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“Fa un certo effetto non trovi?”
Il volto di Patty era sorridente e rilassato, mentre Myriam
sentiva il mondo intero ruotarle attorno. In giro per fare delle compere, erano
state fermate e fotografate da diversi giornalisti. Non riusciva a crederci. Sembrava
tutto così irreale.
Forse il segreto era farci l’abitudine. Patty era
cresciuta con Holly e il suo amore con lei, trovarsi al centro dell’attenzione sembrava
non farle il minimo effetto.
“Finché siamo tra donne
è tutto ok” proseguì l’amica fermandosi davanti a una vetrina. “I problemi
nascono quando ti fai vedere in compagnia di un uomo. A meno che non si tratti
di un parente stretto si scatenano illazioni di ogni genere.”
Myriam annuì con fervore. “Ricordo bene quando mi hanno
fotografata con Tom.” Sorrise al pensiero di quanto la sua vita fosse cambiata
da quel giorno. Con il campionato alle porte, Benji le aveva proposto di
seguirlo in Germania. Stentava ancora a crederci.
“Hai deciso cosa fare?” sembrò leggerle nel pensiero
Patty.
Arrossì violentemente. “Seguirei Benji in capo al mondo” confessò
senza riuscire a guardarla negli occhi.
Tornare in Europa sarebbe stato un po’ come avvicinarsi a
casa, per quanto l’idea di separarsi dalla New Team le pesasse. Fortunatamente
Tom era di base a Parigi e le occasioni per vedersi non sarebbero mancate. Lanciò
all’amica uno sguardo triste. “Mi mancherete da morire.”
Patty la strinse in un abbraccio affettuoso. “Che ne dici
di un po’ di shopping per consolarci?”
Il suo volto si illuminò. “Direi che è un’ottima idea.”
Entrarono in un rinomato negozio di scarpe senza
accorgersi che un uomo in jeans e occhiali scuri le aveva seguite da lontano.
Con piglio soddisfatto accostò il cellulare all’orecchio e, pochi istanti dopo,
una macchina si avvicinò al marciapiede per farlo salire, prima di allontanarsi
a gran velocità.
* * *
Si sentiva leggera come una piuma. Persino il fumetto di Captain Tsubasa era passato in
secondo piano, nascosto sotto una pila di vestiti nel suo armadio.
Confortata dalla calda intimità della sua stanza si sdraiò
sul letto a pancia in giù, con davanti il portatile prestatole da Patty. Alla
fine dell’anno si sarebbe tenuta un’importante mostra sul calcio giapponese e
si era subito proposta di darle una mano. Abituata alle più noiose conferenze
istituzionali, gli eventi sportivi rappresentavano un piacevole diversivo nel
tempo trascorso da sola.
All’avvio del programma di posta fu accolta da un elenco
interminabile di email.
“Buonasera signorina” la distolse Benji dai suoi pensieri.
Di rientro dagli allenamenti e con i capelli ancora sudati, si sedette sul
letto accanto a lei macchiando il copriletto di verde.
A quella vista Myriam scoppiò a ridere. “Emma ne sarà
felice.”
“Felice di cosa?” Gli bastò seguire lo sguardo della
ragazza per capire a cosa alludesse, prima di scattare in piedi. “Potevi
avvisarmi che avevo la tuta sporca.”
Myriam inarcò un sopracciglio. “Certo... e tu ricordami di
non andare in giro nuda per strada, soprattutto di notte.”
Un lampo divertito attraversò gli occhi del giovane. “Percepisco un leggero tono di sarcasmo, ma non voglio farci caso.
Avevo tanta voglia di vederti che non mi sono nemmeno fatto la doccia,” proseguì avvicinando il viso a quello di lei.
La ragazza lo fissò intensamente mentre le loro labbra si
avvicinavano. “Si sente” non poté fare a meno di burlarsi di lui, meritandosi
una sonora sculacciata.
Benji si fece improvvisamente serio. “Dovrei andare a
Monaco per qualche giorno.”
Il sorriso le morì sulle labbra, mentre il singolare del
verbo dovrei echeggiava nella sua
mente. Cercò di ricacciarlo indietro. “Problemi con la squadra?” domandò
sedendosi accanto a lui.
