i soldati che si erano messi a semicerchio intorno allo stargate e perlustravano la zona con il P90 imbracciato. Si avvicinò ai due alla sua sinistra “Allora avete tutti le vostre parti apposto?” Incredibilmente invece di sentirsi lanciare dietro maledizioni sentì i due soldati che si mettevano a ridere. Smisero solo al rimprovero del Colonnello. “Ci hai fatto tremare, piccoletta. Per questa volta perdoniamo” Quello che aveva parlato era Filmore ovvero un uomo di razza indiana che arrivava quasi a due metri. “Meno male” pensò la ragazza.
 Camminavano da una mezz’oretta e tutto era tranquillo. Il movimento aveva scacciato il freddo e adesso Alice si stava godendo incoscientemente la passeggiata attraverso quel bosco meraviglioso. L’odore degli alberi era pungente molto simile al nostro pino ma con una punta di amarognolo. Ebbe un effetto curativo liberandole il naso e facendola respirare meglio. Il sottobosco era soffice sotto gli anfibi e l’aria risuonava di un canto melodioso. La macchina fotografica era sempre stata attiva per tutto il tragitto. “Ehi, ragazzina. Non sei nel mondo delle fiabe. Attenta a dove vai” Fenimoore le impedì di cadere dopo che inciampò per la terza volta. Lei in risposta gli fece una foto. Il Sergente stava per ribattere quando il pugno chiuso del Colonnello si alzò fermando la minuscola colonna. Alice fu spinta indietro e i militari si misero in cerchio ascoltando gli scricchiolii della vegetazione. Dopo qualche secondo anche loro riuscirono a sentire ciò che aveva fermato Sumner. Qualcuno si stava avvicinando alla loro destra, dal fitto degli alberi. Era un passo leggero e pur, sembrando molto cauto, a volte calpestava qualche ramo secco facendo rumore. Sumner comunicò con i suoi uomini e Grey si mise dietro all’albero accanto al quale sarebbe dovuto passare lo sconosciuto. Alice sbirciava da dietro le spalle di O’Conny. Quando lo videro avvicinarsi le foglie tremarono, poi furono scostate da una piccola mano, subito seguita da un braccio corto, una spalla magra e poi emerse un visetto sporco di terra. “Fermi è un bambino!” All’ordine del Colonnello i militari abbassarono le armi.
Quello che avevano davanti era in effetti un bambino di non più di sette anni. Ad una prima occhiata poteva sembrare umano, ma poi gli occhi con le pupille verticali e le iridi di due colori ed i capelli di una tonalità bluastra li fecero ricredere. Era vestito con dei pantaloncini di pelle che gli arrivavano a mezzo polpaccio e nonostante la temperatura non sembrava soffrire il freddo. L’unica altra cosa che indossava era una collana con un simbolo di pietra. Appena li aveva visti aveva afferrato il suo piccolo pugnale e in quel momento lo brandiva con fare minaccioso davanti agli uomini. Alice guardò quel visetto sporco di fango. Era un bellissimo bambino e con il tempo sarebbe diventato uno splendido uomo. Gli occhi per metà neri e per metà bruni erano stupendi e dall’intensità con cui li fissava si poteva intuire quanto fosse coraggioso. Doveva appartenere ad un fiero popolo. “Weruit tierse fremuinto?” La ragazza si fece avanti per cercare di comunicare con il piccolo alieno. Naturalmente non aveva capito una parola anche se nel “weruit” aveva ritrovato traccia del “Waruitium” Antico ovvero la seconda persona plurale maschile. Il resto gli era oscuro. Una lingua si modifica nel corso dei secoli, soprattutto se viene a contatto con altre. Si pose davanti ai soldati pensando che un viso gentile e sorridente avrebbe calmato il bambino facendogli abbassare l’arma. Ma quello che successe la lasciò di stucco. Non solo il piccolo lasciò cadere il pugnale, ma si inginocchiò e incrociò i pugni sul petto. Sumner le disse: “Cosa gli ha