E con
grande piacere vi
presento il capitolo ventunesimo!!!
1
2
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GO!!!
CAPITOLO
VENTUNESIMO.
Le notti successive erano le più angoscianti per Lisa.
Nonostante i giorni, le
settimane volavano in un lampo, non riusciva a togliere dalla testa
l’ultimo e
triste incontro con lui. Continuava a pensare e ripensare, vivere e
rivivere
ogni singolo attimo in cui le labbra di Greg sfioravano le sue
trasformando
quel tocco delicato in un bacio appassionato e ardente. Appassionato e
ardente,
ma dolcissimo e deciso, segno che non era l’unica ad aver
desiderato quel
bacio. Forse si sbagliava, ma quel bacio sembrava che anche lui lo
aveva desiderato
con tutte le sue forze. Però ancora una volta la ragione
aveva preso il
sopravvento sul cuore: quella dannata rabbia, che non era riuscita a
disintossicare, aveva rovinato l’atmosfera. Dialoghi
concitati, parole
stranamente dolci e tristi di lui, le sue grida e Greg sparire dietro i
monti
con il suo cavallo nero lucente.
In quegli attimi passati a perdersi nei suoi occhi blu oceano, aveva
percepito
un mix di emozioni indecifrabili: passione, delusione, desiderio,
amore, sensi
di colpa, tristezza, malinconia, paura.
Da quella notte, Lisa non riusciva a darsi pace. Non riusciva a capire
perché
aveva reagito in quel modo. Dopo tutto, perdersi nei suoi occhi,
osservare il
suo viso, assaporare la dolcezza dei suoi abbracci, sfiorare le sue
labbra
erano ciò che aveva desiderato nel profondo del cuore. Si
dava della stupida
ogni volta che la mente ritornava a quell’incontro.
Però la cosa che non le
andava giù era stato il fatto di essere stata messa contro
la parete,
intrappolata come un uccellino in gabbia. Forse era questo il motivo
della
rabbia che le era esplosa mandando a monte quell’atmosfera
romantica.
Non c’era giorno, ora, minuto, secondo trascorso a
rimpiangere di averlo
trattato malissimo, ma allo stesso tempo il pensiero di andargli
incontro e
parlargli la metteva in agitazione. Temeva la sua reazione. Aveva paura
che lui
non l’avrebbe ascoltata, guardata, abbracciata.
Così aveva deciso di
pianificare ogni possibile mossa per evitarlo, per non perdersi nei
suoi occhi
intensi e affascinanti, per non desiderare ancora una volta essere
abbracciata
da lui, sentire i battiti del suo cuore, il suo caldo respiro sul
proprio viso
e il tocco delle sue calde labbra sulle proprie. Doveva evitarlo a
tutti i
costi. Lasciare che le acque si calmassero.
************************************
L’estate aveva ormai bussato alla porta: un tiepido giugno
lasciava il posto ad
un caldo e birichino luglio.
Gente che camminava a passi lenti per le stradine, sfrecciare di
carrozze che
correvano come furie, grida di bambini che si divertivano a giocare ai
cowboy o
a cavalieri e principesse, anziane signore sedute in panchina
all’ombra di un
grosso albero intenti a spettegolare su qualsiasi cosa.
Nell’aria si sentiva qualcosa d’invitante, un
qualcosa capace di far arrivare
l’acquolina in bocca a chiunque: profumo di dolci fatti in
casa.
Il profumo di ciambelle invadeva ogni angolo della casa dando anche
alla testa.
< Amore, che buon odorino! >
Enfatizzò il signor Cuddy afferrando una ciambella e
portandola alla bocca.
< Hey! >
Esclamò la moglie con le braccia conserte.
< Buongiorno a tutti! Devo scappare, sono un po’ in
ritardo! >
Entrò Lisa afferrando una ciambella al volo.
< Tutto bene? >
Domandò preoccupata la madre.
La figlia si limitò ad annuire e uscì di fretta.
