La teneva stretta tra le braccia; non si era mai reso
conto di quanto fosse leggera.
Era una bambolina…
La sua bambolina, che era appena stata torturata fino
alla morte, quasi.
Ron aumentò il passo; arrancò quasi spasmodicamente
sulla sabbia fina, antistante Villa Conchiglia.
Solo un’emozione si poteva ricavare dal suo viso
irrigidito, dalla sua bocca contratta, dai suoi occhi vuoti.
Panico.
Quel panico che ti entra nel sangue, che non ti fa
respirare, che ti blocca i muscoli, stringendoli in una stretta da cui non ci
si può liberare…
Ma Ron non poteva permettersi di fermarsi.
Non c’era tempo.
Lei non aveva tempo…
- BILL! - urlò, quando riuscì a raggiungere la porta -
BILL! APRIMI! ABBIAMO BISOGNO D’AIUTO…
Dove cazzo erano tutti quanti? Ron imprecò, iniziando
seriamente a perdere il controllo.
Non sapendo cosa fare, fece la cosa più sbagliata fra
tutte. Abbassò lo sguardo…
Tra le sue braccia, Hermione giaceva inerme… la testa
piegata contro il petto di lui, il viso pallido, il collo macchiato di sangue…
sembrava stesse dormendo. Ma Ron sapeva che non era così.
Una ciocca di capelli le scendeva sul viso.
“Sei bella lo stesso… sei sempre bella…” pensò
Ron, non riuscendo a trattenere un lamento di dolore che a forza uscì dalla sua
bocca.
Sì, anche così, torturata e seviziata a morte Hermione
le sembrava bella.
Glielo avrebbe detto, se lei lo avesse potuto sentire.
Ma Hermione non poteva. Non poteva sentirlo.
Non poteva… niente…
Perché ogni secondo che passava, lei scivolava via…
Una rabbia incondizionata si impadronì di lui, che d’istinto,
sferro un potente calcio alla porta.
- BILL! FLEUR! - urlò a pieni polmoni - APRITE! CAZZO;
BILL!
Le sue urla ebbero l’effetto sperato.
La porta si spalancò, mentre il cuore di Ron
riprendeva a battere.
- Oh! - un gemito di orrore uscì dalle labbra perfette
di Fleur quando mise a fuoco la scena che le si parava davanti - Cosa è suscesso?
- Fleur! Hermione… lei è… lei… - Ron entrò di corsa
nella Villa. Subito dopo arrivarono Dean e Luna, che si portò una mano alla
bocca, quando li vide - Ti prego, Fleur… devi aiutarla…
Fleur annuì, riprendendo il controllo.
- BILL! - urlò, mentre si avvicinava a Ron e toglieva
via i capelli dal viso di Hermione - Bill vieni, qua. Subito! - con gesti
esperti, posò le dita sottili sul collo di Hermione, macchiandosele con il suo
sangue.
Il sangue di Hermione.
Ron la strinse ancora più forte, mentre un nuovo moto
di rabbia nasceva in lui, nei confronti di chi le aveva fatto questo.
- C’è battito… è viva - disse all’improvviso Fleur.
Quelle parole bastarono a disintegrare parte del
macigno che fino a quel momento, sembrava aver impedito a Ron di respirare.
- Luna… corri in cuscina e prendi dell’acqua
calda. Poi recupera la tua bachetta e raggiungimi sopra… - ordinò Fleur,
la voce rotta dalla paura - Dean, vai in dispensa e prendi tutti gli antidoti
che riesci a trovare…
Entrambi obbedirono saettando verso la propria meta. In
quel momento arrivò Bill.
Il terrore impiegò pochi secondi ad impadronirsi del
suo volto sfregiato - E’… Hermione… è..? - disse, mettendosi le mani tra i
capelli.
- NO! - ruggì Ron. Non riusciva neanche a pensare che
lei potesse… questo pensiero bastava a fargli perdere il controllo.
- Bill, è ancora viva! - lo informò Fleur agitata -
Dobbiamo portarla di sopra, Ron!
Ron annuì, seguendola per le scale.
Il rumore di tre paia di piedi scandirono il tragitto
fino alla stanza, in cui Fleur lo aveva guidato. La corsa frenetica verso la
salvezza. Una salvezza che non si sapeva ci sarebbe stata.
Un rumore che Ron non avrebbe mai più dimenticato.
