Eyes On Fire
Capitolo
11
Equilibrio
La settimana
che seguì fu una delle
più serene e gioiose degli ultimi tempi. Vivevo le mie
giornate al
fianco di Jacob con uno spirito diverso: non cercavo più il
pericolo per
sentire la voce di Edward e non mi servivo della complicità
di Jake per
assumere le vesti di ragazza incosciente, ma stavo con lui
perché era
l'unica cosa che volevo, l'unica cosa che mi facesse stare bene. Ed era
molto
più sano che cercare di uccidermi per sentire una voce. I
miei
sentimenti per Edward, tuttavia, non erano scomparsi e la ferita che mi
pulsava
dentro, anche se anestetizzata dall'amore di e per
Jake, c'era
ancora e riuscivo a sentirne la presenza. Faticavo ancora a pronunciare
il suo
nome e cercavo di non pensare a niente che lo riguardasse, compresa
quella
telefonata – della quale io e Jake non parlammo
più –. Ma
amavo Jacob, e avevo bisogno di lui come dell'aria: se prima mi era
difficile
immaginare una vita senza Jacob, da quel momento mi parve
assolutamente
impensabile.
Era una sensazione strana e difficile da spiegare. Era come
se il mio
cuore fosse diviso in due parti: una metà per Jacob e una
metà
per Edward. Una parte sana e l'altra sanguinante. Il mio amore per Jake
maturava di giorno in giorno, e più stavo con lui
più la sua
metà aumentava impercettibilmente, contatto dopo contatto.
Ciononostante
mi sentivo in colpa con Jake, perché mi sembrava di non
dargli in cambio
l'amore che lui donava a me, ma a giudicare da come si comportava
quando
stavamo insieme, non sembrava essere un problema, per lui.
Quando non era impegnato a dare la caccia Victoria
– che sembrava
essersi nascosta a nord – passava con me più tempo
possibile:
facevamo lunghe passeggiate sulla spiaggia, gli facevo compagnia mentre
dava
qualche ritocco alle moto o ci stabilivamo sul divano a guardare la tv
abbandonandoci alla pigrizia. Giovedì si presentò
dopo pranzo a
casa mia annunciando che, avendo preso una “giornata di
riposo”,
avremmo fatto una gita fuori porta, rimanendo a Port Angeles fino a
sera.
Passammo le prime ore del pomeriggio a girare per il centro mano nella
mano,
guardando le vetrine e godendoci il pullulare di persone sui
marciapiedi;
davamo abbastanza nell'occhio: Jacob era un armadio a due ante, alto e
abbronzato – bello
come il sole, tra l'altro – mentre io ero bassa, pallida e
sotto gli
occhi figuravano due belle occhiaie, souvenir ormai abituale degli
incubi
che continuavano ad assillarmi – purtroppo
l’acchiappasogni
non sempre funzionava –. Verso le sei Jacob mi
trascinò al cinema,
perché voleva vedere un film d’azione appena
uscito. Mi venne in
mente quella volta che con noi era venuto anche Mike: il ricordo mi
fece
sorridere, soprattutto quando ripensai a quanta paura avevo di
approfondire il
rapporto tra me e Jacob, quanto mi sforzassi di tracciare confini
chiari.
A circa metà proiezione, Jacob – che aveva finito
il suo
secchiello di pop corn formato famiglia già da un pezzo
– mi
sussurrò che si stava annoiando: non feci in tempo ad
assimilare le sue
parole che mi ritrovai le sue labbra incollate alle mie. Utilizzammo
quel
metodo anti-noia fino alla fine del film.
Una volta usciti dalla sala, Jacob iniziò insistentemente a
lamentarsi
che aveva fame.
«Ma
sei hai mangiato fino adesso», lo
rimbrottai, mentre ci dirigevamo mano nella mano verso la sua
Volkswagen.
«Uffa
Bells, perché dimentichi sempre
che sono un licantropo?», si lamentò, piantando il
muso. Alzai gli
occhi al cielo, slacciando la mano dalla sua e stringendomi a lui; il
suo
braccio mi circondò immediatamente le spalle.
