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Autore: Mary vs Kiara    15/06/2005    7 recensioni
Shampoo fa un patto con un'orrenda creatura per far sparire Akane. La ragazza viene trasportata in una strana dimensione, abitata da leggendarie figure, e dimora di orribili segreti.. Sulla terra, intanto, Ranma cerca disperatamente un modo per salvare la sua fidanzata, ma stavolta sarà davvero in grado di riuscirci?
Una storia di sentimenti e avventura, mito e magia, amore e vendetta.
WARNING: This ff belongs to Krista Perry and it's translated by Mary and Kiara with author's permission.
ATTENZIONE: Questa ff appartiene a Krista Perry ed è tradotta da Mary & Kiara con il permesso dell'autrice.
Aggiornamento del 24/12/10 - **Online l'undicesima parte**
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NoTa LeGaLe: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono creazione ed appartengono esclusivamente alla brillante Rumiko Takahashi, e sono usati senza permesso.



CUORI DI GHIACCIO





Parte quarta: Ombre di rivelazione




Capitolo 1



« Così è questa? » chiese Ranma impaziente, osservando la piccola clinica medica di due piani incuneata tra i più grandi edifici commerciali alla periferia di Tokyo.

Tofu si limitò ad annuire, poiché al momento era troppo sfiatato per parlare, e pensava di più a ventilare i suoi polmoni. Doveva ammirare la resistenza di Ranma; il ragazzo aveva sudato appena nella loro corsa sui tetti. Non che lui, dal canto suo, fosse fuori forma. Si allenava ogni mattina prima di aprire la clinica, ma era trascorso molto tempo da quando si era concentrato sulla resistenza dei suoi allenamenti nelle arti marziali, mettendo le arti della medicina al primo posto. Ciononostante, provò una consolazione piuttosto maligna nel notare che Genma, e perfino Ryoga ansimavano un poco.

Ryoga fissava Ranma mentre riprendeva fiato. Era abituato a percorrere enormi distanze, ma non in così… pochissimo tempo… e il suo rivale era incredibilmente veloce quando voleva. « Ranma, sei un idiota! Che grande idea quella di filare via così! Saremo arrivati qua molto prima se tu avessi rallentato e avessi atteso le indicazioni ».

Ranma non lo guardò neanche. « Sta’ zitto, Ryoga. Come se tu potessi parlare di attendere indicazioni ».

« Ehi, io le attendo, solo che… » Ryoga incespicò e ribollì di rabbia. Odiava ammettere di non essere capace di imboccare le direzioni giuste, non importava quanta attenzione ci mettesse.

« Basta, voi due ». Tofu si raddrizzò, avendo riacquistato il controllo del respiro. Bussò leggermente alla porta. Questa si aprì un momento dopo, rivelando un uomo anziano con occhi assennati e capelli grigi, raccolti all’indietro in una corta e liscia coda di cavallo, molto simile a quella che portava il dottor Tofu. Sul viso del vecchio si dipinse un sorriso sbalordito. « Siete già qui, Ono-kun? Perbacco, che velocità ».

Tofu s’inchinò e restituì il sorriso. « Noi, ah… abbiamo preso la strada principale, maestro Kintaro ».

Il vecchietto ridacchiò. « Capisco ». Come per averne la conferma, esaminò il gruppo, con un’occhiata penetrante che Tofu ricordava molto bene dai giorni trascorsi come studente sotto la tutela affabile, ma attenta, di Kintaro. Sembrava non esserci mai stato dettaglio che fosse sfuggito al suo vecchio maestro, un segno che lui persino trascurava. L’anziano uomo passò velocemente in rassegna la situazione, soffermandosi su Ranma. Il ragazzo ricambiò fermamente lo sguardo per alcuni momenti, poi cominciò a sentirsi a disagio sotto quell’occhiata intensa.

