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Autore: Shainareth    19/12/2009    3 recensioni
[Gundam SEED/Gundam SEED Destiny] Quella che segue è una fanfiction che, sostanzialmente, non offre alcuna novità a livello di trama, salvo poche eccezioni, in quanto ripercorre tutta la storia delle due guerre del Bloody Valentine vissute in prima persona da Athrun Zala. Ecco, forse è questa l'unica particolarità: una panoramica su entrambe le serie di Gundam SEED e Gundam SEED Destiny, viste con i suoi occhi e raccontate dalla sua bocca. In definitiva, si tratta di un approfondito studio a trecentosessanta gradi del suo personaggio.
Ho preferito perciò non tediare i lettori con dei capitoli lunghi e particolareggiati, concentrandomi piuttosto sui pensieri e, soprattutto, sugli stati d'animo del protagonista.
Non so quanto possa risultare credibile o attendibile questa mia versione di Athrun, mi auguro però di essere per lo meno riuscita a comprenderne, seppur in minima parte, la profondità. Spero non con la cecità propria della sciocca fangirl che sono.
Infine, ringrazio Atlantislux per il betaggio e per i preziosi consigli.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Minerva




«Il potere è necessario perché le guerre non cesseranno mai di esistere.» Furono queste le parole che il Presidente Dullindal aveva usato per ribattere all’obiezione di Cagalli circa la necessità di continuare ad incrementare il potenziale bellico di ZAFT e lo spropositato numero di armamenti che trovammo ad Armory One. E, c’era da starne certi, ne avevano di così avanzati da far gola a chiunque, visto com’era andata a finire.

   Durante lo scontro con il Chaos, l’Abyss ed il Gaia, la colonia venne danneggiata, fortunatamente non in modo irreparabile com’era invece stato per Heliopolis. Senza neanche essere stata varata, la Minerva, uno dei pezzi più importanti e prestigiosi della collezione di Dullindal, fu quindi costretta ad inseguire i terroristi nello spazio, ed io e Cagalli ci trovammo bloccati lì dentro. La ragazza che si era presa la responsabilità della nostra presenza a bordo, e che ci aveva concesso le cure mediche necessarie, fu sorpresa almeno quanto noi di sentir dare l’allarme: la nave stava entrando in assetto da battaglia. Spaventata, Cagalli si lasciò sfuggire a mezza voce il mio nome, quello vero, davanti a diverse persone, eppure, dopo uno smarrimento iniziale, nessuno ci fece domande.

   Non appena i terroristi, il cui mezzo era stato provvisoriamente chiamato Boogey-1 dall’equipaggio di ZAFT, riuscirono a seminarci, il Comandante Talia Gladys ed il Presidente Dullindal – anche lui aveva trovato riparo lì come noi – furono in grado di prestarci le dovute attenzioni, scusandosi sia per l’incidente, di cui comunque non erano responsabili, sia perché al momento non potevano permetterci di sbarcare: la Minerva era ancora sulle tracce dei tre Mobile Suits rubati ad Armory One, poiché non poteva permettere che degli sconosciuti facessero chissà quale uso di quelle preziose e potenti armi. Rassegnati perciò ad essere loro ospiti, il Presidente si offrì di farci da cicerone a bordo della nave. Ci spiegò che non poteva svelare molto di quello che ci apprestavamo a vedere per via del segreto militare. Ci disse anche che al momento, oltre allo ZAKU portato da me, vi erano imbarcate altre tre unità, le stesse che avevamo visto combattere sulla colonia contro quelle trafugate. Si trattava di uno ZGMF-1000/A1 Gunner ZAKU Warrior, assegnato alla ragazza che ci aveva accolti, di uno ZGMF-1001/M Blaze ZAKU Phantom, affidato al soldato scelto Rey Za Burrel, che affiancava Dullindal in quella visita guidata, ed un’unità speciale e componibile, dotata di un sofisticato sistema di armamento, lo ZGMF-X56S Impulse, il cui perno era costituito da un caccia, il Core Splendor, al cui interno si trovava il pilota. Quest’ultimo si chiamava Shinn Asuka, l’unico dei tre Rossi dell’equipaggio che ancora non ci era stato presentato, e l’unico, oltretutto, che ci avrebbe dato non pochi problemi.