detto?” Alice scosse la testa a bocca aperta “Niente. Assolutamente, niente. Deve essere qualche forma di saluto” Grey si intromise “Con noi non l’ha fatto. Solo con te” La ragazza imbarazzata cercò di far rialzare il bambino che intanto la sbirciava da sotto la frangia dei capelli troppo lunga. “Alzati, piccolo. Su non fare così” e gli stese una mano. Lui l’afferrò e se la portò alle labbra e le diede un bacio sulle nocche. “Abbiamo un gentleman, qui. Ragazzi inchiniamoci anche noi a sua maestà la lillipuziana di Atlantide” “Fenimoore, la smetta” “Sì, signore”
Alice non ci stava facendo caso, era concentrata ad estrapolare qualcosa dal discorso rapido del piccolo Drunyiano“Tremiona. Prestingsh trif…” Vedendo che la ragazza davanti a lei non capiva una parola fece un respiro profondo e si alzò in piedi senza mai però guardare negli occhi Alice. Non degnò neanche di uno sguardo la rimanente parte del gruppo. Si batté un piccolo pugno sul petto con orgoglio e disse: “Xavolupa” e poi tese una mano indicando la ragazza in attesa. La Satriani capì e rispose poggiandosi una mano sul petto: “Alice”. Xavolupa si inginocchiò di nuovo e iniziò a pronunciare: “Kola grifosh Alice” Fenimoore si intromise ancora “Anche a te e a tua sorella” fu messo ancora a tacere. “Cos’ha detto, Satriani?” lei alzò le spalle cercando di seguire con gli occhi Xavolupa che indicava qualcosa “Non lo so, Colonnello. Ma sicuramente vuole che lo si segua. Forse ci porterà al suo villaggio” “Forse. E va bene. Facci strada piccoletto” gli fece segno di proseguire, ma il Drunyano non si mosse finché non glielo indicò Alice allora si mise in marcia alla testa del gruppo.
Uscirono dal bosco dopo qualche minuto e dopo aver attraversato un fiume quasi in secca si ritrovarono improvvisamente davanti ad un villaggio di capanne. E dannatamente popolato anche. Uomini vestiti come Xavolupa portavano grosse ceste sulle spalle contenenti armi strane oppure erano seduti davanti a casa a fabbricare quelli che sembravano delle armature di cuoio o erano impegnati in altri lavori manuali. Bambini e bambine correvano da tutte le parti cercando di dare una mano ai più grandi. Le donne camminavano spedite con i lunghi capelli intrecciati sulla testa e le corti vesti che aleggiavano intorno a loro.
Grey fece un fischio di ammirazione “È un popolo molto bello!” Gli altri annuirono guardando fissi. Attraversarono il villaggio senza che nessuno desse loro molta importanza a parte gli uomini, ovviamente, che si inchinavano non appena vedevano passare Alice. “Sono abituati a vedere gente dallo stargate” disse Sumner.
Il bambino li portò alla capanna più grande, era fatta da pelli, legno e grosse pietre come colonne. Pur essendo fatta con materiali rudimentali avevano un aspetto aggraziato e slanciato, quasi fosse un edificio costruito in mattoni. Fu fatto capire loro di aspettare fuori mentre li si annunciava. “Pensa che incontreremo il capo?” la ragazza non fece in tempo a rispondere che la stoffa che copriva l‘entrata fu spostata e furono fatti entrare. L’ambiente era immerso in una rilassante semioscurità intrisa di essenze che facevano sciogliere ogni muscolo del corpo. Quattro candele erano posti ai lati della tenda che aveva dimensioni notevoli, ma del tutto coperta da tappeti, morbide stoffe dai colori del rosso e del marrone. Su un cuscino enorme c’era un mucchietto di stoffa. Da questo spuntava la faccia più rugosa che si fosse mai vista, quella donna doveva avere per lo meno un centinaio di anni, come minimo. Nonostante questo, però, stava dritta con la schiena e tutto in lei ispirava reverenza e rispetto. Sul tavolo poterono vedere una piccola sfera luminosa che pulsava con una luce blu elettrico.
