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Autore: war    03/01/2010    1 recensioni
Fra gli esorcisiti, per combattere il Conte del Millennio e i Noah, viene inviato dal Vaticano un aiuto, giunto direttamente da quel Dio che a volte ci si dimentica di amare... La strada da percorrere è una sola: ed essa è sempre stata perfettamente delineata davanti ai nostri piedi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ATTENZIONE!!!!
SPOILER - DEL CAPITOLO 190 DI D.GRAY MAN
Ho trovato i capitoli sul sito One Manga, sono tradotti in inglese ma credo di aver capito con sufficiente chiarezza quello che c'era scritto o almeno la pare che mi serviva!
Chi lo ha letto individuerà immediatamente lo spoiler, per gli altri forse passerà piuttosto inosservato dato che comunque non rivela poi molto!

- Scema! Scema! Scema!!!!! – lo strillai in mezzo alla strada deserta. Si accesero un paio di luci nel palazzo davanti al quale mi trovavo e qualcuno lanciò il contenuto del suo vaso da notte dalla finestra, ne tentativo di far rinsavire la sottoscritta. Per fortuna evitai quella che speravo fosse solo urina.
- Bastardi!!! –
- La gente vuole dormire!!!! –
- Teppistelli del cazzo adesso vi spacco il culo! –
Non rimasi in attesa di sentire gli altri aulici vituperi indirizzati alla mia persona.
Insomma scema lo ero davvero! Cosa cavolo mi era saltato in mente di gridare nel cuore della notte!? La mia frustrazione aveva raggiunto i massimi storici ecco cosa!
Cercai di darmela a gambe il più velocemente possibile, infilando vicoletti e stradine secondarie, incurante di dove stessi andando di preciso. Ritrovare la strada di ‘casa’ sarebbe stato un problema secondario.
Urtai un bidone della spazzatura e provocai il miagolio indignato di un gatto nero che saltò su un davanzale, con il pelo ritto e gonfio mentre soffiava all’indirizzo della sottoscritta. Ci sarebbe mancato solo essere assalita da un gatto e poi la mia autostima si sarebbe definitivamente polverizzata.
Allora qualcuno da lassù mi voleva male davvero!!!!
Sentii, più che vedere, qualcosa balzarmi addosso e prima di realizzare tutta la faccenda mi ero trovata col sedere a baciare le dure pietre del pavè stradale e un bruciore piuttosto doloroso alla gota destra. Mi toccai il volto e ritrassi le mano trovandola sporca di sangue. Voltando lo sguardo scorsi solo quella che mi pareva una coda sparire dietro un angolo di una casa.
Rilassai i muscoli del collo e posai la nuca a terra.
Rimasi immobile qualche attimo, quello che mi serviva per metabolizzare l’accaduto.
Non sentivo il freddo aggredire il mio corpo, non ero interessata al fatto che il suolo fosse lurido ed io vi stessi comodamente – più o meno – distesa.
Chiusi gli occhi e mi portai il braccio sul viso, affondando il naso nella piega del gomito.
Sapevo che era il caso di iniziare a razionalizzare gli avvenimenti, ma ero terrorizzata all’idea di doverlo fare. Se lo avessi fatto… Avrei dovuto percorrere una via che non dava possibilità di ritorno.
Mi serviva ancora un po’ di tempo.
Quel cavolo di tempo!
Che serviva sempre e non c’era mai! Non nel mondo umano, almeno….
Tolsi il braccio dagli occhi e alzai lo sguardo al Cielo.
Tra le forme squadrate e geometriche dei tetti delle case che circondavano il vicolo vidi il manto blu trapunto di stelle.
Il cielo, per quanto si oscurasse durante la notte era sempre al suo posto, sopra la mia testa.
Sorrisi per la stupidità di quel pensiero: dove mai poteva andarsene il cielo? Eppure mi sentii confortata da esso. Una parte di me sapeva che lassù c’era qualcuno in ascolto e pronto ad intervenire quando si aveva l’umiltà di chiedere con cuore sincero.
Le case intorno a me erano nere e silenziose. Avrebbero dovuto inquietare data la loro forma indistinta nelle tenebre. Giganti dalle fauci spalancate in cui balguginavano i riflessi bianchi delle zanne (in realtà erano solo i cornicioni delle finestre). Eppure io mi sentivo confortata e protetta dal cielo e dalle stelle che in esso brillavano. Il mio Dio non permetteva mai che l’oscurità trionfasse completamente: aveva creato la luna e le stelle per rischiarare le notti.
Mi levai a sedere. Adesso la mia mente aveva ripreso un po’ di calma. Adesso potevo affrontare quello che era successo. Tuttavia provavo di nuovo l’impulso di muovermi. Lo feci. Non aveva senso non assecondarlo. A quell’ora nessuno avrebbe badato a me, perché nessuno era ancora sveglio e se qualcuno lo fosse stato, la mia divisa da esorcista lo avrebbe invitato a continuare sulla sua strada, convincendolo che stessi facendo una ronda anti Akuma. Se si fosse trattato invece di quest’ultimo allora lo avrei eliminato perché quello era il mio compito.



