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Autore: Shainareth    23/12/2009    2 recensioni
[Gundam SEED/Gundam SEED Destiny] Quella che segue è una fanfiction che, sostanzialmente, non offre alcuna novità a livello di trama, salvo poche eccezioni, in quanto ripercorre tutta la storia delle due guerre del Bloody Valentine vissute in prima persona da Athrun Zala. Ecco, forse è questa l'unica particolarità: una panoramica su entrambe le serie di Gundam SEED e Gundam SEED Destiny, viste con i suoi occhi e raccontate dalla sua bocca. In definitiva, si tratta di un approfondito studio a trecentosessanta gradi del suo personaggio.
Ho preferito perciò non tediare i lettori con dei capitoli lunghi e particolareggiati, concentrandomi piuttosto sui pensieri e, soprattutto, sugli stati d'animo del protagonista.
Non so quanto possa risultare credibile o attendibile questa mia versione di Athrun, mi auguro però di essere per lo meno riuscita a comprenderne, seppur in minima parte, la profondità. Spero non con la cecità propria della sciocca fangirl che sono.
Infine, ringrazio Atlantislux per il betaggio e per i preziosi consigli.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciclo




Fu come un fulmine a ciel sereno.

   Dopo essere stato attirato dall’atmosfera terrestre nella Debrits Belt, la Fascia dei Detriti, durante l’ultima guerra, Junius Seven aveva improvvisamente ed inspiegabilmente cambiato la sua orbita, scegliendo la più pericolosa che potesse esserci. Il Presidente Dullindal non ci nascose nulla e, anzi, si affrettò a comunicarci che allo stato attuale delle cose non poteva ancora permetterci di sbarcare. La Minerva, infatti, insieme ad altri supporti provenienti da PLANT, si sarebbe prodigata per evitare che quella colonia in rovina precipitasse sulla Terra: un impatto di quella portata sarebbe stato devastante, e per gli abitanti dell’intero pianeta non ci sarebbe stato nulla da fare.

   Mentre ne discutevo con Cagalli, mi venne in mente un’unica soluzione, e cioè distruggere Junius Seven. Non avevo certo dimenticato cosa simboleggiassero i resti di quel PLANT, né soprattutto che lì si trovavano ancora i corpi senza vita delle persone uccise nel corso dell’attacco nucleare di quel maledetto 14 febbraio, compreso quello di mia madre. Però che altro si poteva fare? Per preservare quel mausoleo di dolorosi ricordi, avremmo forse dovuto lasciare che la Terra venisse travolta, così che si ripetesse la stessa tragedia? Non potevamo permetterlo nella maniera più assoluta, e PLANT, in barba agli antichi rancori, si sarebbe adoperata per scongiurare l’imminente pericolo.

   Proprio in quel momento, anche i membri più giovani dell’equipaggio si trovarono a parlare della medesima cosa, ed io e Cagalli li sentimmo passando davanti alla sala in cui si erano riuniti, sconvolti quanto noi. Uno di loro fu sorpreso stoltamente a dire, forse per scherzo, che se non c’era nulla da fare per quella situazione, se la Terra era spacciata, bisognava rassegnarsi. Cagalli vide rosso e si fece avanti, pronta a dare una brusca lavata di capo a tutti. Non potevo biasimarla, anzi, ma bisognava anche tenere a mente che lì noi eravamo soltanto degli ospiti. Provai a fermarla per farla ragionare, senza successo perché lei aveva già iniziato ad urlare, fuori di sé per la rabbia. Di nuovo, Shinn fu abbastanza irrispettoso da ribattere in modo aspro e offensivo. Non faccio mistero del fatto che mi sarebbe davvero piaciuto picchiarlo: nessuno poteva permettersi di trattare in quel modo Cagalli, a maggior ragione se ingiustamente. Non indossando l’uniforme – ero ormai un semplice civile – dovetti trattenermi dal colpirlo, ma a quel punto mi parai davanti alla mia protetta e affrontai quel ragazzino irriverente armato almeno di parole. Gli intimai di smetterla di aggredire senza motivo il Delegato di Orb, altrimenti avrei dovuto ricorrere alle maniere forti. Mi sentii rispondere, senza che lui abbassasse il tono, che invece era Cagalli ad essere nel torto: la sua famiglia era morta proprio a causa degli Athha e dei loro utopici ed inutili ideali.

   Quando tornammo in cabina, tentai di spiegare a Cagalli che Shinn stava sfogando la propria rabbia ed il proprio dolore, anche se in modo errato, e che difficilmente saremmo stati in grado di fargli cambiare idea su quelle sue assurde convinzioni. Lo capivo bene. Anch’io mi ero sentito come lui dopo l’attacco a Junius Seven e la conseguente morte di mia madre. Cagalli mi guardò con due occhi che non scorderò mai: vi era di nuovo impressa tutta la tristezza che vi avevo letto due anni prima, quando suo padre, prendendo la decisione più sofferta, aveva dovuto dirle addio pur di non consegnare la Nazione alla Federazione Atlantica. Un attimo dopo, la mia principessa piangeva a dirotto, scossa da singhiozzi infiniti che mi spezzavano il cuore. Tutto ciò che potei fare, in quel momento, fu stringerla a me, aspettando che si calmasse. Non appena accadde, vinta dal sonno perso e dalla stanchezza dovuta alle lacrime, si appisolò. Rimasi con lei per qualche minuto, accarezzandola e pensando a quale fosse la cosa migliore da fare.

