Che
tristezza chiudersi in casa dopo Natale per studiare! Daphne
sbuffò
sonoramente. Stava cercando di concentrarsi, ma non le riusciva
granchè, né con
la musica, né col silenzio, né mangiando qualcosa
nell’intanto. Niente di
niente. non aveva per niente voglia, ma doveva.
In
un’ora aveva fatto poco e niente, fin quando non
arrivò Marta a casa sua.
Voleva vedere a tutti i costi dove viveva adesso. Era raggiante, quel
giorno, e
aveva in bocca un lecca lecca.
-Accipicchia!-
esclamò –Ti sei sistemata proprio bene! E la
camera com’è? Oh, guarda il bagno!
È bellissimo!-
-Ti
trovo in forma, Marta-
-Dici?-
la ragazza ridacchiò –Bè, in effetti,
sono di buonumore… Per Natale mi hanno
regalato un sacco di soldi e li ho usati per fare shopping. Guarda
questi
tacchi nuovi. Non sono un amore?- alzò il piede, mostrando
un tacco di almeno
otto centimetri, di un azzurro lucente e con un fiore come decorazione.
Passare
la giornata in compagnia non era stata affatto una cattiva idea. Almeno
i suoi
amici stavano bene. E Chad? Non si era fatto ancora sentire. Non
rispondeva
nemmeno ai messaggi.
-Dovresti
mollarlo e cercarti subito qualcos’altro- disse Marta davanti
una cioccolata
calda –Sai bene che non lo vedevo molto a genio
già da prima… Ecco, non va bene
così. Vedi che aveva visto giusto?-
-Ma
dovevi vederlo prima di Natale… Insomma, l’anello,
ogni cosa… Dev’essergli
successo qualcosa di grave… E’ strano…-
-Quanto
invidio la tua ingenuità, tesoro mio- disse sospirando la
diciottenne.
Non
appena Marta se ne andò, squillò il telefono.
Numero sconosciuto. Vabbè.
-Pronto?-
-Ha
ragione. Dovresti mollarlo-
Deneuve…?
Come aveva quel numero?
Anzi,
come si permetteva?
E
poi, come faceva a sapere che la sua amica aveva detto…
Daphne
buttò giù il telefono, arrabbiata, ma non
servì a molto. Il telefono squillò
nuovamente. Stavolta alzò la cornetta senza parlare.
-Ho
detto qualcosa di male?- chiese lui con ingenuità
-Questa
è violazione della privacy-
-Invece
no. Guardi che quella casa è stata costruita coi miei soldi-
-Questo
non le da il diritto di mettere telecamere a casa mia e spiare le
conversazioni
che ho coi miei amici-
-Le
ha forse dato fastidio il fatto che do ragione alla sua amica?-
-Con
permesso, devo studiare-
Rimise
giù il telefono, e anche stavolta fu tutto inutile. Quando
ci si metteva sapeva
essere parecchio insistente…
Daphne
non fece nemmeno in tempo ad avvicinare la cornetta
all’orecchio che Deneuve
prese parola –Non deve reagire così, non ho fatto
niente di male-
-Ha
richiamato solo per questo?-
-Ah,
già… Scusi. Volevo chiederle se è
davvero così urgente per lei studiare in
questo momento-
-Ho
saltato fin troppe lezioni e l’esame si avvicina. Non posso
permettermi altre
distrazioni-
-Va
bene, ho capito. Allora si prenda un caffè e scarichi i
nervi- fu lui stavolta
a far terminare la conversazione.
La
ragazza si promise che avrebbe preso 30, alla faccia sua.
Riuscì
a dare l’esame prima di Capodanno, anche se il 30 non
l’aveva preso. 28. Bè,
non fa certo schifo.
E
poi finalmente aveva un po’ più di tempo libero.
Ora che ci pensava, era da
tanto che non andava in giro a fare qualche foto…
Sì, era un’ottima occasione.
E poi l’aria dava l’impressione di una nevicata.
Con
passo svelto andò a casa, ma si trovò una
sorpresa. Un’altra scatola. Daphne
rabbrividì, e invece di toccare il pacco, chiamò
subito Watari, che diede
subito la sua disponibilità.
A
quanto pare avevano scoperto il suo nuovo indirizzo, ma Watari e
Deneuve si
mostrarono tranquilli.
-Deneuve,
dev’essere lui. Pare che abbia forzato la porta, gli spruzzi
di acido sono
stati attivati-
-Allora
sarà morto, no?- disse Daphne.
-Non
possiamo dirlo con sicurezza. Ci sono delle piccole tracce verso le
scale,
quindi con ogni probabilità è riuscito a
sopravvivere. Watari, accertati che
non ci sia niente di pericoloso nella scatola e poi mostraci il
contenuto-
Per
fortuna lei non era in casa quando era arrivato… E anche se
fosse stata in
casa, il sistema d’allarme impostato dal vecchio Watari era
eccezionale,
davvero a prova di rapine e aggressioni. Sperò solo che non
gli fosse stata
spedita una bomba. E poi, perché ce l’avevano
così tanto con lei? Che fosse una
vittima casuale? Perché intestardirsi così tanto?
-Deneuve,
ecco qui. Non c’è niente di pericoloso, solo
queste foto. Nessuna impronta
digitale, né tracce di saliva o sperma come
l’altra volta-
Il
ragazzo prese con la punta delle dita le fotografie, rimanendo
perplesso –Sono
foto di un’università. È forse quella
che frequenta lei, signorina?-
Daphne
annuì, prendendo le foto –Però
è strano…-
-Possiamo
intuire che sia qualcuno che frequenta quell’ambiente-
-Sì,
ma… Chi? Inoltre queste foto… Non sono fatte da
un principiante- mise sul
tavolo le foto e, facendosi strada col dito, indicava le stranezze
–Campo
lungo, con i particolari in primo piano sfocati. Non tutti riescono a
farlo. O
almeno, un principiante riuscirebbe a farlo con un colpo di fortuna. E
poi, ha
ripreso solo una parte dell’università, da
lontano, stando molto attento alla
luce. Dev’essere andato apposta a un’ora di punta,
come mezzogiorno, in modo che
la luce del sole riflettesse perfettamente alle finestre. No, questa
foto è
opera di un esperto. È fatta davvero bene. Mi secca dovermi
congratulare con
chi ce l’ha tanto con me-
-Ma
almeno restringiamo ulteriormente il cerchio- disse Deneuve
–D’ora in poi ci
concentreremo su quel luogo, e non perderemo di vista nessuno, nemmeno
i
professori-
La
ragazza cercò di mostrarsi tranquilla. Chissà
quanto sarebbe durata questa
caccia.
-Posso
andare, signor Deneuve?-
-Certo.
Ah, già… Possiamo darci tranquillamente del tu.
Così come può dare del tu a
Watari-
-Lo
terrò a mente… Grazie e arrivederci-
Watari
si mise a sistemare le foto e rimetterle nella scatola, come se non
fosse stata
mai toccata. Deneuve se ne stava in silenzio, a mordersi il pollice.
-Che
intenzione hai, adesso?- chiese l’anziano
-Non
mi piace espormi così di persona…-
replicò il ragazzo, continuando a
mordicchiarsi il pollice –Ma a questo punto non mi
restò che andare
direttamente all’università. Se ci sono delle
prove, sono senza dubbio là*-