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Autore: Novelist Nemesi    07/12/2009    1 recensioni
"Sto per scrivere una storia vera. Lo assicuro, tutta vera". Ebbene sì, Nemesi è tornata con una nuova storia, stavolta ambientata a Roma. Spero di essere migliorata e di suscitare la vostra curiosità! Attendo le vostre recensioni e consigli!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Si accomodarono in un tavolino vicino alla finestra, il signor Watari rivolto verso una porta che Daphne intuì essere la cucina del locale. C’era un gran va vai di gente, cosa che le metteva una certa tranquillità. Si tolse il cappotto e si sistemò, cercando di non dare a vedere il suo nervosismo.
-Mi perdoni se ho scelto un posto così affollato, ma in questo modo non daremo nell’occhio- disse il signore mentre si sistemava gli occhiali.
Ah, no? Quindi Daphne correva pericoli anche in luoghi affollati? Certo, l’indifferenza c’era, ma fino a questi livelli…
-Gradisce del caffè? Acqua e limone? Succo di frutta? Non faccia complimenti-
-No, grazie…-
Watari fermò un cameriere, chiedendo del caffè e un bicchiere d’acqua.
Daphne notò una cosa nel suo modo di parlare, e non poté fare a meno di chiederlo.
-E’ inglese…?-
-Immagino che il mio accento l’abbia colpita-
-E’ molto aspirato-
-Anni di studio non sono serviti a coprire questa “pecca”, a quanto pare- Watari fece un piccolo sorriso, nascosto dai baffi e dal lieve fumo del caffè appena arrivato. Ringraziò il cameriere, congedandolo gentilmente.
-Ora veniamo a lei, signorina. Credo sia giusto che lei sappia cosa è accaduto, o almeno i maggiori sospetti legati al furto. L’investigatore per il quale faccio da intermediario ha già formulato delle ipotesi interessanti-
-Ecco, tanto per cominciare- disse Daphne scostandosi un po’ i capelli –Chi è questo investigatore? Insomma, non farebbe prima a venire di persona?-
Watari tossicchiò –Credo che sia impossibile. Vede, la polizia italiana non sa ancora che abbiamo messo piede qui. Stia tranquilla, è un uomo efficiente e non c’è paese che non lo abbia anche solo sentito nominare. Molti corpi di polizia del mondo hanno più volte richiesto il suo aiuto, ma ha dei metodi, come dire… Non molto ortodossi. Per questo viene chiamato solo in situazioni d’emergenza, e per l’incolumità di tutti è bene che lui si faccia vedere il meno possibile in giro-
Tutta ‘sta parlantina per dire cosa? Niente, che uno simile a un fantasma si era interessato a casa sua. Ma chi gliel’aveva chiesto? Comunque, se davvero sapevano delle cose importanti su quello che era successo, tanto valeva sapere.
-Ebbene? Cosa ha scoperto questo signore?-
-Immagino lei abbia sentito dell’uomo che è disgraziatamente precipitato dal ponte-
-Sì…-
-E del ragazzo che è stato sgozzato nella sua dimora. Ah, la ringrazio per il giornale-
Daphne spalancò leggermente la bocca e indicò il gentile signore –Ma allora era lei sulla metro!-
Watari annuì
-Comunque, da come parla sembra che quelle persone siano intrecciate a me-
-In un certo senso è così-
Daphne ridacchiò, cercando di buttarla sul leggero –Credo che il suo investigatore abbia preso un abbaglio. Vivo qui da quando ho iniziato l’università, non ho mai conosciuto quelle persone e non ho mai fatto nulla di male a nessuno-
-Eh, cara signorina, se le cose fossero davvero così facili al mondo non esisterebbero gli investigatori privati. E io sarei disoccupato- prese dalla tasca della giacca delle foto che ritraevano la casa di Daphne immersa nel caos. Ce n’era una che ritraeva il particolare della macchia di sangue. Nella testa di Daphne volarono tanti pensieri sulla scarsa qualità delle foto, e sul quando e come erano state scattate.
