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Autore: mamma Kellina    10/01/2010    2 recensioni
Primi anni del Novecento. Miniere della Sardegna sud occidentale. Il giovane ingegnere gallese Robert Forrest, vedovo con un figlio piccolo, e la sfortunata ma indomita Barbara decidono di sposarsi pur senza amarsi. Ma il loro non sarà un patto facile da mantenere perché in fondo è l’amore che vogliono, come tutti gli esseri umani. Il cammino in comune sarà difficile e forse non riusciranno a trovare ciò che cercano, ma di sicuro impareranno a riconoscere le cose che contano davvero nel rapporto tra un uomo e una donna.
Si tratta di un vero e proprio romanzo, molto intenso e drammatico. Il genere è piuttosto classico, alla Jane Austen per intenderci, ed anche se non ho la presunzione di paragonarmi ad una tale Autrice, ho cercato di dare un certo spessore psicologico ai miei protagonisti. Ho provato anche a rendere con efficacia l’epoca ed i luoghi con un accurato lavoro di ricerca. Spero di esserci riuscita. Le località minerarie sarde e la loro storia sono del tutto autentiche. Non così le vicende ed i personaggi di cui narro che sono frutto invece solo della mia fantasia e pertanto non si riferiscono, se non in maniera casuale, a persone realmente esistite e a fatti davvero accaduti.
Vi va di accompagnarmi in questo viaggio?
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Così come vi avevo promesso, stasera posterò due capitoli perché sono piuttosto interlocutori anche se nel primo il discorso che Gavino fa a Barbara sarà molto importante per lei. Cercate di ricordarvelo.

Vi ringrazio davvero tutte per le belle recensioni che mi state facendo e per il modo come state entrando nella vicenda. In effetti non è affatto semplice per noi che viviamo nel terzo millennio e certe cose le diamo per scontate capire quale potesse essere la situazione di una zitella, per giunta disonorata. Certo Alfredo e Luisa non sono delle belle persone, ma la loro reazione è comprensibile, almeno alla luce della mentalità dell’epoca. Robert è una persona onesta e Barbara è cosciente del passo che fa. Anche il suo è un matrimonio di convenienza. Ma le converrà essersi presa un uomo da cui si sente tanto attratta o piuttosto così non va incontro ad una sofferenza difficile da sopportare? Seguitemi e lo saprete. Di sicuro il cammino che questi due giovani stanno per intraprendere è molto lungo ma, anche se un po’ vi farò penare, vi prometto che non vi annoierete perché gli avvenimenti si susseguiranno senza sosta.

Solo una precisazione perché posso avervi indotte in errore: non è stata Julie a chiedere quella promessa a Robert, è stato lui a farla quando lei è morta di parto. È vero, fu una promessa assurda, fatta in un particolare stato emotivo ma il loro amore era stato davvero grande. Presto in merito ne saprete anche voi di più.

  

 

 

Capitolo 6

 

Raramente ci si sposa a novembre, ma Robert e Barbara non avevano motivo di aspettare. Fortunatamente l’uomo era di religione cattolica ed il suo precedente matrimonio era stato celebrato in Italia per cui non trovarono eccessivi ostacoli burocratici.
Alfredo era stato ben felice di togliersi il peso di una sorella zitella da mantenere e si mostrò anche molto generoso nel sostenere le spese per le nozze. Voleva dimostrare a tutti che la sorella, anche se si era macchiata di un’ imperdonabile colpa in gioventù, adesso era stata scelta da un galantuomo e portata all’altare con tutti i crismi.      
Tutto fu curato nei minimi particolari per fare una bella figura nell’ambiente cittadino dove erano una famiglia molto conosciuta.
Anche Luisa si diede un bel daffare e, nonostante avesse sperato che tanta bella biancheria andasse alle proprie figlie, aiutò la cognata a dare una rinfrescata al suo corredo che giaceva in un baule oramai già da tanto tempo.  Si prese anche la briga di far confezionare per la sposa un abito adatto alla circostanza e la cosa la preoccupò non poco. Voleva che Barbara fosse talmente elegante il giorno delle nozze da far invidia a tutti, ma nello stesso tempo doveva trovare qualcosa di diverso perché non le sarebbe stato possibile farle indossare il vestito bianco. In fine si decise per un tailleur di velluto celeste molto sobrio ed elegante a cui abbinò un’acconciatura di fiori con la veletta dello stesso colore.   
Barbara la lasciò fare. Non le interessava affatto ciò che avrebbe messo per quello strano matrimonio e neanche fece caso a quanto apparisse bella indossando una volta tanto un abito per il quale il fratello non aveva badato a spese.

La cerimonia si sarebbe svolta in casa e siccome gli sposi non potevano trascorrere la prima notte in salotto, fu deciso che per l’occasione i ragazzi sarebbero andati a dormire da Marina Sulis così Alfredo e Luisa si sarebbero trasferiti nella loro stanza da letto ed avrebbero ceduto la camera matrimoniale ai novelli coniugi.

