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Autore: Youko    23/12/2009    4 recensioni
cosa sareste disposti a fare per aiutare il vostro migliore amico a capire se stesso? probabilmente non sarebbero in molti ad arrivare ai livelli di Mito
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Hiroaki Koshino, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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a causa del mio migliore amico 7 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Ringraziamenti:
Drake33: Concordo appieno e nel leggere le tue parole mi è venuta l’idea per una storia XD Ti ringrazio delle tue parole per aunto riguarda Mito e Kosh hiihhihihi tra poco lo saprai dato che manca un solo capitolo alla conclusione.
Camus: Tranquilla non devi scusarti le recensioni sono benvenute ma non obbligatorie. Brava scrivi, scrivi che io ne sto seguendo due delle tue fic XD ovviamente fai con calma, la vita è già troppo complessa e questo è un Hobby ( però non farmi aspettare troppo LOL scherzo)
Yo è davvero complesso e contorto come ragazzo ma mi piace proprio per questo. Hana e Ru eheheheh chissà se si sveglieranno presto
Yuyu: evvai un’altra Fan di Yo un po’ alla volta vi sto conducendo sulla cattiva strada, chissà se le tue speranze saranno condivise dal suo cervellino bacato XD
Lucy6: Eh già Hiro è davvero sfigato povera creatura, hai ragione Mito si comporta in maniera differente con lui e sono contenta che il loro unico appuntamento ti sia rimasto impresso.
L’amicizia fra Aki e Hiro è una delle cose che ritengo fondamentali in questa fic e hai colto appieno l’idea del perché Koshino ha questo carattere.
Non preoccuparti per non aver commentato l’extra ( vi ho dato anche pochissimo tempo per farlo)era una cosettina leggera, che avevo piacere ad inserire per non lasciare in sospeso quei due.
Sheerelen:  E io che pensavo di essere già stata troppo sdolcinata fin ora. Speriamo che questo capitolo non ti deluda, grazie per i complimenti e per amare la coppia Hiro/Yo  
Misako90:   Eheheheh io ho postato e tu commentavi l’extra Xd Grazie per i complimenti e il sostegno che non mi fai mai mancare, sviluppi ce ne saranno se sono interessanti o meno … a voi l’ardua sentenza.

Ringrazio come sempre chi legge.
Chiedo umilmente scusa a tutto l’ordine dei medici, non so se quello che ho scritto possa avere più o meno fondamento,spero di non aver fatto troppo figuracce in caso chiudete un occhio (se servisse anche tutti e due). Mi sono basata sulle poche conoscenze scolastiche, ormai pallido ricordo, e sui miliardi di anime e telefilm che da sempre mi diletto a seguire.
Aggiorno un giorno prima e ne approfitto per farvi gli auguri di un sereno e felice Natale, spero di fare in tempo a postare l’ultimo capitolo (ma in realtà manca un extra) per capodanno, se riesco a sfuggire alla mia famiglia e a tornare a casa in tempo XD.
    
 



7

Akira non faceva che passeggiare avanti e indietro nella sala d’attesa dell’ospedale, Hisashi l’osservava impotente come gli altri, delle condizioni di Koshino non sapevano ancora nulla, non aveva ripreso i sensi questa era l’unica cosa che conoscevano.
– Perché non ti siedi Sendo?- gli chiese Maki cercando di calmarlo
 – non capisco, ormai è tanto che aspettiamo perché non ci dicono nulla? È caduto dalla scala mica chissà cosa, non è niente di grave no? È che al giorno d’oggi nessuno vuole più lavorare, ecco magari Hiro sta da qualche parte a sbraitare come al solito e… – interruppe quel suo sparlare quando le braccia di Mitsui l’avvolsero
 – sta tranquillo andrà tutto bene è un tipetto tosto – cercò di rassicurarlo con scarso successo.

Dopo un quarto d’ora finalmente giunsero due medici, uno era quello che aveva preso Hiroaki all’arrivo dell’ambulanza e subito era sparito con lui dietro una porta  
- siete gli amici del ragazzo ferito? Hiroaki…– esordì guardando la cartellina che teneva in mano non rammentando il cognome
– Hiro come stà?- chiese Sendo non potendo trattenere l’ansia
– abbiamo subito eseguito una tac ed escluso qualsiasi danno , la ferita non è molto grave, abbiamo solo dovuto applicare dei punti – a quelle parole il sospiro di sollievo fu unanime
– e ora dov’è?- chiese Sakuragi  
- ora non potete vederlo, vorrei sapere quando arriveranno i genitori – continuò il medico
– che vuol dire che non possiamo vederlo? sta bene ha detto- prese a protestare Nobunaga subito riportato alla calma da Maki
 – il padre di Hiro – iniziò Akira che si stava preoccupando di nuovo – è in Francia ora, viaggia molto per lavoro – chiarì
 - e la madre?- chiese l’altro dottore che era rimasto in silenzio fino ad ora
– è morta – lo informò
– quando?- chiese ancora l’uomo attirandosi più di uno sguardo
– non so di preciso, era piccolo – affermò Sendo
– sai come possiamo rintracciare il padre o un parente, insomma qualcuno della famiglia? – fece l’altro
– io sono della famiglia- scattò Akira – non proprio però insomma perché non mi dite cos’ha? Voglio vederlo capito? – Hisashi gli poggiò le mani sulle spalle per tranquillizzarlo
– mi dispiace – continuò il medico – abbiamo bisogno di contattare un parente – affermò ancora mentre anche il collega annuiva
– ha solo il padre, ora chiamo i miei genitori così mi faccio dare il numero – iniziò Sendo prendendo il cellulare con mano tremante, si fece condurre docilmente da Mitsui ai divanetti mentre il secondo dottore porgeva al tiratore da tre un blocco e una penna.
 Akira spiegò la situazione al padre, scrisse dei numeri e promettendo di chiamarli appena avute notizie riagganciò – questo è il numero del cellulare aziendale ma se c’è la segreteria  allora telefonate qui e chiedete di parlare con il signor Koshino – riferì, li osservò scomparire dietro una porta bianca abbandonandosi a sedere  - mio padre lavora nella stessa azienda di quello di Hiro- prese a dire, anche se nessuno glielo aveva chiesto – in realtà è uno dei soci, viaggia sempre, non c’è mai a casa- Sakuragi gli mise in mano una tazza di thè presa dal distributore poco lontano e rimasero ad aspettare in silenzio, finché non ritornò il primo medico chiedendo che Akira gli desse il suo numero di cellulare.
Appena avuto sparì nuovamente lasciando i ragazzi perplessi e ancora più agitati.
Hanamichi osservava Yohei affossato in una delle poltroncine, era preoccupato, tutti lo erano notò, osservando che perfino Rukawa gettava spesso lo sguardo nella direzione in cui il dottore era sparito.
Ci volle un altro quarto d’ora prima che il secondo medico tornasse da loro -i paramedici ci hanno detto che è caduto mentre sostituiva una lampadina è successo qualcosa di particolare prima o nei giorni precedenti?-  domandò ai ragazzi
– solo l’incidente del figlio della Signora Mabe – riferì Kyota.
Maki prese a descrivere cosa fosse successo e che non si fosse fatto male nessuno, il medico rifletté pensieroso poi si rivolse ad Akira – sei tu  Sendo? – ricevendo risposta affermativa continuò spiegando anche come fosse a conoscenza del suo nome dato che nessuno glielo aveva detto e tantomeno il ragazzo gli si erapresentato.
 – Ho finito di parlare poco fa con il padre del ragazzo, mi ha detto di chiederti di prenderti cura delle formalità, era nel mezzo di una riunione importante– a nessuno sfuggì il tono di rimprovero nella sua voce tranquilla – mi ha detto che ti chiamerà appena potrà – non aveva neanche finito di parlare che il cellulare del ragazzo squillò
– pronto …  sinor Koshino … Si sono in ospe … Si  proprio ora …  no siamo in vacanza a casa di amici … Ho capito certo, posso riempire io i moduli …  Perché un infermiera?... no, mi ha detto che la ferita non è grave …  Ma perché cosa succede? … - si volse perfino verso il dottore che rimase in silenzio non interrompendo la telefonata
– scusi aspetti  … Va bene attenderò che mi richiami – con quelle parole riagganciò
– che succede? perché il padre di Hiro mi ha detto che avrebbe pensato a un’infermiera? Mi ha detto che stava bene – le sue parole furono interrotte dall’uomo che gli poggiò una mano sulla spalla
 – ora ti spiegherò tutto quindi per favore calmati – appena lo vide annuire e scusarsi prese a parlare – il ragazzo non ha subito ferite se non quella alla fronte per altro guaribile nel giro di una settimana, il fatto è che quando si è svegliato era in chiaro stato confusionale, così il mio collega il dottor Tosho mi ha chiamato. Sono il primario del reparto di psichiatria, il tuo amico da quel che ho capito ha subito uno shock e da quel che mi ha detto suo padre e voi so di cosa si tratta – si fermò quando sentì il suono del suo cerca persone
- scusatemi –esordì sparendo nuovamente, Sendo cadde a sedere
– Aki sta tranquillo ora ci spiega tutto vedrai – lo rassicurò Mitsui
– sono sicuro che non è niente di grave vero? – affermò Sakuragi cercando conferma in quegli sguardi che però erano preoccupati quanto i suoi.