La strada che stavo percorrendo sfociò in una piazza. Di grandi dimensioni. Dietro di essa si apriva un grande giardino. Probabilmente Hyde Park. Mi avvicinai alla fontana che divideva la strada dagli alberi. Un leggero vento soffiava fra le chiome frondose, producendo un suono lieve, simile ad un mormorio che copriva quello cristallino dell’acqua che gorgogliava nella fontana davanti a me.
Osservai la statua di marmo bianco raffigurante una donna alata, con elmo e giustacuore. Reggeva fra le mani una spada, stretta nel braccio sollevato in atto difensivo. Le ali, rese con maestria erano spalancate alle sue spalle e ogni piuma era resa con il massimo realismo possibile. Il suo piede calpestava il corpo di un serpente, dalle cui fauci spalancate usciva il getto d’acqua che si riversava nel basamento a forma di croce celtica (bombata con le quattro braccia della medesima lunghezza).
Mi sedetti sugli scalini che conducevano vicino alla targa commemorativa e mi lasciai scivolare a terra, appoggiano la schiena al freddo e umido marmo del basamento.
Lasciai che i ricordi venissero fuori, incurante di un ordine cronologico preciso. Li avrei sistemati in seguito.


Le mie mani erano di nuovo affondate nei capelli neri.


Il volto di Yu, serio e attento si confondeva con uno diverso.
Più bello e più distaccato, o forse solo più inespressivo.
Lord Licifero.


Le mie dita presero a muoversi da sole, intrecciando le ciocche. Yu era sorpreso e si stava agitando. Non era ancora arrabbiatura, era fastidio dovuto a incomprensione.
Lord Lucifero mi indicava in nastro rosso. Sarebbe sceso in battaglia contro un esercito di demoni. Quei demoni che un girono lui stesso avrebbe comandato, dando loro una vera organizzazione e creando un vero esercito capace di dare del filo da torcere a quello angelico… Tuttavia in quel momento, Lord Lucifero era ancora il serafino dalle dodici ali splendenti.
- Fai sempre un ottimo lavoro – mi disse quando lasciai cadere la treccia, ordinata e composta come doveva essere.
- Servirvi è il mio compito. Non posso farlo meno che al meglio, Lord. – gli risposi.
Lui mi rivolse uno sguardo indecifrabile. Almeno per me era indecifrabile… Perché a quel tempo c’erano troppe cose che non conoscevo e quindi non potevo intuire. Gli sorrisi, non sapendo che altro fare.
- Hai un bel sorriso, Azael… Però… - mi disse lui chiudendo con uno scatto metallico la spada nel fodero al suo fianco.
- Però cosa? – chiesi desiderosa di fare il possibile per soddisfare le richieste del mio signore.
- Fa male. – disse il Lord prima di uscire a passo militare dalla stanza.