« Questo deve essere Ranma » disse il vecchio, socchiudendo gli occhi concentrato. « Sì, sì… Capisco cosa volevi dire, Ono-kun. Effettivamente uno strano sortilegio contamina la sua energia ». Kintaro si fermò improvvisamente, e assunse un’aria mortificata. « Ma dove ho lasciato le buone maniere? » Fece cenno a Ranma e agli altri di entrare. « Prego, entrate. Poi potrò fare un’analisi appropriata, e vedremo cosa possiamo scoprire sull’incantesimo che è stato fatto su di te ».

« E Akane » aggiunse Ranma. « Ci occorre scoprire dove si trova Akane ». Fece una smorfia, quasi di dolore, quando la voce dell’incantesimo dentro di lui crebbe, sussurrando ancora una volta alla sua anima di perdere la speranza. Lui la respinse con forza. « Qualsiasi cosa abbia fatto a me, l’ha fatta anche a lei ».

Kintaro annuì cordialmente. « Vedrò che posso fare » disse, accompagnandoli in una stanza interna.

L’interno della clinica era molto simile a quello del dottor Tofu, a parte il fatto che c’erano molti più libri e pergamene sugli scaffali, alcuni dei quali sembravano così antichi da dar l’impressione che si sarebbero frantumati al solo tocco. Kintaro indicò a Ranma di sdraiarsi sul lettino. Poi si rivolse a Ryoga e Genma. « Vi dispiacerebbe aspettare nella stanza esterna? Ho bisogno di distrarmi il meno possibile per l’analisi ».

Genma sembrò sul punto di protestare, ma un’occhiata di Tofu lo zittì. Riluttante, seguì Ryoga fuori dalla porta. Tofu fece per seguirli, ma Kintaro lo trattenne con una mano. « Ono-kun, vorrei tu rimanessi ad assistermi. Ranma è un tuo paziente, e mi aspetto che tu lo conosca bene. Puoi per caso spiegarmi perché vedo due magie molto differenti legate alla sua energia, quando mi hai parlato di un solo incantesimo al telefono? »

Tofu lanciò un’occhiata a Ranma, che stava con lo sguardo fisso sul proprio grembo e si contorceva la dita, col viso rosso per l’imbarazzo. Tofu tossì lievemente. « Oh, be', credo che, nella confusione e nella fretta di venire qui, io abbia dimenticato di parlare della, ah… piccola maledizione di cui Ranma è vittima ».

Kintaro-sensei sollevò le sue sopracciglia cineree, e guardò di nuovo Ranma. « Maledizione? No, non ne hai parlato. Qual è la natura di questa maledizione? »

« Avete mai sentito parlare di Jusenkyo? »

Le sopracciglia dell’anziano signore si levarono ancor più. « Le Sorgenti Maledette? » Osservò intensamente l’aura di Ranma. « Dunque non era una leggenda in fondo. Dimmi, ragazzo, in cosa ti trasformi? »

Ranma provò una strana combinazione di grosso imbarazzo e sollievo. Se il vecchio era al corrente di Jusenkyo, forse conosceva il modo per spezzare l’incantesimo che aveva portato via Akane. Pensò che non ci fosse da sorprendersi della straordinaria saggezza del vecchio uomo. In fin dei conti, quel tizio era stato il maestro del dottor Tofu, e questi l’aveva aiutato a controbattere le cose peggiori che Cologne e Happosai gli avessero causato.

Dall’altro lato, sebbene si fosse pian piano abituato alla sua maledizione, la odiava davvero tanto quando la gente la scopriva per la prima volta. Si sentiva umiliato, anche se cercava di non darlo a vedere, e immancabilmente gli riportava alla memoria le sensazioni d’orrore e angoscia che aveva provato quando era caduto nella sorgente, e aveva sentito il proprio corpo trasformarsi per la prima volta. Aveva capito all’istante cosa stesse succedendo; le percezioni del suo corpo che cambiava non gli lasciarono molti dubbi nella mente. Capì, e per un breve, disperato momento fu tentato di smetterla di dibattersi e di abbandonarsi, credendo che la trasformazione fosse permanente. Ma poi il suo indomabile istinto di sopravvivenza ebbe la meglio, e si era portato disperatamente in superficie. Ansimando in cerca d’aria, aveva fatto capolino da una sconosciuta massa di capelli rossi appiccicati contro il suo viso, mentre le sue mani esploravano incerte il torace e confermavano ciò che le sensazioni gli avevano già reso chiaro. Poi si era guardato, e l’orrore che si era insediato in lui era scoppiato in un urlo da soprano.

