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Autore: war    21/11/2009    3 recensioni
Fra gli esorcisiti, per combattere il Conte del Millennio e i Noah, viene inviato dal Vaticano un aiuto, giunto direttamente da quel Dio che a volte ci si dimentica di amare... La strada da percorrere è una sola: ed essa è sempre stata perfettamente delineata davanti ai nostri piedi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Komui Lee mi accolse con un sorriso un po’ tirato.
Il telefono sulla sua scrivania era sollevato e la cornetta poggiava sugli incartamenti che stava vagliando. Improvvisamente realizzai... e per conferma lanciai uno sguardo al calendario che era appeso alla parete alla mia destra.
Arrossii per il fatto che sull’immagine di sfondo non ci fossero rappresentati campi fioriti e pecorelle al pascolo o cinguettanti pulcini…
Komui seguì la direzione del mio sguardo e arrossì mentre Reeves si affettò a spostarsi e ostruirmi la visuale di quell’immagine poco decorosa di una donna discinta.
- Padre Leone chiede di te – mi informò il Supervisore.
Afferrai al cornetta e presi un profondo respiro.
- Padre!!! Che gioia immensa! Ma allora a me ci pensa? Le manco? – chiesi esagerando con l’entusiasmo.
Per un momento mi rispose il silenzio poi la voce possente del Camerlengo ruggì
- Angel! Razza di idiota!!!!! Quali erano gli ordini!?! Lo sai che giorno è oggi?!? Sei in ritardo! Due settimane di ritardo!!! Lo sai leggere un calendario anima di idiota!? –
Fui certa che persino Komui avesse sentito dal momento che il mi orecchio ronzava.
- Padre non le fa bene arrabbiarsi così! Suvvia cosa vuole che sia mai un pochino di ritardo? Lo sa che vi ho sempre nel cuore ed il mio pensiero è sempre con Voi, li a Roma! Prometto che per il primo congedo vi vengo a trovare e le porterò una confezione super gigante di bicarbonato o di quella nuova medicina per il mal di stomaco… -
- Basterebbe che tu fossi più responsabile ed il mio stomaco starebbe benissimo! – si lagnò lui, tuttavia, il suo tono pacato mi convinse che c’era dell’altro. Qualcosa che avrebbe messo me a disagio e lui si stava crogiolando in questa consapevolezza.
- Anche io le voglio un gran bene, Padre Leone! – dichiarai
- Allora verrai a ricevermi come si conviene domani! Arriverò a Londra con il treno di mezzogiorno. – e prima che potessi dire qualsiasi cosa la comunicazione venne interrotta.
- Sei sicura di stare bene? – mi chiese Komui osservando il mio volto.
- No. Sono malata. Tremendamente malata! Sono in punto di morte! – gemetti.
E quando spiegai la ragione del mio malessere anche il supervisore impallidì. Credo che l’intera sede centrale dell’Ordine Oscuro si precipitata in uno stato di agitata confusione.



Allen sedeva al mio fianco e stava succhiando con la cannuccia un frullato gigante. Da quando gli avevo fatto scoprire la delizia di arancia e cioccolata era praticamente diventato dipendente da tale bevanda. Lavi giocherellava con la buccia della banana, punzecchiandola con la forchetta per vedere se avesse qualche stana e anomala reazione. Lenalee sedeva di fianco al suo bello e ogni tanto gli lanciava uno sguardo indecifrabile. Link restava rigidamente composto sulla sedia di fianco a me, tuttavia la tensione dei suoi muscoli non si era affatto placata. Evidentemente l’idea di avere qui niente poco di meno che il Camerlengo in persona doveva aver influito anche sul suo sistema nervoso.
- Tu lo conosci bene? – mi chiese Lenalee curiosa
- Bene è una parola grossa… Diciamo che ho avuto modo di collaborare con lui in un paio di occasioni… - ammisi di malavoglia.
- Ti ha fatto una brutta impressione? – chiese lei preoccupata.
Padre Leone non faceva una brutta impressione, almeno non nel senso comune dell’uso del termine. Non era un brutto uomo, al contrario per certi versi era molto affascinante. In barba a tutte le regole monastiche egli aveva i capelli biondi e mossi, che portava lunghi fin oltre le spalle. Di solito erano diligentemente raccolti in una coda bassa, ma quando li lasciava liberi parevano davvero la criniera di un leone, per non parlare dei suoi occhi. Non era tanto l’azzurro scuro delle iridi, quanto la loro espressività a renderlo simile ad un rapace. Persino il naso aquilino, che io trovavo molto interessante su un volto maschile contribuiva a renderlo ancora più severo e ferale di quanto in realtà fosse.