- Posala qui, sul letto.
Ron fece come
gli era stato ordinato. Si inginocchiò a terra, portandosi alla sua altezza.
Osservò Hermione… la testa gettata di lato, le gambe
piegate in una strana angolazione.
A Ron sfuggì un gemito, mentre gliele rimetteva
dritte. Dietro di lui, sentiva Fleur e Bill muoversi freneticamente.
Ma non si voltò a vedere cosa stessero facendo.
Ron ingoiò il vuoto, mentre la guardava, sentendo che
il respiro tornava a mancargli.
“Svegliati”, pensò guardando intensamente il
suo volto pallido, come se volesse trasmettergli un messaggio telepatico “Hermione,
svegliati”.
Indistintamente, dalle voci, che a lui arrivavano come
un eco lontano, capì che erano arrivati
anche Dean e Luna.
“Svegliati!”
Ma niente. Il suo volto continuava ad essere
inanimato, la ferita sanguinava ancora.
Ron strinse il lenzuolo, rischiano di strapparlo.
- Hermione! - le sussurrò, prendendole la mano -
Hermione! - ripetè più forte - Hermione, svegliati! - ancora più forte. Ron
percepì la pressione di una mano posarsi sulla sua spalla, ma non vi badò
minimamente.
Perché, non si svegliava?
Perché?
- Hermione! - gridò ancora - Tu… tu, non puoi… non
puoi! - continuò, rabbiosamente disperato - Devi SVEGLIARTI!
Respirò affannosamente, riprendendo il controllo.
- Ron,
le non ti può sentire… - le disse la voce dolce di Fleur, alle sue spalle.
Ron
respirò forte, stringendo più forte la mano di Hermione e chiudendo gli occhi.
Ma
quando li riaprì, la scena era la stessa.
Intorno
a lui, vorticavano una miriade di rumori…
Passi…
Voci…
Boccette
che tintinnavano…
-
Adesso devi spostarti, Ron… - gli disse gentilmente sua cognata.
Ron
rimase fermo al suo posto - No.
- Lo
so ch è dura, ma la salveremo… - lo rincuorò lei.
Ancora
passi…
Flaconi
stappati…
Rumore
di acqua versata…
Senza
rendersene conto si alzò.
Anzi,
meglio. Era stato trascinato via di peso da Bill.
Probabilmente
Fleur doveva avergli fatto segno senza che lui se ne accorgesse.
- E’
arrivato Harry! - annunciò Dean, un attimo dopo aver guardato fuori dalla
finestra.
- Vado
a vedere se sta bene… - disse Bill, uscendo dalla stanza.
Ancora
passi…
Incantesimi
borbottati…
Scorrere
degli antidoti sulle pezze candide…
- Esci
fuori, Ron. Dean, anche tu… - ordinò Fleur, mentre Luna si avvicinava ad
Hermione con un panno unto di una strana sostanza verde, per pulirle la ferita.
Ma questa continuava a sanguinare…
Dean
uscì, senza farselo ripetere.
Passi…
Bottigliette
che sbattono…
Imprecazioni…
- Ron,
ti ho detto di uscire! Sci pensiamo noi a lei! - con una forza
inaspettata, riuscì a spingerlo fuori la porta, ma lui si bloccò, corrugando la
fronte.
- Io
non la lascio… non posso lasciarla sola! - protestò.
- Non è
sola, è con noi! - urlò di rimando Flour - Lascia che l’aiutiamo, Ron!
- E se…
morisse? - soffiò Ron, il volto segnato dalla paura - Cosa faccio, se
muore? - era una richiesta, uno sfogo disperato. Si accorse di stare piangendo,
quando sentì il salato delle sue stesse lacrime raggiungere le sue labbra.
Fleur
si avvicinò di un passo, prendendogli la testa fra le mani.
-
Hermione non morirà - gli disse, guardandolo negli occhi - Ma adesso, esci.
Fallo per lei.
Ron
indietreggiò di un passo.
E di
nuovo…
Boccette
che tintinnano…
Incantesimi
mormorati…
Lo
sbattere della porta…
E poi…
il silenzio.
*
Rimase
lì. Seduto davanti alla porta, con le spalle appoggiate al muro.
Non
seppe mai quanto tempo trascorse.
Minuti…
ore.
Forse
giorni.
Forse
secondi.
Non
faceva differenza.