«Perché ti
trovo molto umano», ammisi, sorridendo, e alzai il volto
verso il suo per
guardarlo bene in faccia. Sorrise brevemente, poi tornò a
immusonirsi.
L’avevo capito che scherzava.
«Okay,
molto carino», concesse, sbuffando,
«ma questo non cambia il fatto che sono un licantropo, ed
essendo un
licantropo ho il mio stomaco. Il mio pancino mi grida di mettere
qualcosa sotto
i denti, perciò ora andiamo a mangiarci una
pizza».
Scoppiai
a ridere, notando l’andatura con la quale accelerò
il passo.
«Sei peggio di un bambino, Jake», dissi allegra,
scuotendo la
testa.
Lui mi
guardò di sottecchi, lanciandomi uno sguardo malizioso.
«Ti
piaccio anche per questo, piccola», ghignò
sornione. Arrossii di
botto, aggrottando le sopracciglia. Alla mia reazione imbarazzata si
mise a
ridere. Salimmo sulla Volkswagen, e finimmo per cenare in una pizzeria
che dava
sul molo. Era un locale carino e molto accogliente; la cameriera ci
fece
accomodare al nostro tavolo ‘improvvisato’, e la
incenerii con lo
sguardo quando notai il modo sfacciato in cui fissava Jake. Non dissi
una
parola, e quando ci fummo sistemati piantai i gomiti sul tavolo,
immusonendomi.
Jacob se ne accorse e, ovviamente, approfittò
dell’occasione per
stuzzicarmi.
«Bells,
che hai? Perché sei così silenziosa?»,
domandò, con
aria innocente palesemente falsa. Lo guardai malissimo.
«Niente»,
borbottai, iniziando a fissare il tavolo.
Lui
ridacchiò, sfiorandomi una guancia. «Hai notato
come mi guardava
la tizia?».
«Impossibile
non accorgersene», sputai, fissandolo.
«Ehi,
che centro io?», domandò, alzando le mani come se
fosse stato
accusato di un reato col quale non aveva niente a che fare.
«Non è
colpa mia se sono bello!».
«No,
hai ragione. Non è colpa tua», dissi, acida.
«Infatti!
E non è colpa mia nemmeno se la cameriera mi
fissa», si difese.
Incrociò le braccia al petto, facendo risaltare i muscoli
sviluppati
sotto la pelle ramata. Sentii lo stomaco stringersi. Aveva ragione,
dannazione.
Era davvero bello.
Concentrati,
Bella. Tu sei arrabbiata, pensai.
Adoravo
litigare con Jake, ci faceva sembrare così, come dire, veri.
«Sì,
non è colpa tua».
«Allora
perché ti arrabbi?», chiese, gesticolando.
«Per
come ci sguazzi dentro! Sai che mi ha dato fastidio e ne approfitti per
punzecchiarmi», lo accusai, guardandolo truce.
«Oh,
ma lo sai che adoro farti arrabbiare», disse, avvicinando la
sua sedia
alla mia. Iniziò insistentemente a fissarmi con i suoi occhi
profondi, e
sentii la mia maschera da arrabbiata crollare definitivamente. Per
qualche
secondo mi guardò assorto, poi un lampo tra il divertito e
il malizioso
gli guizzò nello sguardo. Posò una mano sulla mia
guancia e mi
attirò lentamente a sé.
«Sei
ingiusto», sussurrai, poco prima che le sue labbra si
appoggiassero alle
mie. In quel preciso istante, come spesso accadeva quando mi baciava,
dimenticai tutto il resto, e mi lasciai andare con eccessivo trasporto.
Quando
si staccò da me rimasi qualche secondo con le labbra ancora
sporgenti e
feci per dire qualcosa, ma mi bloccai quando vidi la cameriera di prima
che mi
fissava infastidita. Sorrisi sotto i baffi, ringraziando Jake: capii
immediatamente perché mi avesse baciata così
improvvisamente.
«La
signorina desidera qualcosa?», domandò, stizzita,
ma cercò
di sorridere.