Quando una decina di minuti più tardi il dottore ritornò era evidentemente furente – dicevo – esclamò passandosi una mano sugli occhi – il tuo amico quando aveva quattro anni ha vissuto un’esperienza traumatica, sembra che abbia attraversato la strada e sua madre per evitargli di essere investito da un automobile si è lanciata su di lui scansandolo, lui ha riportato solo qualche abrasione lei è morta sul colpo. La mente umana è molto complessa e per proteggersi dalle cose che ci fanno soffrire innesca dei meccanismi difensivi ed è quello che è successo a lui quando oggi ha assistito alla stessa scena – di fronte alle loro facce attonite provò a spiegarlo semplicemente
-  come ho detto non è solamente confuso, non ha aperto bocca alle varie domande postegli. È rimasto per tutto il tempo della visita a fissare un punto senza dare segno di aver sentito quello che gli dicevamo. È in una specie di stato catatonico in cui apparentemente sembra non rendersi conto di quello che gli accade attorno – Quelle parole gettarono nella preoccupazione i ragazzi, soprattutto Akira  
– ma lui si riprenderà vero?- chiese Mitsui
– non posso affermarlo con sicurezza è troppo presto per valutare le sue condizioni, generalmente si ristabilisce tutto nel giro di poco tempo -  commentò il medico che non poteva esporsi più di tanto
– Hiro tornerà come prima – affermò Sendo con una sicurezza invidiabile- voglio vederlo – fece ancora.
Il medico sembrò rifletterci su poi annuì
– si va bene, in questi casi è sempre preferibile che abbiano la famiglia vicino o degli amici – esclamò andando a prendere dei moduli – riempi questi prima, poi vi accompagno da lui –.
 Il ragazzo li prese in mano con sicurezza, la stessa che usò per dire – mi occuperò io di lui – esordì  prendendo a compilarli – finché non arriverà suo padre poi… -  il cellulare squillò e lui depositando il plico nelle mani di Mitsui rispose
 –  signor Koshino … si mi ha appena detto tutto … Si … cosa? - scattò in piedi – che vuol dire che non torna?...  che significa? … ma si rende conto? stiamo parlando di suo figlio – ora stava urlando tanto da attirarsi gli sguardi di infermiere, medici e pazienti – vorrebbe dirmi che il lavoro è più importante di Hiro?- la mano chiusa a pugno  lungo il fianco prese a tremare violentemente ma quando parlò la sua voce era tornata calma– il dottore dice che è importante che stia con la famiglia ….  Un’infermiera non può … certo capisco, la capisco benissimo …. Mi occuperò io di lui … non ho detto i miei genitori ma io … Hiro si riprenderà nel giro di poco ne sono convinto …. Ho detto che lo farò …. Si bene – senza dire nulla diede il telefono al dottore  rimettendosi a sedere.
 – Aki – lo chiamò Hisashi quando l’altro riprese i fogli con un gesto brusco e risoluto
– me ne occuperò quindi risparmiati dal dire che è –ma Mitsui lo interruppe subito
– ti aiuterò anch’io puoi contare su di me, inoltre i tuoi non sono a casa no?- gli rammentò con un sorriso
– grazie Hisa – e in quel grazie aveva racchiuso tutto. Il fatto di aver soccorso l’amico per primo quando lui non ci era riuscito, di aver discusso coi paramedici per permettergli di salire in ambulanza, il fatto che gli fosse accanto anche ora e l’altro lo sapeva.
-Il padre ha acconsentito a lasciarlo con te per ora – chiarì il medico con uno sbuffò, lo avevano sentito discutere molto animatamente al telefono, evidentemente anche per l’uomo era inconcepibile che il genitore non fosse corso all’aeroporto. Si allontanò quando venne chiamato da un suo collega.

Sendo riprese a compilare i moduli ma il nuovo squillo del telefono lo interruppe, era suo padre questa volta e lo informò della situazione e della telefonata avuta col genitore dell’amico
– no, non serve che torniate … ma si è da tanto che non vi prendete una vacanza … mi occuperò io di tutto … Hiro si riprenderà nel giro di qualche giorno –il telefono gli fu sottratto dal giocatore da tre punti  
– pronto sono Hisashi Mitsui … ah- fece arrossendo
– bene allora visto che sa chi sono, aiuterò io Akira con Koshino –
L’ universitario ne richiamò l’attenzione  chiedendogli il telefono, dopo essersi scusato col padre del suo ragazzo porse il cellulare all’altro
– pronto sono Shinichi Maki lieto di conoscerla … si sono miei ospiti infatti, Akira ci ha detto che state festeggiando l’anniversario di matrimonio in Italia non credo che se voi tornaste la situazione cambierebbe, inoltre qui ci saremo io e gli altri ragazzi ad aiutarli – ad un suo sguardo sia Nobunaga che Hanamichi presero ad urlare che sarebbero rimasti tutti insieme – il dottore è una persona molto capace e già conosce le condizioni di Koshino, a Kanegawa dovrebbe trovare un altro medico … si non si preoccupi … certo la saluto – sorridendo porse nuovamente il telefono a Sendo.
Alla fine avevano deciso di rimanere nella casa di vacanze e tutti insieme si sarebbero presi cura di Koshino certi che si sarebbe ristabilito in poco tempo.