La madre intuì dalle occhiaie sotto gli occhi della figlia
che non aveva
dormito per tutta la notte. Era molto preoccupata. Non ne poteva
più di vederla
in quella situazione. Vederla soffrire per quell’uomo.
Eppure, dalle voci che
aveva sentito al lavoro, non era l’unica a a o passare
giornate buie. Pareva
che anche il signorotto passava dei momenti no. Nessuno lo aveva visto
più
gironzolare in paese, stuzzicare qualcuno per divertimento. Altre voci
dicevano
che trascorreva intere giornate nei pressi di un castello abbandonato e
nessuno
sapeva cosa combinava.
Il marito vedendola persa nei suoi pensieri, la chiamò alla
realtà.
< Scusa. >
Sospirò la moglie.
< Sei preoccupata per loro? >
Domandò il marito scrutando i suoi occhi celesti.
La moglie si limitò ad annuire con espressione triste e
preoccupata.
< Devo dire che non me l’aspettavo! Il signorotto
è riuscito ad
impossessarsi del cuore di mia figlia! Sai, mi ricorda un pò
noi! >
La moglie sorrise nel ricordare la loro storia d’amore.
I due si sedettero uno di fronte all’altra.
Il signor Cuddy prese le mani della moglie e le accarezzò
dolcemente.
< Quanto tempo è passato dal quel nostro primo
incontro! Quanto ti ho vista,
per la prima volta, sembrava che il mondo non esistesse,
c’eravamo solo tu ed
io! Quanti notti insonni ho passato a pensarti. Quante volte desideravo
abbracciarti, coccolarti, baciarti sotto il nostro manto stellato.
Abbiamo
superato tantissimi ostacoli che non avevano fatto altro che dividerci.
Eppure
noi siamo qui, innamorati più che mai. Ricordo come se fosse
ieri il nostro
primo bacio sotto l’albero di quercia! Emozioni
indescrivibili! Come toccare il
fondo marino, arrivare sulla vetta dei monti più alti,
afferrare la stella più
lontana dell’universo. Ricordi le nostre iniziali incisi su
quel tronco? Ancora
adesso il vento non è stato capace di cancellarli
perché il nostro amore è più
forte di qualsiasi uragano, pestilenza, guerra. E’ il
sentimento più forte che
nessuno è stato mai capace di distruggerlo e mai
riuscirà a farlo.
E’ come una rosa! I petali rappresentano l’amore.
Tu per raggiungerlo scali lo
stelo pieno di spine. Ogni spina rappresenta lacrime, sofferenze e
dolori. Una
volta raggiunto il traguardo, mille emozioni colorate pervadono il
corpo.
Emozioni indecifrabili, bellissime da provare. E allora ti senti
completamente
in paradiso. >
Si fermò un attimo.
Nel vedere la moglie commuoversi, baciò delicatamente la sua
morbida mano.
< Nonostante tutto questo tempo sei rimasto ancora un vero e
proprio
romanticone! Ti amo! >
Disse la moglie con voce delicata mentre le lacrime appannavano la
vista.
Il marito asciugò il suo candido volto e sorrise.
Rimasero in silenzio per qualche minuto. Solo i loro occhi parlavano,
sussurravano dolci parole.
< Amore, nostra figlia è innamorata! La nostra
piccola bambina è diventata
donna! >
Disse l’uomo con voce quasi malinconica.
La moglie si limitò a sospirare.
< Però soffre! Dobbiamo fare qualcosa per quei due!
Sono troppo orgogliosi!
>
Affermò la donna.
I due si guardarono mentre la loro mente viaggiava in cerca di un
qualcosa, un
qualsiasi cosa pur di fare incontrare quei due innamorati in modo da
porre fine
alla loro sofferenza.
Mentre cercavano delle idee, qualcuno bussò al portone.
La moglie incuriosita, si allontanò dalla cucina e si
diresse verso l’ingresso
ad aprire il portone.
