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Autore: bubysan    15/11/2009    3 recensioni
Avete mai sognato di incontrare i nostri beniamini... nella realtà?
Se vi capitasse di trovarvi tra le braccia di Benji, andare in moto con Tom e ballare con Mark nel mondo così come lo conosciamo, il nostro mondo... cosa pensereste? Finireste per innamorarvi e non voler più tornare indietro?
Questa è la storia di una ragazza comune e di un'esperienza che di comune ha ben poco... vi va di vivere questo piccolo sogno con me?
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Due mesi senza giocare?” esclamarono in coro Tom e Bruce.

La smorfia di Holly parlava da sola, ma lui rispose ugualmente. “Così hanno detto.”

Il fallo subito il giorno prima aveva in parte compromesso la riabilitazione del crociato destro, suo flagello da quasi un anno. “Il medico ha prescritto riposo assoluto per una settimana, o l’infiammazione rischia di cronicizzarsi.”

“Dovrai rimettere le stampelle,” osservò Susie costernata.

Fortunatamente la prima partita prevista a calendario si sarebbe tenuta dopo l’estate. “Avrò tutto il tempo di riprendermi, non vi preoccupate.”

Il sorriso tirato di Holly rivelò che aveva bisogno di riposare, il dolore doveva averlo tenuto sveglio gran parte della notte. I ragazzi si accomiatarono, lasciandolo alle cure amorevoli di Patty.

“Questa non ci voleva.” Tom serrò la mascella con rabbia. “Per una partita di qualificazione poi.”

Gli infortuni di gioventù avevano lasciato profondi segni sul fisico dell’attaccante. Myriam ricordava bene le partite giocate allo stremo delle forze, con fasciature strette a spalla e caviglia, spesso all’insaputa dei compagni di squadra.

 “Si rimetterà presto, non temete” intervenne Benji serio, mentre uscivano dal retro per evitare la stampa accalcata all’ingresso. “Holly non è tipo da rimanere fermo a lungo.”

“Un po’ lo invidio” intervenne Bruce attirandosi una serie di sguardi perplessi. “Riceverà le coccole delle infermiere più carine del reparto ortopedia.”

Dopo un primo momento di stupore i ragazzi scoppiarono in una risata fragorosa.

“Bruce peggiora sempre” commentò Susie scuotendo il capo.

“Non lo credevo possibile,” scherzò Tom di rimando.

Cercando di tornare seria, Myriam percepì il clima di serenità generale. Ormai primi nel loro girone, li attendevano due settimane di vero relax. Se non fosse stato per l’infortunio di Holly avrebbero sicuramente passato il giorno a brindare allegramente.

Pochi minuti bastarono invece perché il gruppetto si sciogliesse, ognuno con i propri impegni per il pomeriggio. La calura estiva si univa all’umidità, e l’idea di sedersi a mangiare non allettava nessuno.

Benji si avviò in silenzio verso la macchina e lei lo seguì in silenzio.

“Hai programmi per i prossimi giorni?” chiese Benji aprendole la portiera, prima di fare il giro e salire a sua volta.

Gli lanciò un’occhiata incuriosita. Benji non faceva mai domande a caso, stava sicuramente tramando qualcosa. Ripensò al loro volo di rientro e un sorriso le piegò le labbra.

Complice una forte perturbazione, l’aereo sul quale viaggiavano aveva ballato fino all’arrivo a Tokyo. Mentre il panico dilagava tra i passeggeri, Benji aveva insistito per tenerla stretta tra le braccia, giocherellando con i suoi capelli e sussurrandole parole dolci all’orecchio. Tale l’abitudine a volare trovava quel trambusto esagerato, ma si era presto arresa alla voce carezzevole del ragazzo.

Come sono sdolcinata pensò tra sé, incrociando due occhi scuri che la fissavano in attesa di una risposta. “Nessun programma,” si affrettò a negare con un gesto del capo. Era certa che i battiti del suo cuore fossero udibili a chilometri di distanza ma si rifiutò di pensarci.