Il dottore una volta tornato li condusse lungo un corridoio, arrivato ad una porta simile alle altre l’aprì facendoli entrare.
Koshino dormiva profondamente, con una fasciatura bianca sulla fronte li dove aveva la ferita
 – se non dovesse riconoscervi non ci rimanete male– li avvertì l’uomo  
– come dobbiamo comportarci con lui?- domandò Mito al medico mentre Akira si sedeva accanto al letto dell’amico
–cercate di non farlo agitare, tentate di farlo interagire con voi un po’ alla volta. In questo momento il vostro amico si è rinchiuso in una sorta di limbo protettivo, un bozzolo caldo e confortevole in cui si sta proteggendo dai ricordi troppo dolorosi che deve affrontare. –
In quel momento Hiroaki riprese conoscenza  prendendo a sbattere gli occhi
-vedo che ti sei svegliato, bene- esordì il dottore con un sorriso gentile e affettuoso mosse qualche passo affiancandosi al letto – i tuoi amici erano preoccupati per te-  compì un gesto ampio del braccio indicando i ragazzi presenti nella stanza.
Koshino si tirò a sedere osservando i visi dei ragazzi con una chiara espressione vacua, era palese che non riconosceva nessuno di loro. Le mani dell’infortunato giocatore del Ryonan si avvolsero con forza intorno al candido lenzuolo
– Hiro chan stai tranquillo – cercò di calmarlo Sendo con scarso successo, dato che l’amico si ritirò ancor di più contro la testiera di metallo. Cercò di avvicinarsi allungando le mani, ma Hiroaki alzò le braccia e la stoffa bianca al petto dilatando le iridi scure.
-Hiro lo sai chi sono vero?- chiese titubante un istante dopo non ottenendo nessuna risposta. Akira non sapeva che fare, il compagno di squadra non solo non sapeva chi fosse ma era chiaro che lo temesse in quanto sconosciuto, guardò il medico che parlava in maniera  calma al paziente quando una risata attirò l’attenzione di tutti.
Sakuragi si ritrovò i loro occhi  addosso - lasciate fare al tensai – esordì incrociando le braccia al petto e accentuando il sorriso
 – il solito imbecille – sussurrò Mitsui
-già – convenne Rukawa.
Hanamichi allungò i pugni –state zittì, siete soltanto invidiosi delle capacità del genio – puntualizzò prima di portarsi con passo belligerante al fianco di Sendo  - state a guardare, basterà una mia semplice testata e Koshino tornerà come nuovo  – prima che potesse mettere in pratica la sua cura infallibile venne afferrato dai compagni di squadra – lasciatemi andare lo sistemo in due secondi –sbraitò scalciando
 – Hana non essere così drastico – lo implorò Yohei
–do’hao, sempre il solito do’hao – sussurrò Rukawa lasciando la presa e sospirando teatralmente di fronte alla sua imbecillità
–maledetta kitsune è tutta invidia la tua –.
Sendo rivolse un sorriso imbarazzato al medico che osservava la scena con sguardo inizialmente preoccupato poi attento e professionale “ forse dovrei visitare anche loro” si disse mentalmente.     
– ciao Hiro- salutò Mito rivolgendogli un sorriso, quando la calma ritornò nuovamente – io sono Yohei, lui è Hanamichi- spiegò indicandogli l’amico, che borbottava come una pentola in ebollizione lanciando occhiatacce al numero undici
 – conosciuto come il tensai- esclamò questo incrociando le braccia e riacquistando prontamente la sua aria di sicurezza incrollabile
– lui è Kaede- continuò il teppista indicando il ragazzo che gli era vicino
– detto Kitsune – specificò il rosso
- lui èHisashi - Mito indicò il tiratore da tre – detto Mitchy- fece ancora l’amico con un sorriso, al suo scoppio “non chiamarmi Mitchy”
Koshino continuò a fissarli per nulla interessato ai loro battibecchi , a dire il vero niente di quello che stava accadendo sembrava catturare la sua attenzione, si era ritratto maggiormente indietro quando l’imponente figura di Hanamichi si era avvicinato a lui, per poi ritornare apatico e indifferente a tutto.
- lui è Nobunaga- indicò subito Yohei cercando di attirarne l’attenzione
– detto Nobu scimmia-  non perse tempo il numero dieci
– questo è Shinichi- l’ex capitano gli rivolse un sorriso gentile e rassicurante
- nonnetto- ricordò il soprannome Hana ottenendo un’occhiataccia dal rookie, mentre Maki sussurrava
– non sono così vecchio –
- e lui è Akira –Sendo gli rivolse un sorriso smagliante  
-porcospino – finì Hanamichi annuendo col capo ad occhi chiusi, ignaro degli sguardi rassegnati degli altri.
Hiroaki rimase in silenzio fissando un punto indefinito continuando a stringersi contro le lenzuola. Il dottore si sfilò gli occhiali strofinandosi un secondo il setto nasale, quando li rimise al suo posto rivolse un sorriso incoraggiante a quei vivaci liceali – forza ragazzi ora lasciate riposare il vostro amico – mosse le mani a sospingerli verso l’uscita della stanza come fossero un branco di galline anziché un gruppo di adolescenti quasi tutti più alti di lui.
Una volta giunti nel corridoio mantenne l’espressione serena finché non chiuse la porta –lo terrò in osservazione in ospedale per qualche giorno – prese a dire – la situazione potrebbe sistemarsi già fra qualche ora oppure no – continuò puntando lo sguardo su Akira , in cui poteva chiaramente riscontrare agitazione, preoccupazione e timore – non voglio certo spaventarvi ma neanche darvi false  speranze - Terminò il medico osservando i visi confusi e spauriti di quei ragazzi
 – io non capisco, perché non ci ha riconosciuti? Perché non ha detto neanche una parola?- domandò Sakuragi che per quanto avesse fatto il buffone poco prima, era seriamente preoccupato per le condizioni di Koshino.
-Lo shock subito è stato davvero traumatizzante per lui, era troppo piccolo per affrontarlo e metabolizzarlo nella giusta maniera , ora è stato riportato a galla quando si è trovato d’innanzi una situazione analoga e il suo subconscio ha deciso di affrontarlo in questa maniera. In questo momento si è chiuso in una sorta di barriera protettiva – chiarì l’uomo lasciando che il silenzio cadesse fra loro. Li scortò nuovamente all’ingresso lasciandoli poco dopo, quando i ragazzi gli dissero che sarebbero tornati l’indomani.


Il ritorno a casa fu  silenzioso e carico di tensione, erano tutti preoccupati per quanto accaduto, Hanamichi passò lo sguardo su ognuno di loro prima di soffermarlo su Sendo
– vedrai che domani troveremo Koshino furioso e insopportabile come sempre – prese a dire con un sorriso convinto, Akira annuì ma l’eterno sorriso che aveva dipinto in volto questa volta non c’era.  
In cuor suo albergava la paura e la tristezza. Evitò d’incrociare lo sguardo di Hisashi, consapevole di come il ragazzo continuasse a scrutarlo, come se cercasse di carpire i pensieri che gli percorrevano la mente.
I ragazzi rimasero in casa per il resto del pomeriggio cercando di distrarsi, parlando o giocando a basket.
Sendo non sopportando più di dover fingere un’allegria e una positività che non sentiva si avviò all’uscita decretando che sarebbe andato a fare una passeggiata, rifiutò con un sorriso l’offerta di Mitsui di accompagnarlo e respirando a pieni polmoni l’aria salmastra si avviò alla spiaggia.
Il giorno successivo tornarono all’ospedale della piccola cittadina ma le condizioni di Koshino non erano mutate. Akira gli sedette accanto cercando d’intavolare un discorso ma ben presto si arrese restando in silenzio, Koshino non l’ascoltava e non aveva dato segno d’interessarsi al loro arrivo continuando a tenere lo sguardo puntato sul soffitto bianco.  
–Aki vieni andiamo a cercare il dottore – gli sussurrò all’orecchio Mitsui poggiandogli una mano sulla spalla. Il giocatore e neo capitano del Ryonan si alzò seguendo gli altri nel corridoio – eccolo laggiù – fece Hanamichi indicando e si avviò con gli altri in quella direzione arrestandosi subito e volgendo lo sguardo a Mito fermo  davanti all’uscio – vado alla macchinetta a prendere qualcosa, ci vediamo dopo – lo avvertì l’amico prima d’incamminarsi nella direzione opposta. Il numero dieci si voltò incrociando lo sguardo blu del compagno di squadra – andiamo kitsune – lo spronò superandolo.
*********



 Erano passati già due giorni dall’incidente accorso a Koshino e il ragazzo si trovava ancora in ospedale in quello stato di apatia e indifferenza verso tutto e tutti, Akira mosse il braccio veloce e con un gesto secco gettò in acqua l’amo. Aveva bisogno di estraniarsi dal resto del gruppo ma soprattutto da Hisashi, il suo ragazzo continuava a guardarlo senza dirgli nulla non c’era bisogno di parole sapeva bene cosa volesse dirgli “smettila di sentirti in colpa”, sembrava gridarglielo ogni volta che ne incontrava lo sguardo, si passò una mano sugli occhi cercando di scacciare ogni pensiero.
-Sapevo che ti avrei trovato qui – esordì proprio la voce di Mitsui poco distante da lui, gli rivolse un sorriso aspettando che lo raggiungesse sulla banchina di cemento –sai bene come mi piaccia pescare – rispose riportando lo sguardo sull’azzurro del mare
– so che ti rilassa – lo corresse piegandosi sulle ginocchia – ti va di parlare Aki?- Sendo rilassò le labbra non distogliendo la sua attenzione dal galleggiante colorato
– cosa vuoi che ti dica Hisa? – il tiratore da tre rimase in silenzio per alcuni minuti osservando un paio di signori che si salutavano sul ciglio della strada poco lontano – quello che ti passa per la testa da un paio di giorni – rispose alla fine – lo ha capito perfino quel testone di Sakuragi che sei preoccupato per Koshino – piegò un angolo della bocca ottenendo di vederlo sorridere
– ho paura Hisa, paura che non si riprenda più – ammise con un filo di voce
– non è solo questo non è vero?- gli domandò sedendosi e lasciando che le lunghe gambe sporgessero oltre il perimetro
– non sapevo niente, lo conosco da una vita praticamente e non ho mai saputo come fosse morta sua madre e di quanto soffrisse – Akira strinse le mani aumentando la presa sull’impugnatura della sua canna da pesca – sono il suo migliore amico Hisa, ma non so se posso più definirmi tale -  
- sapevo che ti frullava qualcosa di simile in testa – esordì Mitsui piegando una gamba e appoggiando il braccio sul ginocchio – ricordi quando il mister Anzai decise che Myagi sarebbe stato il nuovo capitano dello Shohoku? – gli domandò attirando la sua attenzione
 – si ci rimanesti molto male – fece arcuando un sopracciglio e fissando il ragazzo confuso per l’argomento che stava trattando e che non aveva nessuna attinenza con il discorso fatto fino ad ora
– credevo che il coach non mi avesse preso in considerazione per punirmi di aver abbandonato il basket per due anni – continuò Hisahi incurvando le labbra in un sorriso amaro – non gli dissi nulla ma lui lo capì ugualmente così mi prese da parte e mi spiegò il motivo della sua decisione. Non era una punizione come avevo creduto. Sarei stato adatto a rivestire il ruolo di capitano mi disse, sapevo trascinare la squadra e coinvolgere i compagni, avevo un buon occhio, esperienza, abilità e determinazione, ma c’era una cosa che Myagi aveva dimostrato di avere e io no. – puntò lo sguardo sul compagno – la stessa cosa che hai tu Aki, calma e attenzione per i compagni e i loro stati d’animo. Koshino non ti ha mai detto nulla perché non voleva farlo, non è colpa tua se non ne sapevi niente. Gli sei rimasto a fianco per anni benché sia un tipo scontroso e burbero questo basta e avanza per definirti suo amico – Akira scoppiò a ridere per la faccia di Hisashi per quanto le sue parole gli fossero risultate di conforto non aveva potuto non notare la sua espressione truce mentre descriveva il carattere dell’amico
– grazie tesoro – gli disse poggiando la canna a terra e mettendogli le braccia al collo – sei un ragazzo favoloso, sono proprio fortunato – disse prima di catturargli le labbra in un tenero bacio
– non  voglio essere il tuo ragazzo – si sentì dire quando quel contatto terminò, Akira dilatò leggermente gli occhi staccando gli arti dal corpo dell’altro – cosa?- chiese incerto mentre il cuore prendeva a battergli forte in petto. Definire il suo rapporto con Mitsui come una vera e propria relazione amorosa forse era un po’ troppo, ma in fondo era quello che era. Certo erano solo dei ragazzi e sapeva benissimo che tipo fosse l’altro eppure in quei mesi aveva creduto di aver costruito qualcosa insieme, un legame profondo che li univa inesorabilmente uno all’altro.
Mitsui lo fissava altrettanto seriamente e disse – voglio essere il tuo compagno non il tuo ragazzo – allungò le mani per poggiargliele sulle guance – voglio essere un punto di riferimento per te, qualcuno su cui poter contare sempre, qualcuno a cui poter aprire il cuore, qualcuno con cui dividere i momenti buoni e quelli cattive, le gioie e i dolori – le mani di Sendo raggiunsero quelle dell’altro giocatore fermandosi sopra di esse con una delicatezza infinita, come la dolcezza e la tenerezza che quella ammissione gli aveva riversato dentro
 – non finirai mai di stupirmi Hisashi Mitsui – sussurrò prima di chiudere gli occhi e perdersi nel calore che quelle dita gli stavano trasmettendo
– lo spero bene – ridacchiò l’altro direttamente sulle sue labbra – tu sei un tipo forte, calmo, maturo e sicuro di te. Non hai bisogno di me però a volte vacilli e hai bisogno di appoggiarti a qualcuno. Lasciami essere il tuo sostegno -  continuò lasciando che i loro respiri si mescolassero insieme. Due centimetri separavano le loro labbra dal fondersi insieme per l’ennesima volta ma il tiratore da tre non ridusse quella distanza, stava aspettando una risposta
– se ti dico che mi sei necessario come l’aria che respiro lo riterreste troppo sdolcinato?- domandò Akira con un sorrisetto furbo
– no perché è quello che rappresenti per me Aki – rispose prima di rendere quella distanza inesistente.


