E se esiste, è possibile
comandarlo o si fa trasportare dai venti?
Fino a che punto l’uomo può
controllare le cose?
No.
Era
l’ultima conversazione tenuta con Deneuve. Erano nella stanza
dei computer (lei
ormai la chiamava così) e si era chiesta se tutto quello che
le era capitato
era stato voluto da qualcosa di più grande.
Ma
da quel discorso, aveva capito che Deneuve non credeva in niente, se
non in se
stesso.
In
parte lo ammirava. Sarebbe bello se l’uomo non fosse libero
da certe fantasie.
Sotto
un altro punto di vista, però, non ci vedeva che solitudine
in quelle parole.
Povero
ragazzo. Chissà che aveva passato per pensare quelle cose.
O forse
voleva solo darsi un tono. Difficile dirlo.
Invece
era ormai assodato che Daphne passava più tempo con la
strana coppia di Watari
e Deneuve che a casa sua o in giro. In fondo, era meglio
così. C’era un pazzo
fuori che voleva ucciderla per una stupida foto.
Aveva
ragione Marta: l’Italia è una gabbia di matti.
Per
la prima volta sentì nostalgia di casa. Viveva in provincia,
in Toscana, ma suo
padre era siciliano. Conduceva una vita tutto sommato tranquilla, il
divorzio
dei genitori non le creò nessun trauma. Sempre meglio che
sentirli litigare
ogni giorno o vedere la madre spiare il telefono del marito,
controllare le sue
mail, telefonare ai conoscenti per sapere dove andava. Il sospetto di
essere
tradita l’aveva portata all’ossessione, e non aveva
tutti i torti. Qualche scappatella,
effettivamente, c’era stata.
Il
padre tuttavia era un uomo generoso. Forse pensava che con le carte di
credito
avrebbe coperto il dolore del tradimento.
Gli
uomini sono degli sciocchi. Pensano di coprire coi beni materiali i
vuoti del
cuore.
Pensano
questo perché le donne danno l’impressione di
essere volubili, quando non è
così.
Ma
l’uomo non capisce, e nemmeno la donna capisce.
Quest’abisso
ci sarà sempre.
Daphne
questo concetto lo formulò a undici anni, una volta deciso
il divorzio.
Stava
bene, comunque. Non dovette rinunciare alle amicizie, né ai
posti che
frequentava di solito. Fino all’ingresso al liceo, stava
benone.
Sua
madre però si fece prendere da una brutta malattia:
depressione.
Amava
suo marito. Dio, quanto lo amava. E amava sua figlia, frutto del suo
amore con
lui.
Per
una donna, pensare di essere sostituita come se nulla fosse con una
qualunque,
è inaccettabile. Questo l’uomo non lo capisce,
Daphne se ne rese conto quando
andava a trovare il padre che si era trasferito a Messina, sua
città natale.
Era
affezionato alla moglie senza ombra di dubbio. Non trovava quei piccoli
tradimenti d’ostacolo per il matrimonio. Lui le definiva
delle semplici
amicizie, sapeva distinguere bene i suoi doveri di padre di famiglia e
di
marito che ama comunque la donna che ha sposato.
Se
suo padre fosse stato il protagonista di un libro sarebbe stato
Tomàs*. Come lui,
era sposato, di buona famiglia, amava sua moglie ma aveva un sacco di
amicizie
erotiche. E la moglie, Tereza, lo sapeva benissimo, sentiva sempre
l’odore del
sesso, sapeva che lo amava, sapeva di essere ricambiata eppure non
digeriva il
fatto di essere tradita. E solo alla fine, capì quanto
davvero l’amava
nonostante i tradimenti.
Gli
uomini sanno distinguere il sesso dall’amore molto meglio
delle donne.
Daphne
non riusciva ancora a comprendere l’amore e le sue sfumature.
Quando si fidanzò
con Chad, non ebbe nessuna preoccupazione per eventuali tradimenti, non
pensò a
niente. Voleva bene a quel ragazzo ed era ricambiata. Quindi, che
problema c’era?
Forse
era questo che aveva colpito Chad. Il fatto che lei vivesse
l’amore e il
rapporto di coppia con estrema naturalezza e semplicità.
Una
cosa che Deneuve invece non capiva. Daphne ebbe l’impressione
che deneuve non
avesse mai avuto donne. Per essere un po’ maligna, sospettava
che lui credesse
ancora alle cicogne che portano i bambini, o al fatto che essi
nascessero sotto
i cavoli.
Più
volte voleva chiedergli qualcosa, ma sapeva che non avrebbe avuto
risposta. O forse
sì. D’altra parte, leggeva Palahniuk, che non
è proprio come leggere Pollyanna
o Piccole Donne.
Comunque,
la vita sessuale di quel ragazzo strano non rientrava negli affari
suoi. Meglio
stare zitti.
E soprattutto,
meglio prepararsi.
Deneuve
aveva detto che quella notte sarebbero andati da qualche parte a
cercare delle
prove.
Ovviamente,
non le fu detto altro, né che cosa avesse scoperto di
recente.
Le
venne detto soltanto che il colpevole era un professore universitario.
-Come
hai detto tu, Daphne, le foto sono fatte da un professionista, e
interrogando
qualcuno nella tua università sono saltati fuori dei nomi
interessanti. Inoltre,
so che c’è qualche professore che ha un
particolare tic nervoso alle mani o
simile. Le tracce di rossetto nella scatola sono fatte alla rinfusa, le
linee
si spezzano spesso e vanno un po’ a zig zag. Comunque,
stasera vedremo di
trovare qualcosa di interessante-
*L’Insostenibile
Leggerezza Dell’Essere di Milan Kundera, ambientata a Praga
nel 68. Le vicende
ruotano attorno a Tomàs, un chirurgo di fama, Tereza, sua
moglie e fotografa,
Sabina, pittrice e amante di Tòmas, e Franz, professore
universitario amante di
Sabina.
Il
romanzo è caratterizzato da una forte presenza della
filosofia di Nietzsche.
E vi
consiglio vivamente di leggerlo, è uno dei libri
più belli che abbia mai letto!