Ranma rabbrividì al ricordo, poi capì che Kintaro-sensei stava ancora aspettando una risposta. Si contorse miseramente sul tavolo dell’analisi.

Kintaro-sensei gli mise una mano amichevole sulla spalla. « Capisco il tuo sconforto, Ranma. Sono sicuro che la tua maledizione non debba essere facile da sopportare. Ad ogni modo, lo scoprirò comunque, dal momento che dovrai trasformarti per aiutarmi a distinguere la magia della maledizione da quella dell’incantesimo. Forse sarebbe meglio che tu me lo dicessi ora, invece che aspettare che io rimanga stupito ».

Ranma sospirò e guardò il pavimento. Come poteva preoccuparsi della sua stupida maledizione, che aveva sopportato per quasi un intero anno, quando Akane era in pericolo? « Io sono caduto nella Sorgente della… della… » si bloccò e dovette quasi soffocare le ultime parole, « … Ragazza Affogata ».

Kintaro fece attenzione a mantenere il viso impassibile. « Ah » disse, e stette in silenzio per un lungo momento. « Bene » dichiarò infine, « poteva andarti peggio, a quel che ne so ».

« Immagino di sì » mormorò Ranma. « Senza offesa, ma non potremmo procedere? »

L’anziano signore annuì e assunse un atteggiamento professionale. « Tofu-sensei » disse, rivolto al suo vecchio pupillo in un atteggiamento più formale, « potresti portarmi dell’acqua calda e fredda? Vorrei capire qual è la parte della sua aura che devo ripulire dall’incantesimo ».

Il dottor Tofu assentì, e Ranma chiuse gli occhi quando Kintaro-sensei gli versò un bicchiere d’acqua fredda sulla testa. Con suo sollievo, il vecchietto evitò i commenti, ed invece si concentrò sull’aura di lui, ora lei.

Tofu diede al vecchio maestro un’occhiata rapida, e riuscì a vedere nella sua espressione la medesima meraviglia che lui stesso aveva provato quando aveva visto con i propri occhi la trasformazione di Ranma. Quando avvenne la trasformazione, la fiamma particolarmente splendente dell’aura del ragazzo fu uno spettacolo a vedersi, per chi come lui aveva occhi per cose simili. Questa volta, però, riuscì a vedere come il tremolio rosso intenso dell’incantesimo fosse intrecciato non solo con l’energia normale di Ranma, ma anche con la maledizione. Sembrava aver penetrato ogni sua parte. Capì che il suo maestro aveva tirato le stesse conclusioni, così come comprese che aveva fatto scoperte che, finora, erano oltre le sue stesse capacità.

Ranma aspettava impaziente ad occhi chiusi, mantenendosi perfettamente tranquillo, non volendo disturbare la concentrazione di Kintaro e Tofu. Poi sentì l’acqua calda riversarglisi sul capo, e in pochi istanti tornò normale. Aprì gli occhi. « Ebbene? »

La bocca di Kintaro-sensei era stretta in un cipiglio preoccupato. « Quest’incantesimo è forte, ragazzo. Non ho mai visto niente di simile ».

« Sapete di che incantesimo si tratta? » chiese Tofu.

« Ho un sospetto, ma ho bisogno di consultare alcuni libri prima di dare un giudizio. Potete far entrare gli altri ora. Io resterò nel mio studio per qualche minuto ». Si diresse attraverso una porta nel retro dell’ufficio, mentre Tofu lasciava rientrare Genma e Ryoga.