Quello stesso pomeriggio Mito si era recato alla fermata del bus e senza avvisare gli altri si era diretto in ospedale. Sceso nella piccola cittadina aveva percorso con calma la strada osservando la gente allegra e spensierata intorno a se.
Il fatto che Koshino si trovasse in quella situazione lo aveva colpito profondamente. Passeggiando lo sguardo gli cadde sulla vetrina colorata di un negozio, si fermò ad osservarla qualche minuto e poi si decise a varcarne la soglia con un sorriso allegro.

-Ciao come stai?- domandò varcando la soglia della camera. Hiroaki era seduto fra le candide lenzuola fissando un punto indefinito come ogni volta che andavano a trovarlo. Yohei si avvicinò al letto depositandogli sulle ginocchia un peluche a forma di gatto
- l’ho visto in una vetrina mentre venivo qui – affermò con un sorriso allegro – ho pensato che ti avrebbe tenuto compagnia – esalò ancora d’innanzi al mutismo dell’altro, rendendosi conto che il dono portato non era soltanto fuori luogo ma anche sciocco. Si sedette sulla sedia lì accanto poggiando le braccia sulle gambe  -  magari i gatti neanche ti piacciono – sussurrò fissando il viso inespressivo del ragazzo.
-Ehi Koshino – chiamò dopo qualche minuto – non hai voglia di parlare o davvero non ti ricordi di me?- rimase in attesa di una risposta che come nei giorni precedenti non arrivò, chinò il capo lasciando che il silenzio alleggiasse fra loro. Si domandò per l’ennesima volta cosa sperasse di ottenere andando lì, in realtà non si era aspettato nulla. I piedi si erano mossi da soli conducendolo di nuovo all’ospedale. Si mise dritto quando udì la porta aprirsi si voltò a salutare il dottore come aveva fatto poche ore prima quella mattina con il resto del gruppo – vedo che sei tornato, solo questa volta? – domandò l’uomo avvicinandosi
–già gli altri avevano da fare – mentì in parte, non aveva chiesto a nessuno di loro di fargli compagnia.
- non ci sono cambiamenti – lo avvertì ancora il medico appuntando qualcosa su una cartellina
– me ne sono reso conto – sussurrò flebile alzandosi – è ora che vada – esordì a voce più alta cacciandosi le mani nelle tasche dei jeans, salutò i due e si voltò per procedere verso l’uscio quando si arrestò abbassando il capo a fissare la mano che gli aveva afferrato il braccio.
Koshino rimaneva immobile, questa volta fissando il peluche in grembo, con l’arto proteso oltre il bordo e poggiato sulla pelle scoperta dell’avambraccio di Mito. Il teppista lanciò uno sguardo interrogativo all’uomo, lo vide assottigliare le iridi scure sotto le lenti scrutando attentamente il paziente. Yohei non ebbe il tempo di dire o fare nulla che le dita scivolarono via, ne seguì il  percorso finché non le vide adagiarsi ad accarezzare il tessuto morbido fra le orecchie del gattino
– vuoi che rimanga un altro po’ con te?- domandò voltandosi nella sua direzione.
Hiroaki continuò a rimanere in silenzio come se neanche si fosse accorto che l’altro ragazzo aveva detto qualcosa. Yohei rimase fermo in piedi accanto a lui aspettando una risposta che non giunse. Un istante ancora  e poi le labbra di Yohei si curvarono leggermente – ho capito resto un altro poco – affermò sedendosi nuovamente.
– Credo che domani lo dimetterò – affermò l’uomo prima di uscire soprapensiero.

Quando rincasò quella sera Yohei diede la notizia agli altri che l’accolsero festanti prendendola come un buon segno sulle condizioni dell’amico.
-ma cosa ha detto esattamente il dottore?- chiese per la quarta volta Akira meritandosi l’occhiata sfinita del teppista e quella esasperata degli altri
– cerca di tranquillizzarti porcospino – intervenì  Hanamichi
– il dottore mi sembra una persona molto competente, sono certo che abbia ritenuto giusto dimetterlo – fece Maki rassicurante
– esatto quindi non preoccuparti – sussurrò Hisashi avvolgendogli il braccio intorno alla vita
– avete ragione, domani andiamo a prenderlo tutti insieme che ne dite?- domandò ottenendo le grida entusiaste di Sakuragi e Kyota.

-Senti Yo perché non mi hai detto che saresti andato in ospedale? – domandò Hana appoggiando le braccia sul bordo della vasca e fissando l’amico seduto sullo sgabello intento a frizionare i capelli con lo shampoo  
- te l’ho detto, ero uscito a fare una passeggiata, sono arrivato giù in paese e in quel momento è passata la corriera, l’ho presa e via. Non era niente di programmato - allungò la mano a impossessarsi della doccia per sciacquarsi
– sarà – bofonchiò poco convinto l’altro appoggiando il mento sulla pelle umida – non è che ti senti in colpa o qualche cretinata simile vero? – domandò una volta che l’ebbe raggiunto immergendosi nell’acqua calda –e perché dovrei? – domandò perplesso e stupito da una simile idea  
- chi lo sa, a volte è difficile capirti Yo – ammise continuando a fissarlo con la coda dell’occhio
– questa si che è bella io sono complicato da capire e tu allora?- chiese a sua volta ridacchiando
-ecco vedi come sei? ogni volta che si cerca di parlare un po’ di te cambi discorso –
-Hana non sto cambiando discorso, semplicemente non c’è nulla di cui parlare – l’occhiata dell’altro affermava tutto il contrario ma non replicò oltre.
Sakuragi conosceva abbastanza bene Yohei da sapere che non sarebbero giunti a nulla –piuttosto come è andata in spiaggia oggi pomeriggio?- domandò distrattamente Mito chiudendo gli occhi e lasciando che il calore dell’acqua rilassasse ogni muscolo, la risata dell’amico lo costrinse ad aprirli
– il grande Hanamichi Sakuragi ha dato prova di essere un genio eccelso – esordì estremamente soddisfatto – cioè?- chiese curioso  
-  ho stracciato l’insolente nobu scimmia rea di avermi sfidato in una partita a racchettoni – esalò prima di scoppiare in un nuovo scroscio di risa, Yohei puntò gli occhi oltre la finestra. Quei due erano impossibili, immaginava già il seguito prima ancora che l’altro dicesse – ovviamente dopo si è battuta con la volpe, la stupida scimmia si è fatta battere come un pivello – lo sentì borbottare  
- ah – gli mise un braccio intorno alle spalle – e ovviamente poi tu hai sfidato la volpe giusto?- domandò subito
– certo che l’ho fatto dovevo togliere quell’espressione superba dal viso di Rukawa -  
- eh?-  
- mi ha battuto – Yohei scoppiò a ridere allontanandosi per schivare la testata dell’amico che però strano a dirsi non aveva nessuna intenzione di punirlo
– che è successo Hana? – chiese dubbioso, vedendolo arrossire suppose qualcosa di imbarazzante, almeno per i canoni del numero dieci
– quella kitsune maledetta – urlò alzando le braccia al cielo schizzando acqua dappertutto – non faceva altro che sudare, la odio, lo faceva apposta per deconcentrarmi ne sono sicuro– continuò a inveire per nulla preoccupato dello sguardo dubbioso di Mito che dopo averci riflettuto qualche secondo scoppiò a ridere più forte
 –che cavolo ti ridi si può sapere? –
– non ci posso credere – esalò tra le lacrime – stai dicendo che hai perso perché non facevi altro che fissare il corpo di Rukawa imperlato di sudore? – gli puntò un dito contro sorridendo malizioso – a che pensavi Hana? lo sai che sei un mania … – non terminò la parola colto improvvisamente da un lancinante mal di testa, conseguenza ovvia della testata ricevuta.