Non
guardai nemmeno il menù che mi porgeva. «Una pizza
doppia
mozzarella e una cola», dissi, sorridendo melensa.
«Doppia
mozzarella? Cavolo Bells, vuoi diventare ancora più
bianca?»,
domandò Jacob, guardandomi interdetto. Scoppiai a ridere, e
gli tirai
una pacca sulla spalla. «Scemo!».
La
cameriera aspettava che Jacob ordinasse, seccata. Lui se ne accorse.
«Oh,
mi perdoni signorina», si scusò, sfoderando un
sorriso mozzafiato.
La ragazza spalancò gli occhi, quasi fosse rimasta accecata.
«Allora, io prendo una pizza coi peperoni e una doppia
porzione di
patatine fritte. Da bere… Ma sì, mi porti una
birra», disse
Jake allegro. Lei fece per prendere nota, ma la bloccai, guardando male
Jake.
«No,
signorina, una coca anche per lui». Jacob sbuffò e
provò a
ribattere, ma gli mollai un calcio sotto il tavolo. Mi feci un male
tremendo,
ma strinsi le labbra, lasciandomi sfuggire soltanto un gemito: non
volevo
dargli anche quella soddisfazione. Con la coda dell’occhio,
lo scorsi
mentre ghignava maligno. Sospirai, rassegnata: in un modo o
nell’altro,
l’aveva sempre vinta lui.
Il resto
della serata trascorse piacevolmente e mi divertii moltissimo, come
sempre,
d’altronde: in compagnia di Jacob ridevo spesso e mi sentivo
felice.
Finito di cenare, mi riaccompagnò a casa: il viaggio di
ritorno fu molto
breve, o almeno, così mi sembrò. Forse, speravo
solo che il
momento in cui avrei dovuto salutarlo si facesse sempre più
distante,
invece arrivammo in un batter d’occhio di fronte alla casa di
Charlie.
Sospirai, e scesi dall’auto.
«Ehi,
Bells», mi chiamò lui, allungandosi e sporgendosi
verso il mio
sportello. «Nemmeno un bacio?».
Lo
guardai, confusa. «Non ti fermi cinque minuti?»,
domandai.
Lui
abbassò lo sguardo, dispiaciuto. «Purtroppo no. Ho
promesso a Sam
che non appena fossi tornato da Port Angeles, mi sarei
trasformato»,
ammise, attento alla mia reazione. Tornai a sedermi sul sedile e mi
avvicinai a
lui, buttandogli le braccia al collo. Sentii la sua mano affondare tra
i miei
capelli e spostare la mia testa dalla sua spalla. Mi baciò,
mentre io
stringevo le braccia dietro alla sua schiena. Cercai di assorbire dal
suo corpo
più calore che potevo, per affrontare con più
coraggio la notte
che mi attendeva, e lo strinsi forte.
Era uno
di quei nostri baci un po’ amari, quelli che precedevano una
“separazione” indesiderata. Jacob aveva un compito
pericoloso, e
quel bacio era sempre un po’ più intenso degli
altri… non
osavo nemmeno pensarci, ma sapevamo entrambi perché lo
facevamo in un
certo modo: casomai fosse stata l’ultima volta che ci
vedevamo…
Rabbrividii e tesi la mascella, mentre sentivo gli occhi gonfiarsi
inspiegabilmente di lacrime. Trattenni a stento un singhiozzo. Jacob si
separò da me, e mi asciugò una lacrima dispettosa
che stava
scivolando sulla mia guancia fredda. «Bells, su, non
piangere»,
mormorò dolce, dandomi un bacio sulla fronte.
«No,
scusa», balbettai, sfregandomi gli occhi col braccio per
scacciare le
lacrime. Lui mi sorrise, triste: la voglia di stare con me gliela
leggevo negli
occhi, ed ero sicura che nel mio sguardo c’era lo stesso
desiderio.
«Dai,
ti lascio andare», borbottai, voltandomi per scendere. Quando
fui fuori
dall’auto chiusi la portiera e Jake abbassò il
finestrino,
sporgendosi verso di me. «Bells… Credo che da
domani non riusciremo
più a vederci molto spesso», mi disse, cupo in
viso. «Ho
chiesto qualche giorno di vacanza a Sam per non trascurarti
troppo… Ma la
prossima settimana ricominci la scuola, e spero che non ti dispiaccia
passare
questi tre giorni da sola», spiegò.