Il ragazzo avviò il motore senza distogliere lo sguardo da lei. Myriam deglutì abbozzando un timido sorriso, del tutto inconsapevole dell’immagine che poteva offrire a un osservatore esterno. Irradiava luce interiore. Energia potente, istintiva.

Benji si schiarì la voce, uscendo dal parcheggio e concentrandosi sulla strada. “Che ne diresti di una vacanza in barca? Comincia a fare troppo caldo per i miei gusti.

“Noi due soli?”

“Sì.”

Il ragazzo trattenne il fiato per un attimo. Si sarebbe lanciato da un treno in corsa piuttosto che veder spegnersi quel bagliore ambrato negli occhi che lo osservavano con stupore.

“Ok.”

Semplice e concisa. Nessun cambiamento nel tono di voce, nessun segno apparente di tensione. Espirò nuovamente. “Ok per la barca, oppure ok partiamo da soli?”

“Ok per entrambi.”

“Affare fatto allora” concluse il ragazzo con un sorriso mozzafiato.

Myriam lo guardò senza riuscire ad aggiungere altro. La portata della decisione appena presa le si insinuò nelle vene. Avrebbero davvero trascorso più giorni in barca, senz’altra compagnia che il mare? Stentava a crederlo. Il profilo rilassato di Benji alla guida contrastava con le piroette del suo stomaco. Forse aveva sognato. “Non ho l’abbigliamento adatto,” mormorò non appena ebbe recuperato l’uso della parola.

Benji si voltò verso di lei, sembrava divertito. “Dubito che il guardaroba di Gisèle offra molto in tema velistico, stavolta mi toccherà davvero accompagnarti a fare shopping.”

La ragazza sprofondò nel sedile lanciandogli uno di quegli sguardi che, se solo si fosse potuta vedere, avrebbe senz’altro cercato di reprimere.

 

* * *

 

Era mattina presto. Il sole si stava arrampicando dolcemente nel cielo, inondando di luce l’insenatura dove si erano ancorati per la notte.

Benji scese dal letto e si sgranchì le lunghe braccia. Una delle cose che amava sopra a ogni altra era fare il bagno appena sveglio. Uscì dalla cabina con passo leggero e si cambiò, indossando il costume messo ad asciugare la sera prima.

Fuori il silenzio era interrotto solo dallo sciabordio delle onde contro la chiglia e dallo stridio dei gabbiani che volavano in lontananza.

Si tuffò con una spinta dei potenti muscoli delle gambe, sparendo sott’acqua per riemergere alcuni metri più avanti. Iniziò a nuotare con lunghe e possenti bracciate, allontanandosi dalla barca.

L’acqua era fresca e limpida, e Benji si lasciò trasportare dalla sensazione di incredibile libertà che il mare riusciva a infondergli. Erano partiti da quasi una settimana e nulla sembrava poter guastare la magia del tempo trascorso insieme a Myriam. Per quanto condividessero castamente la cabina di poppa era certo che con un po’ di pazienza tutto sarebbe andato per il verso giusto.

Nuotò per diversi minuti, prima di scorgere una sagoma familiare che lo chiamava salutandolo con la mano.

“Buongiorno signorina” rispose poco dopo mentre, risalito a bordo, si scrollava i capelli passandovi le dita per riordinarli.

La ragazza gli si avvicinò, sfiorandolo con un bacio. Reagì al sale senza quasi accorgersene, passandosi la punta della lingua sul labbro inferiore. “Buongiorno a te.”

Una luce intensa illuminò lo sguardo del giovane. Noncurante del pigiama della ragazza, le circondò la vita con un braccio e la attirò verso di sé.

Myriam trattenne a stento una risatina.

“Sto cercando di sedurti, gradirei che prendessi la cosa più seriamente,” commentò Benji senza scomporsi. La ragazza gli passò una mano dietro l’orecchio, presentandogli con aria divertita un’alga rimasta impigliata tra i suoi capelli.