“Devo incontrare il nuovo allenatore. Ha appena firmato il
contratto e vuole vedermi per discutere la formazione. Abbiamo acquistato
diversi giocatori e sente tutti occhi puntati addosso.”
Si risolse a spegnere il computer, smettendo di fingere un
interesse che non provava. Non si era mai separata da lui per più di un giorno,
e l’idea di saperlo in un altro continente le sembrò d’un tratto insostenibile.
“Fantastico, sarà un’occasione per conoscerlo meglio.” Cercò di sembrare
entusiasta ma non doveva averlo convinto, un sorriso aleggiava sugli angoli
delle sue labbra.
Le sollevò il mento con un dito e la baciò con dolcezza. Myriam
trattenne il respiro, aggrappandosi a quell’istante così perfetto.
“Più di venti ore di volo in tre giorni, mi sento stanco
solo a pensarci” proseguì Benji con una smorfia. Tornò a fissarla negli occhi. “Che
ne dici di una cenetta romantica per farmi perdonare?”
Annuì con il capo. Sono
solo tre giorni pensò tra sé, doveva essere ragionevole. Solo tre giorni.
Myriam fissò l’orizzonte, contemplando la notte scura e limpida.
Benji aveva scelto un ristorante sulla Bulgari
Ginza Tower, il cui
tetto a terrazza vantava l’unico giardino all’Italiana di Tokyo.
Vasi profumati di piante aromatiche e luci soffuse rendevano
l’atmosfera raffinata senza eccedere. Ultime pennellate di un quadro già
perfetto, la doppia tovaglia in lino bianco e i candelabri in argento massiccio
non sfuggirono al suo occhio esperto.
Gustarono in silenzio pietanze ricercate della cucina giapponese,
innaffiate da un Chardonnay Livon scelto con cura nella più completa carta di vini
che avesse avuto occasione di scorrere.
“Vedo che la tua abilità con le bacchette è migliorata” le
disse Benji mentre si destreggiava abilmente tra una portata e l’altra.
Sentì le guance avvampare al ricordo della sua prima cena
con lui. “Speravo non te ne fossi accorto” considerò timidamente.
Benji si appoggiò allo schienale
della sedia, sollevando il calice di cristallo in un brindisi silenzioso. “Ero
ubriaco, non cieco.”
La fissava tanto intensamente da provocarle un brivido
lungo la schiena. Avendo perso la voce in un punto imprecisato tra le posate e
il bicchiere, si limitò a seguire il suo gesto.
Un lampo improvviso spezzò l’incantesimo. Una coppia seduta
a qualche tavolo di distanza li stava fotografando come se niente fosse. Benji
si alzò in piedi, dirigendosi verso l’uomo con la macchina digitale. La ragazza
non riuscì a sentire lo scambio di opinioni, ma il diverbio sembrò trovare
facile risoluzione.
“Tedeschi in vacanza, pensavano di aver disattivato il
flash” spiegò tornando a sedersi con calma. I tratti del suo viso non tradivano
il minimo disappunto. Ne fu sorpresa, Benji non era solito concedere immagini
della propria intimità. “Mi dispiace solo che tu debba sopportare queste scene.”
“Figurati, non è colpa tua” lo rassicurò, coprendo una
mano del ragazzo con la sua.
“Prima o poi si stuferanno.”
Myriam inarcò un sopracciglio. “Certo, quando avrai
novanta anni e perso tutti i denti.”
Scoppiarono entrambi in un’allegra risata e gli occhi di
Benji tornarono a posarsi su di lei. “Mi mancherai piccola peste, non sai
quanto.” Una punta roca colorò la sua voce e Myriam non poté far altro che
sorridergli con tutto il cuore.
“Anche tu mi mancherai capitano, vedi di tornare al più
presto.”
* * *
La stanza era immersa nel silenzio. Myriam si alzò,
nonostante il suo istinto le consigliasse di poltrire ancora. L’alone di
severità che aleggiava in casa contribuiva ad alimentare in lei un senso di
soggezione, tutti si alzavano presto e non voleva essere da meno.