«Tranquillo,
Jake. Non preoccuparti, me la caverò», affermai,
per nulla
convinta; gli sorrisi, cercando di rassicurarlo.
«Però…
Almeno un paio di telefonate per assicurarmi che stai bene me le
farai?».
«Ma
certo, tesoro!», esclamò, come se la questione
fosse scontata. Gli
sorrisi, allungandomi verso di lui per dargli un breve bacio. Quando mi
staccai, gli passai una mano tra i capelli.
«Buonanotte,
Jacob. State attenti», sussurrai.
«Come
sempre, Bells. Fai bei sogni, piccola», disse, e mi
baciò la mano
che era scesa sulla sua guancia.
Annuii,
cercando di sorridergli, e mentre metteva in moto mi salutò
con una
mano. Poi si allontanò con l’auto,
finchè i fari posteriori
non divennero invisibili nel nero della notte.
***
Quei tre
giorni senza Jacob si rivelarono, come previsto, un vero inferno. Era
come se
il tempo avesse cominciato a scorrere in una maniera esasperatamente
lenta,
mentre mi sentivo soffocare dalla solitudine. Per occupare quel vuoto e
impedire all’ansia e ai brutti pensieri di assillarmi, avevo
deciso di
impegnare tutte le mie energie nella montagna di compiti che mi era
stata
assegnata per le vacanze di primavera, che sarebbero terminate quel
lunedì.
Ma, come
al solito, anche i compiti si rivelarono troppo pochi, e mi ritrovai a
passare
il sabato e la domenica a girovagare per casa come un fantasma.
Charlie
era preoccupato, e pensava che quella lontananza da Jacob fosse stata
la
conseguenza di un litigio.
«Bells»,
mi disse, sabato mattina, mentre me ne stavo accucciata sul divano a
fingere di
guardare la televisione. «Ma tu e Jacob… Insomma,
va tutto bene tra
di voi?».
Lo
guardai perplessa. «Sì, papà,
perché?».
«Beh,
è da giovedì che non vi vedete… Avete
litigato per caso?
Non è che vi siete lasciati? Ti ha fatto
qualcosa?».
L’indecisione con la quale aveva iniziato la frase aveva
subito lasciato
posto all’agitazione, probabilmente dettata dalla paura che
un probabile,
secondo abbandono mi avrebbe di nuovo annegata nella depressione. Risi
debolmente. «No, papà, con Jake va tutto a
meraviglia, stai
tranquillo». Charlie sembrò tranquillizzarsi,
quindi
continuò a prepararsi per andare a pesca.
In quelle
giornate particolarmente grigie, gli unici momenti di
serenità erano
quando Jacob mi telefonava la sera. Parlavamo poco di Victoria, giusto
le
informazioni necessarie; più che altro, mi chiedeva cosa
avevo fatto
durante il giorno. E quando lui parlava, non prestavo molta attenzione
a
ciò che diceva, ma mi concentravo sul suono della sua voce,
che mi
mancava così tanto. Sapevo che avrebbe preferito venire di
persona, ma ero
a conoscenza del motivo per cui mi telefonava: si prendeva quei minuti
di pausa
prima per chiamarmi, poi per riposarsi un po’.
Dopo che
mi aveva dato la buonanotte, gli dicevo “ti
amo”… ma solo una
volta che lui aveva riattaccato, alla cornetta muta, in un sussurro
inudibile. Stupida, mi ripetevo.
E poi gli
incubi tornavano a perseguitarmi, tutti dello stesso stampo: Edward,
buio,
foresta, Victoria.
Mi
mancava Jacob, tantissimo; non lo vedevo da troppo tempo, per i miei
gusti:
perciò, quando me lo trovai lunedì mattina alla
porta di casa
mia, pensai che fosse una visione.
