UN PASSO INDIETRO-NEGRAMARO.
Un passo indietro ed io già so
di avere torto e non ho più le parole
che muovano il sole
Un passo avanti e il cielo è blue
e tutto il resto non pesa più
come queste tue parole che si muovono sole
Come sempre sei nell'aria sei
tu aria vuoi e mi uccidi
Come sempre sei nell'aria sei
tu aria dai e mi uccidi
Tu come aria in vena sei
Un passo indietro ed ora tu, tu non ridi più
e tra le mani aria stringi
e non trovi le parole
e ci riprovi ancora a muovermi il sole
Ancora un passo un altro ancora
Un passo avanti ed ora io, io non parlo più
e tra le mani, mani stringo
a che servon le parole
amore dai, dai, dai muovimi il sole
Perchè sei nell'aria sei
tu che aria vuoi
ma che aria dai se poi mi uccidi
Tu che aria sei
ma che aria vuoi
tu che aria dai se poi mi uccidi
tu come aria in vena sei
Un passo indietro ed io
Un passo avanti e tu
Un passo avanti e noi, noi, noi
8
UN PASSO
INDIETRO
Non
riusciva più a varcare quella porta, non riusciva a stare in sua compagnia, e
questa sua incapacità soprattutto lo paralizzava dal fare una delle cose più
facili: non riusciva ad incontrare i suoi occhi, non poteva.
Capitava
di rado che Vegeta inciampasse nella figura di Bulma: il sayan se ne stava
rintanato nella gravity room finalmente
ricostruita ed agevole, e Bulma trascorreva il suo tempo nel laboratorio,
piegata su infiniti progetti con la sola compagnia del padre.
Ma
durante i pasti era impossibile sfuggire dalla profondità delle sue pupille
chiare e fresche, come l’acqua del più limpido tra i ruscelli.
Ovviamente,
il principe, non le mostrava il suo reale turbamento ma si limitava a spolverare
con voracità tutto ciò che c’era di commestibile sul tavolo. Eppure se per
sbaglio, se per un solo attimo, si lasciava risucchiare da quel torrente sentiva
di affogare e qualcosa dentro gli bruciava e faceva male: una parte di lui gli
intimava di finirla di fare tale pensieri, quando mai si era impietosito della
sofferenza altrui?Ma la sensazione più profonda e nascosta nell’angolo più buio
del suo animo, gli suggeriva ben altro. Non c’era indifferenza dinanzi il
luccichio che scorgeva negli occhi di Bulma.
Non
sopportava il dolore, non tollerava sentirsi inabilitato da qualcosa, così il
più delle volte scostava- insolitamente per lui- il piatto ancora pieno da sé,
come se avesse la nausea, e senza né ringraziare o salutare abbandonava il
resto dei commensali.
Allontanò
quei pensieri, cominciando a contare il numero delle flessioni cui si stava
sottoponendo: cinquanta, cinquantuno, cinquantadue…ritmicamente, senza sforzo.
Lasciò
che il cancello sbattesse alle sue spalle generando un lieve rumore, si scostò
una ciocca ribelle dagli occhi e si diresse a passo spedito verso la porta di
casa.
Mentalmente,
Bulma, si ripeteva di non pensare a Vegeta a pochi metri da lei,ma di
proseguire per la sua strada come se lui non esistesse.
Purtroppo
quel pomeriggio, la mancanza che sentiva per lui era insopportabile e la
tentazione troppo forte.
Si
accostò alla parete della gravity room , chiuse gli occhi nel vano tentativo di
trattenere le lacrime. Si prese il capo tra le mani lasciandosi cadere sul
prato.
Singhiozzò
silenziosa, anche se avrebbe voluto mettersi ad urlare, portò le gambe al petto
e nascose il volto nelle braccia: dove aveva sbagliato?Cosa era andato storto?
Continuava
a domandarselo,senza essere in grado di scovare la risposta: indagava tra i
ricordi, i baci che gli aveva dato,gli abbracci con cui lo aveva avvolto nel
suo corpo.
Possibile
che potesse finire in quel balordo modo, che tutto ciò che era riuscito a farla
felice era stato privo di importanza per Vegeta?
Stentava
a crederlo, eppure quella sembrava l’unica spiegazione plausibile.
Si
fermò di scatto, sollevò il capo puntando lo sguardo sulla parete esterna del
trainer: era la sua, debole ed insignificante, aura. Bulma era proprio dietro
quel muro, sarebbe solo dovuto uscire per poterla scorgere,accasciata al suolo
completamente stravolta dalla sofferenza che lui senza neanche sfiorarla, le
stava facendo patire.