Il
tempo riprese a scorrere soltanto quando la porta si aprì cigolando e ne
uscirono Fleur e Luna.
Dai
loro sorrisi, Ron capì cosa era accaduto.
O
meglio… cosa non era accaduto.
Non
disse nulla, si limitò ad abbracciarle strette entrambe.
Quando
le due ragazze scesero, Ron rimase lì, di fronte a quella porta chiusa.
Attese
qualche minuto prima di girare il pomello ed aprire.
La
stanza era semibuia, illuminata solo da una piccola lampada sul comodino. Il
caso che c’era stato fino a poco - o tanto? Chi lo sa?- tempo prima era
sparito.
Sul
letto, era allungata Hermione. Era girata su un fianco e gli dava le spalle, i
capelli lunghi sparsi sul cuscino. Dal suo respiro regolare dedusse che stava
dormendo.
Fece
un altro passo avanti e chiuse la porta.
E i
suoi nervi, che avevano resistito fin troppo, cedettero… Ron si portò una mano
alla bocca trattenendo un singhiozzo.
A
passo incerto si avvicinò al letto dov’era Hermione e si sedette su una sedia là
vicino.
Non
potendola guardare in faccia, si chinò a baciarle una spalla, coperta da una
leggera camicia da notte bianca, sfiorandola leggermente.
A quel
tocco, Hermione si mosse, voltandosi con movimenti lenti verso di lui.
Sbattè
più volte le palpebre, come per abituarsi alla fioca luce. Poi gli sorrise,
debolmente.
- Ciao
- gli disse, passandosi una mano sulla fronte.
Gli
occhi di Ron scesero sul collo, andandosi a posare su un grande cerotto bianco.
Un
brivido d’odio gli attraversò il corpo.
Lei se
ne accorse e per rassicurarlo, gli sfiorò una mano. Lui, in risposta intrecciò
le sue dita con quelle di lei.
- Non
volevo svegliarti… - disse lui, accarezzandole la mano con il pollice.
- No,
ero sveglia… - mentì lei, lentamente - E poi, credo di aver dormito anche
troppo, immagino… - piegò le labbra in un sorriso.
Ron
tentò di fare lo stesso, ma il suo tentativo di sorridere non ebbe successo.
- Hei…
- lo richiamò Hermione, per esortarlo a guardarla - Non hai una bella faccia,
Weasley! - scherzò lei debolmente, sperando che lui le rispondesse a tono.
Ma non
arrivò alcuna risposta. Ron sorrise alla battuta di lei, ma ben presto, il suo
sorriso si trasformò in una smorfia di dolore e sofferenza.
Si
portò le loro mani incrociate fino alla bocca, sfiorandola con le labbra e serrò
gli occhi, impedendo alle lacrime di uscire.
- Che
cosa avrei fatto io senza di te? - sussurrò, sempre tenendo chiusi gli occhi.
-
Sicuramente ne avresti approfittato per maltrattare Grattastinchi …
Ron,
suo malgrado ridacchio, mentre una lacrima gli scendeva lungo la guancia.
Hermione,
allungò una mano per cancellargli ogni traccia di pianto. Ron rabbrividì a quel
tocco, che fino a poche ore prima, aveva temuto non ricevere più.
- Non
potevo morire, Ron - lui spalancò gli occhi a quella parola - Non
ancora. Ho tante cose in sospeso. Troppe…
Distolse
lo sguardo da Ron, imbarazzata.
Ma lui
le strinse più forte la mano - Abbiamo tante cose in sospeso, io e te…
Lei
gli sorrise, il suo sguardo di nuovo vivo.
Ron le
baciò un’ultima volta il palmo della mano, poi si chino per posarle un bacio
anche sulla fronte.
- Ti
lascio riposare. Scendo a vedere se Harry ha bisogno di qualcosa - disse Ron,
alzandosi in piedi.
- Lui
sta bene, vero? - chiese Hermione, preoccupata.
Per un
attimo Ron temette che volesse alzarsi per andare a controllare di persona. Ne
sarebbe stata capacissima, conoscendola.
- Sì,
sì… io non l’ho ancora visto, ma mi hanno detto che sta bene. Tranquilla.
Lei
sembrò rilassarsi sul cuscino.
Ron si
diresse verso la porta. Ma prima di uscire si voltò per salutarla.
-
Torno tra poco - le disse, grattandosi la fronte - Per vedere come stai.
