Ali di Fata.
Racconto a puntate
di Mil@dy
PROLOGO.
La campagna Scozzese
nella quiete del crepuscolo che precede il tramonto è qualcosa di bellissimo e
struggente al tempo stesso...
Qualcosa che ti toglie
il respiro e ti dona la voglia di vivere, ugualmente.
Qualcosa di
irripetibile e introvabile, in qualunque altro posto del mondo intero...
E mentre assisto a
questo spettacolo semplice nella sua bellezza eterea e sfuggente, sento che
anche il tempo sfugge inesorabile.
Sfugge ed io assisto,
immoto e inquieto... quasi osservassi la mia vita, con gli occhi di un'altro.
Una figura tragica e solitaria, che vede scorrere il fiume dell'esistenza, senza poterne deviare
il corso o... contenerne la portata...
CAPITOLO 1.
***Il piano di Malfoy ****
A quel tempo, non avevo
dubbi di sorta, o incertezze su come avrei condotto la mia vita. Ero sicuro che qualcuno avesse già segnato
la strada per me.
Ero sprezzante,
superbo, arrogante, mi ritenevo al di sopra, delle comuni regole che
soggiogavano tutti gli altri…
Perché io ero migliore.
Ma la sera che
precedeva il ritorno ad Hogwarts, mi metteva sempre addosso, una strana
inquietudine.
Non sapevo mai come si
sarebbe comportato mio padre... Quali consigli o presunte informazioni mi
avrebbe dato.
Quali istruzioni mi avrebbe impartito.
Ovviamente, non sarebbe mai stato un saluto del
tipo: "figlio, ti sarò vicino, studia e fatti valere." Con pacca conclusiva sulle spalle.
No!
Niente del genere.
Mio padre detestava le smancerie, le inutili
dimostrazioni d'affetto, come le definiva lui.
Forse chissà, se avesse saputo veramente cosa
ne pensavo io a riguardo, avrebbe finito per detestare anche me...
"Gli uomini veri, non hanno bisogno di
certe "debolezze " figlio mio. Guarda me ed impara!" -
Continuava incessantemente a ripetermi.
Ed io eseguivo. Come un freddo automa.
Ma ne ero felice, ugualmente.
Del resto, eseguivo le sue “imposizioni” fin da
quando avevo iniziato a parlare e camminare.
Il figlio di Lucius Malfoy, non poteva essere
uno studente qualunque, un mago qualunque, un uomo… qualunque.
Era un fardello pesante da sostenere, ed io,
forse, ero ancora troppo inesperto per farlo bene, ma dovevo, comunque,
provarci!
Io dovevo essere sempre un gradino sopra agli
altri. Sempre distinto e irraggiungibile.
Spietato e letale.
Io, semplicemente ero l'erede di casa Malfoy...
L'unico discendente di una stirpe di maghi
aristocratici, orgogliosi,
influenti... dai poteri occulti ed
oscuri, fortemente radicati nella notte dei tempi.
A volte mi sentivo un po' schiacciato dal peso
di questa fama, ma su un punto non
avevo dubbi di sorta, ne tentennamenti:
Volevo compiacere mio padre, sopra ogni
cosa; assecondare i suoi ideali,
apparire come un vincente ai suoi occhi, e tutto ciò solo per essere… gratificato almeno una volta da lui.
In realtà finivo per sentirmi un po' più
confuso: un avventato e
sprezzante ragazzino di sedici anni, insidiato da due forze
arcane e contrarie - il Bene ed il Male -
che si dibattevano all'infinito nel suo inconscio più segreto.
Con un sospiro guardai l'orologio.
Mi padre tardava quella sera, e la mia ansia
cresceva, i pensieri si arrovellavano.
Visto il tempo che stavo perdendo, avrei potuto andare a salutare mia madre...
ma non era il caso.
Se lui fosse arrivato e non mi avesse trovato
nel suo ufficio...
"Prima di tutto gli affari, seri. Quelli
fra noi uomini, ragazzo!" Altra
cosa che aveva l'abitudine di tuonare.