-Vi siete introdotti in casa mia…-
-Era necessario. Comunque, ci terrei a tranquillizzarla. Non è stato ucciso nessuno in casa sua. Quel sangue è stato messo lì per intimorirla-
-Qualcuno ce l’ha con me? Perché…? E che cos’ho in comune con i due uomini? Uno si è suicidato…-
-O è quello che vogliono farle credere. Immagino che in tv abbiano parlato di un depresso-
Daphne era ormai invasa dall’angoscia. Quindi, ovunque si fosse trasferita, sarebbe stata sempre vittima di “attentati” come questi?
-Ora devo andare- disse Watari guardando l’orologio da taschino –Mi rifarò vivo per aggiornarla. Buona giornata-
Mischiandosi nella folla, sparì subito. Daphne rimase a lungo a fissare dei punti indefiniti, si dava qualche schiaffetti. Ma no, era impossibile aver sognato una cosa simile! Calma. Doveva stare calma. Sì, era una parola… Ora aveva paura, anche solo di alzarsi dalla sedia. Forse… Forse era meglio stare da Chad per un po’.
Daphne non si era ricordata però di un particolare: Chad viveva con altre due persone, in uno spazio ristretto. Impensabile stare lì, al massimo due o tre giorni. E poi l’idea di dividere il tetto con due estranei non le andava particolarmente a genio.
Andò dall’unica persone che era certa non le avrebbe sbattuto la porta in faccia. mentre si incamminava, prendendo il coraggio a quattro mani, compose il numero di cellulare di Chad e lo avvertì che non sarebbe tornata a pranzo poiché aveva trovato una sistemazione temporanea da un’altra parte.
Subito dopo aver suonato il campanello la porta del grande appartamento si aprì, mostrando una ragazza alta e molto snella, in mogliettina e jeans stretti. Non temeva i raffreddori o i malanni, a quanto pare, ma ciò era dovuto anche ai riscaldamenti costantemente accesi. La proprietaria di casa le fece un enorme sorriso e l’abbracciò, dandole due bacetti sulle guance, come di consuetudine tra amici.
-Non mi aspettavo una visita a quest’ora!-
-Virginia, ho bisogno di un enorme favore…-
-Entra e spiegami tutto, intanto ti preparo una cioccolata calda. Hai l’aria di essere parecchio stressata, dev’essere per il furto, vero? Il tuo ragazzo mi ha accennato qualcosa, ma non ho avuto proprio tempo di chiamarti…-
Daphne si sedette sull’ampio divano rivestito di tessuto verde, respirando a fondo il profumo di una casa, di un caldo accogliente. Spiegò tutto alla sua amica, la quale acconsentì a tutto.
-Tanto questa casa è grande, sarà bello avere compagnia!-
Solo, non se la sentì di raccontarle dell’incontro con quel tale, Watari. Le avrebbe creduto? Bè, era una tipa abbastanza bizzarra, forse sì, ma l’avrebbe comunque allarmata di più.
Restarono insieme fino al primo pomeriggio, Virginia cercando di tirarla su di morale. La lasciò sola per qualche minuto per farsi una doccia, tornando da lei con un astuccio pieno di trucchi e mollette.
-Tra poco devo andare alla radio, puoi venire con me se vuoi-
-Credo che sarei d’impiccio…-
-No, ma che impiccio! Anche gli altri saranno contenti di vedere facce nuove. E poi oggi ci sarà da divertirsi: approfitteremo delle feste natalizie per fare scherzi telefonici a qualche vip. Se hai delle idee, suggerisci pure!-
-Grazie, Virginia, ma credo che ne approfitterò per farmi una doccia e riposare come si deve…-
Virginia piegò la testa un po’ all’indietro, aprendo leggermente la bocca e mettersi la matita intorno agli occhi, di uno strano blu brillante –Come vuoi. Allora fai come se fossi a casa tua. Poi, l’allarme è inserito, e se succede qualcosa chiedi pure al portiere. È bravissimo e anche carino! Mi passi quella extetion*, per favore?-
Mentre gli passava la ciocca di capelli veri tinti di rosa, Daphne riprese parola –Non so ancora come ringraziarti, Virginia…-
-Figurati, a che servono se no gli amici?- si mise gli stivali rosa simili alle zampe di un mammut, e anche piuttosto ingombranti, e si passò della lacca sui capelli dandogli un effetto scompigliato –Allora vado, torno verso le 8! Cucino io!-
Sola, di nuovo. Per levarsi quella brutta sensazione corse a farsi un bagno nell’enorme vasca.
