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Autore: Novelist Nemesi    10/01/2010    1 recensioni
"Sto per scrivere una storia vera. Lo assicuro, tutta vera". Ebbene sì, Nemesi è tornata con una nuova storia, stavolta ambientata a Roma. Spero di essere migliorata e di suscitare la vostra curiosità! Attendo le vostre recensioni e consigli!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando Daphne si svegliò vide tutto bianco.
No, non era andata in coma, tantomeno in Paradiso.
Era semplicemente la neve.
Un po’ in ritardo, visto che Natale era bello che passato, ma pur sempre neve, e pure tanta.
L’unica cosa a cui pensò fu di correre a scattare delle foto. Sapeva che la neve sarebbe durata ben poco, con ogni probabilità avrebbe piovuto oppure sarebbe uscito un sole che avrebbe comunque fatto sparire tutto.
Di corsa ad attaccare la piastra e accendere lo stereo, facendo rimbombare per la casa Smells Like Teen Spirit. Non si vergognò minimamente di cantare a squarciagola.
Si vergognò profondamente quando andò ad aprire la porta con i capelli raccolti dal mollettone, trovandosi davanti Watari.
-S-sì?- chiese lei impacciata e arrossendo all’inverosimile.
-Mi scusi per l’ora, ma volevo accertarmi se fosse tutto a posto-
-Sì sì, va tutto meravigliosamente!-
-Deneuve vorrebbe inoltre sapere se fosse disponibile per delle foto concernenti le indagini-
Lei rispose subito di no. Aveva di meglio da fare. Quella giornata voleva dedicarla solo a lei. Watari non fece obiezioni. Era una persona davvero discreta, come un perfetto maggiordomo. Inoltre, sembrava parecchio in confidenza con Deneuve. Probabilmente non erano dei semplici collaboratori, ma Daphne non volle impicciarsi più di tanto.
Si mise gli stivali e con un sorriso prese la tracolla e uscì, chiudendo tutto a chiave e lasciando i sistemi d’allarme inseriti. Che comodità, quella casa!
Si era particolarmente concentrata sui pini bianchi che facevano cadere dei piccoli rimasugli di neve dalle foglie e sulle fontane con l’acqua ghiacciata.
Ideona.
Prese subito la metro. Destinazione: fontana di Trevi.
Non aveva mai passato così tanto tempo a fare foto. E poi, lì c’era sempre tanta gente. Se qualcuno avesse tentato di fare qualcosa, sarebbe bastato chiedere aiuto.
Già che c’era, prese una monetina da dieci centesimi, voltandosi alle spalle della fontana.
-Voglio solo che la mia vita torni ad essere tranquilla…- disse a bassa voce, lanciando la moneta dietro di sé.
Il pensiero corse anche verso Chad. Nella vita di tutti i giorni la sua mancanza si sentiva, eccome. Si sentiva sola. L’anello non lo portava più. troppo prezioso, troppi ricordi.
Fare foto le portò un certo languorino. Non credeva di aver passato l’intera mattinata a fare fotografie. E, trovandosi di fronte a un McDonald, come poter resistere ala tentazione?
Malgrado tutto, era riuscita a sedersi in un posto ben appartato, vicino la finestra. Poteva continuare a fare qualche scatto ai passanti. Non era mai stata così ispirata, si sentiva elettrizzata.
Neanche si rese conto che qualcuno la osservava. Con insistenza. Proprio dal tavolo dietro di lei. Che si alzò nello stesso istante in cui si alzò lei, ed uscì subito dopo che Daphne varcò la porta. Nonostante il via vai di gente, riusciva a seguirla alla perfezione. E lei camminava tranquilla.
Prese anche la stessa metro, scese alla stessa fermata, fece la stessa strada verso Piazza Del Popolo e si fermava pochi metri dove si fermava lei. Coperto da un lungo cappotto e da un cappello, era difficile distinguere chi fosse. Si poteva intuire che fosse alto sul metro e ottanta, se non di più.
Stava per entrare nello stesso palazzo di Daphne, ma dovette bruscamente cambiare traiettoria. Un intruso aveva devastato i suoi piani, di qualunque genere fossero. Un ragazzo alto un metro e ottanta e costantemente ricurvo, con la faccia svampita, era davanti casa della ragazza e le si rivolgeva con un indice sulle labbra.
-Deneuve! Come mai qui?-
-Ti cercavo. Dove sei stata?-
Il resto della conversazione fu un mistero. I due entrarono in casa, senza che il pedinatore poté combinare qualcosa. Ma non era finita. La prossima volta era quella decisiva.
-Non dovresti andare in giro da sola- disse il ragazzo
-Sono andata in posti affollatissimi e tranquilli-
-Sono proprio i posti affollati i più pericolosi-
-Come vedi sono ancora viva- disse Daphne di tutta risposta.
Lui rimase zitto. Ma non voleva dire che avesse ammesso la sconfitta. Stava solo architettando qualcosa. Una bella sorpresa che Daphne poté ammirare la sera. Bè, in realtà a lei non piacque affatto la cosa.
Prese il telefono e con rabbia chiamò Watari, chiedendo poi di Deneuve.
-Cos’è questa storia?-
-Lo faccio per la tua incolumità-
-Non puoi chiudermi a casa!-
-Non ti ho chiusa a casa. Ho solo bloccato per un po’ la porta-
-E questo come lo chiami se non “chiusa a casa”?! Sbloccala subito!-
-No. Non posso farti uscire-
Fu irremovibile. Fu inutile chiamarlo ogni cinque secondi. Inutile riempirlo di insulti.
Credeva di aver fatto la cosa giusta. Ma a volte, anche i migliori sbagliano.
E questo il suo nemico lo sapeva bene.
Non fu certo un caso se gli allarmi suonarono circa sei volte, a casa di Daphne.
Finestre rotte, l’acido sulla porta tutto per terra, video citofono distrutto e altre vigliaccherie del genere.
Daphne non riuscì a chiudere occhio, e non volle rivolgere la parola a Deneuve per nessuna ragione. Andò a dormire nella stanza di Watari in preda alla collera.
-Daphne, ti ho chiesto scusa- disse lui senza nessuna emozione.
-Cosa me ne faccio delle tue scuse adesso?! Sei contento adesso?! Stavo per morire per colpa tua e delle tue idee geniali! Sparisci, adesso, la tua faccia da coglione è l’ultima cosa che voglio vedere!-
Lui chiuse la porta, senza mostrare segni di rancore. L’unica cosa che si chiedeva era: come la doveva prendere quella ragazza?

  
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