« Allora, novità? Sa come far tornare indietro Akane? » Ryoga guardava Tofu con ansia.

Tofu scrollò il capo. « Non ancora, ma pensa di sapere che genere d’incantesimo sia. Sono sicuro che lo sta cercando proprio ora ».

Ranma scivolò giù dal lettino e prese a camminare avanti e indietro. « Spero non ci metta molto » disse irritabile. Ad ogni attimo che passava, poteva sentire la voce dell’incantesimo indebolire la sua perseveranza insistendo sul fatto che il suo fallimento era predestinato. Strinse i pugni e ricacciò di nuovo indietro quella sensazione. Non avrebbe mollato, neanche fra un milione d’anni. Akane era viva da qualche parte, e lui doveva trovarla.

Ryoga si appoggiò ad una parete e guardava Ranma, colmo di nervosismo, passeggiare per la stanza. Pochi minuti dopo averlo osservato senza un commento, cominciò a sperare che il dottor Tofu non avesse ripristinato tutto il flusso d’energia di Ranma. Per un istante pensò di sbattere a terra il suo rivale, cosicchè avrebbe smesso di essere irrequieto, perché dava davvero sui nervi. Ma abbandonò l’idea dopo aver capito che, se Ranma avesse perso i sensi, ciò avrebbe ritardato la ricerca di Akane.

Solo allora, Ryoga notò dei movimenti con la coda dell’occhio. Si voltò e vide un piccolo animaletto attraversare in silenzio la porta lievemente aperta, che dava allo studio di Kintaro-sensei. Era un gatto. Un gatto tigrato arancione dal pelo lungo, per essere precisi. Ryoga pensò che appartenesse a Kintaro-sensei, perché aveva un collare, e sembrava abbastanza a suo agio, mentre con indifferenza andava a zonzo per la stanza delle visite.

Ryoga represse un ghigno malvagio, e si chiese quanto tempo sarebbe passato prima che Ranma se ne accorgesse.

Aveva sentito da qualche parte che, in una stanza piena di persone, i gatti possono in qualche modo individuare colui che odia i gatti più di tutti in assoluto, e dirigersi dritto da lui. Di certo era vero in questo caso. Il gatto andò direttamente verso Ranma che camminava, e si strofinò con affetto contro le sue gambe.

Ranma si arrestò a mezzo passo. Gli occhi gli si fecero delle dimensioni di una conca, completamente fissi in avanti.

Il gatto si attorcigliò intorno alle sue gambe, guardò curioso Ranma e miagolò.

I lineamenti di Ranma svanirono come in preda al terrore dal suo viso, e cominciò a tremare senza controllo. Quasi contro la sua volontà, la testa gli s’inclinò sul collo e costrinse i suoi occhi colmi di lacrime a guardare giù.

« Mraowr? »

« GYAAAAAAAAAAAAAA!!! » Ranma balzò dritto in aria e si appese disperatamente al lampadario che pendeva dal soffitto. Quell’urlo che si riconduceva alle sue prime esperienze mandò il gatto a gambe levate fuori dalla stanza, graffiando con gli artigli la mattonella. Tofu fissava Ranma meravigliato. Genma era disgustato, e Ryoga se la rideva semplicemente.

Un momento dopo, Kintaro irruppe nella stanza e si unì agli altri che fissavano Ranma, ancora appeso al soffitto, con gli occhi colmi di terrore, il tremito che minacciava di staccare il lampadario dai suoi fissaggi e scaraventarlo sul pavimento.

« Cosa diavolo è successo qui? » domandò Kintaro.

« G-g-ga… G-g-g-ga…! » balbettò Ranma incoerente.

« Ciò che Ranma sta cercando di dire » fece Ryoga con indifferenza, « è che un gattino tanto grazioso è entrato e si è sfregato contro le sue gambe ».

Kintaro battè gli occhi. « Non dirai sul serio? » Guardò Ranma con occhio penetrante. « Se non sapessi quello che faccio, da questa sua reazione direi che è stato sottoposto alla Tecnica Speciale dell’Attacco Felino ».