Padre Leone metteva soggezione. Anche per il suo aspetto fisico imponente ma soprattutto per la sua aura carismatica. Quello era un uomo d’azione. Timorato di Dio indubbiamente, ma era anche colui che non aveva dubbi o esitazioni di sorta quando c’era da sporcarsi un po’ le mani. Il Camerlengo difficilmente delegava compiti e responsabilità che sentiva come sue. Per questa ragione mi piaceva. Per la sua serietà e la sua pignoleria invece lo detestavo profondamente e spesso avevamo avuto i nostri scontri verbali di cui i cardini della biblioteca non ci ringraziavano affatto.
- Padre Leone sa essere spaventoso quando vuole, ma per la maggior parte del tempo è una persona… Asciutta. Di buon cuore e generoso ma parco di parole e lodi. Se non ti lasci spaventare da lui, cedo ti piacerebbe molto, sai Lenalee? – le dissi.
- Non è molto tranquillizzante – appuntò Allen lasciando andare la cannuccia giusto il tempo di parlare.
- E’ solo la verità, non deve esserlo per forza… - borbottai mentre Lavi continuava a massacrare la buccia della banana apparentemente disinteressato ma fui certissima che non si fosse perso una singola parola del nostro discorso.
- Allora andrai tu a riceverlo alla stazione, domani? – chiese Lenalee che pareva desiderosa di accompagnarmi. Ma non potevo permetterlo. Il tempo del tragitto dalla stazione alla sede era quello che avevo a disposizione per relazionare gli ultimi accadimenti.
- Così ha richiesto lui. Vuole solo me… E credo anche di sapere perché… - borbottai incupendomi.
- Guai? – chiese Lavi che era molto sensibile ai cambi di umore altrui.
- Predicozzo in arrivo. Scommetto che si è già fatto un tracciato e magari anche un bel discorsetto riassuntivo contenente tutti i rimproveri che mi deve muovere… Il mio modo di agire non gli è mai piaciuto. Mi ha sempre considerata una specie di impiastro irresponsabile e incosciente che porta a termine gli incarichi più per fortuna che per vero merito… - ammisi. Non era del tutto vero. Sapevo che i caso di bisogno Padre Leone aveva piena fiducia in me, come io ne avevo in lui. Su un campo di battaglia non mi sarei fatta guardare le spalle da nessun altro e la cosa era reciproca, tuttavia avevamo due caratteri troppo simili per non urtarci a vicenda quando i tempi erano tranquilli.
- Angel, non avresti voglia di allenarti un po’ con me? – chiese Allen posando il bicchiere ormai vuoto sul tavolo.
- Ma come anche oggi? Non abbiamo combattuto abbastanza in quell’orrendo incubo in cui ci aveva imprigionati quella Noah? – protestò Lavi.
- Proprio per quello voglio allenarmi di più. Le prendiamo tutte le volte e ci salviamo per il rotto della cuffia. Sono stufo di ridurmi come una mummia tutte le volte! – si accese l’albino.
- Si però… Avete bisogno anche di riposarvi… - si intromise Lenalee che era preoccupata sia per lo stato di salute fisico di Allen che per il suo stato emotivo. I suoi grandi occhi violetto fissavano le bende che avvolgevano il polso del ragazzo con una nota triste e dolorosa.
- Non ci stancheremo troppo! – assicurai mentre mi alzavo e seguivo Allen.
Spostai il peso da un piede all’altro. Il fianco mi faceva ancora un po’ male. A causa della ferita che Road mi aveva inflitto alla gamba, mi ero trovata rallentata nello spostamento laterale e il calcio di Allen mi aveva colpita in pieno, mandandomi a gambe levate nell’arena dove ci stavamo allenando. Dando una bella zuccata al suolo. Si era sentito persino lo stonk! Non era successo nulla di grave ma negli occhi dell’albino passò un lampo di senso di colpa che mi fece capire di dover interrompere l’allenamento. Se mi avesse colpita di nuovo, e non era da escludere considerando la sua buona tecnica combattiva, non avrebbe più smesso di farsi delle inutili paranoie.
Ferma fuori dall’infermeria, aspettavo che anche al ragazzo venissero sistemate le fasciature che si erano allentate durante la nostra attività fisica.