Rimase stupita nel vedere chi fosse, anzi chi fossero. Era senza parole
perché
non si aspettava di vedere proprio quelle tre persone con espressione
che
imploravano aiuto.
< Signora Cuddy, non c’è tempo! Venite con
me, per favore! >
************************************
Il castello era stranamente molto quieto. Regnava un silenzio assoluto,
quasi
dark.
Non c’era anima viva che passeggiava lungo i grandi corridoi.
Sembrava un
castello abbandonato, abitato forse dai fantasmi feroci e vendicativi.
Ed ecco ondeggiare nell’aria rumori di grandi passi veloci e
il silenzio svanì
velocemente.
Camminando frettolosamente, le suole degli stivali si consumarono
sempre più in
fretta ticchettando in passi militari contro la superficie liscia del
pavimento.
Era don Wilson che, preoccupato, si dirigeva verso la camera del cugino.
Dopo quell’ultimo incontro, non lo aveva più
sentito perché era dovuto
ritornare nella propria contea a causa delle emergenze di lavoro. Mai e
poi mai
aveva creduto che il signorotto da vero ficcanaso diventasse un
fantasma
solitario.
Era come se fosse smaterializzato in aria. Non si faceva vedere in
paese, non
stava quasi mai nel castello, spariva la mattina presto e tornava la
sera
tardi. Non capiva cosa stesse combinando di nascosto. La situazione era
davvero
preoccupante.
Quando si trovò di fronte alla camera del cugino, una vocina
femminile attirò
l’attenzione.
< Jimmy, aspettami! >
Era una donna di media corporatura, un bel vestito lungo fino alle
caviglie
tipo quelle delle balie, occhi celesti e un sorriso dolce.
< Buongiorno, signora Cuddy! Qual buon vento? >
Domandò gentilmente.
< Sono corsa subito dopo la visita dei bravotti! Mi sono subito
preoccupata
nel vedere i loro volti angosciati! Ed eccomi qua! >
Jimmy sospirò. Allora la situazione era davvero
più preoccupante di quanto
pensasse.
Con espressione ansiosa, bussò alla porta della camera di
Greg.
Nessuna risposta. Silenzio totale.
I due si guardarono preoccupati e ansiosi.
Presa dalla voglia di porre fine a questa situazione insostenibile, la
signora
entrò di scatto.
La scena che si presentò davanti fece crescere enormemente
la preoccupazione.
Don House con una barba più lunga del solito, vestiti
sporchissimi di polvere e
terreno, stivali pieni di fango ed erbe, mantelli strappati. La camera
era
irrespirabile poiché non aveva subito il riciclo di aria
pulita e fresca.
Greg dormiva profondamente e russava peggio del fischio di un treno.
La donna aprì le tende e una luce accecante andò
a colpire gli occhi
dell’addormentato.
< Hey, svegliati! >
Disse la donna dondolando il corpo dell’addormentato.
Greg, semiaddormentato, si girò a pancia in giù.
Strinse il guanciale e cercò
di prolungare il sonno. La donna continuò a dondolare il suo
corpo finché lui
non decideva di svegliarsi.
Così il povero Greg dovette arrendersi. Si mise a pancia in
su e, a stento,
iniziò a pronunciare qualche sillaba.
< Lasciatemi in pace! >
Furono le uniche tre parole che uscirono da quella bocca.
Si mise in posizione seduta sul letto con gli occhi ancora
semiaddormentati.
Fece un grosso sbadiglio e altre sillabe uscirono dalle sue labbra.
< Voglio il whisky! >
Disse con tono imperativo.
La signora Cuddy, presa dalla rabbia di vederlo in quello stato, gli
diede un
grosso schiaffo.
Jimmy rimase a bocca aperta nel vedere quella scena.
Greg rimase indifferente a quel gesto.
< Wow! Dovete avercela nel sangue schiaffeggiarmi! >
E un altro schiaffo colpì la guancia opposta.