Genma si schiarì scomodamente la gola. « Be', uh, è così. L’ho addestrato al Colpo del Gatto quando aveva dieci anni ».

« Cosa?! » si rivolse Kintaro a Genma irosamente, la sua solita espressione cortese velata di rabbia. Genma si ritrasse contro la parete, per sfuggire alla ferocia del suo sguardo. « Sei matto?! Cosa diamine ti ha spinto a fare una cosa simile al tuo stesso figlio? Non sapevi quali sarebbero state le conseguenze?! »

« Ecco » disse Genma, avvizzendosi, « no. Io, er… non avevo mai letto quella pagina del manuale d’istruzioni ». Poi si drizzò, e ricambiò lo sguardo, sulla difensiva. « Ma la Tecnica dell’Attacco Felino lo ha aiutato nei combattimenti contro i suoi nemici più potenti ».

« Capisco » disse freddamente Kintaro. « È bello sapere che credi che vincere un combattimento sia più importante della salute di tuo figlio ». Genma sussultò. Kintarò spostò di nuovo lo sguardo sulla figura tremante di Ranma, e si rabbuiò. « Se tu potessi vedere quel che vedo io » continuò in modo vago, « la tua opinione sull’Attacco Felino potrebbe cambiare drasticamente. Quella tecnica non era stata bandita senza motivo, sappilo ».

Genma corrugò la fronte confuso, e guardò storto Ranma, chiedendosi cosa vedesse il vecchio che lui non potesse. Tutto quel che riusciva a vedere era suo figlio che farfugliava in preda al terrore, il che era già abbastanza imbarazzante. Che cosa poteva esserci di peggio? Vide Tofu salire in piedi sul lettino e sollevare delicatamente le dita tremanti di Ranma dal lampadario, per poi tirare giù il ragazzo sul tavolo.

Ryoga fissava il pavimento. In qualche modo, la reazione di Kintaro alla fobia di Ranma gli aveva rovinato il divertimento di vedere il suo grande rivale tremare di paura. E cosa intendeva con Se tu potessi vedere quel che vedo io?

Rivolse con calma la sua domanda a Tofu, quando il giovane dottore venne ad appoggiarsi al muro accanto a lui, mentre Kintaro premeva vari punti di pressione su Ranma nel tentativo di rilassare il ragazzo. « Che cosa intendeva? » chiese.

« Non ne sono sicuro » gli sussurrò Tofu, scuro in volto. « Sapevo che Ranma avesse paura dei gatti, ma non avevo capito che fosse connesso con il Colpo del Gatto, e sinceramente non l’avevo mai visto prima in un… attacco come questo. Ma ho notato uno strano grigiore nella sua aura, specialmente intorno alla testa, che è apparso non appena si è accorto del gatto. Potrebbe essere a questo che si riferiva il maestro Kintaro ».

Kintaro sorrise in maniera incoraggiante a Ranma, che sembrava stare un po’ meglio grazie al suo aiuto. « Perdona la mia gatta, Ranma. In genere le permetto di girare per la clinica di notte. Tiene lontani i topi, ed è una buona compagnia. Ma lo fa solo di notte » aggiunse rapidamente, mentre Ranma cominciava a muovere gli occhi intorno furtivamente. « L’ultima volta che l’ho vista, mi ha oltrepassato correndo ed è uscita come un fulmine dalla finestra ». Ranma si rilassò solo leggermente.

« Ho delle novità sull’incantesimo » proseguì. Ciò attirò l’attenzione di Ranma, che cessò bruscamente di tremare. Anche Ryoga, Tofu e Genma si sporsero in avanti.

« Cosa? Di che si tratta? Puoi spezzarlo? » chiese Ranma in un soffio.

« Temo che ciò vada oltre le mie capacità » rispose Kintaro. Ranma gemette e si mise la testa tra le mani.