«Ehi
Bells, potresti anche abbracciarmi», esclamò
sorridente –
quanto mi era mancato il suo sorriso! –, quando vide che non
riuscivo a
spiccicare parola. Ma quando, finalmente, realizzai che Jacob era
davvero
lì di fronte a me, gli saltai al collo col cuore in gola.
«Jake!»,
esclamai, stringendomi a lui. Sentii le sue braccia attorno ai miei
fianchi, la
terra che mi spariva da sotto i piedi. Lui non disse una parola, mentre
le sue
labbra risalivano lungo il mio collo, mi sfioravano la guancia e
incontravano
la mia bocca. Mi baciò, passionale, e mi tolse il fiato.
«Mi
sei mancato», balbettai, nei pochi momenti nei quali le
nostre labbra si
separavano. «Tanto».
«Anche
tu, Bells, anche tu…», disse, ansimando.
«Ehi,
figliolo! Dov’eri finito?». La voce di Charlie ci
fece sobbalzare,
e Jacob mi rimise subito giù, ma non mollò la
presa attorno ai
miei fianchi. Affondai il viso nel suo petto caldo, decidendo di
ignorare
bellamente ciò che mio padre e Jake si sarebbero detti. Non
mi
interessava.
«Ho
avuto un sacco di impegni, Charlie… Scusa se ti ho smollato
questa
rompiscatole in casa per tre giorni di seguito», disse Jacob,
scoppiando
a ridere. Mi uscì una specie di ringhio dalla gola, e anche
mio padre si
mise a ridere.
«Ti
fermi a fare colazione?», gli chiese Charlie, mentre Jake mi
spingeva in
casa.
«Pensavo
solo di accompagnare Bella a scuola. Sarei venuto anche più
tardi, ma
non ce la facevo a starle lontano», disse, per niente
imbarazzato,
cercando il mio sguardo. Charlie borbottò qualcosa, a
disagio.
«Deve ancora fare colazione…».
«Non
importa, papà. Esco», dissi, gli occhi ancora
immersi in quelli di
Jacob. Sbattei le palpebre, per concentrarmi. Andai a prendere lo
zaino, mi infilai
la giacca e diedi un bacio a mio padre, prima di uscire, mano nella
mano, con
Jake.
Salimmo
sul pick-up, alla guida. Nel tragitto verso la scuola parlammo di tante
cose,
quasi volessimo recuperare tutto ciò che non
c’eravamo detti nei
giorni di lontananza. Arrivammo molto presto, il parcheggio era quasi
vuoto, ma
andava bene così. Avrei avuto più tempo per stare
con lui.
«Cavolo,
Jake, siamo proprio venuti ad aprire la scuola», dissi,
voltandomi verso
di lui, sorridente. Jacob scoppiò a ridere.
«In
effetti, avrei dovuto insistere e obbligarti a fare
colazione»,
proferì, prendendomi il viso tra le mani e avvicinando il
suo. «Ma
con Charlie attorno non avrei potuto fare questo»,
sussurrò a un
centimetro dalle mie labbra, per poi coinvolgermi in un appassionante
bacio.
Emisi un suono di assenso, mentre il cuore accelerava i suoi battiti,
riempiendomi le orecchie. Lentamente, sentii il mio corpo adagiarsi
contro
qualcosa di morbido, e mi ritrovai parzialmente stesa sul sedile del
pick-up,
con Jake sopra di me che continuava a baciarmi.
«J-Jacob»,
balbettai, rossa come un pomodoro, cercando di concentrarmi.
«Ci
v-vedranno tutti».
«Chi
se ne importa», ruggì piano ghignando, mentre le
sue labbra
scendevano bramose lungo il mio collo. Buttai uno sguardo fuori dal
finestrino,
e notai quanto il parcheggio stesse cominciando a riempirsi. Quanto
tempo era
passato?
«Dai,
Jake», dissi a voce un po’ più alta,
posandogli le mani sul
petto, cercando di sollevarlo. Lui si fermò, immergendo gli
occhi neri
nei miei. «Scusa», sussurrò, e rimanemmo
lì,
immobili, a fissarci. Cercai di riprendermi, e gli posai una mano sulla
guancia. «Mi accompagni fino
all’entrata?», gli chiesi,
sorridente.
