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Autore: manubibi    04/01/2010    5 recensioni
Prima fic sui Beatles, con riferimenti alla leggenda secondo cui Paul sarebbe morto in un incidente d'auto. E sul rapporto umano che può nascere fra una semplice infermiera e una star del pop. "Era successo tutto così in fretta che le uniche cose che riusciva a ricordare erano il rumore di quella frenata violenta, e l'immagine degli abbaglianti sul tronco dell'albero. Oltre a questo solo vaghe immagini grigiastre e polverose."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paul recepì al volo il motivo dell’imbarazzo della ragazza. Se suo padre era un uomo del genere, sua madre doveva essere molto sola, molto infelice e di poca compagnia. Non fece domande, non ne ebbe bisogno perché fu lei a parlarne.

-Volevo vedere se aveva aggredito anche lei. Ma mamma ha detto che non lo vedeva da due mesi. Dall’ultima volta che era andata a tirarlo fuori di prigione-, deglutì. Paul rimase ad ascoltare in silenzio lo sfogo, lungi dal giudicare.

-Da quanto ricordo è sempre stata magra e un po’ pallida…ma niente in confronto ad ora. Sembra…il fantasma di sé stessa. E quando le parlavo mi dava risposte vaghe, non mi guardava mai negli occhi, sembrava continuamente tormentata. Un’anima in pena, ecco. Quando l’ho vista ho capito quanto ho fatto bene ad andarmene. Per me. Ma per lei è stato un inferno ancora peggiore, quando sono scappata mio padre si è concentrato su di lei, le ha dato la colpa della mia fuga, pensava che mi avesse spinto ad andarmene-, continuò incupendosi sempre di più, e alla fine si coprì il viso.

-Non devi sentirti in colpa-, la anticipò Paul. –E poi, perché non l’hai denunciato?

-denunciarlo e subire la pietà e i giudizi degli altri che non sanno niente di me? No, grazie. E poi…e poi rimane il mio papà-, aggiunse abbassando lo sguardo.

Paul era allibito.

-Come fai a chiamarlo ancora così?-, chiese alzando la voce. –Cioè, è inconcepibile!

Daisy lo fissò e il suo sguardo si indurì.

-Non mi aspetto che tu capisca.

-E non darmi queste risposte! Hai detto che non vuoi la pietà di nessuno…beh, mi spiace dirtelo ma non puoi essere forte come fai vedere! Non puoi pensare di cavartela da sola-, la interruppe lui infervorandosi. Odiava che l’orgoglio portasse a fare cose tanto stupide.

Daisy tacque, si voltò ed uscì dalla stanza, lasciando Paul senza cibo.

John lo accusò di poco tatto, Richard lo guardò col suo sguardo severo mentre George fu l’unico a trovarsi d’accordo con Paul.

-Insomma, non capisco perché giustificare qualcuno che ti fa del male, anche se è tuo padre.

-George, a volte la mente ha dei meccanismi contorti che non si possono comprendere. Non per questo la gente va sgridata!-, ribatté Ringo mentre John annuiva vivacemente.

Paul sospirò. Ammise che forse aveva esagerato, ma dopotutto lui aveva seguito la scena e ne era rimasto troppo turbato per accettare l’atteggiamento di Daisy. Non l’avrebbe accettato da parte di nessuno. E poi si sarebbe aspettato del supporto da parte di John, che odiava tutte le ingiustizie e spesso parlava a sua volta a sproposito pur si smuovere qualcosa nelle persone. Però rimaneva il fatto che innanzitutto la vita di quella ragazza non era affar suo.

-E ricordatelo la prossima volta-, confermò John.

Per il resto passarono il pomeriggio a chiacchierare e a parlare dei loro progetti per il disco seguente.

-Sapete cosa mi piacerebbe fare?-, disse John. –Mi piacerebbe fingere di essere…qualcos’altro, un’altra band, qualcosa di completamente diverso! Non essere un Beatle, ma solo un componente di una band astratta! Capite cosa intendo?

Capivano fin troppo bene. Il successo, i tour, il fatto di essere delle icone: tutte cose bellissime e incredibili per i primi anni. Ma dopo tanto tempo passato in quel meccanismo cominciavano a diventare opprimenti, noiose e addirittura seccanti. Troppe ragazzine urlanti, troppi pettegolezzi, troppo e basta. Mentre Paul in particolare ci sguazzava ancora abbastanza facilmente ma non troppo, per gli altri tre cominciava a diventare eccessivo, e capirono perfettamente perché John sognava di poter fare musica senza il peso di un marchio.

-Allora facciamolo-, disse George asciutto.

-Va bene-, gli fece eco Ringo facendo spallucce.

-Bene! E poi sarebbe perfetto, dato che il disco è diverso dai primi-, aggiunse John.

-Beh…per me va bene-, concluse Paul annuendo. –E so già come si chiamerà-, aggiunse in tono divertito.

-Sarebbe?-, chiese Ringo, impaziente. Odiava questo tipo di uscite.

-Ci stavo pensando da un pò, e sono arrivato a qualcosa tipo “Sergeant Pepper’s Lonely Hearts Club Band”! Lo sapete che mi sono sempre piaciute quelle bande strumentali che suonano alle marce, no?

Gli altri tre si guardarono e confabularono fra loro. Paul afferrò qualche obiezione da parte di George, ma alla fine lo guardarono e con tre sorrisi smaglianti annuirono.

-E’ un’idea grandiosa, cazzo! Quando ci mettiamo?-, fece John al massimo dell’entusiasmo.

Paul sorrise solare e raggiante, facendosi subito prendere dalla smania della composizione, e qualche nota gli ronzò nella testa. Era proprio un geniaccio, quel ragazzo!


[Ebbene, eccolo...incredibile quanto tenevate a questa storia, e pensare che per me non è altro che una stronzata XD ovviamente ci vorrà ancora mooooolto per scriverne un altro, perché attualmente non ho ispirazione e quando ce l'ho scrivo sui muse, però sono in arrivo un paio di john/paul, se tutto va bene^^ grazie a chi ha letto e commentato All Things Must Pass e le altre fic sui Muse!! ^_____^]
   
 
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