Un largo sorriso si fece strada sul volto di Benji. “Basta così poco per fermarti? Forse sei ancora addormentata, vediamo come rimediare al problema.

Un che di inaffidabile gli balenò negli occhi e Myriam si sciolse dall’abbraccio facendo un passo indietro. “Fermo Price, niente colpi bassi prima di colazione.”

Il ragazzo ignorò il monito e la sollevò da terra senza difficoltà.

“La mattina ti prende sempre così?” protestò lei a mezz’aria. “Sono ancora in pigiama!” Non fece in tempo a finire la frase che, con un agile balzo, Benji catapultava entrambi in acqua. “Cavernicolo” annaspò pochi istanti dopo fra le risate di lui, “quando scendiamo a terra ricordami di regalarti una clava.”

Benji si arrampicò su per la scaletta, senza smettere di ridere. “Così impari” la rimbeccò aiutandola a salire. Non appena fu a portata di braccio, la ragazza lo colpì sulla spalla con finta rabbia.

“Potresti almeno passarmi un asciugamano?” domandò gocciolando sul ponte.

Mentre aspettava con il braccio teso, notò una trasformazione nell’atteggiamento di Benji. La spensieratezza era scomparsa, lasciando il posto a un’espressione indecifrabile.

“Tutto ok?”

Le bastò un attimo per vedersi con i suoi occhi. Bagnata dalla testa ai piedi, la maglietta  incollata alla pelle, praticamente nuda in pieno giorno. Si coprì il petto con le braccia, mentre il viso le andava a fuoco.

Benji si scosse dal suo torpore e volse via lo sguardo con imbarazzo. “Scusami, non ci avevo pensato,” ammise porgendole un ampio telo di spugna.

La ragazza vi si avviluppò a mo’ di mummia, cercando di sembrare meno stupida di quanto si sentisse in realtà. Lui, abituato a ogni tipo di donna e avventura, stava dimostrando pazienza e nervi di acciaio. Lei sembrava bloccata ai pudori dell’adolescenza. Sentì un’onda di frustrazione montarle dentro.

“Sai che appena sveglio mi funziona solo un neurone,” cercò di sdrammatizzare Benji con una smorfia buffa.

Myriam abbassò gli occhi, e un timido sorriso le piegò le labbra. “Mi cambio e ti preparo la colazione.”

Scese sotto coperta e infilò un leggero vestito azzurro sopra al bikini. Si fermò un attimo a guardarsi allo specchio, incrociando lo sguardo della sconosciuta che solo Benji sapeva evocare. Sparite le occhiaie, il naso leggermente spellato dal sole e lontano, molto lontano il ricordo delle notti passate a sognare un futuro che fino a pochi giorni prima sembrava impossibile.

Inspirò a pieni polmoni e aprì la porta, dirigendosi verso la piccola cucina. Pochi minuti dopo il profumo di caffè arrivò fin sul ponte, decretando l’inizio della giornata.

“Grazie mille,” disse Benji mentre le prendeva dalle mani una tazzina fumante e un piatto pieno di biscotti.

Myriam si sedette a poppa accanto a lui. Doveva parlare del più e del meno e non pensare. Soprattutto non pensare al suo torso abbronzato e ancora nudo, la linea dei suoi muscoli si perdeva in un disegno armonico che le toglieva il fiato. “Pensi che andremo in paese a fare un po’ di spesa?” fu la prima domanda che le venne in mente.

Benji le fece l’occhiolino. “Come preferisci. Tu sei la mente e io il braccio, tu comandi nell’ombra mentre io agisco alla luce del sole.

La ragazza gli lanciò un’occhiata allegra. “Vuoi vedere cosa sono riuscita a fare ieri sera?” Prima ancora che potesse risponderle, gli mise in mano un pezzo di cima che aveva tenuto da conto la sera prima.