< Razza d’incapace che non sei altro! Se non fai
ciò che ti dico, passerai
enormi guai! >
Disse la donna con tanta foga stringendo fortemente la sua camicia
puzzolente e
fradicia di sudore.
< Prima cosa, la barba ritornerà come prima! Seconda,
una bella lavata nella
tinozza piena di acqua calda! Terza, abiti nuovi! >
Ordinò con tono severo e serio, come un Re che dava ordini
ai propri sudditi.
< Ma... >
Greg non riuscì a dire qualcosa poiché la signora
lo afferrò, con molta forza,
per il braccio alzandolo dal letto.
Gli diede il bastone e fece segno a Jimmy di accompagnarlo nel bagno.
Il povero Wilson oltre a tagliare la barba folta del cugino doveva
sopportare
le sue lamentele mentre la signora Cuddy riempiva la grande tinozza di
acqua
calda.
< E chiudi questa boccaccia! >
Gridò la donna stanca di sentire i suoi continui lamenti.
Don House fece finta di non sentirla e continuò a parlare a
vanvera.
< Ahi! >
Gridò il signorotto nel ricevere un pizzicotto dalla donna.
Jimmy sorrise. Sapeva che Greg odiava essere pizzicato come un bambino,
però
era molto efficace per farlo zittire.
La donna uscì dal bagno lasciandoli soli, poiché
Greg doveva farsi un bel
bagno.
“Certo che è proprio una testa dura quel
Greg!”
Pensò raccogliendo gli indumenti ormai sgualciti e
sparpagliati nella camera da
letto.
Ora doveva solo spingerlo a fare la prima mossa e finalmente porre fine
alla
loro sofferenza che non faceva altro che portare infelicità
nel loro cuore.
Sapeva che sarebbe stata un vera e propria impresa, ma doveva provarci
e
sperare.
Sperare tanto!
************************************
Il sole brillava di una luce color giallo intenso, leggere e
trasparenti
nuvole, spinte da una leggerissima brezza, vagavano per
l’azzurro cielo.
L’atmosfera era di una serenità totale, ma stonava
un po’ con l’umore di una
giovine sdraiata in penombra di una grossa quercia.
Osservava il cielo azzurro e le acque calme del lago di un blu
intensissimo.
Era talmente stanca che quando aveva udito le campane in piazza
annunciare
l’ora di pranzo, ne approfittò per rifugiarsi nel
suo luogo segreto.
Aveva lavorato tanto questa mattina e non era neanche riuscita a fare
un
piccolissima pausa e scambiare quattro chiacchiere con le colleghe.
Ora che era sola in quell’angolo in penombra, si sentiva
beata e rilassata.
Aveva la mente sgombra da qualsiasi pensiero.
Così chiuse gli occhi e si lasciò cullare da
quella quiete che solo quel luogo
sapeva regalarle. Era piacevole sentire il profumo di fiori selvatici,
quella
rara brezza accarezzarle il volto, sentire piccoli rumori che si
potevano
ascoltare ad orecchio attento.
Improvvisamente udì degli strani rumori di passi affaticati
avvicinarsi a lei e
il tepore del sole che riscaldava il suo volto non la scaldava
più.
< Guarda chi si rivede! >
La voce le era alquanto familiare e sperava che si sbagliasse.
Aprì lentamente gli occhi e si stupì nel vedere
che fosse proprio quella
persona che stava cercando di dimenticare senza successo.
Il corpo fu pervaso da un miscuglio di emozioni incontrollabili. I
battiti del
cuore acceleravano come la corsa dei cavalli in gara e il respiro
diventava
sempre più pesante e affannoso.
Era ancora sorpresa di vederlo. Non si sentiva pronta ad affrontarlo,
ma
vedendolo di fronte capì che era giunto il momento di
mettere in chiaro le
cose.
< Greg, che ci fai qui? >
Domandò quasi timorosa.