" Le donne vengono dopo. Sono questioni... secondarie.
Io non ero del tutto d'accordo, ma non sapevo
far valere la mia opinione.
Non riuscivo a sfidarlo. Non riuscivo a
contraddirlo mai!
Io ero...ero...
La porta si spalancò con rabbia, e come sempre
mio padre fece ingresso nella sala, come un turbine estivo che distrugga le
campagne.
- Molto bene, ragazzo. Siedi! Ho poco tempo
stasera da dedicarti...ma una cosa importantissima da dirti. Quindi sta' bene
attento, non la ripeterò!
- Sì, certo, signore...
Sedetti nella comoda
poltrona dinanzi alla sterminata scrivania di teak pregiatissimo e l'osservai.
Indubbiamente incuteva soggezione, a chiunque
lo guardasse... ad un Alto Membro del Ministero come ad un
semplice impiegato al suo servizio; ad
un domestico, come a suo figlio…
Il volto non poteva dirsi bello, ma aveva un
fascino mascolino, irresistibile ed accattivante. I capelli erano del colore
della neve splendente prima ancora che tocchi
terra, e cadevano folti e
vaporosi sulle spalle ampie e muscolose.
Aveva ancora un fisico invidiabile, ed un energia illimitata... e quegli occhi, quegli occhi
da felino, quasi bianchi, che ti
osservavano scavandoti l'anima.
Erano loro... la sua arma segreta. Quello
sguardo puro e adamantino a cui non sapevo oppormi... che mi perseguitava, a
volte anche di notte, nei miei sogni
più tormentati.
- Figliolo, il giorno del giudizio per i
babbani e babbanofili e finalmente arrivato!
- Davvero padre? - Azzardai cercando di
sollecitare la sua infinita voglia di "protagonismo".
- Ho ricevuto alcuni messaggi confortanti da...
ehm, persone fidate. Non mi dilungherò molto su questo particolare, ma ora ascolta bene... Sembra che il nostro Oscuro Signore stia per
ritornare dal suo lungo e forzato esilio... Ed è ansioso di ricostruire tutta
la potente rete di uomini d'onore... malvagi ed affidabili, che a suo tempo gli permisero di arrivare ad
un passo dal dominio del mondo, e degli
sciocchi babbani.
Con un cenno del capo lo incitai a continuare, lui sembrava pervaso da
un fuoco sacro, inestinguibile.
- Del resto circola anche la voce che... non
sia del tutto contento dei suoi vecchi e
fidati mangiamorte. Farà molti “cambiamenti” e di sicuro, punirà coloro che hanno tradito...
Io voglio prevenire tutto questo perché chi si
presenterà a lui con doni speciali o novità gradite, avrà riconoscenza e poteri eterni.
- E... con ciò padre?
La sua mano si abbatté come una scure, sul
tavolo ligneo facendomi sobbalzare sulla poltrona. - Non ci arrivi, da solo,
sciocco?
- Beh, ecco... io...
- Offrirò al Signore un dono, un'idea di mia
iniziativa, e lui non potrà mai più
dubitare di me. Della mia devozione, del mio illimitato appoggio. Sanciremo una
nuova più rafforzata alleanza, tanto che non si potrà più dire che i Malfoy sono dei traditori del vero
potere, dei volgari opportunisti...
- Certo padre! .- Rincarai la dose con tutta l'enfasi di cui potevo disporre.
Lui si
bloccò, fissandomi intensamente con quelle iridi incredibili che mi scavavano
dentro, e senza staccare gli occhi dai miei, s'appoggiò lentamente all'alto schienale della
poltrona. Le dita incrociate
all'altezza del mento, sottili,
eleganti, si muovevano in modo nervoso ed ipnotico. - E la chiave di tutto questo sei proprio tu, figlio mio! Pensa
in un sol colpo faremo vedere quanto vali tu, e quanto conto io, Lucius
Malfoy... tuo padre!
L'ansia ormai minacciava di soffocarmi,
strangolandomi la gola con le sue spire possenti e subdole.
