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Autore: Eternal Fantasy    31/12/2009    1 recensioni
Una nuova, apocalittica saga vent`anni dopo la guerra di Dark Star metterà di nuovo in gioco il destino del mondo...
Valgarv ritrova il suo passato rivivendolo tramite i sogni che lo perseguitano; lui e Zelgadiss affronteranno avventure oltre ogni immaginazione...
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Dark Lords, Personaggio originale, Un po' tutti, Valgarv, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"You think a minor thing like the end of the world was going to do me in

Il Drago e la Chimera

 

 

Ventesima parte: Epilogo

Scritto da Eternal Fantasy

 

 

 

Zelgadiss Greywords osservò sorgere il sole come se l’aurora rappresentasse il risveglio da un lungo, lungo sogno.

Dormire gli era stato impossibile, nonostante la battaglia del giorno precedente l’avesse prosciugato di tutte le energie. Troppi pensieri si affollavano nella sua mente precludendogli il sonno, troppi ricordi del passato e incognite rivolte al futuro. Così, quella fresca alba d’inizio autunno lò trovò seduto sulle rupi deserte del Vulcano Chaos, teatro svuotato dagli attori che avevano rappresentato sul palcoscenico di un altro pianeta la più grande guerra che il loro mondo avesse mai conosciuto.

Gli Shinzoku e i Draghi Dorati erano stati i primi a volare via, tornando alle loro dimore; Cephied tuttavia aveva declinato l’invito ad andare con loro: l’incarnazione del Dio della Luce aveva rivelato che, avendo concluso il compito che la Madre LoN aveva loro assegnato, la sua coscienza divina e quella del Maou si sarebbero presto riassopite e i due sarebbero tornati alle loro esistenze mortali, senza ricordare ciò che era accaduto. Il candido elfo non ne aveva fatto parola con i propri seguaci, ma dal modo con cui si stringeva al braccio del Fratello demoniaco, Zelgadiss aveva intuito che la prospettiva di perdere i ricordi e quindi il legame con l’incarnazione di Shabranigdu gli causava grande dispiacere. E forse l’idea della solitudine non piaceva neppure al moro dagli occhi di rubino, dato che non pareva aver fretta di scrollarsi l’altro di dosso.

I Mazoku si erano ritirati a loro volta, nei modi che più gli erano propri: i Demoni dei Ghiacci cavalcando in ranghi ordinati oltre l’orizzonte, svanendo nella bruma del crepuscolo per far ritorno al più presto al loro Regno del Nord; il Popolo del Mare aveva nuovamente ridisceso il fiume verso la foce e quindi le familiari acque del Mare dei Demoni; le Belve Mannare si erano addentrate nelle foreste circostanti, e i Mazoku Infernali si erano involati nel buio del cielo notturno. Alcuni membri di questi ultimi tre gruppi però erano rimasti, per unirsi ai leggendari festeggiamenti che seguivano la vittoria, come tradizione del clan Dragon Chaos.

Zelgadiss aveva percepito fin quasi all’alba, anche attraverso le pareti di roccia del vulcano, gli echi chiassosi e vivaci della festa; che però si svolgeva in modo più contenuto del solito, secondo quanto gli avevano rivelato Rashart e Raltark, usciti a prendere aria qualche ora prima. Per la prima volta, il Re Demone Drago non era presente al banchetto del trionfo, e tutti i guerrieri del Dragon Dungeon sentivano pesantemente la mancanza del Principe. Festeggiavano anche in loro onore, ma la loro assenza era un costante ricordo del prezzo pagato per la vittoria.

Questo costante memento non impacciava tuttavia i festeggiamenti nell’accampamento degli esseri umani: nonostante i chierici fossero ancora al lavoro per curare gli ultimi feriti e raccogliere dignitosamente i caduti, l’atmosfera era allegra e lieta, le salmerie erano state svuotate di cibo e bevande che venivano distribuiti a volontà. Però a quell’ora antelucana, la maggior parte degli eserciti di Seillune, Elmekia, Zephilia e Zoana avevano ormai ceduto al sonno.

