Capitolo
n° 16
Il Dovere di Vivere
È incredibile
come tutto alla luce del sole possa
apparire tanto semplice e cristallino. Ogni dubbio sembra dissolversi
nell’aria, annullandosi nel piacevole tepore mattutino ed innalzandosi
nell’abisso dei cieli.
Saphira giace assopita tra me e Ginevra, cullata dal pacato battere dei nostri cuori in sintonia e rivestita
dalla morbida casacca che le fascia il corpo minuto. E
noi povere anime dannate sembriamo essere i guardiani di questa bambina troppo
impura nella sua innocenza. Ma d’altronde, quale è il
suo peccato? Che colpa si può attribuire alla creatura se non il fatto di essere viva? È dunque questa la sua condanna?
E mentre il sole si innalza lentamente nel cielo, io e Ginevra non abbiamo
fatto altro che tessere trame antiche e perdute di ricordi assopiti e
recuperati bruscamente da quel che resta della mia memoria.
“ Perché
sei diventato un demone? Mi sembra di capire che in cielo eri ben voluto…
cosa ti ha spinto ad abbandonare ogni cosa per poi governare una realtà tanto
differente da quel che conoscevi? “
La domanda della ragazza mi
coglie maledettamente alla sprovvista. Un timido disagio si diffonde nel mio
animo, turbando quel che resta della mia coscienza intaccata. Un profonda
rammarico prede possesso di ogni fibra e le labbra
sembrano muoversi da una forza fin troppo conosciuta. Sebbene sia passato
un’infinità di tempo da allora, il dolore provato e li dispiacere è ancor vivo
in questa carne memore di ogni azione passata.
Ginevra sembra intuire la mia
titubanza. D’altronde, lo stesso tremito che mi percuote detta
quel che non riesco ad esprimere in parole.
“ Non volevo turbarti, se non
ne vuoi parlare non importa “ La sua voce carezzevole sembra attraversare le
lenzuola che ci separano, sfiorando lievemente il morbido tessuto bianco ed
arrivando tiepida ed ovattata alle mie orecchie. Non ho mai udito una voce
tanto melodiosa e rassicurante allo stesso tempo. Quelle parole, mi investono completamente, aprendomi una nuova realtà e
lasciandomi piacevolmente a mio agio e confortato.
“ ..per
amore..” confesso infine, socchiudendo leggermente gli
occhi e avvicinandomi a lei ed a Saphira.
Lei non sembra recepire bene il messaggio; dischiude quelle labbra troppo
rosse ed emette un sospiro sorpreso e
sordo.
Chiudo completamente gli
occhi poggiando il capo sul suo petto e inspirando il suo buon profumo.
Percepisco la morbidezza del suo corpo e il tamburellare del cuore divenire più
agitato. Sorrido immaginando il suo viso tingersi di un soffuso colore rosato e
l’irrigidirsi di ogni muscolo del corpo.
Come si sta bene qui, mi
sembra di tornare ai vecchi tempi quando non avevo alcuna preoccupazione,circondato da quel mondo tiepido ed ovattato che mi cullava
perennemente in una tela di sogni e suoni. Era un luogo talmente sublime e
sfavillante che alle volte credevo non reale.
“ Io abbandonai il paradiso per
amore del mio Dio “ ripeto con voce decisa ed assorta. Una sua mano mi
accarezza i capelli in un gesto materno.
Tante volte ho assistito
madri cullare tra le braccia i propri pargoletti, cantando talvolta
filastrocche e ninnananne intonate in dolci e timide melodie. Quante volte ho desiderato essere l’oggetto del desiderio di quelle
donne meravigliose. E quante altre volte ho supplicato quell’affetto
che nessuno sembrava provare nei miei confronti. Solo in Daniel scoprii
il calore che desideravo ardentemente. Solo lui fu in grado di diffondermi
amore.
D’altronde, chi mai avrebbe
potuto lontanamente immaginare che io, il più fulgido e perfetto di tutti gli
angeli non desiderasse altro che calore umano?
Facendo leva su un braccio,
mi sposto dalla comoda posizione e avvicino il viso a quello di Ginevra.
