Fanfic su artisti musicali > Muse
Segui la storia  |       
Autore: SpaceDementia    06/12/2009    1 recensioni
“Chris!” esco di casa. Apro il cofano della macchina e con violenza ci sistemo dentro il borsone.
I have exposed your lies baby…
La pioggia cade violenta sulle mie spalle, bagnando il mio corpo. Cade insistentemente su ogni oggetto, e quasi mi fa male.
“Chris!” mi volto con il viso bagnato dalla pioggia.
“Cosa vuoi Lexie!”
The underneath is no big surprise…
La guardo con odio, con disprezzo. Già, tutte le mie paure, sono diventate realtà. Tutto quello che temevo si è avverato.
Una pugnalata al cuore.
Il suo corpo, quel copro che conosco in ogni suo particolare, steso accanto a quello di un uomo, che non ero io.
Sento una lacrima rigarmi il viso.
Now it's time for changing…
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Christopher Wolstenholme
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chris pov

 

Una cosa ho imparato negli anni: mai fidarsi di una amica che ti sveglia con una tazza di caffè fumante.

Cammino verso la porta scura di questa villetta, che oramai conosco fin troppo bene.
Il sole mi riscalda la pelle del viso e non c’è cosa più bella della brezza fresca del mattino che ti sfiora il viso… beh, eccetto due occhi color del mare.
Osservo la piccola villetta bianca a due piani, le cornici delle finestre, le ringhiere della veranda tinte di un singolare color blu elettrico. E’ come un marchio di fabbricazione, la constatazione che quella è casa sua, eco della sua eccentricità e del suo animo gentile e genuino.
Cammino lungo il vialetto, mentre la mia mente torna indietro con la mente, di poche ore.
E’ inevitabile, non posso controllarlo… naviga, libera e fastidiosa, posandosi su un viso che sarà la mia rovina.
Questa mattina, ripresomi dalla fase rem del mio sonno, ero in uno stato di dormiveglia, godendomi il bracciolo del divano sotto la testa, la mano sull’addome, un braccio che penzolava dal divano. Mi sentivo un bambino fra le grandi braccia di Morfeo… stavo scivolando ancora nel sonno, mentre il sole si ergeva dietro la finestra illuminandomi il viso, quando l’odore di caffè ha inondato le mie narici, scuotendomi. L’odore più buono al mondo… dopo il suo, sia chiaro.
Ho sbattuto le palpebre qualche volta, incredulo su chi avesse potuto svegliarmi preparandomi del caffè. La risposta era semplice, eppure ignara alla mia mente ancora immersa nelle verdi praterie di Bambi.
Ho fissato il viso di Cloe mi sono chiesto perché fossi lì, e cosa ci facesse lì la ragazza dei uno dei miei migliori amici. Poi mi sono ricordato di essermi addormentato sul divano di Dominic. Ieri sera abbiamo lavorato fino a tardi ad un nuovo pezzo…
Ad ogni modo, ho guardato confuso Cloe, i suoi occhi scuri ed i capelli legati in una coda alta, “Perché il caffè?”, le ho chiesto con voce rauca ed impastata dal sonno.
Lei mi ha sorriso, porgendomi la tazza di caffè e una fetta di torta al cioccolato. Ciò avrebbe dovuto mettermi in guardia, forse per i residui della sbornia del giorno prima, o per l’essermi svegliato solo da un minuto, o la sorpresa stessa, ho accettato la colazione, sedendomi sul divano ed appoggiando la schiena alla spalliera. Mi ha guardato con espressione angelica, sorridente… innocente.
Innocente,  ho pensato. E’ stato allora che ho collegato tutto, mentre mi portavo la tazza fumante alle labbra, mi sono bloccato. L’ho guardata, serio, per attimi interminabili. Lei di fronte a me si è mossa a disagio sul posto.
Cloe non era angelica come voleva farmi credere. Non era gentilezza per un amico. Ne ho avuto la conferma, quando ha allargato involontariamente le narici, segno che mi stava nascondendo qualcosa.
“Che hai combinato?”, ho sibilato riducendo gli occhi a due fessure.
Lei ha fatto un risolino, visibilmente a disagio, ed ha iniziato ad indietreggiare di qualche passo.
“Io? Nulla.”, ha detto grattandosi la nuca. Così mi sono sporto in avanti, poggiando sul tavolino la tazza e il pezzo di torta.
“Cloe…”, ho ringhiato fissandola, e se il mio sguardo avrebbe potuto incenerire… beh, lo avrebbe fatto.
“Non posso fare un gesto carino per un amico?”, ha chiesto sorridendo amabilmente, dirigendosi verso la cucina, sempre indietreggiando.
“Dimmi che hai combinato.”, ho ripetuto quando oramai era sulla porta della cucina.
Mi ha guardato per un attimo che mi è sembrato interminabile, poi portandosi una ciocca di capelli ribelli dietro un orecchio, ha detto d’un fiato: “Ho rotto la paletta del tutto basso.”
“CLOE!”, ho urlato ed i vetri hanno vibrato.
Così, ora, eccomi qui, davanti questa porta col viso rosso a causa dei ricordi.