Fu allora che vidi arrivare Yu, dal fondo del corridoio. Non so perché mi venne da chinare il capo imbarazzata. Era assurdo! Dopotutto tra noi non era successo un bel niente! Anzi, lui mi ignorava come suo solito! Allora perchè provavo vergogna? Perché mi aveva vista vestita in quel modo ridicolo? Oh, avanti! Mi ci avevano vista pure Lavi e Allen e con loro non era affatto un problema! Poi un flash, di quel passato dimenticato…
Camminavo per un lungo patio splendente. La luce attraversava le colonne e il tetto fatto di un materiale opalino e traslucido, la mia figura si rifletteva sulle piastrelle del pavimento e la figura davanti a me si muoveva con una grazia e una leggiadria tali che non si sarebbe mai sospettata per la figura alta e possente che era. Indossava una veste bianca, con una cintura dorata a cingerli i fianchi, mente i capelli erano un manto nero e lucente. Come quelli di Yu, quando gli si erano liberati dalla costrizione del fermaglio.
- …. – avevo detto qualcosa e la figura davanti a me si arrestò di colpo.
Colta impreparata da quel gesto gli ero andata a sbattere contro ed era stata la sua mossa rapida ad evitare la mia caduta a terra.
I libri che tenevo in mano avevano prodotto un tonfo sordo sul pavimento, uno si era aperto mostrando pagine scritte in idioma che non ero più in grado di leggere, ma la mano grande a calda dell’uomo continuava a tenermi il fianco.
- Tutto bene Azael? Devi guardare avanti quando cammini. Il mondo non è sulla punta delle tue scarpe ma tutto intorno a te – mi disse.
Quella voce… Quella voce! Era la sua voce! LUI!
- … - risposi
Il mio sonoro era sempre out off limits…
Finalmente! Finalmente riuscii a mettere a fuoco la sua immagine!
Un ovale perfetto, labbra rosee e piene. Parevano fatte per attrarre i baci e poi gli occhi! Dolci e mesti. Due occhi che si aprivano su infiniti mondi e li inondavano di luce e di calore… Occhi del prezioso colore dell’oro che sfumava… Sfumavano e diventavano… Blu.
Battei le palpebre.
- Mi sa che il Moyashi te l’ha data proprio forte quella botta in testa! – Kanda.
Stavo fissando gli occhi di Kanda? Istintivamente mossi un passo indietro e cozzai contro il muro. Notai la perplessità passare nel suo sguardo.
- Angel… - mi chiamò serio.
- Ah… Si… Ciao… Cioè… Sto bene! – e questa? Non ero mai stata dislessica in vita mia!
Lui parve voler dire qualcosa ma ci rinunciò e passò oltre.
Aprì la porta dell’infermeria e disse – Krowley, ti vuole il supervisore Komui… Hanno finito di medicarti? –
- Arrivo, arrivo! – borbottò la voce di un uomo e poco dopo le due figure uscirono dall’infermeria, ignorandomi.
Osservai l’Esorcista che non avevo ancora avuto modo di conoscere. Era altro e… strano. In effetti pareva davvero essere una di quelle figure uscite dai libri dell’orrore che parlavano di vampiri. Però la sua indole mi pareva piuttosto remissiva e ingenua. Seguiva Yu come se ne avesse soggezione…
- Mi hai aspettato? – la voce di Allen mi fece spostare lo sguardo.
- Già. Ti dispice? Link ha detto che ti aspetta in camera, ha borbottato qualcosa circa la tua scarsa istruzione… - lo informai.
Lui gemette.
- Mi vuol far fare di nuovo geometria! – immaginò.
- Non ti invidio proprio, quindi ti accompagno ma poi mi defilo! – lo avvisai.



Per una volta tanto il treno fu puntuale come un orologio Svizzero. Non so se fosse dipeso dalla volontà divina o dal fatto che a bordo ci fosse il Camerlengo, ma di fatto mi ritrovai ad aguzzare la vista alla ricerca delle vistose uniformi della Guardia Svizzera.
Ci rimasi di sasso quando notai che Padre Leone era venuto da solo e nemmeno in pompa magna. Indossava l’abito sacerdotale e portava un gigantesco crocefisso, avvolto nella sua custodia, sulle spalle.
Provai l’impulso di correre ad abbracciarlo, per poi sapere perfettamente che avremmo iniziato a discutere animatamente. Anche lui mi vide e mi fece un sorriso.
- Padre Leone! – esclamai andandogli incontro e raccogliendo la borsa da viaggio che aveva posato a terra.
- Angel Cielo… Cosa sono quei nuovo graffi? – mi chiese diventando subito pratico. Sapevo che i convenevoli non potevano certo protendersi molto, ma neanche quella brutale immediatezza! Alzai gli occhi al cielo e iniziai a relazionare.