A Greg non sfuggì l’espressione di sorpresa
dipinta sul volto di lei e, vedendo
che il silenzio era ripiombato addosso tra loro, accorciò la
distanza che li
divideva e si sedette accanto a lei trattenendo il dolore della gamba.
I due si limitarono ad osservare il panorama del lago.
Senza farsi scoprire, Lisa osservava il delicato profilo di lui. Aveva
voglia
di raccontargli tutto, di quanto gli era mancato, di quanto le
dispiaceva
averlo trattato malissimo.
Rimasero ancora avvolti nel silenzio ascoltando i piccoli rumori del
bosco.
Infastidito da quel silenzio, Greg cominciò a proferire
parola.
< Lisa, io... >
S’interruppe un attimo voltandosi verso di lei. Si
stupì nel vedere che lei lo
stava guardando.
< Sembrerà strano quello che sto per dire, ma volevo
scusarmi per quel
nostro ultimo incontro! >
Terminò la frase con un filo di voce.
Lisa era incredula e confusa. Aveva sentito bene? Lui, il signorotto
più
misantropo, scorbutico, irascibile dell’universo, le stava
chiedendo scusa?
Il cuore perse qualche battito nell’udire queste cose che per
lui erano state
già troppo difficili da dire.
< Anch’io ti chiedo scusa. Non dovevo trattarti in
quel modo! >
Riuscì finalmente a parlare la giovine.
Continuarono a perdersi negli occhi, entrambi incapaci di proferire
parola.
Lasciarono che fossero gli occhi a parlare.
Greg si avvicinò ancora di più a Lisa che,
però, per una strana ragione, scattò
in piedi come una molla.
< Si è fatto tardi! Devo tornare a casa! >
Disse rivolgendogli le spalle.
In quel preciso istante, a Greg piombò nella mente un
episodio avuto con la
signora Cuddy.
“< Tu non tornerai in questo castello, fino a
che non avrai messo a nudo
i tuoi sentimenti! >
Nel sentire queste parole, a Greg scappò una risatina sotto
lo sguardo
disperato di Jimmy.
Erano ore che cercavano di spingerlo a fare la prima mossa, ma invano.
< Ok! Non c’è problema! Il figlio della mia
migliore amica, Lucas Douglas,
ha chiesto in sposa Lisa che ha accettato felicemente. >
Disse con molta enfasi rivolgendo le spalle a loro due e dirigendosi
verso
l’uscita del castello.
Greg, nell’udire quella notizia, strinse le mani a pugno fino
a che le nocche
diventarono bianche dalla rabbia.
< Non è possibile! Quel Lucas può avere
tutte le donne che vuole! Tra tutte
proprio Lisa? >
Gridò con tutta la rabbia addosso.
< Perché? Mia figlia non merita lui? Non è
un bella ragazza? >
Risposte la donna trattenendo un sorriso.
Non esisteva nessuna proposta di matrimonio. Ci era davvero cascato
come un
pollo.
In qualche modo le piaceva saperlo geloso di Lisa.
Ancora furioso, Greg si alzò di scatto dal letto, prese il
bastone e zoppicò
fino all’uscita del castello senza neanche
salutarli.”
La giovine se ne stava andando via, ma Greg scattò in piedi
più veloce di un
puma.
L’afferrò per un braccio e
l’attirò a sé.
Lisa di colpo si trovò con il viso appoggiato nel suo petto
e sentiva ogni
singolo battito del suo cuore. Greg la stringeva più forte
fino a farla mancare
il respiro, quasi avesse il timore che lei potesse scappare via e non
tornare
mai più.
< Ho bisogno di te! >
Dichiarò con tono lieve e delicato, quasi come un sussurro.
Lisa rimase sbalordita per quel suo gesto e per le sue parole.
Il suo profumo, i suoi abbracci, il ricordo del suo bacio le sfiorarono
la
mente.
Chiuse gli occhi assaporando quell’abbraccio che tanto le era
mancato.
Allontanò il viso da quel torace e lo alzò per
scrutare i suoi occhi.