Percepisco il fondersi dei nostri respiri fattosi inspiegabilmente roventi. Fisso quelle labbra carnose e dischiuse che sembrano
invitarmi a sfiorarle, accarezzarle con la lingua e gustarle. Non appena il
pensiero viene recepito dal cervello, congiungo
immediatamente le nostre bocche calde e fameliche, lasciandomi trascinare da un
vortice di sensazioni che sembrano travolgermi e rendermi partecipe di quella
danza dei sensi. Io stesso mi annullo, divenendo parte di quella passione che
ci divora e che anima i nostri corpi infiammati.
Mi allontano dalla bocca
della fanciulla con il fiatone, sconvolto da quel
stesso ardore che prima mi animava e ricadendo dolcemente sul suo seno. Con una
mano le sfioro il braccio perlaceo lasciato cadere languidamente sulle lenzuola
pregne del nostro odore.
“ Io amavo Lui, come amavo ogni cosa in quel mondo
fantomatico in cui sono nato. Adoravo volare in quel cielo caldo. E mi piaceva quella luce tanto abbagliante che sembrava far
brillare ogni cosa attorno. Persino la mia pelle sembrava talvolta emettere una
luminescenza lieve e sfavillante insieme. Si mi
piaceva quel mondo così come mi piaceva la mia vita. Ma
quando per gli altri sei troppo perfetto, quando nessuno riesce scorgere in te
alcun difetto, allora divieni il traguardo di quegli angeli troppo presi da non
riuscire a mirare la propria gloria. Eppure,
basterebbe specchiarsi nelle acque limpide di un lago per ammirare il proprio
essere, per contemplare la propria innocenza “
Un mugolio dell’addormentata Saphira interrompe il fiume di parole .
Mi accomodo
meglio sul corpo dell’ascoltatrice e riprendo il discorso.
“ Soltanto Daniel riuscì a circondarmi
di quell’ardore, da quel confortante torpore che
tanto miravo. Con lui mi sentivo bene perché in sua presenza non avevo bisogno
di provare nulla a nessuno. Ero semplicemente me
stesso.
Eppure quei giorni tanto felici
talvolta venivano inquinati da un’antica domanda, da
un chiodo fisso che da tempo ormai aveva preso consistenza nella coscienza. Dio
mi amava? Mi voleva al suo fianco? Anche se non lo
davo a vedere, il dubbio in una risposta negativa mi tormentava l’anima. Da
questo, cominciai a svolgere ogni mansione e ordine affidatomi con il massimo
impegno, cercando ogni volta di non compiere errori. Tutto
questo, solo per splendere ai Suoi occhi, per far capire al Padre tanto amato
che esistevo anche io. E con il passare del
tempo, quel sentimento divenne ancor più morboso ed urgente. I miei occhi
divennero man mano sempre più cupi e la mia stessa espressione una volta così
serena e brillante si tramutò in una maschera fredda e distante. Solo Daniel
aveva il privilegio dei miei sorrisi una
volta tanto cristallini e soavi. E più passava il
tempo e più invidiavo il genere umano. Come potevano quegli insulsi esseri
contare più di me ed occupare tutte le attenzioni del mio Signore? Come poteva
Lui amare più loro che me?
Proprio
loro che in passato gli disubbidirono, cedendo all’invitante malizia del
peccato. Per la prima volta
provavo invidia. Era un sentimento estraneo eppure di una tale intensità che
non potei in alcun modo ignorare. Pensai preoccupato
che ciò che covavo nel cuore non poteva essere che quel tipico sentimento
umano. E mi odiai, mi detestai, perché in quell’istante
percepii in me la natura mortale che tanto non sopportavo.
Pertanto avevo dato un nome a quella cosa tanto
ardente che impertinente mi
scombussolava il cuore. E provai vergogna. Vergogna
per la mia cupidigia, per i miei difetti. Il più bello e saggio di tutti gli
angeli in realtà, non era che una miserabile creatura
che si lasciava consumare dal più impuro di tutti i sentimenti.
E quando
Dio mi riprese contestando ciò che involontariamente si era insinuato nel mio
essere, capii che Lui non mi amava.
Consapevole di quella verità che banchettò con la mia anima e
che mi divorò ogni volontà, decisi di abbandonare ciò che più mi era caro,
cedendomi alla malvagità. Con me, si unirono una gran numero di angeli. Tanti erano i motivi che spinsero questi ultimi
dalla mia parte. Voglia di emergere, voglia di gloria,
cupidigia ed affetto. Daniel mi seguì in quell’inferno
per amore, stipulando con me un patto e divenendo il mio Padrino, la mia Guida
e Consigliere. Non so esattamente cosa lo spinse a seguirmi, sebbene l’affetto
che provava nei miei confronti era grande, mi sono
sempre chiesto se dietro a quel gesto si celasse anche qualche altro motivo.