   Sempre più contrariata da tutto quel potere, Cagalli ricominciò con la sua protesta sulla pericolosità della cosa: era davvero necessario? Non sarebbe stato più semplice evitare che tutti si armassero, in modo da scongiurare il rischio di altre guerre, specie se disastrose come l’ultima? A risponderle a gran voce ci pensò proprio Shinn che, ascoltato in disparte il suo discorso, le urlò contro di piantarla con tutte quelle frasi insignificanti: «Parlar bene è tipico degli Athha.» Quello che ci lasciò più di stucco, però, non fu tanto quel che disse, quanto lo sguardo pieno di rancore che rivolse a Cagalli. Lei non lo aveva mai visto prima, per cui non riuscì a spiegarsi il perché di quella reazione. Così, mentre Rey cercava di far tacere il suo compagno, il Presidente ci informò che Shinn era originario di Orb e che la sua famiglia era morta due anni prima, durante l’attacco ad Onogoro.

   L’allarme suonò di nuovo e non ci fu tempo per altre chiacchiere. L’equipaggio fu richiamato ai propri doveri e Dullindal ci guidò sul ponte dove, ricevuto il permesso dal Comandante Gladys, ci consentì di assistere alle operazioni da lì, in virtù del fatto che durante le battaglie precedenti quella di Jachin Due, Cagalli era stata a capo di una nave da guerra nonostante la giovanissima età.

   Lo scontro non portò a nulla neanche questa volta e, anzi, rischiammo grosso a causa di una trappola tesaci da Boogey-1. D’un colpo, comunque, nel parlare di quest’ultima nel bel mezzo del combattimento, il Presidente decise di intavolare un discorso filosofico ben mirato a farmi aprire gli occhi su di una questione di fondamentale importanza che mi riguardava personalmente. Si domandò infatti quale fosse il vero nome della nave avversaria, poiché, sapendolo, avremmo potuto conoscerne la reale potenza. «Se un nome è falso, allora anche l’esistenza della cosa che esso identifica risulterà falsa.» Dunque, seguendo il suo ragionamento, la mia esistenza non era autentica? Avevo vissuto inutilmente gli ultimi due anni della mia vita? No, sapevo che non era così. Tuttavia, quando Dullindal pronunciò il mio vero nome, qualcosa dentro di me cominciò ad agitarsi. Aveva capito chi fossi realmente sin dal primo istante, da quando mi ero presentato a lui e agli altri come la guardia del corpo del Delegato Athha, Alex Dino.

   Persa nuovamente di vista Boogey-1, a me e Cagalli fu concessa una cabina per poter riposare. Non riuscii a chiudere occhio e, suppongo, non lo fece neanche la mia compagna. Non parlammo di quanto aveva appena detto il Presidente, anche perché, accompagnandoci al nostro alloggio, egli si premurò di scusarsi con me per aver fatto cenno ad un qualcosa in cui non avrebbe dovuto immischiarsi. Dopotutto, nessuno sapeva ciò che aveva davvero passato o ciò che ancora provava quello che, con mio grande fastidio, ormai nell’Esercito di ZAFT veniva considerato addirittura una leggenda: Athrun Zala.













Se da un lato avrei voluto uccidere di botte Gilbert perché colpevole di aver cominciato a mandare in confusione Athrun, dall'altra bisogna ringraziarlo: sono convinta che gli avvenimenti della seconda guerra, compresi gli errori di ogni singolo personaggio, fossero necessari affinché tutti ritrovassero la propria strada. Se Athrun fosse rimasto a Orb come Alex Dino, non avrebbe vissuto appieno la felicità che invece lo aspetta ora che a Orb viene chiamato Athrun Zala. Avrò modo di approfondire le cose proprio per bocca sua, quindi non mi dilungo oltre e mi scuso, invece, per la lentezza dei miei aggiornamenti, ma è da un pezzo che ormai sono ferma al capitolo ventotto. Spero di riprendere a scrivere quanto prima, visto che la parte più difficile è alle spalle.
Quanto al resto, ringrazio di cuore chi legge, nonché Atlantislux, kari16 e Kourin per aver lasciato una recensione allo scorso capitolo.
Un bacio e alla prossima.
Shainareth





  
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