« Mi dispiace, Ranma, ma tutti i segni indicano che si tratta di una sorta d’Incantesimo di Sangue, e gli incantesimi fatti col sangue non sono solo estremamente nefasti e senza scrupoli, ma sono anche molto difficili da rompere ».

Ranma levò su il capo. « Un Incantesimo di Sangue? Che diamine è? »

« Proprio quel che hai sentito. Un incantesimo fatto con il sangue di una creatura vivente. Più potente è la creatura, più forte sarà l’incantesimo. In base a quel che riesco a vedere nella tua aura, direi che il sangue usato era almeno umano, o forse addirittura quello di una bestia magica o mistica ».

Ranma scivolò giù dal lettino, si voltò e vi sbatté il pugno frustrato, mandando in frantumi la superficie di legno. Kintaro levò un sopracciglio alla vista del danno patrimoniale, ma non disse nulla.

« Deve pur esserci un modo per riportare indietro Akane » disse Ranma, fumante di rabbia.

« Ecco » fece Kintaro pensieroso, « il mio primo suggerimento sarebbe scoprire innanzi tutto chi ha fatto l’incantesimo ».

Ranma s’immobilizzò, fissando Kintaro. « Cosa? » chiese. « Cos’hai detto? »

Kintaro guardò Ranma. « Ho detto che dovresti scoprire chi ha fatto l’incantesimo ».

Ranma allargò gli occhi incredulo, e si diede uno scappellotto sulla fronte. « Che scemo! » esclamò. Per qualche motivo, non gli era venuto in mente che ci fosse un responsabile dietro l’incantesimo, anche se adesso sembrava così ovvio. L’incantesimo non poteva certo essersi fatto da solo, in fondo. Allora chi–?

Un leggero respiro sfuggì alla gola di Ranma quando i piccoli misteri che lo avevano tormentato tutto il giorno si misero a posto con terribile chiarezza. Lo strano presagio che sentiva quella mattina mentre correva a scuola, e che aveva toccato il culmine quando si era reso conto che Shampoo non lo aveva assalito tutta la settimana… La conversazione con Mousse e l’aver scoperto che il cinese aveva provato la stessa sensazione… La cartolina dalla Cina… Il modo in cui il fuoco rosso era comparso in cielo ad occidente…

Ranma socchiuse gli occhi, e si lasciò sfuggire un ringhio. « Perché, quella vecchia malefica! La ucciderò! Se crede di farla franca… »

« Aspetta » disse Ryoga, alzando le mani, la voce colma di tensione improvvisa. « Aspetta un momento, Ranma. Stai cercando di dire che dietro tutto questo c’è Cologne? »

Ma Ranma non lo stava ascoltando. Si rivolse a Kintaro. « Mousse ha ricevuto una cartolina da Shampoo oggi. Diceva che lei e Cologne sono in Cina per un allenamento speciale. È possibile che loro abbiano fatto l’incantesimo in Cina e che quello abbia percorso tutto il tragitto fino in Giappone per trovare Akane e me? »

Kintaro aggrottò le sopracciglia. « Non sono proprio sicuro che ci siano limiti spaziali per un Incantesimo di Sangue. Comunque non lo escluderei ».

« Allora devono essere state loro! » Gli occhi di Ranma scintillarono pericolosamente, e per un istante, Ryoga provò pena per Shampoo e Cologne. Ma solo per un istante. In fin dei conti, erano loro che avevano fatto sparire Akane. La fronte di Ryoga s’increspò per la rabbia, il sangue gli ribolliva mentre i suoi sentimenti inaspettatamente rispecchiarono esattamente quelli di Ranma.