Da qui, cominciai a eseguire atti indegni solo per attirare la Sua attenzione.
Non mi importava più di nulla, infondo non avevo nulla
da perdere. Però ben presto mi stufai di tutte le torture cui sottoponevo gli esseri umani. Da qui un vago senso di pietà
e pentimento schiacciò quel che rimaneva della mia
dilaniata coscienza. Ed il rimorso delle azione passate mi uccisero
una seconda volta. Il resto della storia poi la sai
già “
Mi accorgo solo ora delle
lacrime vermiglie che mi percorrono il viso. Violenti singhiozzi mi scuotono il
corpo rendendomi incapace di dire altro.
“La verità è che fin
dall’inizio in me c’era un qualche cosa di sbagliato.
Ed anche se di questo non ne posso avere colpa, il
rimorso sembrava non avere fine. Come me ci sono altri
demoni che sono decaduti per amore sia nei confronti di Dio che nei confronti
di angeli ed esseri umani. Quello stesso affetto da sempre sospirato e
proclamato giusto, ha condotto gran parte di tutti gli esseri viventi alla
rovina. Ero arrivato ad un punto che non sapevo più a cosa credere. La mente e
con essa tutti i miei pensieri erano confusi ed
incompiuti, contraddittori sotto ogni punto di vista “
Ginevra mi stringe possessiva
tra le braccia mentre le sue calde lacrime si fondono con le mie. Mi sussurra
con quella voce tanto pacata dolci frasi, cercando di
calmare il mio animo inquieto. Ma non bado alle sue
parole e mi avvicino nuovamente a lei fino a sfiorarle quelle labbra tanto
invitanti.
“ L’amore ha
intaccato tante vite, quel sentimento tanto predicato da Dio stesso si è
dimostrato essere la rovina di molti esseri viventi “
Le sposto una ciocca bianca
che ribelle, le copriva lo sguardo rovente di lei.
“ Allora dimmi angelo mio,
come posso combattere questo sentimento che pia piano
si è annidato in me, negandomi ogni scelta e sovrastando persino la ragione?
Come posso contrastare un mostro invisibile? Eppure lo sento, è qui dentro di
me..“
Le prendo la mano minuta e la
porto al mio petto, all’altezza del cuore. Un rinnovato rossore si diffonde sul
viso di Ginevra nell’udire queste parole. Non aspettando
oltre, mi fiondo su quelle labbra che implorano
deliranti di essere toccate e gustate. Accarezzo inconsciamente il corpo
morbido e snello, totalmente sopraffatto da quel che si può definire ardore e
passione.
“ Come faccio? “ Ripeto ansimante
e perso in quel delirio incondizionato. La sento tremare sotto di me e
rispondere con uguale urgenza a quei baci infuocati.
“ Non lo contrastare..” mi implora poi sommessamente “
Abbiamo tutti il diritto di vivere e te hai pagato abbastanza per le tue colpe.
Ora il tuo unico dovere è quello di vivere. Ora puoi vivere Eladim “ esclama infine, aggrappandosi al mio torace
e strofinandosi il viso sulla pelle ardente. Che
sensazione sublime ed appagante, non mi ero mai sentito così elettrico e vivo
allo stesso tempo.
È dunque questo il vero calore umano.
Completamente preso da questi
pensieri non ho badato alla presenza indiscreta dietro alla porta socchiusa. Ma la fugace visione di un codino rosso raggiante mi
suggerisce appartenere all’eterno rivale Michele. E se prima non avevo udito il
sordo suono dei suoi passi, ora il battere dei piedi a
terra mi appaiono pesanti ed abbattuti allo stesso tempo. Un fiume di pensieri
violenti ed estranei mi penetrano nella testa
irruenti, abbattendo ogni mia barriera ed inondandomi completamente la mente.
Non mi era mai successo una cosa simile. Da sempre mi
sono allenato a distinguere ed espellere dalla testa i pensieri altrui.
D’altronde, non ritenevo giusto abusare di questo potere tanto insolito per poi
approfittare delle memorie e dei ricordi di estranei.
A chi appartengono questo pensieri amari? A Michele?
E mentre Ginevra mi tira un braccio incitandomi ad
alzarmi dal letto, una nuova consapevolezza prende forma, turbandomi
profondamente.