- Cosa hai in mente, padre?
- Un compito speciale. Molto speciale, caro
figliolo. Il dono più prezioso che Lord Voldermort si può aspettare da noi...
"Ma dove diavolo vuole andare a
parare?!" Mi chiedevo sempre più perplesso. Per fortuna lui interpretò il
mio silenzio come attenzione estrema, e continuò imperterrito.
- Gli porteremo un nuovo adepto. Un servo
nuovo. E lo sceglieremo proprio fra quelli che sembrano più restii.
Quelli più inclini ed affezionati ai babbani! Diventerà la nostra spia più
fidata, la nostra punta di diamante. Prepareremo la strada per il ritorno del
Signore Oscuro… in maniera sensazionale! …Non ti viene in mente nessuno, Draco?
Domandò
con la sua voce suadente, mentre una luce brillava ammiccando, negli occhi
diabolici.
Un sorriso m'increspò le labbra. Mi chiedevo dove riuscissi a trovare il coraggio
di sfoggiare quell'aria strafottente e sicura... per defilarmi da
quell'ingarbugliata situazione.
Non mi veniva in mente nessun nome. E di
sicuro, tutto quello che avrei potuto dire, non gli sarebbe andato bene.
Poi un'idea mi sfiorò improvvisamente. - Beh,
padre, c'è una sola famiglia che si ostina a trattare con i babbani, forse più
degli altri. E più degli altri mi sta... indigesta!
Lui sorrise, ed io decisi di spingermi oltre,
fino al limite, fino a calcare un terreno insidioso. Ma dovevo tentare. - I
Weasley! Così ordinari e numerosi... babbanofili... e indubbiamente pezzenti!
Il sorriso perfido s'allargò sulle labbra di
mio padre, riempiendomi d'orgoglio. Sì, c'ero riuscito. Una volta tanto avevo
fatto qualcosa che poteva avere la sua approvazione!
- Sei perspicace, quando vuoi, figliolo! Proprio gli straccioni a cui avevo pensato
anch'io. E chi ti sembra più vulnerabile, fra loro?
Cercai di assumere l'aria più sicura possibile,
al limite quasi dell'insolenza.
- Io proverei con Ronald... è stupido al punto
giusto!
Per tutta risposta, il viso di mio padre si
contrasse in una smorfia di rabbia. Di nuovo batté irosamente la mano sulla
scrivania. Lo fissai sgomento,
immaginando che prima o poi la mano si sarebbe abbassata sulla mia
faccia...
- Sei più sciocco di quanto credessi, se pensi
possibile una cosa simile! Il ragazzino
sarà sì, un allocco, ma non tanto da farsi avvicinare da te, senza sospettare
qualcosa... Ragiona!
- Ehm... certo, padre.
Fissando lo sguardo al di là della mia testa,
riprese a parlare, quasi stesse discutendo con se stesso, più che con me...
- Io,
invece, pensavo a
quell'insignificante ragazzetta. Già
una volta eravamo quasi riusciti a condurla sulla retta via, ricordi?
Annuii
lentamente, sforzandomi di apparire sicuro e sprezzante. - Ginny Weasley? - Pronunciai con aria schifata,
quasi che sfiorando le mie labbra, quel nome avesse potuto contaminarle. -
Certo, padre. Ricordo soprattutto il tuo espediente per farle arrivare nelle
mani, il diario segreto di Tom
Riddle... Era stata un'idea geniale!
- Già... e quell'anno saremmo anche riusciti
a raggiungere il nostro obiettivo, se quell'insulso, insignificante ragazzetto... Potter, non si
fosse messo di mezzo!
Con un gesto nervoso e improvviso, s'alzò dalla
sedia, girando intorno all'imponente scrivania. Anch'io a quel punto scattai in
piedi, porgendo la mano per salutarlo... Ma, visto che non mi aveva ancora
detto nient'altro del piano, azzardai una domanda.