Si
alzò scrollando il capo, lasciando che il sudore gli scorresse dalla fronte
lungo tutto il viso, si avvicinò completamente inebetito al muro della
struttura, senza sapere neanche lui cosa stesse facendo, vi appoggiò una mano.
Stava
facendo la cosa giusta? Ignorare ciò che lei era capace di fargli provare, lo
aiutava davvero a renderlo libero…o la sua scelta lo portava inequivocabilmente
ad essere in torto: verso entrambi.
D’istinto
premette il pulsante e la porta elettronica del trainer si spalancò: un passo
gli fu sufficiente per ritrovarsi di fuori, la calda luce arancione del
tramonto irradiò la sua pelle.
Bulma
volse il capo verso l’ingresso della gravity room, ed i suoi occhi ancora
bagnati di lacrime incontrarono quelli impassibili del sayan.
<<…Vegeta
>> sussurrò a mezza voce.
Il
sayan non disse nulla, immobile si limitò ad osservarla.
Bulma,
sconfitta chinò il capo al suolo, lasciando che i capelli andassero a coprirle
il volto rigato di acqua dolce e salata.
<<
Mi chiedo solo…perché… >> disse senza guardarlo, con voce roca.
Vegeta
si irrigidì nel sentire quella domanda: già, perché si stava scappando da ciò
che provava?
Non
voleva darsi quella risposta, preferiva non affrontare quanto gli stava
accadendo.
Fece
un solo passo, tornando dentro la gravity room, e sentì un gemito provenire in
direzione di Bulma, la scorse con la coda dell’occhio e vide le sue fragili
spalle tremare a causa di un singulto.
Un
passo indietro tornando sulle sue decisioni e intrappolandosi egli stesso nella
fitta rete dei suoi brutti ricordi ma a lui di certo più conosciuti, e Bulma
aveva smesso di sorridere.
Possibile
che la felicità di quella terrestre, dipendesse da lui. Proprio lui che era
stato capace unicamente di far del male, che aveva conosciuto solo morte,
solitudine e patimento.
Ma
come poteva essere possibile? Si voltò a mezzo busto nella direzione di Bulma,
e lo sguardo che lei gli rivolse fu più doloroso di una sfera di energia.
<<
Lascia perdere, Bulma >> le disse voltandole nuovamente le spalle.
<<
Non posso…è tardi >> obbiettò Bulma, tristemente.
<<
Fattene una ragione >>
La
voce del sayan risuonò aspra, che avrebbe dato perché lui si girasse.
<<
Sei riuscito a far vibrare la mia anima…perché adesso mi togli l’aria così?
>>
Vegeta
si sentì morire sempre di più, di una morte lenta ed atroce.
Le
stava chiedendo solo affetto, perché era così che aveva deciso di chiamare ciò
che le aveva donato in quei giorni di pura passione, una richiesta priva di
egoismo e sofferenza.
Doveva
decidere cosa fare: un passo, doveva solo muovere un altro passo...il problema
era in che direzione.
Bulma
aveva mosso il suo sole, allontanando le nuvole e con quel pianto straziante ci
provava, inconsapevolmente, ancora una volta.
Decise
cosa era più giusto fare, senza aggiungere nient’altro fece scattare l’apertura
della porta del trainer.
Indugiò
sulla soglia, senza andare né avanti né indietro.
<<
Oh al diavolo! >> sputò tra i denti.
Si
rigirò verso di lei e compì quell’ultimo fatidico passo…avanti.
Trovò
la mano di Bulma, la strinse nella sua e con decisione ma delicatezza la fece
rialzare. La prese tra le braccia e sollevandola da terra, incontrò le sua
labbra che dischiuse con prepotenza con le proprie: il suo sapore all’interno
della bocca era zucchero che gli si sciolse sulla lingua. Semplicemente da
capogiro.
Un
passo avanti ed egli non parlò più, e tra le mani gli sembrò di stringere
l’aria: leggera, fresca e indispensabile.
RINGRAZIAMENTI:
Luna_07:
E Vegeta si è reso conto di come Bulma abbia ragione…resisterà?
Ka93:
Sono contenta che il capitolo precedente ti abbia emozionata, spero questo non
sia da meno!
Un
saluto grandissimo, alla prossima
Maryana.