“Un nodo da parabordo, complimenti” la canzonò, divertito dai suoi tentativi andati a vuoto con nodi più difficili. “Sei quasi pronta per la Coppa America.”

Alla sola idea Myriam scoppiò a ridere e lo sguardo di Benji si illuminò. Vederla felice gli faceva sciogliere il cuore. Era così espressiva, così piena di passione. Le circondò la vita con un braccio per darle un bacio, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Alcune nuvole in cielo si stavano addensando, non lasciando presagire nulla di buono.

Si allontanò da lei con dolcezza. Myriam lo seguì con lo sguardo mentre raggiungeva agilmente la prua e azionava il comando elettrico per sollevare l’ancora.

“Prendi il timone e punta verso il promontorio” le ordinò da sopra una spalla.

Ubbidì, senza capire cosa lo stesse preoccupando. Cominciava ad avere un po’ di dimestichezza con le manovre in movimento, ma non era solito lasciarla sola al timone.

Poco dopo le era di nuovo affianco. “Dannazione,” esclamò azionando a vuoto il pulsante di accensione del motore. “L’elettrovalvola si è inceppata.”

La ragazza aggrottò le sopracciglia. “Non parte?”

“Sembra di no” rispose lui serio. “Direi che siamo nei guai.”

Myriam abbozzò un sorriso incredulo. Il sole brillava nel cielo e fino a pochi istanti prima il suo unico problema era stato tenere a bada i propri ormoni impazziti. “Che bello, è sempre un piacere iniziare la giornata con una buona dose di ottimismo.”

Benji non raccolse la scherzosa provocazione. In quelle condizioni avrebbero dovuto manovrare a vela fin dentro il porto, distante diverse miglia. La migliore volontà del mondo poteva non rivelarsi sufficiente nel caso il tempo fosse peggiorato.

“In marcia” concluse serrando la mascella. “Prima ci avviamo, prima arriviamo a destinazione.”

Myriam osservò in silenzio l’espressione indurita sul suo volto, cercando di assimilarne il repentino cambiamento. Provava fiducia estrema in Benji ed era certa che seguendo le sue istruzioni alla lettera tutto sarebbe filato liscio.

Rimase al timone mentre il ragazzo eseguiva le manovre con misurata lentezza, le mani  tese sotto i piccoli guanti che le aveva fatto indossare. In meno di mezz’ora il vento si era alzato di dieci nodi e il cielo si era parzialmente oscurato.

Nonostante il salvagente sentiva freddo e la salsedine le tirava la pelle, ma la concentrazione necessaria a tenere la rotta la rendeva immune alle oscillazioni del ponte. Si scambiarono poche parole, strettamente necessarie, veleggiando con onde sempre più alte fino a un piccolo villaggio di pescatori.

Sorrise alla vista del porticciolo, concedendosi un breve momento di relax. Benji lasciò le scotte (15) e le prese il timone dalle mani. Senza che glielo chiedesse si affrettò a sistemare i parabordi, camminando bassa per evitare di finire in acqua sul più bello.

Non appena superato il faro, i grandi massi che delimitavano l’ingresso delle imbarcazioni li accolsero nella loro cerchia protettiva. Grazie all’aiuto di un solerte ragazzino, poterono ormeggiare senza troppe difficoltà.

Myriam sentì le ginocchia tremare per la tensione accumulata, e si lasciò cadere a terra lanciando un sospiro di sollievo. Le prime gocce di pioggia le bagnarono il viso e le accolse con un sorriso. “Siamo stati fortunati.”

“Puoi dirlo forte” considerò Benji scivolando accanto a lei, affatto turbato dalla pioggia che si stava trasformando in acquazzone. “Senza quel ragazzo e con la tua abilità velistica avremmo girato su noi stessi per il resto della vacanza.”

“Grazie, non so vivere senza essere trattata male.”