Come sempre l’uomo non fece nessuna interruzione fino a quando non ebbi terminato il racconto e poi passò a l contrattacco con le sue domande.
Camminavamo lentamente lungo la via che portava da Victoria Station fino a Bukingham Palace dove avremmo preso il battello fluviale per arrivare fino al Tower Bridge e poi ci saremmo inoltrati per le docksland e alla fine avremmo raggiunto la sede dell’Ordine.
Ci avremmo messo grosso modo un ora e mezza.
- Facciamo una deviazione – mi disse l’uomo puntando in una direzione diversa rispetto a quella che stavo per prendere.
- Dove andiamo? – chiesi seguendolo.
- Non lo immagini? Cosa c’è da quella parte? – chiese divertito.
- La White Chappel… Oh… Capisco. Quindi è questa la ragione della sua venuta a Londra? – indagai
- E’ il motivo ufficiale. Di certo sarebbe andato bene qualunque sacerdote, saresti persino potuta andare bene tu, tuttavia a causa del tuo ritardo, il Santo Padre si è preoccupato. E da quanto mi stai raccontando non lo ha fatto infondatamente. – mi disse.
- La situazione è davvero intricata. Ed io non posso muovermi come vorrei. Ci sono troppi equilibri che non devono essere minati. Per ora sto lavorando per conquistarmi la fiducia degli Esorcisti. – ammisi.
- Qualcuno ti intralcia? – chiese lui serio.
- No, nessuno al momento. E’ solo che hanno personalità differenti, devo quindi prestare attenzione a quello che faccio. – ammisi
- E i Noah? – chiese lui attento.
- Per ora l’incontro ravvicinato l’ho avuto solo con due di loro. Tyki Mikk e Road Kamelot. – Relazionai.
- Opinione? – domandò lui mentre preparava tutto il necessario per esorcizzare la piccola cappella. Dopotutto era stato proprio in quel luogo che si era conclusa l’oscura vicenda di Jack The Ripper. O almeno questo era quello che sembrava.
- L’aristocratico Tyki Mikk non sarebbe male se non avesse quel Noah piantato dentro di se. Mi è parso ancora un po’ combattuto in merito al suo essere. Forse non ha dimenticato completamente cosa significhi essere umano o comunque vivere al loro fianco. Tutt’altro discorso è la piccola vipera. – dissi.
- La Noah dei Sogni è quella più benvoluta dal Conte. Ci sarà una ragione, ti pare? – sorrise Padre Leone.
- Già. E’ pericolosa e mi è parsa parecchio interessata al nostro uomo. O forse al Quattordicesimo. C’è qualche legame particolare fra i due? Qualcosa che si è scoperto e che io ancora non so? – chiesi attenta.
- No. Proprio perché brancoliamo nel buio sei tu che deve raccogliere informazioni sul Quattordicesimo. Sei riuscita a parlargli? – chiese.
- No. Ho conversato solo con Allen Walker, tuttavia nella Stanza Segreta all’interno dell’arca, egli si è mostrato. Nello specchio. – dissi ricordando perfettamente quel momento.
- E? La tua faccia si è fatta preoccupata – notò lui.
- Anche io ero apparsa… Diversa – ammisi con un cenno della mano.
Padre Leone sospirò.
- Forse il sigillo di Leonardo sta perdendo di efficacia. Dopotutto sono passati più di tre secoli… Vuoi che lo controlli? – si offrì l’uomo.
- Non ha ancora scoperto come ricrearlo, Padre? – chiesi un po’ preoccupata. Non ero certa che fosse il sigillo ad essersi indebolito. Era più probabile che fossi io ad aver aumentato la mia forza spirituale. Come l’Innocence si evolveva anche io stavo… Crescendo. Dio voleva rendere i suoi discepoli più forti, in vista dello scontro che ci avrebbe attesi. Lo dissi a Padre Leone che sospirò e mi mise una mano sulla testa.
- Vorrei che tu fossi un po’ più stupida, per poter raggirare facilmente le tue paure, ma non lo sei. E credo che ci sia del vero in quello che dici. Ad ogni modo, vuoi che ricontrolli il sigillo? – chiese lui.
Annuii prima di sfilarmi giacca e camicia. Faceva freddo lì dentro, con solo la canottiera e la debole luce delle candele dava alla mia ombra un aspetto deforme.
Portai una mano all’orecchino e con lentezza me lo sfilai.
L’Innocence si attivò immediatamente, libera da costrizioni.