Yu mi fissava in silenzio. Gli occhi blu avevano perso la loro indifferenza, pareva piuttosto curioso.
LE sue dita stavano disfacendo la treccia con cui avevo raccolto le sue ciocche nere. Non pareva arrabbiato per quel trattamento inflitto ai suoi capelli. La stava prendendo in modo migliore di quello che mi fossi aspettata. O forse era il fatto che non avesse Mugen con se che non gli permetteva di minacciarmi con la lama.
- Ricordato qualcosa di utile? – mi chiese alla fine
- Troppo poco. – ammisi con un sospiro.
Anche lui sospirò, come se non fosse riuscito a liberarsi di una grossa seccatura. Con ogni probabilità era esattamente quello che pensava di me. Ero una grossa seccatura. A volte lo pensavo anch’io, di me stessa… Sorrisi appena.
- Tsk! Sei irritante, come il moyashi e come quell’altro che sorridono sempre come idioti! – ringhiò molto seccato.
- Non ti piacciono i sorrisi, Yu? – chiesi perplessa.
- Non prenderti tutta questa confidenza con me! – sibilò.
Come? Ma se era stato proprio lui a permettermi di toccargli i capelli? Era stato lui a farmi intendere che voleva darmi una mano e sistemare quello che non sapevo nemmeno se definire problema fra di noi! Ci capivo sempre meno.


- Azael, Azael… Perché non cerchi di capire un po’ di più i sentimenti degli angeli che ti stanno attorno? – mi stava rimproverando Lord Lucifero.
- Ma lui… Lui vi ha insultato!!! – sbottai mentre le lacrime mi scendevano sulle gote e bruciavano sui graffi che avevo in volto. - Non voleva farlo davvero. Era solo ferito e soffriva. Prendersela con me era una soluzione più comoda per sfogarsi… Lo capisci? – chiese l’angelo dai capelli neri.
- E’ da codardi! – protestai imbronciata.
- Non tutti sono puri come te, Azael. Stanno percorrendo la strada della perfezione, affrontando come meglio possono gli ostacoli del cammino. Anche tu ne hai incontrati spesso e non sempre hai fatto la cosa migliore per te o per gli altri. – mi rimproverò di nuovo.
- Mi dispiace, Lord. Andrò subito a scusarmi con Ezebel… Però… Oh Lord Lucifero! Io non sopporto che si dica che voi siete ingiusto!!!!! – protestai più addolorata e risentita per quello che non per la rissa di cui ero stata l’artefice. Probabilmente se fosse accaduto di nuovo non sarei rimasta lo stesso con le mani in mano…
- Ezebel, sebbene per i motivi sbagliati ha sollevato un quesito lecito. Chi verifica la giustizia di coloro che agiscono sotto questo nome? – mi interrogò lui.
- Ma Dio ovviamente! – risposi senza dubbi e incertezze.


- Mi dispiace, dico sul serio. Non volevo metterti in questa condizione di disagio. – ammisi
- Tsk! Allora piantala di sorridere. Non c’è nulla da sorridere e di cui essere contenti. – mi aggredì di nuovo Yu.
- Questo non è vero! – protestai indignata.
Lui fece saettare un sopracciglio verso l’altro.
- Siamo ancora vivi, Yu. E possiamo proteggere e permettere ad altri di restare vivi. Ed essere vivi è sempre una bella cosa! Magari non è facile o indolore, ma nessuno ha mai promesso che lo fosse… Però… Vivere è il dono che ci è stato fatto da Dio ed io non… non lo reputerò mai una brutta cosa! – sbottai accalorata.
- Sei disgustosamente patetica. Viviamo per essere assassini, siamo sporchi e peccaminosi. La nostra vita non è un dono solo una necessità. Siamo armi anti Akuma a cui nessun diritto è concesso. Lascia le altre favole a quelli che non combattono. – mi sibilò in faccia Yu.
- Quindi siamo solo… Mostri? Non diversi dagli Akuma che combattiamo? Ci chiamano Esorcisti solo perché siamo da questa parte del campo? E’ questo che intendi? – chiese sentendo una fitta dolorosa al cuore. – - Esorcisti, Apostoli, Generali… Si. Siamo tutti mostri. – disse lui serio e convinto delle sue parole.
- Bhe, anche se così fosse… Io continuerò a sorridere e a ridere perché il suono di una risata è molto meglio di quello di un pianto! – lo aggredii.
° Kanda Yu… Ma cosa è successo nella tua vita per renderti un tale pessimista?° me lo chiesi ma non riuscii a dirlo a lui.
- Do’hao patetica! – soffiò lui afferrandomi le spalle in uno scatto d’ira.