« La cartolina diceva che saranno di ritorno in Giappone martedì » proseguì Ranma, l’aura battagliera che bruciava attorno al suo corpo. « E quando torneranno, non m’importa come, ma le costringerò ad annullare qualunque cosa abbiano fatto ad Akane! »

Ryoga si fece avanti per fronteggiare il suo rivale, con espressione determinata. « Ranma, so che abbiamo le nostre divergenze, ma solo per questa volta voglio restare con te. Hai bisogno di tutto l’aiuto possibile per opporti a Cologne e Shampoo ». Non aveva dimenticato come la vecchiaccia l’avesse usato, insegnandogli la Tecnica dell’Esplosione, ingannandolo nel fargli credere che, con quel colpo, avrebbe potuto distruggere Ranma, quando in realtà serviva solo per rompere massi. Strinse i denti e, quasi contro la sua volontà, allungò con freddezza una mano. « Tregua? »

Per un momento Ranma fissò con sguardo assente la mano allungata. Poi la sua espressione si ammorbidì in un mezzo sorriso sarcastico, e strinse fermamente la mano di Ryoga. « Tregua ».

« Adesso non farti la strana idea che siamo amici o cosa. Lo faccio solo per Akane, non per te, intesi? »

Ranma annuì con serietà. « Per Akane ».

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Fuori dalla finestra della clinica di Kintaro-sensei, una figura solitaria stava silenziosamente acquattata nell’ombra, e ascoltava attentamente ogni parola detta all’interno. Solo per quella notte, Mousse fu felice di avere la vista debole. A causa di ciò, il suo udito era molto più acuto, compensando le mancanze dell’altro senso.

Ranma aveva confermato le sue paure peggiori. Be', forse non proprio le peggiori. Quando la macchia rossa d’energia si era mossa come un razzo nel cielo, dirigendosi verso il dojo dei Tendo, Mousse aveva capito che, qualsiasi cosa avessero fatto Shampoo e Cologne in Cina, era giunto a buon fine. Aveva seguito velocemente la luce rossa, raggiungendo casa Tendo proprio dopo che l’incantesimo aveva portato a termine il suo orribile lavoro ed era scomparso. Aveva poi spiato e ascoltato il resto dal tetto dei Tendo. Era sicuro che Ranma avrebbe ripreso conoscenza con il cervello completamente confuso dalla magia, una magia che secondo Mousse avrebbe fatto dimenticare a Ranma la ora assente Akane, e l’avrebbe fatto innamorare di Shampoo.

Ma non era stato per niente così. Mousse era completamente confuso, ma stranamente sollevato. Se dietro l’incantesimo c’era Shampoo, perché non faceva innamorare Ranma di lei? Non sapeva che, facendo sparire Akane, avrebbe solo scatenato la sua ira? Ranma poteva essere uno stupido donnaiolo, ma era ovvio per tutti – persino per Shampoo – che, tra tutte le sue fidanzate, i sentimenti (se così potevano chiamarsi) di Ranma erano più forti per Akane.

E adesso sapeva che l’incantesimo fatto su Ranma e Akane era un Incantesimo di Sangue. Mousse rabbrividì. Di certo Shampoo non l’avrebbe mai finita con questa magia malvagia. Cologne, dal canto suo…
Non poteva essere contraria ad un Incantesimo di Sangue, finché adeguato alle sue necessità, e Mousse era tremendamente consapevole della facilità con cui Cologne riusciva a convincere Shampoo a proseguire nei suoi piani senza scrupoli, specialmente se Ranma era il premio che penzolava davanti a lei.

Ma a prescindere dal fatto che Shampoo fosse responsabile o meno dell’incantesimo, Ranma ora credeva che lo fosse. Ci sarebbe stato un combattimento e, pur essendo un’ottima combattente, Shampoo non poteva avere speranze di sconfiggere Ranma. Avrebbe potuto essere ferita; seriamente, se l’ira di Ranma era abbastanza grande.

Mousse non poteva permettere che ciò accadesse.

Si allontanò con cautela dalla finestra. Aveva dei progetti da fare prima di martedì.


Continua…


Nota delle traduttrici: Vi è piaciuto il nuovo capitolo?
Vi ringraziamo davvero di cuore per il sostegno che molti di voi ci hanno dimostrato. Ci auguriamo che continuerete a farlo sempre più numerosi.
Aspettiamo con ansia i vostri commenti. ^____^
   
 
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