Percepii una realtà diversa. Come se i miei sensi fossero diventati molto più acuti. Odori più intensi, suoni più forti, una diversa percezione visiva, come se persino le statue avessero preso una dimensionalità diversa. Il volto della madonna pareva esprimere compassione, quello di Gesù sofferenza. Mi aspettavo di vedere le lacrime bagnare il marmo bianco da un momento all’altro. Tornai ad osservare il pavimento e la mia ombra.
Se prima era deforme ora era semplicemente mostruosa.
Sospirai sentendo comunque un piacevole senso di libertà. Avevo appena formulato quel pensiero che le sentii distendersi, come stiracchiarsi dopo un lungo letargo.
Qualche piuma cadde al suolo, volteggiando.
Poi le ali si richiusero e Padre Leone si alzò dalla panca di legno e mi fronteggiò.
- Sono davvero belle – mi disse accarezzando il piumaggio come di potrebbe fare con un passerotto o una colombella.
- Davvero? A me ricordano solo che non sono più umana… - borbottai.
- Sono le ali della speranza. Sono le ali di un’Angelo di Dio, il nostro custode. Sono le ali che ci proteggono e ci ricordano la grandezza di Nostro Signore. Non sono brutte. Sono solo… Pesanti da portare. – mi disse chinandosi su di me e baciandomi il capo.
Avevo voglia di piangere.
- Ricorda Angel… Essere umani non significa solo avere un corpo di carne e sangue, significa sentire col cuore. E tu in questo sei indubbiamente umana, credi a me. – mi disse con un sorriso prima di rimettermi l’orecchino.
Le ali sparirono ed io sentii che l’Innocence dentro di me si addormentava.
Mi rivestii prima di irrigidirmi di colpo.
Akuma!
Ed eravamo circondati!



Padre Leone prese il suo crocefisso, lo sfilò dalla custodia e lo attivò. Un arma di altissima precisione, quasi il fucile di un cecchino, solo in versione gigante. Punishment. Sbuffai realizzando che io sarei stata quella che doveva sporcarsi le mani.
- Tieni! – sogghignò Padre Leone lanciandomi una fionda.
- Grazie tante… - borbottai dirigendomi verso il vaso di fiori posto ai piedi dell’altare.
- Perdonami o Signore… - mormorai afferrando un manciata di sassi bianchi che nascondevano il terriccio e infilandomeli in tasca.
- Il furto è un crimine, sia per la legge degli uomini che per la legge di Dio. Taccerò per gli uomini poiché lo ritengo un segreto da confessionale ma cinquanta Pater, Ave e Gloria per l’assoluzione – mi disse Padre Leone con un ghigno.



Evidentemente di chiasso ne avevamo fatto parecchio perché, alla fine della battaglia, quando mandai in frantumi anche l’ultimo Akuma che tentava di fuggire con un colpo di fionda degno di un cecchino mi accorsi che Lenalee e Lavi erano accorsi in nostro aiuto.
- Tutto bene? - chi chiese l’erede di Bookman osservandoci attentamente.
- Tutto ok. – risposi infilandomi la fionda in tasca. - Dunque è così che agisce la tua Innocence? Diventa i proiettili di quella fionda? Era da un po’ che mi chiedevo quale arma antiakuma tu potessi attivare! – ciarlò curioso come sempre.
Lenalee mi fissava un po’ intimidita.
Mi voltai verso Padre Leone che stava richiudendo la sua arma.
- Ti avevo avvisata no? Ma è tutta scena! Tranquilla, le belle ragazze di solito non le morde! – scherzai prima di presentare al Camerlengo la sorella del Supervisore Komui Lee, nonché Esorcista.
- Wow che arma magnifica! – disse Lavi osservando con occhi lucenti la croce che il prelato si era di nuovo caricato in spalla.
- Angel, com’è che quando ci sei di mezzo tu si riesce ad essere perennemente in ritardo? – domandò l’uomo severo.
- Ecco, lo sapevo! Perché da la colpa a me, Padre? E’ stato lei a voler fare la deviazione!!! – protestai.
- Impara il silenzio e l’umiltà! Ho detto che è colpa tua! – ringhiò lui.
- Ma non è giusto!!! Sacerdote corrotto di inizio secolo! – lo pungolai.
La croce si abbattè sulla mia testa.
- Silenzio ho detto! Se hai la lingua tanto sciolta recita le tue preghiere! E già che ci sei raddoppia la dose, per la tua mancanza di rispetto nei miei riguardi! –
- Ma Padre!!!!! – mi lagnai facendo ridere i due ragazzi.



  
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