Dolore.
Solo dolore.
Rifiuto.
Rigetto.
Paura di me.
Odio.
Rifiuto.
Dolore.
Odio.
Odio.
Ribellione.
Rifiuto.
Per decine e decine di anni…


Occhi blu infuriati, fissi dentro i miei


Accettazione.
Finalmente accettazione!
Un nuovo mondo.
Indefinito, incerto e dai contorni sfocati.
Una nuova sensibilità.
Disorientamento…
E poi…
Fusione fino a diventare una cosa sola.
Non più come prima, mai più come prima probabilmente.


Le mie mani strinsero convulsamente i polsi di Yu. Le sensazioni di prima… Appartenevano a me, all’altra me stessa, erano suoi ricordi era ciò che l’aveva investita quando...Quando aveva abbandonato il suo mondo per giungere nel mondo degli uomini… Lo sapevo, ma quello che non sapevo era che le avevo trasmesse a lui.
Yu aveva gli occhi sgranati. Realizzai che erano di un blu bellissimo, simile a quello degli zaffiri.
Tramite quel contatto…
Vidi quello che non avrei mai voluto vedere.
Non così!
Non era così che volevo sapere qualcosa sul passato di Yu.
Così era come spiare, costringerlo, appropriarmi di qualcosa che non mi spettava di diritto.
Era come rubare.


- Gli esseri umani sono nati anche loro dai buchi? - la voce era infantile ma aveva lo stesso tono di quella di Kanda. No, non aveva lo stesso tono, era quella di Yu bambino, lo sapevo.
- No, gli umani sono nati dall'utero di una madre. - qualcuno aveva risposto con pazienza.
- Madre? E che cos'è? - aveva chiesto di nuovo il bambino
- Bhe.... - la spiegazione seguente era confusa,
parole come Padre e amrsi a vicenda rano concetti che il bambino non capiva.
Ricordava solo il dolore che i tentativi di sincronizzazione con l'Innocence procuravano al suo corpo, che era tanto fragile da spezzarsi tutte le volte. Ma tutte le volte il suo cuore ricominciava a battere, anche dopo molti minuti.


Scappai via da quella stanza, piena di vergogna e rimorso, per una colpa che non era mai stata mia intenzione commettere. Per un dolore di cui anche io ero responsabile. Poco importava che anche l'angelo che diveniva Innocence soffrisse... Quello che veniva fatto ad un corpo era... Era...
° Dio, perchè? Perchè? Dov'è la giustizia in tutto questo? Perchè non la vedo? Dio... Qualcuno... Rispondetemi!!!°


Poi c'era stato quel Black out della mia coscienza fino a che mi ero ritrovata a camminare da sola, per le vie deserte della Londra che costeggiava il Tamigi.
Non avevo le risposte che avevo supplicato di avere, ma la mia mente e il mio cuore erano un po' meno sconvolti.
PErò mi sentivo sporca, colpevole, ipocrita e soprattutto infinitamente STUPIDA.