Busso alla porta ed il mio cuore freme al pensiero che tra pochi istanti potrò bearmi ancora dei suoi occhi color del mare, della sua pelle morbida e le sue labbra rosee.  
Il mio animo impaziente agogna il momento in cui il suo viso si rivelerà al mio, e mi muovo, nervoso sul posto, picchiettando con la mano sul fianco.
Poi la porta si apre. Ecco il momento dei momenti, il momento epocale, il momento di massima perfezione, quando tutte le ansie, le preoccupazioni, i timori spariscono. Il momento in cui posso ammirare i suoi azzurri, perdermi nel mare infinito della sua anima.
I suoi occhi mi scrutano limpidi e cristallini e so che nulla, ora, potrebbe andare storto… a meno che la provvidenza divina decida di abbattersi su di me.
Le mie labbra si tendono in un sorriso, eco del suo. E rimango, come un tredicenne alla sua prima cotta, a fissare, guardare il suo viso sottile.
“Puoi entrare, se vuoi.”, dice in un dolce risolino.
Sorrido, imbarazzato, grattandomi la nuca, “Credo sia una buona idea.”
Avanzo, varcando la soglia, e lei indietreggia di qualche pazzo, fronteggiandomi. Si avvicina a me, chiudendo la porta alle mie spalle, con un movimento secco. Il suo respiro mi accarezza la pelle del collo.
“Non è sicuro per te, essermi così vicina.”, mormorò con voce bassa e roca.
“Dici?”, chiede inarcando un sopracciglio, mordendosi il labbro inferiore.
Annuisco piano col capo, poi sorride ed il viso le si illumina ancor di più. Le prendo il viso fra le mani, e sembra quasi si possa frantumare in mille pezzi, tanto pare delicato.
“Ciao.”, sussurro dopo averle sfiorato con delicatezza le labbra.
“Ciao.”, soffia lei gettandomi le braccia al collo e sfiorandomi i capelli.
“Che ti va di fare oggi? E’ sabato.”, dissi incrociando le braccia dietro la sua schiena, facendo aderire i nostri ventri.
“Mmm… non saprei… mi andrebbe di fare tante cose… decidere è difficile.”, dice arricciando le labbra e guardando il soffitto.
“Allora vediamo di fare tutto ciò che ti piacerebbe fare. Nei limiti del possibile, sia chiaro.”
“Tipo… chiederti di vestirti da ape?”, chiede ridacchiando.
“Esatto!”, e le bacio la punta del naso.
“Quindi, mi dai carta libera?”, chiede con una strana luce negli occhi.
“Nel limite del possibile, ribadisco.”
Sorride e si avvicina al mio viso, “Allora iniziamo da questo.”, e le sue labbra lente si muovono sulle mie. La stringo di più a me, contro il mio petto e le sue mani mi accarezzano la nuca.
“Poi…”, dice, e la sua voce è pari ad un sussurro nella tempesta, “mi piacerebbe poter fare delle foto… è così una bella giornata, non credi?”
Sorrido e premo il palmo della mia mano sulla sua guancia, “Trovo che sia una splendida idea.”, ele bacio l’angolo della bocca, prima di far scivolare la braccia sui miei fianchi e vederla allontanarsi verso il piano di sopra.
“Dove vai?”, chiedo corrugando la fronte.
Ellie si ferma, a metà scala, guardandomi come venissi da un altro pianeta. Poi solleva in avanti una gamba indicandosi il piede scalzo, “Vado a mettermi le scarpe.”, dice come fossa la cosa più ovvia al mondo, ed in fondo lo è.
Scuoto il capo, ridacchiando fra me, “Giusto.”
Lei ride, e la sua risata e soave musica per le mie orecchie, poi  sale la scalinata diretta alla camera da letto.
Rimango per qualche secondo, lì, a fissare la scala, prima di dirigermi verso la cucina, riempiendomi un bicchiere d’acqua.
Poggiato al piano della cucina, perfettamente pulito, guardo oltre la finestra le nuvole giocare nel cielo, cercando di interpretare le mille forme a cui esse danno vita, come quando ero piccolo.
Sorrido al ricordo di quando da bambino mi stendevo sul verde prato a guardare le nuvole.
“Ed ora per quale oscuro motivi sorridi?”, chiede lei. Mi volto, guardando la sua figura esile poggiata allo stipite della porta, sorridente.
“Ti ho detto che sei bellissima?”, chiedo.
Lei annuisce col capo e sospirando si avvicina a me, prendendomi per mano e facendomi sedere su una sedia del tavolo bianco della cucina. Si siede sulle mie gambe, poggiamo le mani sulle mie spalle.
“Stavo pensando…”, esordisce, “che magari potremmo andare al mare. Insomma… non dista molto da qui… un paio d’ore… e rientra nei limiti, Chris! Dai, portami al mare…”, mormora con labbro tremulo, con occhi dolce come il miele, ed è impossibile dire di no a tanta bellezza e dolcezza.
Faccio un risolino, passandole una mano fra i neri capelli corvino, accarezzandole appena la pelle del collo.
“Si, rientra assolutamente nei limiti.”, sorrido e le bacio il mento.
Lei arriccia le labbra e schiocca la lingua, “Oggi proprio non riesci a centrare le mie labbra?”
Rido dell’espressione quasi scocciata del suo viso, e, ingabbiandole il viso fra le mie mani, poso le mie labbra sulle sue.