< Mi sei mancato! >
Pronunciò con un filo di voce la giovine.
A quel punto Greg appoggiò una mano sulla guancia di lei,
mentre con l’altra
tenne stretta la sua morbida schiena.
Lui abbassò lentamente il viso fino a sfiorare le proprie
labbra sulle sue e la
baciò con una dolcezza infinita.
Lisa gli mise le braccia intorno al collo e si aggrappò a
lui lasciandosi
guidare dalla tempesta di emozioni che invadeva violentemente la sua
anima.
Continuarono a baciarsi stringendosi uno all’altra.
Greg si distaccò leggermente dal quel bacio passionale e la
guardò dritto negli
occhi.
< Voglio farti vedere una cosa! Però devo bendarti!
>
************************************
< Greg, dai! Dimmi di cosa si tratta! >
Chiese curiosa la giovine.
Per tutto il tragitto a cavallo, il cuore non aveva fatto altro che
battere
come un matto, le gambe tremare dalla voglia di scoprire cosa si
nascondesse
dietro questo mistero.
Non sapeva cosa aspettarsi.
Ora che erano arrivati a destinazione, la voglia di scoprire questa
sorpresa,
le cresceva enormemente. Si sentiva come una bambina curiosa.
I due, mano nella mano, salirono lentamente le scale poiché
Greg faceva fatica
a causa della gamba.
Dopo una ventina di gradini, Greg si fermò respirando a
fatica.
Lisa si preoccupò e non fece in tempo a dire qualcosa che
lui la zittì mettendo
l’indice sulla sua bocca.
Lui strinse nuovamente la sua mano e, zoppicando con il bastone, la
condusse
verso il luogo stabilito.
Arrivati a destinazione, Greg aprì la porta e fece entrare
per prima la giovine
senza lasciarle la mano.
Quando furono entrambi dentro la camera, Greg chiuse la porta.
Si avvicinò a Lisa e lentamente levò la benda.
Per assaporare meglio la sorpresa, la giovine aprì
lentamente gli occhi e si
stupì nel vedere ciò che aveva davanti.
Un campo stracolmo di girasoli che circondavano il castello.
Era come vedere un paesaggio di un pittore famoso.
Lisa rimase immobile, paralizzata. Non sapeva cosa dire. Quei girasoli
erano i
suoi preferiti e, dopo tutto questo tempo, non credeva che erano ancora
in
ottima salute. Era passato molto tempo da quando era stata
l’ultima volta in
quel castello abbandonato.
Però non solo il campo di girasoli le aveva tolto le parole
di bocca. Guardandosi
intorno notò che la camera era completamente ristrutturata e
arredata. C’era un
immenso letto in stile antico che dominava la stanza. Ai lati
c’erano due
comodini con al centro due candelabri. Al centro della camera
c’era un tavolino
di ferro con due sedie. Le pareti erano addobbati dai quadri che
rappresentavano bellissimi paesaggi. Quei quadri li aveva subito
riconosciuti
poiché erano quelli che loro due avevano trovato quando
erano bambini.
Le lacrime rigavano delicatamente le guance e non riusciva a
trattenerle.
< Ma... è meraviglioso! Greg, come... >
Fu interrotta dalle parole di lui.
< Un mese a dedicarmi a questo castello che ho comprato...
>
Accorciò la distanza tra loro e afferrò
dolcemente la sua mano.
< ... per te! >
Mormorò lui, allungando la mano libera per asciugare il suo
volto umido.
< Per me? >
Greg si limitò ad annuire.
Lisa, disegnò sul volto un ampio sorriso solare.
Istintivamente, si alzò sulla punta e appoggiò la
bocca sulla sua trasformando
quel tocco in un bacio ardente e desiderato.
Greg fece scivolare il bastone e la strinse fortemente a sé.
Lei gli mise le braccia intorno al collo attirandolo ancora
più vicino.
Lui fece scivolare la mano sulla schiena di lei e la strinse ancora di
più
approfondendo il bacio.