Nel tentativo di liberarsi dei propri cupi pensieri, Zelgadiss scese dalle balze del vulcano per addentrarsi nell’accampamento di Seillune: era certo che la famiglia reale fosse incolume, ma era sempre meglio accertarsene; inoltre, non aveva notizie del figlio di Lina e Gourry da quando aveva conribuito a distruggere Raflesia.

La sorte volle soddisfare la sua curiosità grazie all’incontro con Zeno Nels Rada: l’instancabile reincarnazione di Zanaffar aveva appena concluso l’ennesimo giro di controllo nelle tende che ospitavano i feriti, e dopo essersi assicurato che Zelgadiss fosse illeso (almeno fisicamente) gli rivelò la sorte del giovane Inverse-Gabriev.

Usare l’Arma Potentissima Gornova era stata una eccezionale dimostrazione di coraggio, ma aveva messo a durissima prova il corpo e lo spirito del ragazzo: un Licantropo dorato del clan Beastmaster l’aveva consegnato esanime nelle mani della Somma Sacerdotessa Sylphiell, che aveva fatto del suo meglio per aiutarlo. Ora le condizioni dello spadaccino erano stabili, ma non aveva ancora ripreso conoscenza.

La Chimera si diresse, guidato dal Chierico, nella tenda personale della Signora di Sailaarg: al suo ingresso, Sylphiell gli rivolse un esausto ma dolce sorriso, mentre posava una coperta sulle spalle di Claudia. La principessa di Seillune era addormentata, seduta al capezzale dell’amico, con la testa posata sulla scomoda branda da campo.

“È rimasta a vegliarlo tutta la notte” gli confidò a bassa voce la donna. “È una brava ragazza.”

Zel scosse mestamente la testa sussurrando: “Come sua madre. Poi continuò più chiaramente: “La famiglia reale come sta?”

Sylphiell si lasciò sfuggire un risolino sommesso: “Philionel-sama dovrebbe ricordarsi che non è più un giovanotto, e la prossima volta che prende a pugni dei mostri corazzati potrebbe capitargli di peggio che il colpo della strega. Amelia-san non è meglio di lui, ma almeno ha Donathel-sama a vegliare su di lei.

Rassicurato sulle condizioni dei propri amici, Zelgadiss si accinse a lasciare la tenda, ma la voce della vecchia amica lo richiamò: “E tu, cos’hai intenzione di fare, ora? Sparirai di nuovo per chissà quanti anni?”

Non sapendo neppure lui la risposta a quella domanda, cercò di commentare con tono leggero: “Forse mi converrebbe, per sfuggire alle ire di Lina quando saprà in che razza di pasticcio ho coinvolto suo figlio…” ma il sorriso materno e comprensivo di Sylphiell lo convinse a svelare con un po’ più sincerità i propri pensieri: “Sono cambiate così tante cose, in così poco tempo. Il mio mondo si è capovolto sul suo asse per l’ennesima volta, e mi ritrovo più stanco e confuso che mai. Mi chiedo se esista un luogo dove possa trovare la calma necessaria per fermarmi a riflettere su tutto quanto… un luogo al di fuori dal tempo…”

Nella sua mente si aprì la visione di candide distese di neve, con vette di ghiaccio azzurre all’orizzonte, un mondo cristallizzato rimasto sempre uguale a se stesso nel corso di cinquemila anni: un Confine interdetto a chiunque, ma che si sarebbe aperto per lui in qualsiasi momento. Un esitante sorriso tentò di farsi strada sul suo volto, quasi impaurito di fronte a quella nuova speranza. “Credo che chiederò a una certa persona se ha ancora voglia di avermi tra i piedi per un po’.” Decise infine. “Mi spiace, Sylphiell, temo che non ci rivedremo per qualche tempo.

La Somma Sacerdotessa sbuffò con finta esasperazione: “Chissà perché non ne sono sorpresa. Poi il suo sguardo si posò su Claudia: “Lei ti ama, lo sai.

Zel scrollò le spalle: “E Uriel ama lei. Prima o poi se ne renderanno conto entrambi, e allora tutto si sistemerà. Io non ho alcuna intenzione di giocare a fare il terzo incomodo.”