«Ma
certo», disse, e si sollevò. Mi sistemò
una ciocca di
capelli dietro l’orecchio, e mi sorrise, divertito.
«Cavolo, Bells,
non riesco a far altro che saltarti addosso –
sospirò – Mi
sa che è stata la lontananza…».
Ridacchiai
e afferrai lo zaino, apprestandomi a scendere. «Pronto a
presentarti al
mondo come nuovo ragazzo di Bella Swan?». Lui mi
guardò,
emozionato, e dentro di me avvertii un moto di compiacimento, quando mi
resi
conto che ero felice che tutti sapessero di noi.
«Dici
sul serio?», domandò, incredulo.
«Ovviamente
no», dissi, fingendomi seria e alzando gli occhi al cielo.
«Dai,
scherzavo!», mi affrettai a rassicurarlo, quando vidi la sua
espressione.
«Allora, sei pronto o no?».
«Io
sono nato pronto», affermò, con finta arroganza e
un ghigno di
sfida sul volto.
Scendemmo
dal pick-up tra le mie risate, e mi fu subito accanto, la mano stretta
alla
mia. Lo guardai, sorridendogli, e ci avviammo verso
l’ingresso.
All’istante, sentii su di noi le occhiate curiose degli
studenti, e mi
sembrò quasi di sentire i loro pensieri, ovviamente pieni di
incredulità.
Mi misi a fissare l’asfalto sotto i miei piedi,
finchè non
avvertii un paio di braccia sottili circondarmi il collo.
«Bella!»,
esclamò Angela, a mo’ di saluto. Lasciai la mano
di Jake, per
ricambiare l’abbraccio.
«Ciao,
Angela», dissi, sorridendo imbarazzata. Notai lo sguardo che
lanciò a Jacob, e poi quello che lanciò a me:
entrambi molto
eloquenti. Notai Ben dietro di lei, e lo salutai con la mano.
«Ciao,
sono Jacob», esclamò Jake, amichevole, offrendo
una mano ad Angela
mentre mi circondava la vita con un braccio.
«Piacere,
Angela», ricambiò, educata e leggermente timida, e
prese la mano
di Jake, squadrandolo. «Mi sembra di averti già
visto…».
«First
Beach, forse? L’anno scorso, quando siete venuti a La Push?
La prima
volta che ho rivisto Bella, mi sa», ipotizzò
Jacob, sorridendo.
«Esattamente…
Cavolo, non ti avevo riconosciuto», ammise Angela,
ridacchiando, poi
prese Ben per mano. «Noi entriamo. Ci vediamo a spagnolo,
Bella»,
mi salutò, poi guardò Jacob, sorrise e mi
lanciò un’occhiata
maliziosa. «Ciao, Jacob», disse, senza staccare lo
sguardo dal mio.
Sospirai, pensando all’interrogatorio al quale Angela mi
avrebbe
sicuramente sottoposto più tardi: che stesse seguendo le
orme di
Jessica? Mi sentii male.
«Forse
è meglio che vada anche io», dissi, con una
smorfia. Jake rise del
mio tono sconsolato, e mi si parò davanti, prendendomi il
volto tra le
mani, accarezzandomi le guance per consolarmi. «Tu non vai a
scuola?»,
domandai, stringendo la sua mano contro la guancia destra.
«Non
con quella succhiasangue che continua a girare indisturbata»,
sussurrò, poggiando la fronte alla mia. «Adesso ho
cose più
importanti da fare che scaldare il banco a scuola», disse,
abbracciandomi. Scoppiai a ridere.
«Okay,
ti concedo la pausa finché non catturate Victoria.
Però sappi
che, una volta che tutto questo sarà finito, ti
rispedirò a
scuola a calci nel sedere», lo avvertii, seria. Non volevo
che
compromettesse la sua istruzione per certe faccende da lupi…
Mi sentivo
un po’ una mamma.
«Rompiscatole»,
disse, e mi baciò con una tale intensità che mi
dovetti staccare
per riprendere fiato. Lui rise e mi lasciò andare.