Lentamente quei due si avvicinarono al letto e Lisa si
sdraiò senza mai
staccare le labbra da lui. Greg si limitò ad assecondare
ogni suo singolo
movimento, trovandosi alla fine disteso sopra di lei.
Si baciarono con tanta passione. Finalmente non c’era
più nessun ostacolo.
Potevano amarsi alla luce del sole nel bene e nel male.
Greg d’improvviso si staccò dalle labbra di lei e
appoggiò la propria fronte
sulla sua. Entrambi erano presi dalla passione e respiravano con
affanno.
I due rimasero a perdersi negli occhi per un momento che sembrava
eternità e
infine Greg interruppe il silenzio.
< Non sono mai stato così felice in vita mia! Donna
ammaliatrice! >
Quella frase così semplice, ma detta in suono melodioso fece
impazzire il cuore
di Lisa.
Le pareva di vivere in un bel sogno, in una di quelle favole con un bel
lieto
fine.
Si diede dei pizzicotti e si accorse che era tutto vero.
Greg rimase stupito nel vederla darsi pizzicotti.
< Piccolo idiota! Sono tutta tua! E sappi che tu sei tutto mio!
MIO! >
Greg, per la prima volta in vita sua, sorrise di luce propria.
Regalò un dolcissimo bacio sulle labbra soffici della
giovine che lo accolsero
ricambiando.
Si guardarono ancora per qualche frazione di secondo negli occhi e poi
continuarono a baciarsi.
Silenzio. Solo silenzio in quella stanza. Nessun rumore si permetteva
d’interrompere quell’atmosfera magica.
Entrambi erano impegnati ad aprire le porte del proprio cuore.
Lui, lentamente, le privava dei suoi abiti e lo stesso faceva lei.
Greg l’avvolse nel suo abbraccio e la baciò con
tanta passione.
Ed ecco che i loro corpi cominciarono ad esibirsi nei loro balli.
Lui si muoveva come un felino rimanendo disteso sopra di lei. Il corpo
di Lisa
fu invaso da ondate di calore. Era la prima volta che permetteva a
qualcuno di
esplorare e di varcare la soglia della sua intimità. Dentro
di sé aveva sognato
questo momento con l’uomo che l’avrebbe portato
all’altare e che avrebbe
trascorso la vecchiaia con lei. Adesso era sicurissima che Greg sarebbe
stato
quell’uomo, quel principe che aspettava da tanto tempo.
Ed era molto felice.
Fiumi di emozioni invadevano i loro corpi.
Quando finirono d danzare, si trovarono entrambi stesi su quel morbido
lettone
con di fronte un panorama stupendo di girasoli.
Lisa appoggiò il viso sul petto di lui lasciandosi cullare
dalla dolce melodia
del suo cuore.
Greg, oltre a tenerla stretta contro il petto, giocherellava con i suoi
candidi
capelli ricci.
< Ti amo! >
Sussurrò appena l’uomo dal cuore freddo.
Lisa lo sentì e rimase meravigliata.
Lo guardò nei suoi occhi blu oceano che non
l’avevano mai smessa di osservarla.
< Ti amo anch’io, piccolo idiota! >
Rispose la giovine con gli occhi che brillavano di felicità.
Sfiorò le sue labbra trasformando quel tocco in uno di quei
teneri, ma intensi
bacetti.
I due rimasero abbracciati con i raggi del sole che riscaldavano i loro
corpi e
si persero nel mondo dei sogni.
E da quel momento erano due anime in un solo corpo.
E ben presto una cicogna avrebbe bussato alle loro porte.
************************************
PPTH, in un giorno imprecisato dell’anno 2009.
Tac-tac.
Tac-tac.
Tac-tac
Rumori di tacchi che ondeggiavano nell’aria.
Una donna vestita elegantemente, con espressione furiosa e stanca
poiché aveva
camminato frettolosamente per tutta la clinica in cerca
dell’unico dottore più
sfaticato dell’universo.