Infilò una felpa di Benji che le coprisse almeno in parte
le gambe e lasciò la stanza del ragazzo alla chetichella. Trovava conforto nel
dormire tra le sue lenzuola, ma per nulla al mondo avrebbe voluto che Emma la
scoprisse.
Domani Benji sarà di
nuovo qui pensò
tra sé mentre, pochi istanti dopo, il getto caldo della doccia dissipava i suoi
pensieri nel vapore.
Non appena fu pronta accese il cellulare per chiamare
Patty. Non ricordava il luogo dell’appuntamento fissato in
mattinata. Il display si illuminò, accompagnato dal tono di arrivo di un
messaggio. Tom l’aveva cercata alle sette e trenta. Incuriosita, digitò il
numero e si avviò verso il garage. Il telefono suonò libero per pochi istanti
appena.
“Era ora” esordì senza salutarla, “ti sembra l’ora alla
quale alzarsi?”
Myriam inarcò un sopracciglio. “Buongiorno Tom, anche a me
fa piacere sentirti” rispose salendo in macchina.
Il ragazzo ignorò la sottile ironia. “Sei a casa?”
“Sto andando da Patty” disse cercando di districarsi tra
cintura e auricolare. Guidare seduta dal lato del passeggero era già complicato
senza l’aggravante di una conversazione esterna.
“Fermati alla prima edicola che incontri.”
Perplessa, la ragazza sbatté le palpebre. Non capiva se stesse
scherzando. “Cosa succede Tom? Tutto ok?”
Il telefono rimase muto per un attimo. “Temo di no”
sospirò lui, “ti raggiungo appena riesco a liberarmi.”
Riagganciò senza dare a Myriam il tempo di chiedere
spiegazioni. Non le aveva nemmeno detto cosa comprare in edicola.
Guidò cercando di mantenere la calma, aiutata dal
navigatore che le aveva regalato Benji per evitare che si perdesse nelle
intricate strade di Tokyo. Ferma a un semaforo, tamburellò le dita sul volante,
impaziente che scattasse il verde. Cosa
avrà voluto dire? Si domandò, seguendo con sguardo distratto un gruppetto
di ragazzine che attraversava a pochi metri da lei. Qualcosa attirò la sua
attenzione. Una di loro teneva in mano una rivista.
Accostò al primo parcheggio
disponibile, schizzando fuori dalla macchina come se
stesse andando a fuoco.
“Oh, mio, dio” furono
le uniche parole che riuscì a pronunciare entrando nel chiosco più vicino. Sulla
parete di fronte a lei troneggiava l’ingrandimento della copertina che ritraeva
Benji a tutta pagina e, in più piccolo, al suo fianco la sera di Twilight. “Matrimonio a sorpresa per il capitano della
nazionale” lesse ad alta voce mentre il pavimento la inghiottiva.
“Dovreste denunciarli” esplose Patty. “Certi giornalisti
andrebbero radiati dall’albo.”
“Gatsby è nota per la sua capacità di comprendere e
perdonare il prossimo” cercò di sdrammatizzare Tom senza però sortire l’effetto
sperato.
Myriam si limitò ad alternare lo sguardo dall’uno
all’altra. Faticava a pensare tanto si sentiva disorientata. Patty era l’unica
a sapere, l’unica con la quale si fosse confidata. Nemmeno Benji era a
conoscenza della sua decisione, voleva aspettare il suo rientro per dirgli di
sì, che si sarebbe trasferita con lui a Monaco. Ora tutti i giornali ne
avrebbero parlato. Ci sarebbero state speculazioni di ogni genere e Benji
avrebbe finito per cambiare idea. Un’ondata di panico le salì nel petto.
“A chi lo hai detto oltre me?” proseguì Patty con
veemenza.
Tom sgranò gli occhi. “C’è qualcosa di vero in questa
intervista?”
Nonostante desiderasse solo tapparsi le orecchie e scappare
via, Myriam rimase immobile, lo sguardo perso nel vuoto. “Alcune cose.”