Per tutta risposta Benji l’attirò a sé. Una folata di vento lì investì ma non vi fecero caso. “Sei stata bravissima, sono fiero di te.”

Myriam alzò lo sguardo, incrociando quello di lui. Provò un formicolio allo stomaco, unito a un ormai familiare senso di vertigine. Dopo un primo attimo di esitazione avvicinò le labbra alle sue, calde e morbide, e chiuse gli occhi, mentre lui la stringeva tanto da accorciarle il respiro.

 

* * *

 

“Fa meno male con uno strappo secco,” insisté scontrandosi con la diffidenza di Benji. Erano due giorni che doveva togliersi un cerotto e non c’era modo di convincerlo. La colla nera gli si appiccicava ai peli e continuava a lamentarsi. “Saresti pronto a giocare una partita con la spalla lussata e hai paura di un po’ di adesivo?”

Il ragazzo la guardò in cagnesco. “Che c’è di male?”

Myriam provò a non ridere ma fallì. Si era fatto un taglietto mentre aiutava il manovale a sistemare il quadro del motore e sembrava che avesse perso l’uso dell’arto. Se fossero stati ancora in porto le avrebbe chiesto di accompagnarlo al pronto soccorso. “Possibile che voi uomini facciate tante storie alla vista di una goccia di sangue?”

Visibilmente ferito nel suo amor proprio, Benji le porse il braccio. La ragazza prese un lembo del cerotto con la punta delle dita e tirò con forza. “Mi sa che mi sbagliavo” disse con una piccola smorfia, cercando di restare seria alla vista del polso depilato e di Benji che imprecava tra sé.

“Non dovevo darti retta” disse infine quando il bruciore si attenuò. “Se ne sarebbe andato con l’acqua di mare.”

Si, certo” fece lei di rimando. “Magari con l’aiuto di qualche squalo.” Guardò Benji con un sorriso. Seduti a prua potevano ammirare il profilo del sole prossimo al tramonto, ma qualcosa sembrava distrarlo. “Stai bene?”

Si, perché?”

Gli spostò con le dita un ciuffo di capelli ribelli. “Stai aggrottando la fronte. Lo fai solo se qualcosa ti preoccupa.”

Le circondò le spalle con un braccio, attirandola ancora più vicina. “Vorrei che questa vacanza durasse per sempre,” rispose cogliendola di sorpresa. “Tu hai qualcosa che mi fa sentire a casa” proseguì, divertendosi a fissarla mentre cercava di vincere l’ennesimo attacco di rossore.

Myriam pensò a qualcosa di brillante da dire ma non le venne in mente nulla. Con un sospiro si concentrò sul mare e il ragazzo rispettò il suo silenzio.

Nemmeno lei sarebbe mai voluta scendere da quella barca. Una volta superata la sua corazza di feroce riserbo scopriva un uomo complesso e adorabile, capace di scavarle nell’animo e accogliere le sue paure con infinita tenerezza. Al solo pensiero di perderlo sentì lo stomaco stringersi in una morsa.

La fissò con intensità crescente, prima di aprirsi nel sorriso che preferiva. “Tutto questo entusiasmo mi commuove.”

“Benji, io...

“Cosa?”

“Niente.”

“Conosco quel niente. Non è niente, è qualcosa. Tu cosa?”

Il rollio della chiglia sembrò accentuarsi nella sua mente. Non disse nulla. Si limitò ad alzarsi, porgendo al ragazzo la mano destra. Benji si mise in piedi, seguendola nella cabina che avrebbero condiviso per l’ultima notte. Mancandole il coraggio di esprimersi ad alta voce i suoi gesti avrebbe parlato per lei. Lo voleva, aveva bisogno di lui.

La luce del tramonto creava strane ombre intorno a loro, tutto era dei toni del rosa e dell’arancio. Myriam gli prese il viso tra le mani e lo baciò dolcemente, conscia del desiderio che sentiva crescere dentro di sé.