Ellie pov

Guardo gli alberi oltre il finestrino, cercando inutilmente di distinguere i contorni di quelli più vicino. Nel cielo azzurro, nuvole bianche come latte si inseguono, come cuccioli di cane.
Affianco a me, al volante, l’animo più gentile che abbia mai conosciuto. Lo osservo, concentrato sulla guida, statuario come sempre. Bello, come sempre.
Si accorge che il mio sguardo è rivolto verso lui  e si volta appena per guardarmi, per pochi attimi, prima di tornare a guardare la strada, con la fronte corrugata per la confusione.
“Cosa c’è?”, chiede rivolgendomi fugaci occhiate.
“Sono felice che… Adam e… Lexie… si, insomma, hai capito.”, dico con voce incerta.
“Uhm.”, ha le sopracciglia aggrottate, come se si stesse concentrando su qualcosa. Per qualche secondo non si ode altro che il rumore del motore, mentre lo osservo nervosa. Mentre l’ansia mi attanaglia lo stomaco, senza un reale e preciso motivo.
“Anche se la cosa non è stata piacevole… anche io.”, dice infine.
“Magari ci saremmo incontrati comunque.”, dico voltandomi con il busto appena.
“Forse.”
“Cosa c’è che non va?”, chiedo. Il suo sguardo, la sua espressione indecifrabile non fanno altro che darmi ansia, e farmi tremare la voce.
“C’è che, alla fine, loro non c’entrano.”, e mi rivolge una fugace occhiata.
Arriccio le labbra e corrugo la fronte. Lui sorride, “Ci siamo conosciti… a prescindere da loro. Anche se… se non fosse stato per lei, non ti avrei vista in ospedale.”
“Mi avresti vista la volta successiva, al matrimonio… e non mi avresti guardata, perché innamorato ancora di lei.”, mormoro sentendo il peso della verità delle mie parole.
“Lo stesso poteva vale per te.”
“Ti avrei notato comunque, Chris.”, e chino il capo appena, fissando le mie mani che torturano un lembo della mia maglia. Mi rimetto composta, sul sedile.
“Oh, Ellie… credi davvero saresti passata in osservata?”, chiese in un risolino.
“Non lo so…”, rispondo confusa.
“Sciocca, ragazza.”, ridacchia e la sua mano cerca la mia, mentre il suo sguardo è fisso sulla strada. Le sue dita si intrecciano alle mie.
“Per cui, possiamo dire che è tutto… un se.”, concludo annuendo alle mie stesse parole, quasi liberatami del peso della conversazione.
“Si, direi di si. Ma una cosa è certa.”, dice e il suo sguardo per un breve istante incontra il mio. Una luce strana gli illumina gli occhi.
Corrugo la fronte, curiosa e confusa, “Cosa?”
“Che ti amo, Ellie.”
Ed il mio cuore batte come ali di farfalle.

 

*

E dopo tanto eccomi ancora qui… e se non fosse per una certa persona starei ancora a pensare al capitolo e alla sua stesura.
Perciò, grazie, Manu, grazie davvero, di cuore. Se non mi avessi spronato, probabilmente non avrei scritto questo capitolo.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Muse / Vai alla pagina dell'autore: SpaceDementia