Il ragazzo la squadrò, sempre più incredulo. “Pensate davvero
di sposarvi in segreto una volta arrivati in Germania?”
“Certo che no!” esclamò scuotendo il capo. “Benji mi ha
solo chiesto di seguirlo a Monaco per l’inizio del campionato e non gli ho
ancora risposto.” Non appena il senso di quelle parole raggiunse il suo livello
cosciente si ammutolì. Stava davvero sminuendo la proposta più importante mai
ricevuta?
Patty si lasciò cadere su una sedia e incrociò le braccia
al petto. “Bisogna capire come è avvenuta la fuga di notizie, escludo a priori
che Benji ne abbia parlato con chicchessia.”
“A meno che non ci fossero microspie nella macchina di
Benji non capisco davvero come la stampa lo abbia scoperto.” Myriam ripensò con
rabbia alla foto scattata dal turista tedesco durante la loro cena, in bella
mostra nell’inserto speciale.
“Microfoni direzionali?”
La domanda di Tom rimase per un attimo sospesa nel vuoto.
“Dove eravate quando ne avete parlato?”
“Io e Benji?”
“No, tu e Patty.”
Le due ragazze si scambiarono occhiate sgomente. “In giro
per negozi” rispose Patty per prima. “Secondo te qualcuno ci ha spiate?”
“E’ molto probabile” considerò Tom appoggiandosi allo
schienale della sedia. “Con la giusta attrezzatura sarebbe bastato seguirvi a
una decina di metri di distanza.”
Myriam scosse il capo stordita. Avevano sentito e
trascritto tutto nei minimi dettagli. I suoi pensieri, i suoi dubbi, le sue
speranze. Seguirei Benji in capo al mondo...
ripeté fra sé sentendo un brivido gelido scivolarle lungo la schiena.
“I conti tornano” concluse Patty
con un sospiro, “Benji non la prenderà bene.”
“Magari la rivista non viene distribuita in Europa”
azzardò Tom con una smorfia.
Myriam scosse il capo. “Con la fortuna che ho, gliela
consegneranno all’aeroporto chiedendogli un commento a caldo.”
Tom le si sedette accanto, circondandole le spalle con un
braccio. “Allora il problema, quello vero, sarà come avvisarlo cercando di
evitare troppi danni fisici.”
* * *
Si chiuse la porta alle spalle. Non aveva testa di
mettersi al lavoro e, dopo essere stata riconosciuta più volte in strada, si
era decisa a tornare a casa.
Aveva provato a chiamare Benji ma senza successo. Sebbene
fosse solito alzarsi all’alba per allenarsi, il cellulare risultava staccato e
non aveva idea di come raggiungerlo.
Un macigno le pesava sullo stomaco. Le era bastato
fermarsi a comprare la rivista perché gli acquirenti in fila la additassero
incuriositi, al solo pensiero dell’accoglienza che avrebbero riservato a lui si
sentì mancare.
Salì le scale fino alla camera da letto augurandosi che, a
differenza delle cameriere, Emma non fosse incline ai pettegolezzi.
“Bentornata” fu il saluto che l’accolse mentre poggiava la
giacca sul letto.
Si voltò di scatto. Benji era appoggiato alla finestra e
la fissava con occhi immobili.
“Ti aspettavo domani mattina” fu l’unica cosa che riuscì a
dire. Forse non la migliore a giudicare dall’espressione indurita del giovane.
“Ho pensato che ci fossero validi motivi per anticipare il
volo, non credi?”
Myriam si gelò sul posto. La tensione era tale da sembrare
una terza presenza nella stanza.
“Immagino tu abbia letto l’intervista” concluse
debolmente. Avrebbe voluto provare la sua stessa rabbia ma non ne era capace.
Se solo avesse tenuto la bocca chiusa, la loro intimità non sarebbe stata
violata. “Posso spiegarti.”
Benji strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche.
“Cosa significa tutto questo?”
Solo allora Myriam notò la rivista che teneva controvoglia
tra le mani, come se qualcuno gliela avesse imposta lì per lì. “Posso
spiegarti” ripeté.