«Ti
vengo a prendere dopo la scuola, se riesco», promise,
arruffandomi i
capelli. «Bye bye, piccola», mi salutò,
soffiandomi un
bacio. Lo salutai con la mano, rimanendo a fissarlo come
un’idiota mentre
se ne andava. Cercai di riprendermi, e mi tirai uno schiaffo leggero
sulla
guancia, per svegliarmi. Poi girai i tacchi ed entrai, pronta a subirmi
tutte
le occhiate dei pettegoli della scuola. Sapevo che sarebbe stata una
giornataccia, e ci beccai in pieno: arrivai a fine lezioni stremata
psicologicamente, dopo essermi sentita osservata per tutto il giorno.
Tra le
occhiate che mi avevano lanciato gli studenti in sala mensa e le
domande
insistenti di tutti i miei compagni di pranzo (escluso Mike,
ovviamente, al
quale tenevo ancora il muso), l’orario scolastico mi era
parso
incredibilmente lento, e fu una gioia uscire da scuola. Ovviamente, non
appena
uscii nel parcheggio, mi guardai attorno, per trovare la figura di
Jacob. Il
mio cuore mancò un battito quando scorsi una persona dalla
pelle bronza
che, di primo acchito, mi sembrò Jake. Mi avvicinai
sorridendo, quasi
mettendomi a correre, ma rimasi sorpresa quando scoprii che, appoggiato
al mio
pick-up, non c’era il mio Sole, bensì Quil.
«Ehi
Quil!», esclamai, abbracciandolo. Era da tanto tempo che non
lo vedevo,
ed era cambiato veramente molto. «Sei venuto a prendere la
tua ragazza?»,
domandai, maliziosa.
Lui
scoppiò a ridere. «Wow, non sapevo che fossimo
fidanzati!»,
esclamò, e a quel punto arrossii di botto, facendo crescere
le sue
risate. «Comunque, no, la mia ragazza non frequenta questa
scuola».
Sorrisi,
squadrandolo dalla testa ai piedi. «Accidenti, sei diventato
altissimo»,
esclamai.
Incrociò
le braccia al petto, mostrando orgoglioso i suoi muscoli. Come al
solito. «Prova
a immaginare il perché», disse, e mi
guardò, eloquente. Mi
ci volle poco tempo per arrivarci.
«Così…
Anche tu…», sussurrai, sconvolta.
Chissà come l’aveva
presa Jacob…
«Già,
alla fine anche io mi sono unito alla festa», disse, uno
scintillio
eccitato negli occhi.
Pensare a
Jacob mi fece venire in mente ciò che mi aveva promesso, ma
alla fine
non si era fatto vedere. Provai una momentanea delusione, offuscata
immediatamente da un’altra questione: che ci faceva
lì, Quil?
«Mi
devi ancora dire cosa fai qui», dissi, cercando di sorridere.
Non so
perché, ma avevo un brutto presentimento.
Il suo
sguardo si fece serio e contrasse la mascella. «Jake mi ha
chiesto di
venirti a prendere».
«Perché?
Che è successo?», dissi, a voce troppo alta, quasi
isterica.
«Ecco,
stamattina… Io, Jacob e Paul abbiamo trovato una traccia che
conduceva a sud,
poi ci siamo divisi. Jacob si è diretto a Goat Rocks, ma
Victoria aveva
lasciato parecchie scie per confonderci. Però lui ha trovato
quella
giusta, e lei era ancora lì… Sono arrivati ad uno
scontro».
Fece una pausa, studiando il mio viso per un secondo infinito.
«Jacob
è rimasto ferito».
Angolo
Autrice ~
Ho pure
aggiornato con un giorno di anticipo, che volete di più,
dico io? U_U
Comunque… Yep, siamo già all’undicesimo
capitolo! *.* Ed
è venuto più lungo del solito! *.*
Vi avviso che nei prossimi succederà il cataclisma,
perciò
preparatevi (: Il periodo di pace è finito,
purtroppo… Come
canta Nelly Furtado, why do all good
things come to an end?