Sempre in silenzio Benji la strinse fino a che i loro corpi non aderirono perfettamente. Le sfiorò il collo con tanti piccoli baci, facendole scorrere la mano sulla schiena, mentre lei gli slacciava uno ad uno i bottoni della camicia. Un lento sorriso stirò le labbra del giovane allorché incontrò lo sguardo di lei, perduto di emozione.

Con un brivido Myriam gli scostò il cotone dalla pelle, passandogli le dita sul petto. Inspirò profondamente. Sapeva di mare.

Si sentiva nervosa, ma non era la stessa sensazione di timore che l’aveva bloccata tante volte. Un calore irradiava il suo corpo, generando una violenta sensazione di aspettativa. Trasalì al contatto delle labbra che il suo collo reclino aspettava inconsciamente e, senza quasi accorgersene, cominciò a respirare con affanno.

Si sdraiarono, senza staccarsi l’uno dall’altra. Da quel momento Myriam cessò di appartenersi. Chiuse gli occhi, aprendosi alle emozioni inafferrabili di una realtà sospesa tra lo spazio e il tempo.

 

* * *

 

Scrutò nella penombra il volto della ragazza addormentata al suo fianco. Mai aveva provato una tale urgenza mista a infinita tenerezza. I primi baci e le carezze erano stati il preludio di una passione crescente, che li aveva portati a fondersi nel primo vero abbraccio della sua vita.

Era quello l’amore? Evocò il ricordo di infatuazioni effimere quanto il battito d’ali di una farfalla. Immagini di volti femminili si confusero tra loro in un panorama indistinto e lontano. Sorrise.

Le sue labbra si posarono lievi sui capelli di lei. Fu improvvisamente colto da un timore istintivo, come se potesse sfuggirgli, quale sabbia tra le dita. Provò un’irrazionale fitta di gelosia e trattenne a stento l’impulso di svegliarla per riportarla a sé.

“Benji” lo chiamò.

Si bloccò per un attimo, fissando i suoi occhi chiusi. Si era svegliata? La sua voce cristallina non lasciava adito a dubbi.

Myriam sospirò, muovendosi inconsapevole nel sonno. “Benji” mormorò dolcemente.

Lo stava sognando. Il cuore gli tamburellò nel petto.

“Resta” sussurrò. “Non andare... ti prego.”

Lo stava sognando e voleva che restasse con lei, nel suo sogno.

Cercò di dare un senso ai sentimenti che d’un tratto lo sommersero, ma nessuna parola era potente abbastanza da definirli. Per un lungo momento si lasciò andare, annegando in quel vortice misterioso.

Quando riaffiorò in superficie sentì che non sarebbe mai più stato lo stesso. Guardò fuori, stupito che fosse ancora buio, che il sole non fosse sorto insieme a lui.

Pensò ai suoi genitori, all’amore che li aveva sempre uniti. Trent’anni di matrimonio e ancora si guardavano come il primo giorno. Sarebbe stato così anche per lui. Avrebbe amato la ragazza stesa al suo fianco per il resto della vita.

Fissò rapito la sua espressione inconsapevole, sentendo l’amore per lei fissarsi in ogni fibra del suo essere.

Dormiva più serena ora, un leggero sorriso disegnato sulle labbra.

 

 

Note:

(15) La scotta è un termine marinaresco che designa una cima, ovvero una corda che permette la regolazione delle vele di un'imbarcazione.

 

Per la parte finale di questo capitolo ho tratto ispirazione dalla canzone dell’ultima scena di Twilight, “Flightless bird, American mouth”, che potete ascoltare al link http://www.youtube.com/watch?v=7FddRcJwlT4.

 

 

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Cast della FF

Cliccate sui link sottostanti e si aprirà una finestra con le immagini dei personaggi principali... in ordine di apparizione nella FF:

 

Myriam

Benji

Patty

Susie

Holly

Tom

Bruce

Jennifer

Mark

 

   
 
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