-Ho già informato il padre del vostro amico che ha accettato di lasciarlo alla vostra custodia finché non tornerà in Giappone – esordì il medico rivolto principalmente ad Akira – ritengo che tenerlo oltre in ospedale non gli porterebbe nessun giovamento, anzi sono fermamente convinto che con voi potrebbe sbloccarsi – continuò incrociando le braccia dietro la schiena e osservando distrattamente Koshino seduto sul bordo del letto accarezzare distrattamente il peluche indifferente alla loro presenza .
Hanamichi e Nobunaga stavano litigando animatamente mentre procedevano a chiudere il borsone con gli effetti personali dell’altro giocatore.
– Ovviamente voglio che mi teniate aggiornato sulle sue condizioni e ho fissato delle visite, inoltre se per quando tornerete a Kanegawa non si sarà rimesso provvederò a metterlo in contatto con un collego del luogo – fece un cenno distratto ai ragazzi pregandoli di seguirlo all’esterno per esplicare le ultime formalità burocratiche. Come il giorno precedente vide Hiroaki allungare la mano e intrecciare le dita questa volta con quelle di Yohei poco distante da lui
– ah ecco … magari io resto, tanto non vi servo no? – esalò con un certo nervosismo il giovane teppista quando si ritrovò oggetto dello sguardo di tutti
– ovviamente rimani pure, andiamo ragazzi – intervenne l’uomo sospingendo gli altri nel corridoio e chiudendosi la porta alle spalle.
Si allontanò di qualche passo prima di fermarsi e chiedere – In che rapporti siete con Koshino? Mi spiego, amici d’infanzia, vicini di casa, compagni di scuola …– rimase in attesa fissandoli, fu Sendo a parlare per primo spiegando il suo rapporto con l’amico
– e voi? – chiese spostando lo sguardo sugli altri visi
–frequentiamo altre scuole ma tutti facciamo parte del club di basket, cioè ora io vado all’università ecco – chiarì Maki ricordandosi per l’ennesima volta che non giocava più nel Kainan
– tutti sportivi, ecco perché siete così alti – ridacchiò l’uomo fissando l’altezza di Sakuragi, Rukawa  e Sendo  - tranne Yo – fece Hanamichi indicando col capo la porta, chiarendo che era solo un suo amico e compagno di scuola.
L’attenzione dell’uomo fu totale – loro due quindi mi sembra di capire che non si conoscono da molto – dedusse trovando il consenso del giocatore
– relativamente poco avranno parlato si e no quattro volte in tutto – lo informò lasciandolo visibilmente stupito
– strano davvero – sussurrò il dottore picchiettandosi il mento con due dita
– che intende dire?- chiese Mitsui
– vedete il vostro amico è come se si trovasse bloccato in una sorta di rifugio, creato dalla sua mente, che non lo fa interagire con il mondo esterno correttamente,  sembra che non abbia coscienza di chi sia lui stesso o voi. In realtà tutte queste informazioni sono perfettamente custodite in un angolo del suo cervello, immaginatela come una sorta di scatola che stiamo cercando di aprire con delicatezza. Per questo ritengo che passare del tempo con voi, che in questo istante siete le persone che gli sono più vicine, lo aiuterebbe. Certo mi sarei aspettato che cercasse la vicinanza del suo migliore amico e invece ha allungato a fermare la persona con cui anzi ha il legame minore o più superficiale se volete – arrestò le dita osservando i loro volti perplessi – sono negato per l’insegnamento – bofonchiò prima di scusarsi per averli confusi con la sua spiegazione  
-non è questo – lo interruppe Akira ma non dando altre spiegazioni, principalmente perché scosso da quanto appreso. Il dottore non si era sbagliato Hiroaki stava cercando un contatto con la persona che più gli era cara. Compilò i moduli nel silenzio assoluto e una volta terminata quella incombenza ritornò con gli altri nella piccola stanza.  
Trovarono Koshino già pronto con le scarpe ai piedi seduto sul bordo del letto al fianco di Mito, si diressero all’uscita dopo aver salutato il dottore, il quale prima gli lasciò la ricetta per un farmaco, un antibiotico, che il giocatore doveva prendere per altri tre giorni. Hiroaki si lasciò condurre docilmente facendosi sospingere per un gomito da Sendo.
Una volta all’esterno decisero di avviarsi a prendere il pullman, se avessero trovato una farmacia strada facendo avrebbero subito acquistato il medicinale, altrimenti sarebbero andati in quella del paese.
Akira abbassò il braccio lungo il corpo quando capì che l’amico lo avrebbe seguito senza problemi.
Camminarono tenendolo tutti d’occhio. Silenzioso procedeva al suo fianco senza nessuna curiosità particolare per la cittadina. Sendo si accorse che continuava a cercare con lo sguardo la figura di Mito poco  più avanti di loro che chiacchierava tranquillo con Hanamichi.
Giunti alla stazione degli autobus acquistarono i biglietti e aspettarono l’arrivo del mezzo.

I ragazzi non sapevano che dirgli o di che parlare con lui, ma quanto meno tentavano di farlo, quella situazione era davvero strana.
Si guardavano fra loro incerti e indecisi tranne Mito che fissava Koshino poggiato contro la struttura della fermata tranquillo, ogni volta che questo girava lo sguardo su di lui gli sorrideva senza però ottenere che ricambiasse.
Quando giunse la corriera occuparono i quattro posti finali e i due a destra e a sinistra subito avanti, Akira chiese a Mito di sedersi vicino ad Hiroaki insieme a lui e Mitsui, il teppista acconsentì senza dire nulla prendendo posto alla sinistra del ragazzo. Hisashi non chiese nulla al suo ragazzo, aveva capito che stava cercando di tranquillizzare e rendere felice l’amico, anche a lui non era sfuggito come guardasse sempre in direzione di Mito, come temesse che potesse sparire da un momento all’altro e questo ugualmente non era sfuggito nemmeno agli altri.
Non molto tempo dopo il mezzo li fece scendere nel paese di vacanza, Maki si recò in farmacia con Nobunaga lasciando le chiavi dell’abitazione agli altri, li avrebbero raggiunti dopo aver acquistato il medicinale.
Una volta arrivati alla villetta Hanamichi si precipitò in cucina promettendo a gran voce a Hiroaki di fare il più presto possibile nel preparare il pranzo, come se il giocatore stesse morendo di fame e non aspettasse altro. In realtà Hanamichi stava cercando un modo per liberarsi della tensione che sentiva serpeggiare fra tutti.
Il ragazzo fu portato nella sala principale e con gli altri si mise ad aspettare pazientemente, Rukawa si unì a loro dopo che il do’hao lo aveva cacciato a furia di urla dalla cucina, dato che lui non sapeva cucinare gli avrebbe fatto perdere tempo se avesse dovuto stargli dietro.
Era evidente infatti che la volpe fosse talmente negata che spesso combinava solo guai, il numero dieci si chiedeva perché si ostinasse a provarci dato che non capiva neanche la differenza fra un cibo cotto o carbonizzato, almeno quando era in fase di preparazione.
Koshino aveva osservato la grande casa con noncuranza e ora stava studiando la sala e il giardino, gli sarebbe piaciuto andare a sedersi sulla veranda a guardare il mare, però non disse nulla. Fissò i ragazzi di sottecchi. Uno dormiva alla parete, un altro sorrideva sempre lo trovava un po’ inquietante e quello che gli stava a fianco lo guardava male, solo Yohei non lo fissava  intento a sfogliare una rivista.
Maki e Kyota arrivarono giusto in tempo per il pranzo, mangiarono in silenzio più che altro fissando Hiroaki che sbocconcellava il cibo con calma
 – che ne dici il tensai non è il migliore ai fornelli ?- esclamò Sakuragi scoppiando a ridere, ma quietandosi quasi subito.
Una volta finito si trovarono con l’indecisione su cosa fare
– andare in spiaggia non credo sia una buona idea – bisbigliò Maki
- bisogna solo stare attenti che non bagni la fasciatura – osservò Nobunaga
– io dico di restare a casa – fece Mitsui
– ma si tanto ci sono solo poche ore ancora di luce- sussurrò Hanamichi
– hn- convenne Kaede
– va bene ma che si fa?- chiese Mito
– basket- propose Akira . Si voltarono tutti verso Koshino, dato che si era appartati a bisbigliare in un angolo
–certo che è così strano- fece il rookie
 – puoi dirlo forte, è così calmo, non ha quell’espressione saccente, insomma è diverso – convenne Hisashi
– forza andiamo- troncò il discorso Yohei.