Immersa nella schiuma e nell’acqua calda, si rimise a pensare a Watari, e a quello che le aveva detto. Che collegamento c’era tra lei e quegli uomini sfortunati? Rischiava di morire allo stesso modo? E chi la voleva morta? A chi doveva stare attenta?
Restò diverso tempo a osservare la cupola di San Pietro, visibile dai piani alti dell’appartamento della sua amica. Si stava facendo sera, e cominciavano ad accendersi i primi lampioni per strada.
Aveva fatto di tutto per passare il tempo da sola senza farsi prendere dall’ansia: tv, bagno, sistemazione dei pochi bagagli che aveva, ammirazione del panorama e qualche foto dalla finestra. Era talmente nervosa che non riusciva neanche a criticarsi i lavori ed apprezzarli. Non vedeva l’ora che Virginia tornasse.
Bussarono alla porta. Finalmente!
-Arrivo!- disse Daphne e corse ad aprire. Ma qualcosa la bloccò: c’era un innaturale silenzio dall’altra parte. e poi, Virginia aveva le chiavi, che bisogno c’era di bussare? Non era da lei. Non era lei, non poteva essere lei.
Guardò attraverso lo spioncino. Nessuno. Forse era qualcuno in vena di scherzi.
Fece per allontanarsi, quando bussarono di nuovo.
-Chi è?- chiese lei. Nessuna risposta. Guardò di nuovo allo spioncino, e di nuovo non c’era nessuno.
Aprì leggermente la porta, notando che davvero non c’era nessuno. Solo una scatola e un biglietto chiuso appiccicato sopra.
Prese la scatola in fretta e furia e si barricò dentro casa. Era per Virginia? Poteva capirlo dal biglietto. nessun mittente, nessun indirizzo né timbro postale. Un ammiratore, forse.
Aprire prima la scatola e leggere prima il biglietto? Decise per la prima.
Sollevò piano piano il coperchio, ma non servì: venne presa dalla paura e cadde dalla sedia lanciando un urlo, mentre dalla scatola saltava fuori la molla di un giullare graffiato e rovinato, colorato qua e là con un rossetto. Rialzandosi Daphne si avvicinò alla scatola e vide che dentro era stata colorata con del rossetto, a simulare del sangue.
Non poteva essere per Virginia.
Prese il biglietto e lo aprì velocemente. Lì non potevano saltare fuori altri pagliacci.

So dove sei.
Così c’era scritto.
Presa dal terrore, buttò tutto nella spazzatura, prese una coperta e si buttò sul divano.
Watari, Watari… Mi aiuti!
Questo aveva pensato, finchè non arrivò Virginia, dicendole semplicemente che qualcuno faceva scherzi alla porta.

@ Lucia Elric: Ti ringrazio tantissimo per aver recensito! Mi auguro che continuerai a seguirmi! L'unica cosa vera della storia è l'ambientazione, e sono davvero contenta di ambientarla nella mia amatissima Roma! A presto e grazie ancora!

@ Pralinedetective: Ho già esposto le mie ragioni contattandoti direttamente, e sto cercando di mettercela tutta per evitare che la tastiera abbia la meglio! Per quanto riguarda i nomi stranieri anche se l'ambientazione è tutta italiana, sono ancora del parere che non è affatto strano (oggi si usano sempre più nomi stranieri) e che hanno più fascino. O almeno, sto mischiando nomi stranieri ad alcuni più italiani, sperando di equilibrare le cose. Grazie comunque per la recensione!
  
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