- Tho guarda chi si rivede! – una voce calda e avvolgente mi riportò alla realtà.
Grandioso, davvero grandioso!
Ma la sfiga non andava mai in vacanza?
Tiky Mikk stava davanti a me, o meglio torreggiava su di me che ero ancora seduta sugli scalini della fontana.
- I bravi ragazzi dovrebbero essere a letto a dormire… - gli dissi senza dare segno di volermi alzare o mettere sulla difensiva. Lui battè le palpebre confuso dal mio atteggiamento, poi il sorriso piegò le sue belle lebbra. Un sorriso un po’ beffardo a dire il vero
- Allora il fatto che tu sia in giro fa di te una cattiva ragazza – mi disse seducente.
- Vogliamo stordirci di chiacchiere come due vecchie signore che prendono il the o vogliamo procedere a mazzularci? – chiesi inarcando il sopracciglio con fare ironico. Maledizione a me, alla mia boccaccia e alla mio sfacciato sarcasmo quando mi sentivo minacciata.
- Sembra tu abbia fretta di farti fare a pezzi – riconobbe lui iniziando a sprofondare nello scalino.
Compenetrazione della materia, una delle qualità di Tiky. Mi chiesi se si ricordasse anche del ricordino che gli avevo lasciato quando aveva tentato di compenetrare il mio corpo… Che detto così pareva una cosa dannatamente sessuale e invece era… dannatamente spaventosa!
Il suo volto, dal sorriso ancora più ironico spuntò dalla pietra della fontana, vicinissimo alla mia spalla. Sentivo il suo alito tiepido mentre mi parlava.
- Sei intrigante… - sussurrò con voce roca.
La prima reazione che ebbi, dettata dal puro istinto fu quella di tirargli un pugno. Le nocche cozzarono dolorosamente con il marmo. Ben mi stava per aver agito senza riflettere.
In Noah rise di gusto. Stronzo.
Mi alzai a sedere di scatto compiendo l’ennesima sciocchezza mi affacciai al bordo della fontana. Il volto di Tiky galleggiava sotto la superficie dell’acqua ma i suoi capelli non erano bagnati e non seguivano il movimento delle piccole onde. Pareva solo il riflesso della luna in uno specchio. Una luna nera, certo ma al momento era irrilevante.
Una mano mi afferrò da sotto la coscia. Mi irrigidii e gli diedi l’opportunità di fare la leva.
Un secondo dopo mi ritrovai a mollo nella fontana.
Così non era leale!!!
La mano di Tiky Mikk mi afferrò la caviglia che imprigionata nello stivale non poteva certo subire gli effetti dell’Innocence, ma poteva ancorare me sott’acqua! Fortunatamente la mia mente reagì alla svelta e poco dopo mi ero liberata dello stivale.
Ebbi il tempo di riemergere e riempirmi d’aria i polmoni prima che una pietra mi cadesse addosso, spingendomi di nuovo sott’acqua.
Maledetto bastardo! E stava pure distruggendo il patrimonio cittadino! Riconobbi la testa della statua, che tenevo in grembo e mi ancorava al suolo.
Usai tutta la mia forza per farla rotolare di lato, ringraziando che in acqua i corpi fossero più leggeri o sarei finita più simile ad una polpetta che ad una ragazza.
Un’altra pietra cadde in acqua, colpendomi la spalla e subito dopo una cadde sul ginocchio e una terza mi schiacciò la mano. La testa di un cherubino, quella del serpente e lo spallone dell’armatura. Meno male che non era ancora arrivata la spada, che sebbene fosse di marmo non ero certa non facesse male, soprattutto se lanciata con un forza non umana.
Avevo un disperato bisogno di respirare!
Riemersi e le Tease mi circondarono. Ebbi solo il tempo di riempirmi i polmoni di aria e rinfilarmi sott’acqua sentendo dolore dove le zampette di quelle disgraziate mi avevano toccato il volto. Vidi anche l’acqua tingersi di rosso. Grandioso, davvero grandioso! Non che fossi miss Vanità però cavolo, già mi scambiavano per un ragazzino, passare per un moccioso butterato e deforme era un po’ troppo persino per me! Due mani mi afferrarono di nuovo. Ma questa volta quel maledetto Noah osò un po’ troppo. Perché lo sentii bene che quelle zampacce maledette non mi avevano afferrata a caso, ma avevano ben puntato i miei seni e adesso ne stavano saggiando la grandezza e la compattezza.
Senza riflettere attivai la mia Innocence.
La fontana parve irradiare luce e l’acqua si caricò di particelle luminose.
Riemersi con forza, provocando schizzi d’acqua altissimi e lasciando la fontana quasi svuotata.
L’acqua turbinava attorno a me, avvolgendo e disintegrando le Tease che volteggiavano nell’aria con piccoli lampi di luce e un leggero sfrigolio. La pietra stessa assorbì il mio potere e poco dopo Tiky Mykk rotolò gridando sugli scalini e giù da essi fino a raggiungere il pavè che non risentiva dei miei effetti.
I suoi abiti fumavano.
Mi resi conto che era l’alba e un paio di guardie, che percorrevano il perimetro del parco per la sicurezza dei cittadini ci videro e gridando corsero nella nostra direzione.
Non avevo tempo per dare tutte le spiegazioni che avrebbero preteso e meno ancora volevo che quei due in divisa entrassero in contatto con il Noah dalla personalità doppia e imprevedibile. Avrebbe anche potuto decidere di toglierli semplicemente di mezzo…
Saltai fuori dalla vasca della fontana e richiamai l’Innocence, abbassandone il tasso di sincronizzazione con il mio corpo, poi afferrai Tiky per la collottola e me lo trascinai dietro, in una fuga a rotta di collo nel parco.
Il fascio di luce della torcia dei poliziotti ci investì per un momento ma ci addentrammo nella boscaglia, svegliando e facendo starnazzare un gruppo di germani e qualche scoiattolo. Per i poliziotti divenne impossibile capire dove fossimo noi e dove invece stavano fuggendo gli animali terrorizzati.