Era Lisa Cuddy, amministratrice del Princeton Plainsboro Teaching
Hospital.
Aveva girovagato per tutta la clinica e ora le rimaneva
un’ultima carta da
giocare: il reparto rianimazione.
Quando mise piede in quel reparto tirò un profondo sospiro.
“Appena vedo quell’idiota giuro che gli
farò patire tutte le pene dell’inferno!
“
Pensò andando ad aprire una di quelle porte.
< Wow! Interessante questo libro! Non pensavo che la strega
scrivesse libri
su di me! >
Disse sorseggiando il caffé con la cannuccia.
In quell’istante la porta si aprì e una donna fece
il suo ingresso.
< HOUSE! IMMEDIATAMENTE IN SALA VISITE 1!!! >
La sua voce trapassò il cranio, facendo venire il mal di
testa al paziente in
coma.
Greg rimase indifferente a quelle urla e continuò a
sorseggiare il caffé.
Nel vedere lui con un libro rosa in mano alquanto familiare, un altro
urlo
scappò dalla bocca della direttrice.
< HOUSE!!! QUELLO E’ IL MIO LIBRO!!!! DOVE
L’HAI TROVATO? >
Urlò strappandogli di mano quel libro.
< E’ stata la caccia al tesoro più
emozionante della mia vita! Lo custodivi
bene tra le tue biancherie intime, precisamente sotto il tanga rosso
ricamato
di rose che non hai ancor indossato!!! >
Il viso della donna diventò rosso pomodoro. Come faceva a
sapere che non lo
aveva mai indossato? Possibile che lui sapeva tutto, ma proprio tutto?
Greg sorrise nel vederla arrossire.
Tirò fuori un lecca-lecca alla fragola e la mise in bocca.
< Avrò mai l’onore di vederti con quel
tanga fantasmagorico acchiappa idioti?
>
Disse con un sorrisino stampato sul volto.
< SALA VISITE 1!!!! >
Urlò la povera donna ancora col volto arrossato.
Quanto aveva desiderato togliergli quel ghigno dalla sua faccia.
< Scordalo! >
Mugugnò, come un bambino che si lamentava ad ogni cosa che
la mamma ordinava di
fare.
Si alzò, prese il bastone e si avvicinò al suo
orecchio:
< Vai in fondo pagina! Donna ammaliatrice! >
Zoppicando, uscì da quella camera lasciando Lisa sola con la
rabbia addosso.
Presa dalla curiosità, aprì il libro e
andò a fine pagina.
Lesse una strana dedica:
“Provo per te una poligenetica dilazione
dell’io che si riflette
nell’archetipo prototipo dell’anticonformismo
universale...”
Una lacrima scese lungo il volto.
< Anch’io! Non sai quanto! >
Sussurrò felice la donna asciugando quella piccola lacrima.
THE
END
Angolo
di ladyT:
“Provo
per te una
poligenetica dilazione dell’io che si riflette
nell’archetipo prototipo
dell’anticonformismo universale...”
Questa
citazione l’ho scovata nel mio diario della scuola scritta da
tutti i miei
compagni, quindi non saprei a chi dare il credit, credo che sia meglio
mettere
ANONIMO ^_^
E’
una citazione che in parole semplici vuole semplicemente dire: TI
VOGLIO BENE
oppure TI AMO!!!
Spero
che abbia scelto bene questa frase, a mio parere, adatta perfettamente
per Greg
con i suoi modi di dire complessi e scientifici (simile alle frasi di
uno
scienziato o uno psicologo!!!)
Allora
questo è l’ultimo capitolo de I PROMESSI SPOSI,
spero tanto che vi sia
piaciuto!!
Ultima
cosa prima di salutare: COMMENTATE in tanti, esprimete tutto
ciò che volete
dire, anche cose negative!!!
Allora,
alla prossima fanfiction!!!
Kiss,
Terry
^_^