“Benvenuta” I quattro soldati sussultarono. Alice spiegò in fretta “Quello che vedete lì è come un traduttore simultaneo progettato dagli Antichi. Deve essersi calibrato quando lei ha parlato fuori, Colonnello” Sumner annuì poi si fece avanti e iniziò a parlare con quello che sembrava il capo dei Drunyiani “Vi ringraziamo per il benvenuto. Siamo venuti …” La donna anziana alzò una mano: “Noi comprendiamo che ogni mondo ha le sue usanze. Ma fin che resterete qui, vi prego di usare le nostre. Il fatto che un uomo mi rivolga la parola è altamente offensivo ed ingiurioso. Ma voi non lo sapevate perciò lascerò correre. Parlò con la giovane donna, voi potrete aspettare fuori, con gli altri uomini” O’Conny, il meno diplomatico dei quattro sbottò: “Che significa? Come avremmo potuto offenderla il comandante è stato gentilissimo” Alice si voltò verso di loro e cercò di essere il più conciliante possibile: “A quanto pare hanno un forte ordine matriarcale. Gli uomini devono essere considerati in un certo senso inferiori” La vecchia annuì “Nella nostra cultura l’uomo vota la vita a servire le donne. Esse sono al di sopra perché danno alla luce la vita, sono più sagge perché più posate, più forti perché più pazienti. L’uomo serve la donna come può, dando la sua forza muscolare come gli animali, donando il suo seme perché nuove generazioni vengano al mondo ed appoggiando le donne in guerra perché il numero fa la forza. Ma in nient’altro. Adesso vorrei parlare con la ragazza, per favore uscite. Potrete visitare il villaggio, ma mi raccomando non importunate le donne, alcune non potrebbero capire la differenza di cultura”.
Alice con la bocca spalancata li guardò mentre senza dire una parola uscivano dalla tenda. Si girò preoccupata verso la donna. Era spaventata. “Che cosa gli avete fatto?” lei battè una mano rugosa sul cuscino davanti a sé “Questo è un altro motivo perché le donne sono superiori agli uomini. Noi donne Drunyane con l’età sviluppiamo… come dire… un’influenza temporanea sui nostri uomini. Oh, non ti preoccupare, nulla di serio, non possiamo costringerli a fare cosa che vogliono. Sembra che solamente il nostro popola abbia questo dono, di tutte le razze con cui commerciamo noi siamo gli  unici. Immagino che neanche voi … - Alice immediatamente negò -Coraggio siediti, raccontami un po’ del vostro pianeta. Forse potremmo instaurare una reciproca amicizia” La ragazza si sedette ed iniziò a parlare della loro missione, quel tanto che era autorizzata a dire, ben poco in realtà. “Quindi se volesse parlare con la Dottoressa Weir potreste fare un accordo” La vecchietta aveva ascoltato tutto il discorso senza mai interromperla poi disse: “Peccato che non ci sia conosciuti prima” “Perché, Piona?- questo era il suo nome- Noi non abbiamo intenzione di andare da nessuna parte” La vecchietta fece per alzarsi, Alice si precipitò ad aiutarla “Sei una saggia ragazza, rispettosa della vecchiaia. Vieni con me, usciamo un attimo, godiamoci questi ultimi attimi di calma. Prendi il Traduttore”
Pian piano e dando il braccio a Piona uscirono dalla tenda alla luce del sole. L’intensità del sole del pieno pomeriggio le accecò per un attimo poi Alice vide Fenimoore che stava allacciando il suo casco in testa a Xavolupa che si inchinò al loro arrivo. Quando la vide in compagnia di Piona si fermò improvvisamente e da lontano la informò che il Colonnello e gli altri erano andati a fare rapporto alla base, lui sarebbe rimasto lì ad aspettarla ma che non si allontanasse troppo però.