C’est
la vie, miei tesori :] Ma non preoccupatevi troppo, okay? Nemmeno per
Jake, che
si è fatto la bua, povero amore :°(
Ma ora passiamo ai ringraziamenti e alle recensioni!
Allora, ringrazio le 52 persone che
hanno inserito questa storia ai preferiti
e le 39 che la seguono
*.*
E adesso
recenZioni! Scusate se non mi dilungo tanto ma ho molto sonno =_=
(dorme sulla
tastiera)
Caty_Mony:
No no, Jake non avrà l’imprinting con
nessuna J
Per un secondo ho
pensato di farglielo avere con Angela, ma era solo un pensiero come un
altro
(Aro Quote *ç* Coccoloso & Inquietante! <3),
e orribile XD Ma
ammettetelo, che per un momento lo avete pensato, quando Angela lo
guarda! O
no? ._. Però tranquilla, farò soffrire la tonna
in altri modi…
Bwhahah, sarò un vero mostro >:3 Grazie mille per la
recensione,
Cate! *.* Sono felice che continui a seguirmi, e spero che questo
capitolo non
ti abbia deluso ^^ Un bacione!
MihaChan:
Non posso che essere d’accordo sul fatto
dell’amore
per Jacob e l’antipatia per la tonna (non piace nemmeno a me!
Troppe
segheeee, la cocainomane!), siamo uguali, ragazza! E non posso che
ringraziarti
di cuore per tutti i complimenti che mi hai fatto *///* Uffiiii
siete tutte così biscottose
<3 Ehm, okay,
momento pucciosità
over =.= Babbè,
spero che questo capitolo ti sia piaciuto :3 Un bacioneee
<3
_Starlight_:
FVaaaa, amoVina
miaaa T_T Cacchio,
possibile che non sia ancora
riuscita a recensirti il capitolo secondo?? Accipigna, questa settimana
è stata un casino totale, ed è un miracolo se
sono riuscita ad
aggiornare! Domani recensisco, anzi, ORA, seduta stante! (Ore 23.55
spaccate
ù_ù). Tralasciando i miei scleri… so
che posso sembrare
noiosa e ripetitiva, ma… GRAZIE, davvero. Grazie mille per
il sostegno e
l’affetto con cui continui a seguirmi… Cavolooo
sei fantastica, e ti voglio bèèèène
topina mia *w* Davvero, grazie ancora per tutto <3 Mi auguro che
anche
questo capittòlo
sia stato di tuo gradimento :3
Un bacione <3
eia:
Okay, adesso mi sento il mostro della palude ._. Mi dispiace
tantissimo di aver scritto quelle cose, davvero! Spesso parlo a
sproposito,
quindi non fateci caso, io scherzavo… Comunque, te lo dico:
non sentirti
obbligata a recensire se il pairing
non è di
tuo gradimento, dico sul serio! Capisco cosa provi, e so che al tuo
posto e a
parti invertite mi comporterei allo stesso modo, perciò ti
prego, non
sentirti obbligata in nessun modo. Se vuoi continuare a seguirmi non
può
che farmi piacere, ma non voglio che tu ti senta costretta a recensire J
Comunque,
su una cosa siamo d’accordo:
l’odio per la tonna è_é
Scusami ancora tantissimo! Un bacione <3
marpy:
Tranquilla
Marpiuccia cara, Jake non avrà l’imprinting
con nessuno più avanti (: Yeah,
i nostri due
amati piccioncini cominciano davvero a rilassarsi un po’ ed
andare
leggermente oltre i limiti imposti dalle turbe mentali della nostra carssssissima Bella (seee
come no =.=), ma la meta è ancora lontana, e i problemi
d’ora in
avanti saranno molti. Ma tutto, in qualche modo, si
sistemerà…
Penso :3 Spero che questo capitolo ti sia piaciuto ^^ Alla prossima, e
grazie
di tutto! Un bacione <3
Anche
per questa settimana ho dato,
gente XD
Al prossimo capitolo, il 12 *.*
Vi amo, ricordatelo ù_ù STARFISH IS LOVE YOU!
*sparla*
Xoxo
Bea
:3