Un dolore intenso alla mano mi convinse a mollare il Noah. La pelle era piena di bolle, come vesciche da ustione. Lui non pareva stare molto meglio.
- La prossima volta non permetterò che ci interrompano! – decretò con gli occhi dorati carichi di minaccia e odio.
- Lo stesso vale per me. – sibilai incurante del fatto che fare la sbruffona quando stavo in piedi per miracolo era oltremodo stupido.
- Ti strapperò quell’Innocence e la distruggerò. Dopodichè giocherò con il tuo corpo, possedendolo a mio piacimento e poi ti ucciderò. – mi disse lo spagnolo con un sorriso che divenne seduzione allo stato puro.
Fermi un attimo. Cos’è che aveva detto?
- Che hai detto?! – annaspai
- Che ti strapperò… -
- No, non quello… dopo! – lo interruppi bruscamente,
- Che ti ucciderò? –
- Prima, idiota! – ringhiai incerta se esplodere dalla collera e incenerirlo definitivamente o sentirmi… Santo Cielo Beato! O sentirmi lusingata!!!!
- Che giocherò con il tuo corpo? Che lo possiederò? – chiese lui perplesso.
- Tu mi trovi… Attraente? – domandai cercando di raccapezzarmici un minimo.
Tiky Mikk si portò una mano alla fronte, scostando i capelli in un gesto elegante. Le stigmate sulla sua fronte erano evidenti, come pure la sua innegabile bellezza.
Un attimo. Bello? Quel Noah era bello? Da quando in qua facevo di tali pensieri!? Io, che per quattrocento anni non avevo mai preso in considerazione la faccenda uomini? Io che ero sempre stata considerata alla stregua di un maschio mancato o peggio ancora di una tavola da stiro? Che cazzo era successo ai miei ormoni!? Che cazzo era preso all’Innocence!?!
- Non dirmi che non te ne sei mai accorta… - sbuffò lui.
- Accorta di cosa? – boccheggiai.
- Mi pareva stessimo parlando del tuo fascino o ti sei persa dei passaggi? E poi, guarda che sei stata tu a chiedere! – mi informò lui con aria… Divertita.
Cosa cavolo c’era di divertente!!?!
- Non afferro l’ilarità della faccenda… - ammisi.
- Oh avanti! Siamo nemici giurati e ci troviamo attraenti! Molto attraenti. Dovremmo ucciderci e non chiacchierare come vecchi amici e poi… Stiamo qui, infrattati fra i cespugli come una coppia di amanti… Non vedi la gioiosa ironia di tutto ciò? – elencò lui.
- Crepa bastardo! – sbottai ormai viola, tirandogli un violento pugno. Colpii solo l’aria e la sua risata mi echeggiò nelle orecchie per un tempo che ritenni comunque troppo lungo.