Lui e Hiroaki si misero seduti a terra a guardare i sei ragazzi che giocavano nella parte posteriore della casa. A suo tempo Shinichi vi aveva attaccato un canestro sulla parete e da allora quello era diventato il suo campo personale quando passava lì le vacanze.
Maki,Kyota e Sakuragi da una parte Sendo, Mitsui e Rukawa dall’altra, Mito spiegava all’altro i ruoli e le fasi del gioco cercando anche di cogliere qualche bagliore nel suo sguardo, ma Hiroaki fissava il tutto in silenzio senza scomporsi per le urla di Hanamichi o Nobunaga  o per il gioco stesso.
Passarono due ore in allegria poi rientrarono in casa, l’ex capitano e il giocatore del Kainan andarono subito a lavarsi, Sendo andò a iniziare la preparazione della cena dato che era il suo turno, affacciandosi in continuazione alla sala chiedendo a Hiro se andasse tutto bene, ma il ragazzo non alzava il capo ne rispondeva in alcun modo continuando a rigirarsi fra le dita il peluche.

Quella sera con grande irritazione di Mitsui il suo ragazzo decise di fare il bagno con l’amico, il giocatore da tre comprendeva la situazione e si rendeva conto che il fatto di essere geloso per le attenzioni che Sendo riversava sull’altro fosse un comportamento  insensato non che fuori luogo in quel momento, eppure non poteva che chiedersi se il suo Aki, avrebbe avuto la stessa ansia per lui, se gli avrebbe visto lo stesso sguardo perso, se avrebbe parlato con la stessa foga e determinazione con il dottore chiedendogli di vederlo. Non aveva compreso fino a quel giorno quanto forte fosse il legame che univa gli altri due e per la prima volta in vita sua Hisashi Mitsui ebbe paura.
Paura di perdere la persona che era diventata così importante e centrale nella sua vita senza che se ne rendesse conto, lui che da sempre usava ragazze e ragazzi solo per divertirsi, annoiandosi subito della preda di turno. Akira lo aveva attirato perché era simile a lui, perché era divertente provare a farlo capitolare, legarlo e farlo dipendere totalmente da lui, invece quel gioco gli si era ritorto contro. Per questo attese il suo ragazzo in corridoio, aspettando di vederlo ridiscendere le scale, dove si era recato per prendere l’occorrente per lavarsi e un cambio per lui e l’amico
– te lo dico chiaro e tondo- esordì burbero –capisco, non sono un‘idiota ma se hai intenzione di dormirci anche insieme scordati di me – detto questo lo fissò sentendosi un enorme imbecille, l’altro lo guardava con un sorriso enigmatico
 – Hisa forse non ti è ancora chiaro, colpa mia che non te l’ho mai detto ma io ti amo – si avvicinò appoggiandosi a lui a sussurrargli direttamente sulle labbra – non preoccuparti non ho intenzione di lasciarti neanche per un solo istante – si scambiarono un bacio passionale, poi come niente fosse Akira lo lasciò lì in mezzo al corridoio.

Mito non riusciva a prendere sonno, già da quando lo aveva visto alla stazione il suo senso di colpa si era riacutizzato, per questo aveva evitato di parlargli perfino di guardarlo, dovevano convivere per quelle settimane e mostrarsi gentile avrebbe solo fatto star peggio l’altro.
Hiroaki gli piaceva, come amico s’intende, ma non potevano esserlo,  anzi doveva stargli il più lontano possibile così il giocatore lo avrebbe dimenticato, ma ora la situazione era cambiata. Vederlo in quel letto d’ospedale, intuire il dolore che si portava dentro da anni per la morte della madre, lo aveva colpito, come un pugno dritto allo stomaco. Il suo primo istinto era stato quello di abbracciarlo ma non si era mosso di un centimetro, voleva proteggerlo, farlo sentire al sicuro, per questo quel giorno per quanto avesse cercato di stargli lontano, aveva voluto renderlo felice almeno un po’, quando aveva visto quel pupazzo non ci aveva neanche riflettuto, voleva vedere il suo sorriso, sentire la sua risata ancora una volta, rimettere tutto a posto.
 Era sempre stato così, Hana lo aveva anche sgridato in qualche occasione rimproverandogli il fatto che era sempre disposto a tutto per gli amici, per lui, anche quella bugia e tutta la situazione assurda che ne era scaturita.
Almeno per Hanamichi non doveva più preoccuparsi, l’amico non solo era ritornato il solito di sempre ma aveva anche accettato quella verità, per lui fino a qualche mese prima impossibile,certo lo aveva ammesso soltanto con lui ma a Yohei per ora andava bene, non pretendeva certo che l’amico affiggesse manifesti per tutta Kanegawa ma almeno che riuscisse a parlarne con altri con serenità. Aveva visto la reazione dei ragazzi del guntai ed era sicuro che anche la madre del numero dieci avrebbe voluto solo la felicità del figlio. Si portò una mano alla fronte, doveva smetterla di pensare e dormire, ma proprio quando era deciso ad arrendersi a Morfeo il suono di un singhiozzo sommesso catturò la sua attenzione, il rumore proveniva dal futon di Koshino, si voltò e in quel momento anche Sakuragi si mise a sedere, svegliato a sua volta. L’amico accese la luce si fissarono un secondo indecisi sul da farsi, notando che il ragazzo si era rintanato sotto le coperte tirandole fin oltre la testa e si stava trattenendo cercando di non emettere nessun rumore, sperando così forse di non essere disturbato.
Yohei gli gattonò affianco poggiandogli una mano sulla schiena al di sopra del cumulo di stoffe
– che succede Hiro?- gli chiese gentilmente non ricevendo risposta anche Hana cerco di farsi dire dal ragazzo cosa avesse, ma inutilmente. Se Koshino si rifiutasse di comunicare per scelta o a causa di quello stato apatico non sapevano dirlo.
Rukawa si svegliò a sua volta puntando uno sguardo omicida ai due che stavano facendo tutto quel baccano, benché stessero parlando a bassa voce
–non vuoi proprio dirlo al tensai che cosa succede?- provò ancora il giocatore
– forse ha avuto un incubo, magari ha sognato l’incidente - propose il numero undici poggiandosi su un gomito sbuffando.  Hanamichi si sentì stringere il cuore a quella frase ma fu Yohei ad agire prima di lui, scostò le coperte rivelando la figura dell’altro raccolto a bozzolo con le mani a celare il viso bagnato, gli si stese accanto attirandolo e abbracciandolo stretto, prendendo ad accarezzargli la schiena
– lei è sempre con te qui dentro – fece Mito poggiandogli una mano sul petto – so che ti manca tanto – Hiroaki assimilò quelle parole
– ora il tensai và a prepararti una bella tazza di latte, vedrai che poi ti addormenterai subito –esordì scompigliando i capelli all’altro giocatore ancora rintanato contro il petto del teppista
– do’hao – sbuffò il compagno di squadra infastidito da quel gesto affettuoso rivolto ad un altro
– che c’è kitsune la vuoi anche tu una tazza di latte?- chiese, Rukawa annuì avrebbe voluto altro ma poteva accontentarsi, per ora almeno.
Hanamichi si alzò diretto alla porta, dall’altra parte per poco non andò a sbattere contro Sendo e Mitsui che avevano sentito le loro voci, anche Maki e Nobunaga si erano affacciati sull’uscio della loro camera. Akira si avvicinò all’amico, mentre Kaede progettava di mandarli tutti all’altro mondo, tranne il do’hao per ovvie ragioni. Hiroaki smise di singhiozzare ma rimase stretto nell’abbracciò di Mito, da cui si staccò solo per mettersi seduto e bere il latte, tenendo comunque stretta fra le dita un lembo della canotta che usava come pigiama. Quando fu evidente che tutto fosse passato Shinichi e Nobunaga rinnovando la buonanotte a tutti tornarono a letto anche Akira si volse per tornare al fianco di Hisashi appoggiato allo stipite della porta
– che dici ti và se dormo con te?- quella offerta pronunciata da Mito fece voltare Sendo,ovviamente Hiroaki non rispose ma si rannicchiò contro di lui accettando mutamente quella situazione, il ragazzo dai capelli a punta salutò e richiuse la porta dietro di se.