Fecero una passeggiata di mezz’ora attraverso il bosco si fermarono solamente quando arrivarono un promontorio da dove si poteva dominare la radura dello stargate e buona parte della foresta circostante. Alice poteva vedere Sumner che comunicava con Atlantide “È bello qui, vero? Voi come vi siete preparati ad affrontare la “mietitura”?- vedendo che la sua accompagnatrice non riusciva a capire- Nella vostra parte di galassia non arrivano i Mietitori?” Alice scosse la testa. Non disse niente ma adesso riusciva a capire la cerimonia, l’agitazione, le armi. Stava succedendo qualcosa di grosso. “Allora dovreste dirci dove vivete perché ci si possa tutti trasferire lì. Ormai è cosa imminente. Da un giorno all’altro, massimo un mese l’antico flagello che ci affligge ogni cinquanta anni sta per risvegliarsi di nuovo. Dal Passaggio arriverà il messaggero che andrà a risvegliare gli altri nel bosco e poi verranno a cercarci e a portarci via” “Non capisco, Piona. Mi sta dicendo che ci sono delle creature che dormono per cinquant’anni nel vostro bosco, poi arriva qualcuno, li sveglia e vi portano via. Ma voi siete un popolo che non è sprovvisto di armi perché non li distruggete una volta per tutte mentre non si possono difendere?” “Alice, quelli che noi abbiamo nel bosco non sono che un granello di sabbia rispetto a quelli che sono disseminati per la galassia. Abbiamo tentato più volte di distruggerli ma nessuno mai tornava. Non siamo uno dei popoli più evoluti a livello tecnologico, abbiamo le nostre tradizioni. Alla fine abbiamo smesso, tranne qualche spedizioni di tanto in tanto. Noi non parliamo di queste creature, ma arriveranno presto, troppo presto. Durerà per qualche anno, ci decimeranno e poi torneranno a dormire ancora”
Era quasi il tramonto ormai e Sumner aveva chiuso la conversazione. Le due donne sedute su di una radice molto larga guadavano davanti a loro. La Satriani aveva paura, una paura cieca. E se questi Mietitori erano le Bestie degli Antichi, che diavolo avrebbero fatto loro. Che cos’erano? cosa voleva dire che mietevano ogni cinquant’anni? Prendevano schiavi? Oddio in che guaio si erano cacciati “Piona, come mai non avete delle sentinelle che vi avvisino?” L’anziana alzò le spalle “Non c’è bisogno. Noi li sentiamo arrivare e- lo stargate si aprì nuovamente- la nostra ora è arrivata”
Una navetta simile ai Black-bird attraversò il passaggio.
Alice come in un incubo vide un raggio partire dalla navetta verso i suoi compagni che cercavano di correre mentre le sparavano raffiche contro. Inutilmente, furono catturati dal raggio e sparirono. La navetta si diresse verso il bosco. Piona si alzò “Così inizia di nuovo. Chissà se riuscirò a sopravvivere anche alla terza volta” Si girò verso la ragazza che la fissava tremante con il fiato corto e le guance rigate di lacrime.





-Borboletta: Pensare che il titolo del precedente capitolo l’ho messo a caso (non si dovrebbe mai dirlo, ma non importa). Mi fa molto piacere che il personaggio di Alice ti piaccia, in effetti sto cercando di renderla il più comune possibile e a volte ho paura che cada nel ridicolo. Ma qualsiasi cosa pur di non creare una nuova Mary Sue ed è confortare che i miei sforzi siano apprezzati.

-Najara: Quando ho scritto quella scena non avevo in mente quei due film, ma dal momento che sono due dei miei cartoni preferiti (soprattutto la Bella e la Bestia) può essere benissimo che nel mio subconscio le cose si siano mescolate. È bello avere lettori attenti come te.

Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin quaggiù. Saluti e (spero) a presto
  
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