La gente mi fissava in modo strano. Più che strano oserei dire allarmato, ma non avevo tempo di stare a pormi troppe domande. Era già mattina ed io mi trovavo dall’altra parte di Londra rispetto a dove sarei dovuta essere.
Continuavo a correre, scalza. Uno stivale era rimasto nella fontana, l’altro ce lo avevo in mano. Non osavo immaginare il resto della mia spettacolare tenuta. Vedevo solo la camicia bianca pendere al mio fianco, strappata e fradicia. Anche i pantaloni non dovevano essere molto meglio… Rifiutavo di rivolgere il pensiero a volto e capelli, anche perché il primo mi faceva male. Non proprio male… Però bruciava parecchio.
Arrivai alla sede dell’Ordine che mancava meno di un’ora alle due. Quando la porta si aprì vidi Krowry accompagnato da Miranda Lotto e dal Supervisore Komui.
- Buondì! – salutai cercando in qualche modo di sorridere, producendo una smorfia di dolore.
- Angel!? – ansimò Komui. Se mi aveva riconosciuta non dovevo essere tanto male, no?
- Che ti è successo? – chiese gentilmente l’altro Esorcista facendomi passare una mano intorno alla vita per sostenermi.
Gli occhi della tedesca di riempirono di lacrime.
- Vuoi che attivi il mio time record? – mi chiese mostrando il grosso orologio che aveva sul braccio.
- No. E’ tutta scena… Non sono messa così male… Credo… - borbottai quando mi resi conto che il braccio di Krowry era un validissimo sostegno.
Il supervisore mi prese il mento con due dita, cercando di essere più che delicato.
- Santo cielo… - esalò.
- Ho avuto un piccolo scontro con Tiky Mykk. Dal momento che sono viva penso di poter dire che mi è andata bene… - relazionai stringatamente.
- Il Noah del piacere?! – ansimò Miranda con gli occhi fuori dalle orbite e pieni di angoscia. Ecco, qualcuno le avrebbe dovuto spiegare che non c’era bisogno di farsi venire una crisi respiratoria o un’attacco d’ansia per una cosa del genere. Nel nostro lavoro poteva accadere… Però quel qualcuno non volevo essere io. Avevo bisogno di lavarmi un attimo e magari mangiare qualcosa…
- Scriverò tutto nel mio rapporto, lo giuro. Però adesso ho bisogno di lavarmi e di mangiare… Poi partirò per la missione, e al mio rientro consegnerò il tutto sulla sua scrivania, Supervisore Lee… - iniziai a dire.
- No. Tu adesso andrai di filato in infermeria, ti farai medicare, poi se lo riterranno opportuno mangerai e sicuramente riposerai. Il rapporto lo scriverai domani e in missione Mirando Lotto prenderà il tuo posto. – mi annunciò Komui.
Scossi la testa.
- Quella missione è più adatta a me che a Miranda, senza nulla togliere all’ottimo esorcista che è signorina Lotto, ma io sono il soggetto più adatto. Sto bene, davvero. Non voglio fare un gesto stupidamente eroico… I segni che ho in faccia… Mi sono stati procurati dal contatto con le Tease di Tiky Mykk ma sono superficiali… Posso farlo, credetemi! – dissi.
Girovagare per Broceliande alla ricerca dell’Innocence avrebbe procurato, in un soggetto ipersensibile come Miranda, come minimo un attacco cardiaco!
- Allora facciamo così… Oggi Krowry e Lotto partiranno per la Francia, alla volta di Deauville e domani in mattinata li raggiungerai insieme ai Finder partirete tutti e tre per la missione. – trovò il compromesso Komui con un sospiro rassegnato.
- Si, è accettabile. – ammisi.


  
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