   Quindi, la lasciai riposare e mi diressi sul ponte, domandando al Comandante Gladys, senza tanti giri di parole, un’unità per poter dare una mano durante le operazioni che avrebbero salvato il pianeta. Dopo un iniziale smarrimento dovuto a quella mia sfrontata richiesta, grazie alle pressioni del Presidente Dullindal che dimostrò subito di volermi dare fiducia, lei cedette e mi affidò lo ZAKU con cui ero arrivato.

   Uscii insieme agli altri tre piloti. Il nostro compito era quello di dare supporto alla squadra già presente sul posto, il Team Joule, capeggiato da Yzak. Quando lo seppi, provai quasi nostalgia. Mi era stato detto che adesso lui era stato promosso al grado di Capitano di Vascello e che aveva smesso la divisa rossa per indossarne una bianca, come quella che aveva portato Raww La Klueze. Ai suoi ordini c’era Dearka, divenuto ora soldato ordinario. Saremmo tornati tutti e tre insieme, anche se solo per una missione.

   Missione che avrebbe dovuto risultare molto meno complicata di quello che fu in realtà, perché sul posto trovammo già dei Mobile Suits di ZAFT. Non erano venuti a darci una mano. Anzi, si presentarono orgogliosamente come coloro che avevano deviato l’orbita del PLANT che ora minacciava i Terrestri. Non riuscivamo a capacitarci della cosa... Possibile che ci fossero ancora dei Coordinators che odiavano i Naturals al punto da volerne l’estinzione? Non avevano imparato nulla dall’ultima guerra?

   Fummo costretti ad ingaggiare battaglia, resa ancora più difficile dall’arrivo dell’Abyss, del Chaos e del Gaia, forse giunti lì con le nostre stesse intenzioni. Ci mettemmo un po’ per far capire loro che tutto ciò che ci premeva in quel momento era salvare la Terra. E mentre tentavo di difendermi da uno dei terroristi di ZAFT, questi mi gridò che stavamo sbagliando tutto: Junius Seven era la tomba di sua figlia, e lui avrebbe dato la vita pur di far provare ai Naturals lo stesso dolore che lo aveva ridotto in quello stato. Il cammino più giusto, aggiunse, era quello intrapreso da Patrick Zala.

   Rimasi sgomento. La storia si ripeteva, e l’ombra di mio padre, ormai morto da tempo, si allungava su di me, rischiando di soffocarmi.













Mi rendo conto che non è proprio un capitolo allegro per augurarvi buon Natale, ma abbiate pazienza. ^^;
Non so quanto io sia riuscita a renderla, ma trovo questa prima parte di Destiny molto interessante per capire come, dopo due anni, Athrun non sia ruscito a superare per nulla il conflitto mai chiarito con suo padre. Anzi. Questa però è solo una delle motivazioni che lo hanno spinto ad indossare di nuovo la divisa di ZAFT, e francamente non riesco a rimproverargliene neanche una: sul piano umano, ogni sua singola azione è comprensibilissima, così come lo sono quelle di quasi tutti i personaggi della Cosmic Era (meno che una, secondo me, e cioé la decisione finale di Talia... ho ancora voglia di prenderla a sberle e di portarla lontano da Gilbert e Rey).
Rispondendo alle vostre recensioni, anzitutto chiedo scusa a kari16 per la mail che le ho inviato qualche giorno fa (non so se ti è arrivata), ma quando mi si parla del finale della serie mi si accartocciano le budella e sfodero immediatamente la spada per difendere la mia crociata in onore della logica. XD (Oltre che del mio fangirlismo. ^^)
Quanto alle parole di Atlantislux e Kourin su Dullindal, non mi si può trovare più d'accordo: un uomo idealista quanto Cagalli, e al contempo più realista di lei (almeno riguardo alle guerre), ma pure fuori come un balcone. Per lui non ho mai saputo che tipo di sentimenti provare... Non mi garba moltissimo, però, appunto, come dite anche voi, è stato grazie a lui e alle sue parole se molte cose si sono evolute per il meglio, a cominciare dai problemi interiori di Athrun per finire all'accettazione, da parte dell'umanità, della coesistenza e della convivenza fra Naturals e Coordinators (quanto meno in generale, poiché dubito che non esistano più gruppi di Blue Cosmos o seguaci di Patrick Zala nascosti qua e là).
Ringrazio quindi loro tre e tutti i lettori di questa long che spero di portare a termine quanto prima (sono finalmente riuscita a sbloccarmi).
Buon Natale,
Shainareth





  
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