- Bene, ma come faremo a condizionare la
piccola stracciona? Non penso proprio, padre, che mi farai operare su di lei
una maledizione Imperio…
Di nuovo quello sguardo iroso mi travolse
inaspettato. – Non essere sciocco, Draco, certo che no! Per il momento,
avvicinala, conquistati in qualche modo la sua fiducia! Per un ragazzo come te, non dovrebbe essere difficile
sedurre una stupidina, e fargli fare ciò che vuole... o devo insegnarti anche
"quello", figliolo?
C'era una pungente ironia nel suo tono di voce,
che in qualche modo ferì il mio orgoglio.
Mi padre era forse deluso della mia condotta in
fatto di "vita sentimentale?"
D’altronde se non avevo legato con nessun'altra ragazza ad Hogwarts, era
solo perché lui mi aveva appiccicato dietro una piattola asfissiante come...
Pansy Parkinson!
Ritrovai in fretta
la mia baldanza, senza far trasparire nulla da ciò che mi passava per la mente.
- Nessun problema, padre! Sarà un giochetto
da ragazzi...
- Molto bene. Controlla la mente... e dominerai
il corpo. Usa le persone, senza che esse se ne accorgano, e avrai in mano il segreto del vero potere!
I suoi occhi erano più cupi in quell'istante,
mentre mi regalava quelle "perle di saggezza" che nessuna scuola o
famiglia al mondo mi avrebbe potuto insegnare... se non la mia.
- Ti farò sapere a tempo debito tutto quanto mi
necessita, affinché si possa preparare
la pozione... per l'incantesimo di Possesso
Occulto.
- Sarò pronto ad ogni evenienza, padre.
- Me lo auguro! Questa volta non dobbiamo
fallire, Draco! Mi sono spiegato?
Il suo volto era duro, quasi fosse stato
scolpito nella pietra. Sapevo bene che se qualcosa, qualsiasi cosa, fosse andata storta, la
colpa sarebbe stata interamente mia.
Ma io ero pronto e volevo agire!
Volevo dimostrare tutta la mia padronanza delle
arti del male.
Volevo fargli vedere quanto valevo, e fin dove
mi sarei spinto pur di avere la sua approvazione.
Senza esitare strinsi la sua mano. Era gelida,
e trasmetteva una fredda energia. Un'energia che poteva distruggere, colpire...
ferire. Una forza dominante, in maniera assoluta.
- Va a dormire, adesso! Domani alle 7 in punto
partirai con Robbie per la stazione di King's Cross. Avrai presto mie notizie. - Esclamò, voltandosi
e dirigendosi poi con passo marziale
verso la porta della stanza. Il mantello danzava, sventolando sulle sue spalle
perfette, mentre s'allontanava da me.
Avrei voluto chiedergli perché non mi
accompagnava lui... Perché dovevo girare con un elfo pedante e timoroso, ma ebbi solo il coraggio di salutarlo con
voce tanto flebile che lui, sicuramente non sentì.
***
La porta della stanza da letto di mia madre era
già chiusa. Non sarei riuscito a salutarla. E chissà quando ci saremmo
rivisti... Probabilmente per le vacanze natalizie, loro sarebbero stati
all'estero, invitati da qualche primo ministro della Magia di qualche Stato
esotico e lontano.
Io sarei rimasto per il terzo anno consecutivo
a passare le vacanze ad Hogwarts... che bella prospettiva!
Sdraiato sul morbido letto, già completamente
vestito per l'indomani, rimuginavo su
quanto mi aveva appena detto mio padre.
Mi aveva dato un incarico all'apparenza
facile...ma non dovevo prenderlo alla leggera.
Conquistare la fiducia di quella ragazzetta
insignificante e alquanto bruttina, non sarebbe stata, in ogni caso, una
passeggiata!
All’improvviso, l'enormità di quanto stavo per
affrontare mi piovve addosso, come il
muro di una diga che ceda sotto l'enorme quantitativo d'acqua.
Sarei stato all'altezza di quanto pretendeva
mio padre?
Ma certo… Io ero Draco.
Ero Draco Malfoy.
Tutto a me era permesso, tutto mi era concesso.
***