Lei
gli sorrise, mentre si sollevava quel poco che bastava per poterlo guardare in
faccia - Starò sempre meglio, non preoccuparti.
- Bè…
io verrò lo stesso - confermò lui, arrossendo - Verrò comunque, Hermione.
Lei
strinse le labbra, sorreggendosi sui gomiti - Ti aspetto, allora.
E Ron
uscì dalla stanza, con la consapevolezza che stavolta non l’avrebbe fatta aspettare
inutilmente.
*
Era l’alba.
Quando
Ron uscì da quella stanza, si avvicinò alla finestra sul pianerottolo, per
guardare fuori. Harry stava scavando una buca per Dobby.
Ron
sapeva quello che era successo al piccolo elfo. Ma non aveva trovato ancora le
parole per dirlo ad Hermione.
Non
voleva turbarla ancora. Non voleva.
Ma
presto glielo avrebbe detto.
Non
sapeva con quale coraggio le avrebbe provocato quest’altro dolore.
Si
passo le mani sulla faccia, sfregandosela.
Era
così assorto nei suoi pensieri, che a malapena si era accorto che dietro di lui
era comparso qualcuno.
-
Luna! - esclamò stancamente, sorridendole.
- Come
sta? - chiese la bionda - Si è svegliata?
Ron
annuì - Sta bene. Grazie a voi.
-
Grazie a te, Ronald - lo corresse Luna, spalancando i suoi occhi già grandi -
Sei tu che l’hai portata qui.
Ma lui
scosse la testa - Il fatto è… - la voce gli si spezzò - Che in realtà… è lei
che ha salvato tutti noi. Rischiando di farsi ammazzare…
Strinse
i pugni, provando di nuovo una rabbia incontrollabile. Luna gli diede una pacca
sulla spalla.
-
Adesso lei sta bene - lo consolò.
Ron
annuì, tirando su con il naso - Per un momento, Luna… per un momento, mi è
caduto il cielo addosso… - disse distaccato, ripensando all’immagine di Hermione,
che giaceva inanimata su quel letto.
- Il
cielo non cade, Ron - lo corresse Luna, arricciandosi una ciocca di capelli con
un dito, l’aria assorta - Può nevicare o fare un temporale. Ma il cielo non
cade… perché poi torna sempre il Sole - gli spiegò semplicemente, spostando la
tendina e indicandogli l’esterno - A cosa serve il Sole, se non a reggere il
cielo?
Ron
guardò il Sole fare capolino all’orizzonte. Era uno spettacolo bellissimo.
-
Basta tener presente il proprio Sole e il cielo non cadrà mai - continuò Luna,
alzando le spalle - E tu, Ron? Ce l’hai il tuo Sole?
Ron
distolse lo sguardo dal panorama, concentrandosi sull’amica.
Luna
era sempre stata famosa per i suoi discorsi strambi. Se ci fosse stata
Hermione, a quel punto le avrebbe detto: “Oh, andiamo, Luna! Come può il
Sole reggere il cielo?”.
Ma per
Ron, nessuna metafora al mondo poteva avere più senso di quella che Luna aveva
appena utilizzato.
Due
occhi scuri, un sorriso dolce… “Ti aspetto, allora”…
Le
sorrise - Sì, Luna. Anche io ho il mio Sole.
E mentre scendeva le scale, per andare da Harry, Ron
pensò che nonostante i tuoni, i fulmini e i temporali che ci sarebbero stati…
finchè il suo Sole avesse continuato a brillare, il cielo sarebbe rimasto al
suo posto.
Era da un po’ che volevo tornare a scrivere una
Ron\Hermione.
Lo so… magari risulta un po’ sdolcinata, ma io
questo missing moment l’ho sempre immaginato così: drammatico e dolce al tempo
stesso.
Sarei felice di sapere cosa ve ne pare! Un
abbraccio!
PS: ho notato che dopo quasi due anni che
pubblico fan fiction su questo sito, ho raggiunto un numero consistente di
storie. Quindi, con l’arrivo dell’anno nuovo, ho pensato di fare un bilancio e
scoprire quale storia è piaciuta di più ai lettori (il mio giudizio ovviamente,
non fa testo!).
Se vi va di aiutarmi, potete trovare un
sondaggio aperto sul mio blog e lasciare una preferenza votando!
Adesso vado davvero… a presto!