Benji ignorò la confusione che albergava negli occhi di
lei e, aprendo una pagina a caso, cominciò a leggerne le prime righe. “Benjamin
Price è l’uomo che aspettavo da tempo. Non vorrei precipitare troppo le cose...
certo, il matrimonio è nel nostro futuro...”
La ragazza boccheggiò. Una cosa era leggere quelle frasi,
un’altra sentirle uscire dalle labbra di lui. “Non puoi pensare che abbia detto
quelle assurdità.”
Le puntò gli occhi addosso. Non c’era indulgenza nella sua
collera, né tanto meno riusciva a controllare il ritmo forsennato delle sue
pulsazioni. Non sapeva se essere più arrabbiato per ciò che aveva letto o per
il fatto che sembrasse così calma.
“Vuoi dire che si sono inventati tutto.”
Sentì il sangue abbandonare il suo corpo. “Quasi tutto”
ammise. “Ho parlato solo con Patty, l’ultima volta che siamo uscite insieme.
Devono averci spiate.”
Per tutta risposta Benji gettò il giornale a terra. “E di
cosa avreste parlato di grazia? Del nostro matrimonio? Dei figli che avremo un
giorno? Avrei gradito essere messo a conoscenza di tali progetti.”
Una viva incredulità si dipinse
sul volto della ragazza. “Perché invece di processarmi non cerchi di capire
cosa sia successo?”
Benji parve soppesare le sue
parole. “Dove si trova la tua famiglia?” domandò con più enfasi del necessario.
“I giornalisti cominciano a credere che tu sia spuntata fuori da nulla, e a
questo punto risulta alquanto difficile dargli torto.”
Le pupille di lei si dilatarono. “Non mi sembra il momento
di affrontare questo discorso.”
“Ti prego, puoi essere un po’ più vaga?”
Myriam gli voltò le spalle, chiudendosi in un silenzio
furibondo.
“Brava, così è più vago.”
“Sento forse una punta di sarcasmo?” sbottò lei tornando a
fissarlo.
Benji inarcò un sopracciglio. “Che donna perspicace.”
La ragazza aprì la bocca per rispondere a tono ma cambiò
idea. “E’ bello sapere che certe cose non cambiano, sono dei punti fermi. La
luce del sole, i pianeti che girano, la tua arroganza.
Fingerò che questa conversazione non sia mai avvenuta, quando vorrai parlarne
con calma sai dove trovarmi.”
Benji le si piantò davanti, vicino quasi da sfiorarla.
“Non guardarmi con quell’aria accondiscendente, come se fossi al di sopra di
tutto.”
Myriam si sentì vibrare dalla collera. “Vuoi sapere cosa
penso?”
“Me lo diresti comunque.”
“Capitano Price, sei talmente incentrato su te stesso da
non vedere a un palmo dal tuo naso” ringhiò. “Pensi davvero che voglia
incoraggiare la fantasia della stampa?” Nulla era più lontano
dalle sue intenzioni, avrebbe dovuto saperlo. Semplicemente, non si fidava di
lei.
Benji non rispose, limitandosi a fissarla. Era splendida,
anche arrabbiata. Un lampo malizioso si accese nei suoi occhi.
Fermamente decisa a chiudere il discorso, Myriam fece per
aprire la porta. Il ragazzo scattò in avanti richiudendola con un tonfo secco. “Si
può sapere perché litighiamo sempre?”
La ragazza sentiva crescere in sé un calore tale da
fondere ogni cosa, mentre lui d’un tratto sembrava divertito. “Non lo so, ma stavolta
è una cosa seria. Avresti fatto meglio a restare in Germania.”
Uscì come un tornado. Benji rimase immobile per un attimo,
consapevole di non poterla seguire senza aggravare ulteriormente la situazione.
Con un sospiro rientrò in stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Appoggiò la schiena al legno massello, battendo un pugno
che gli rimandò un rumore sordo. Il profumo di lei aleggiava nell’aria, la
stanza così vuota ora che se ne era andata.
In aereo si era ripromesso di affrontare il problema con
lucidità e sangue freddo, ma invano. Una scintilla dei suoi occhi ambrati era
sufficiente a farlo cadere nel tranello, trascinato da una collera che stentava
a riconoscere. Scivolò a terra cercando di recuperare la calma, mentre andava
con il ricordo alla mattina del giorno precedente.