La mattina seguente Hanamichi come sempre si svegliò presto e rimase lunghi minuti ad osservare il suo migliore amico che teneva un braccio intorno alla vita di Koshino il quale dormiva profondamente appoggiato al suo petto con tanto di peluche accanto, quella vista gli aveva strappato un sorriso.
Spostò lo sguardo per fissare la chioma scura del compagno di squadra,non avrebbe mai pensato che Rukawa potesse essere tanto intuitivo e accorto con qualcuno.
Aveva perfettamente compreso il trauma psicologico subito dall’altro giocatore e ne aveva capito il disagio la sera prima. La kitsune non era fredda e menefreghista come appariva all’esterno, ne aveva avuto prova in passato lui stesso, però a causa del suo illogico comportamento nei confronti del compagno di squadra non l’aveva compreso prima.
Non poteva solo definirlo il suo atteggiamento naturale era qualcosa di più.
Quando Yohei si svegliò a sua volta richiamò l’attenzione dell’altro accantonando quei pensieri
 – pensi di riuscire ad alzarti?- gli aveva domandato trattenendosi dallo sghignazzare, l’amico che aveva iniziato ad accarezzare la schiena e i capelli di chi gli dormiva spalmato addosso inconsciamente, riuscì a sgusciare fuori dalle coperte con non poche difficoltà.

Scesero in cucina iniziando a preparare la colazione, avevano quasi terminato quando li raggiunse Koshino affacciandosi in cucina con il gattino stretto fra le braccia – andiamo a lavare la faccia e poi facciamo colazione – esordì Mito conducendolo via, Sakuragi rimase a fissare il vano vuoto della porta incredulo per quanto sentito dire dal suo migliore amico.

Quando più tardi andarono in spiaggia Akira prese Hiroaki per mano e lo condusse sul bagnasciuga indicandogli l’acqua cristallina, parlando e sorridendo senza sosta, non sortendo però nessun effetto. Nobunaga gli si affiancò e prese a dargli man forte, più che altro spinto dalla tristezza che leggeva nello sguardo della stella del Ryonan dal giorno dell’incidente.

– Yo- chiamò Hanamichi in un bisbiglio per non farsi sentire dalla kitsune che sonnecchiava accanto a loro e Maki e Mitsui che poco distante chiacchieravano – Koshino non è un bambino – l’amico lo stava fissando con attenzione
– ma no? – domandò fingendosi enormemente stupito cosa che fece infuriare Sakuragi
– razza di deficiente – gli ringhiò fra i denti cercando di non urlare, come invece avrebbe voluto
–è come se lo fosse – gli rispose alzandosi decidendo di fare il bagno e troncando il discorso, il numero dieci dello Shohoku l’osservò, ignaro dello sguardo di Rukawa fisso su di se.  

Per tutto il tempo che trascorsero in spiaggia lo sguardo di Koshino non si smise di cercare l’esatta posizione di Mito come per assicurarsi che fosse sempre presente con loro, dopo un paio d’ore si accorsero che cercava di restargli sempre a fianco. Akira ma non solo tutti i ragazzi capirono da quel primo giorno che Hiroaki preferiva stare in sua compagnia, se pur rimanesse in silenzio e non desse segno di interessarsi a quanto gli accadeva intorno in qualche modo il suo sguardo era sempre attento e vigile quando si puntava sul teppista. Nessuno si stupì quando nei successivi prese a seguirlo dappertutto, come fosse un
anatroccolo che segue mamma oca ritenendosi al sicuro solo in sua compagnia.


La cosa che invece stupì tutti i ragazzi era che il padre di Koshino non avesse ancora chiamato per informarsi sulle condizioni del figlio, erano trascorsi già quattro giorni da quando aveva lasciato l’ospedale e l’uomo non si era ancora fatto sentire.
Al contrario i genitori di Sendo chiamavano ogni giorno e perfino la madre di Sakuragi saputo cosa era successo, dato che era un infermiera il figlio le aveva chiesto di chiedere un parere ai medici con cui lavorava, faceva altrettanto informandosi su come procedesse.
 Non chiesero spiegazioni ad Akira dei rapporti fra l’amico e il padre almeno fino al venerdì sera, Sendo aveva ricevuto la  prima chiamata dell’uomo, Hiroaki era seduto fuori in veranda,  Akira lo aveva informato delle condizioni di Koshino poi appena gli aveva riferito che stava per portare il cellulare al ragazzo perché l’uomo potesse tentare di stabile un contatto con lui, lo sguardo del capitano del Ryonan si era fatto duro e dopo poco la chiamata era terminata
– non ha voluto parlare col figlio?- non poté trattenersi dal chiedere Sakuragi  
- no - gli riferì l’altro con voce dura
– forse non ce la fa, non è facile per un genitore – prese a ipotizzare Maki
– non credo sia per quello -  intervenne il ragazzo dai capelli a punta – da quando lo conosco avrò visto suo padre si e no quattro volte in tutto. Ha sempre viaggiato molto per lavoro anteponendo la carriera alla famiglia, quando era piccolo Hiro viveva con una governante, sempre diversa dato che in genere non durava più di qualche mese visto che era un po’ difficile come bambino.
Il signor Koshino tornava a casa solo quando concludeva un affare riuscendo ad ottenere un contratto con qualche nuovo cliente e ripartiva subito dopo. Nelle occasioni in cui l’ho incontrato ho capito che lui e il figlio non avevano nessun rapporto, per la maggior parte del tempo rimaneva nel suo studio e quando gli parlava era freddo e distaccato, Hiro non mi ha mai detto nulla – rimasero in silenzio a rimuginare su quanto saputo osservando il ragazzo che stava seduto tranquillo in veranda.


Quando il mercoledì successivo Koshino dovette recarsi in ospedale, Sendo pregò Mito di accompagnare lui e Mitsui, infatti i ragazzi avevano deciso di non andare con loro dato che avrebbero soltanto fatto confusione, ma Akira aveva compreso forse meglio di chiunque altro quanto Yohei potesse essere importante per l’amico.
Il teppista acconsentì con un alzata di spalle approfittando dell’occasione per fare una passeggiata.
 
Il dottor Anashi, questo era il nome del primario, aveva personalmente tolto i punti di sutura al giocatore chiacchierando con lui tranquillamente o almeno provandoci, una volta finito li aveva accompagnati fino all’entrata. Aveva chiesto a un’infermiera di portare il ragazzo a prendere una bibita al distributore mentre lui faceva quattro chiacchiere con gli altri tre
– mi sembra stia bene, portatemelo fra una settimana – aveva esclamato
–ma quanto ci vorrà, voglio dire quando Hiro tornerà come prima – gli domandò Sendo non celando l’ansia -non lo so a volte capita il giorno dopo, a volte ci vogliono giorni, mesi perfino anni, altre volte non succede e non è possibile intervenire in alcun modo, almeno per ora– con quella rivelazione si erano avviati a tornare indietro.