“Allora è questa la tua soluzione? Andartene e lasciare che le cose si sistemino da sole?”

Zelgadiss esalò una breve risata asciutta: “Strano a dirsi, ma secondo la mia esperienza è il metodo migliore. Chiamami insensibile o Mister Cuore-di-pietra, non mi farai cambiare idea. E senza voltarsi uscì dalla tenda, soffermandosi solo un istante per chiedere “Saluta Amelia da parte mia.

 

*******

 

Una settimana dopo la Battaglia della Grande Unione delle Razze (o almeno questo era il nome con cui gli storici di Seillune l’avevano battezzata dopo giorni di risse verbali e fisiche), le strade della Città della Magia Bianca furono animate dal baccano provocato da un drappello di guardie di palazzo che inseguivano un familiare ragazzo dalla chioma bionda e gli occhi castani, con due spade legate alla schiena: costui tentava di seminarli facendo lo slalom tra le bancarelle del mercato, arrampicandosi sulle grondaie e saltellando con un incantesimo di levitazione da un tetto all’altro, il tutto strillando a pieni polmoni:

“Ora sto benissimo! Non voglio restare ancora in quella noiosa infermeria! Io devo girare il mondo e diventare il mago spadaccino più famoso della storiaAAAAHHH!” i suoi poteri magici erano però ancora instabili, e il Levitation cedette all’improvviso; Uriel Inverse-Gabriev si aspettava un doloroso atterraggio sul selciato, ma all’ultimo istante il suo braccio venne avvolto da una solida frusta, e fu riportato di peso sul tetto dove il suo sguardo incrociò quello di due ferini occhi purpurei:

“Sembra che tu abbia bisogno di un compagno di viaggio che ti salvi dai guai!” ammiccò Lotus Metallium con complicità.

“Allora temo proprio che dovrò venire anch’io per tenervi d’occhio entrambi!” dichiarò la squillante voce di Claudia.

I due furono raggiunti dalla principessa di Seillune, in abito da viaggio, che portava due zaini per sé e per lo spadaccino. Davanti alle espressioni sbalordite dei due biondi, la moretta esibì un sorriso smagliante: “Cosa aspettiamo a partire?”

 

****************

 

Philia sospirò tristemente, voltando il cartellino ‘APERTO’ affisso sulla porta del negozio di porcellane. Un altro giorno uguale al precedente, passato a trattenere le lacrime che poteva piangere solo dentro il suo cuore, pregando con tutte le sue forze che l’agonia di quell’attesa avesse fine.

Aveva di nuovo sognato il ritorno del suo Valgarv: le sorrideva con i suoi occhi d’oro splendenti d’amore, tendendole le braccia tra cui lei si tuffava, confessandogli che lo amava e voleva passare ogni istante della sua vita insieme a lui.

Sentì la campanella dell’ingresso tintinnare allegramente alle sue spalle, così si strofinò le guance per ridar loro un po’ di colore e stiracchiò un sorriso falso sulle labbra per accogliere il primo cliente della giornata: “Buongiorno, cosa posso fare per lei…”

La voce le morì in gola quando, voltandosi, vide di fronte a sé quella tanto amata, tanto sognata e desiderata figura dai verdi capelli e occhi dorati che le sorrideva come se fosse la cosa più preziosa di tutti gli Universi.

“È ancora libero il posto di commesso? Mi piacerebbe restare qui per parecchio tempo…”

L’unica risposta che Philia riuscì a dare fu correre ad abbracciarlo come se non volesse mai più lasciarlo andare. Le lacrime finalmente riuscirono a scorrere sulle sue guance, ma erano lacrime di pura gioia, mentre tra i singhiozzi confessava a colui che possedeva il suo cuore tutto l’amore che provava e la sua più grande paura: “Temevo di averti perso...”

Valgarv la strinse, e nel baciarla per la prima di infinite volte, le sussurrò dolcemente:

 

“Una cosa da nulla come la fine del mondo non può impedirmi di tornare da te e restare per sempre.

 

 

 

 

La fine di una storia è l’inizio di un’altra.

 

 

 

FINE

  
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