Tutto era iniziato con Nathalie.
Se l’era ritrovata davanti alla porta di casa, a quasi due
anni dal loro ultimo incontro. Mentre se ne stava imbambolato a fissare
quell’ospite inattesa, lei si era accomodata sfoggiando la naturalezza dei
vecchi tempi.
“Ciao Benjamin.”
Il suo nome in francese gli era sempre suonato estraneo.
“Ciao Nathalie” l’aveva salutata seguendola in salotto. “A
cosa devo l’onore?”
La ragazza si era seduta sul divano invitandolo a prendere
posto accanto a lei. “Sono arrivata ieri per un servizio fotografico e ho
pensato di approfittarne per vedere qualche amica. Sai che
Heidi è a Monaco?”
“Heidi Klum?” domandò retorico. Aveva temuto per un attimo
che tra le amiche in questione ci fosse Gisèle.
Rimpiangeva ancora di averla presentata a Tom, e si sarebbe risparmiato
volentieri l’ennesimo fashion show in
compagnia delle due avvenenti fanciulle.
La sua ex fidanzata aveva sorriso con candore. “Non
conosco altre Heidi.”
Per la prima volta realizzò quanto lei e Myriam fossero
diverse. Non era amore ciò che aveva provato a suo tempo per la sofisticata
fotografa, solo una mera illusione. Illusione che aveva inseguito a scapito di
ogni logica, pagando a caro prezzo la sua testardaggine.
“Ho chiamato il tuo concierge e mi ha
detto che eri arrivato da poco. Volevo farti gli auguri di persona”
aveva proseguito lei, meritandosi uno sguardo incuriosito.
“Auguri per cosa?”
Nathalie aveva agitato l’aria intorno a sé come se
l’argomento fosse tanto ovvio da non meritare spiegazioni. “Inutile fare il
finto tonto Price, nell’ambiente lo sanno tutti ormai.” Non fece caso allo
sguardo di crescente interrogazione del giovane. “Volevo essere la prima, visto
che domani l’articolo farà il giro di mezzo mondo.”
Per celare il suo sconcerto Benji aveva dato fondo a tutta
la diplomazia acquisita nel corso degli anni. “Ti prego Nathalie, illuminami.”
“Dove pensate di sposarvi?” aveva proseguito imperterrita.
“Se posso permettermi, suggerirei una spiaggia romantica in Indonesia.”
Vedendo che Benji si ostinava a rimanere in silenzio, gli aveva
accarezzato un braccio con fare complice. “Devo ammettere di essere un po’
gelosa, quando ho visto la tua foto con lei ho ripensato a come ci siamo
lasciati. So di aver fatto una stupidaggine, spero tu non ce l’abbia ancora con
me.”
“Ormai è acqua passata” aveva risposto con un sorriso
forzato.
Il resto della conversazione era vago nei suoi ricordi. Il
commiato forzato da Nathalie, la telefonata all’agenzia di viaggi, il rientro
anticipato.
Non c’era voluto molto perché l’iniziale senso di inquietudine
si tramutasse in sconcerto. La locandina che annunciava l’uscita dello scoop campeggiava in tutte le edicole
dell’aeroporto, tradotta in più lingue di quante se ne parlassero sul pianeta.
Devo essere finito
in un incubo
pensò tra sé mentre prendeva posto in prima classe, lontano da curiosi e
ficcanaso.
Note:
Per accompagnare questo capitolo ho scelto “Gold” degli Spandau Ballet (http://www.youtube.com/watch?v=ntG50eXbBtc&feature=fvst)
e “Wild Boys” dei Duran Duran
(http://www.youtube.com/watch?v=M43wsiNBwmo)
Sono un po’ retrò... che posso farci?^^
¨ ¨ ¨
Cast della FF
Cliccate
sui link sottostanti e si aprirà una finestra con le immagini dei personaggi
principali... finalmente posso dirvi chi interpreta Nathalie, a mio parere tra
le più temibili rivali in amore che si possa avere^^