Rukawa  nel frattempo aveva deciso di attuare un piano di assedio lungo e paziente, iniziato durante la scuola e portato avanti in quei giorni di vacanza.
Ogni volta che era il turno di Hanamichi di cucinare lui era con lui, stendeva casualmente il suo asciugamano accanto al suo, ogni volta che il do’hao faceva il bagno anche lui faceva altrettanto, proponeva all’altro di giocare qualche partita a basket quando tutti gli altri erano impegnati in altre attività,lasciando addirittura che facesse qualche canestro, non troppi ma un paio giusto per tenerlo di buon umore.
La cosa importante era che sempre in ogni momento della giornata Sakuragi fosse in sua compagnia.
Il compagno di squadra non sospettava nulla e per giunta non ne era infastidito tutt’altro era sempre allegro e sorridente quando si trovavano insieme e questo lo rendeva pieno di gioia. Mito gli aveva riferito che l’amico finalmente non trovava più così spaventosa l’idea di essere gay, il teppista aveva affermato che presto o tardi  sarebbe stato pronto anche ad affrontare i suoi sentimenti per l’altro, ecco era quel tardi che alla volpe non piaceva. Fosse stato per Kaede avrebbe detto chiaro e tondo al numero dieci che gli piaceva e che sapeva che anche a lui non era indifferente, non vedeva che problema ci fosse, ma Mito lo conosceva bene quindi avrebbe aspettato.
Guardò il do’hao che mescolava gli ingredienti per la torta, sapeva anche fare i dolci, doveva averlo a qualsiasi costo si disse andando a sbirciare da sopra la sua spalla quell’impasto morbido e cremoso
– kitsune ti prometto che dopo ti lascio leccare il cucchiaio – asserì il compagno di squadra ben sapendo quanto fosse goloso di dolci
– do’hao- sussurrò Kaede sul suo collo, il brivido che lo percorse e il rossore che gli coloravano le guance non passò inosservato all’attenta volpe che appoggiò il mento sulla sua spalla diminuendo la distanza fra i loro corpi, Hanamichi odorava di mare e dolci un mix irresistibile
 – kitsune và a dormire di là – cercò di mandarlo via l’altro tentando di non trasmettere alla voce il turbamento che quel contatto gli stava procurando, finendo in fretta versò il composto nello stampo e diede il mestolo al ragazzo, infornato il dolce prese a pulire la cucina, quando si fu calmato rivolse nuovamente lo sguardo a Rukawa e se ne pentì, quella volpe malefica stava leccando lentamente e vogliosamente la crema dall’utensile fissandolo intensamente in una maniera così sensuale e provocante da farlo arrossire
– basta così kitsune, fuori – esordì o meglio urlò, strappandogli il cucchiaio dalle mani e spingendolo fuori.
 Si appoggiò contro la porta che aveva chiuso, cercando di calmare il battito furioso del cuore, il mal di stomaco e il calore che gli aveva invaso il corpo.  

Quella sera, come avveniva spesso, Yohei non riuscì a prendere sonno girandosi e rigirandosi senza sosta fra le lenzuola. Voltò il capo ad osservare il viso di Koshino, nella flebile luce lunare che entrava dalla finestra si accorse che teneva gli occhi aperti. Non ci pensò su due volte e alzandosi si diresse a stendersi accanto a lui –Ehi Hiro anche tu non riesci a dormire?- gli domandò in un sussurro per non rischiare di destare l’amico e Rukawa. Poggiò una guancia sul braccio piegato sotto il capo e puntò i propri occhi in quelli dell’altro che rimase in silenzio –pensi che sia colpa tua non è così?- chiese scrutando quelle iridi scure – sei convinto che tua madre sia morta a causa tua vero? – continuò osservando un lampo di stupore attraversare quegli occhi apatici e inespressivi da troppo tempo  - so che dirti che non devi pensarlo suona come qualcosa di banale, ma è così. Tu non ne hai colpa e sono convinto che se lei, tua madre, sapesse quanto tu ne soffra credendoti responsabile ne sarebbe dispiaciuta. Forse quello che ti dico è un presuntuoso da parte mia, in fondo non ci conosciamo da molto e non ho nessun diritto di intromettermi in una faccenda così delicata, però ti considero un amico prezioso  –allungò due dita a spostargli una ciocca di capelli che gli ricadevano sul volto – non credo però di sbagliare se dico che ti senti in colpa e che forse non dipende solo da ciò che accadde quel giorno di tanti anni fa. Fra te e tuo padre non sembra esistere il classico rapporto idilliaco – s’interruppe osservando Koshino scorrere sul futon e rannicchiarsi contro di lui. Gli avvolse il braccio a circondargli la vita e lo tenne stretto a se, finché non sentì il suo respiro farsi regolare e profondo,segno che si era addormentato. Avrebbe voluto dirgli che non lo avrebbe abbandonato, che non lo avrebbe mai lasciato eppure l’unica cosa che fu capace di sussurrare nel buio e nel silenzio fu – ti proteggerò sempre te lo prometto – credendo di non essere udito da nessuno ma si sbagliava.

Quando aprì gli occhi ci volle un po’ perché mettesse a fuoco la stanza e ricordasse dove e con chi fosse, si tirò a sedere stroppicciandosi gli occhi, notando che Rukawa stava ancora dormendo, gli altri due futon erano vuoti quindi dedusse che Sakuragi e Mito fossero già svegli, si alzò avviandosi fuori mentre scendeva le scale diretto ai servizi, Sendo e Mitsui scesero a loro volta
– Buongiorno Hiro chan dormito bene?- trillò pieno di allegria il suo migliore amico, possibile che avesse così tanta energia di primo mattino? Si domandò distrattamente il ragazzo, stiracchiandosi si diresse al bagno, lasciando gli altri due andare avanti. Li raggiunse nella sala principale dove Maki e Kyota erano seduti a terra intorno al tavolo quasi del tutto apparecchiato, anche loro lo salutarono allegramente , lui poggiò un gomito sul piano sbadigliando, possibile che fossero tutti così energici? Lui odiava svegliarsi presto
– Hiro oggi il tensai ha dato il meglio di se – esclamò Sakuragi poggiando sul tavolo un piatto prima di ritornare in cucina, il giocatore osservò la sua schiena finché non scomparve, ma a lui che importava che si fosse affannato tanto? Se sperava in un grazie cascava male mica glielo aveva chiesto lui
– Hiro oggi faremo il castello di sabbia più bello del mondo- lo informò Nobunaga, lo fissò attonito non ebbe il tempo di dire nulla perché Mito, arrivato con l’ultimo piatto, gli sedette accanto e scompigliandogli i capelli con un sorriso dolcissimo gli disse – buongiorno piccolo ora facciamo colazione e poi laviamo il faccino – Koshino rimase a bocca spalancata a guardarlo come  un ebete
– Hiro tutto bene?- chiese Maki preoccupato
– se c’è qualcosa che non và dillo pure– intervenne Akira
 “piccolo, faccino e poi perché sono tutti così esageratamente gentili?” decise che fossero tutti impazziti non c’era altra soluzione
– ma vi siete tutti rincretiniti?- scattò urlando – e tu ricordati che sono un tuo senpai vedi di portarmi rispetto- continuò verso Yohei  - e che è questa storia del castello di sabbia si può sapere?-  avrebbe volentieri continuato a inveire ma Akira lo atterrò saltandogli letteralmente in braccio e ripetendo il suo nome fra le lacrime – razza di scemo alzati, perché cavolo piangi imbecille e togliti – mezz’ora dopo sfiorandosi la ferita su la fronte finiva di ascoltare il resoconto di quello che gli era successo
 – ho avuto così paura –  esclamò Sendo cercando di riabbracciarlo ma a uno sguardo dell’altro decise di evitare
– non mi ricordo niente – ammise
–  è meglio portarlo dal dottore – affermò Maki.
Così Koshino accompagnato dall’amico e da Mitsui si avviò alla fermata del pullman.


Il dottore aveva constatato che il giocatore stava bene, disse che non era insolito che avesse dimenticato quanto accaduto forse avrebbe recuperato quei ricordi o forse no, non lo sapeva con certezza.
Non era il fatto di aver dimenticato due settimane a sconvolgere Koshino era ciò che gli aveva raccontato Akira e quel bastardissimo del suo ragazzo che sorridendo soddisfatto gli aveva descritto di come si appoggiasse sul petto di Mito la sera dopo cena, o di come lo seguisse ovunque come un cagnolino, si era fermato solo quando Hiroaki sembrava stesse per svenire.

E ora che doveva fare? Come poteva guardarlo ancora in faccia? Si domandò durante tutto il tragitto per tornare a casa.  
Semplicemente lo evitò, questa fu la sua soluzione, evitare di guardarlo,evitare di parlarci, evitare assolutamente di restare da solo con lui nella stessa stanza e via così , non gli fu molto difficile. Dopo essere ritornati dall’ospedale aveva fatto ben intendere di essere tornato il solito di sempre, un paio di battute acide risolsero il problema, ripreso il suo libro si trincerò dietro le nozioni scolastiche per isolarsi da tutto.
Lo lasciarono tutti in pace, gli giunse solo un “era più simpatico prima” alle orecchie ma se lo avesse detto Sakuragi o Kyota non ne era sicuro. Mito afferrò il messaggio prima degli altri ed evitò di stargli attorno. Così trascorsero i restanti giorni di vacanze, l’ultima sera prima della partenza festeggiarono sulla spiaggia con un falò e dei fuochi d’artificio comprati appositamente, Koshino approfittò della confusione e del buio della notte per fissare il teppista. S’impresse nella mente ogni lineamento, la piega delle labbra, la profondità dello sguardo e il peluche che gli era stato regalato era finito nel suo borsone quando nessuno guardava.
  
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