 

A causa dei  preparativi per lo sposalizio, la confusione in casa Rispoli la mattina del 15 era arrivata quasi al parossismo tanto che Barbara decise di andare a prendere una boccata d’aria per non arrivare al pomeriggio con un mal di testa feroce.
Uscì nonostante le proteste della cognata. I suoi passi la portarono come al solito ai Bastioni e di lì arrivò al porto. Stringendosi addosso il cappotto con una mano per difendersi dal freddo e reggendosi con l’altra il cappellino legato sotto il mento per non farlo portar via dal vento impetuoso, la giovane donna si guardava intorno per imprimersi bene nella mente i luoghi familiari dai quali stava per allontanarsi forse per sempre. Si sentiva molto triste e perciò le fu di grande conforto scorgere Gavino che pescava tranquillo. In un moto di affetto, gli si avvicinò per salutarlo.      
Nel vederla, il vecchio le rivolse uno dei suoi rari sorrisi.

- Ehilà – le disse – e cosa ci fa qui la sposa?

- Sono dovuta uscire un po’ a prendere una boccata d’aria, a casa c’è una confusione pazzesca.

- A che ora è la celebrazione?

- Alle quattro del pomeriggio. Sono tutti talmente eccitati che non so come  arriveranno alla cerimonia – gli rispose calma.

- E voi non lo siete?

- No, piuttosto mi sento preoccupata e triste per il passo che sto per compiere.

- Sapete, ho visto il futuro sposo. Vostro fratello ieri sera  l’ha portato a bere un bicchiere di vino giù all’osteria di Raffaele e l’ha presentato a tutti. È un bell’uomo ed anche se è forestiero, mi è parso un tipo molto alla mano.

La donna non rispose nulla e si sedette su un muretto poco distante, mettendosi a guardare il mare. Anche il vecchio non disse più niente ed aspettò che lei riprendesse il discorso. Dopo un po’ Barbara trovò la forza di confidarsi.

- Ho accettato di sposarlo solo per prendermi cura del bambino. Quel piccolo orfano mi ha fatto una pena infinita ed ho pensato che forse la mia vita non sarebbe stata così insignificante se avessi potuto essere ancora utile a qualcuno. Tra me ed il padre non c’è e non ci sarà mai niente, anche se stiamo andando davanti a un sacerdote a far benedire la nostra unione – gli disse un po’ titubante.

Gavino sospirò, poi posò la canna da pesca e si accese la pipa prima di parlarle ancora.

- Allora avete bisogno più che mai della benedizione del Signore.   Già ve l’ho detto una volta, mi sembra, ma ve lo ripeto: ci sono cose più importanti dell’innamoramento. Voi ed il vostro futuro marito avete una lunga strada da percorrere insieme e non sarete sostenuti dall’amore, ma soltanto dalla voglia di aiutarvi reciprocamente a vivere e a crescere bene il piccino. Se riuscirete a farlo, alla fine vi troverete tra le mani qualcosa di molto più prezioso della passione. Questa può finire, la stima e l’affetto tra voi due invece cresceranno ogni giorno di più.

Barbara non era molto convinta e scosse la testa perplessa.

- Non l’avrei mai fatto se non fosse stato per Charles, ma dentro di me  ho promesso a sua madre che me ne sarei presa cura come se fosse stato il bimbo che la morte mi ha rubato tanto tempo fa. Mi sento stranamente impegnata da questa promessa, ma nello stesso tempo ho paura: chissà se sarò capace di amarlo davvero come se fosse il mio piccolo Giacomo!

Le si erano riempiti gli occhi di lacrime ed il vecchio la consolò ancora, conoscendo bene la pena enorme che si portava dentro.

- Un figlio non è solo quello che si mette al mondo, è quello che si aiuta a crescere, che si veglia durante le notti in cui ha la febbre, che si accoglie tra le braccia quando cade e si fa male, a cui si insegna la vita. Voi farete tutto questo per lui e vi dimenticherete persino che non siete stata voi a partorirlo. Forse se c’è un Paradiso, quell’anima buona farà la stessa cosa con il vostro piccino!

Barbara sogghignò.

- E non sarebbe stato meglio che ognuna di noi si fosse tenuto il suo di figlio?

- Dobbiamo accettare la volontà di Dio. Lui solo sa quali sono i suoi fini.

- Giusto ed io sono una grande sacrilega.

Era scattata in piedi e come se si fosse pentita di essersi abbandonata a simili confidenze con un estraneo, concluse un po’ bruscamente:

- Adesso devo andare. Statemi bene Gavino e buona fortuna!

- Aspettate – le disse questi – ho una cosa per voi. Me la porto appresso da tanto sperando di incontrarvi ed oggi è davvero l’ultima occasione che ho per darvela.

Così dicendo trasse dalla tasca della giacca un fazzolettino di battista in cui era avvolto qualcosa. Con aria timida, lo passò alla donna che lo prese e lo aprì. Dentro c’era un bel crocifisso di corallo rosa appeso ad una catenina d’oro.

- Ma io non posso accettarlo, è troppo bello! – protestò.

- Era di mia moglie Gemma, glielo regalai quando eravamo ancora fidanzati.

- Perché volete darlo a me?

- E a chi dovrei darlo? Le mie figlie sono tutte lontane in America ed io sono vecchio e solo. Mi fa piacere se lo tenete voi. Magari così vi ricorderete di me.

- Non c’è bisogno di questo dono per farmi  ricordare di voi, lo sapete quanto vi sono stata sempre affezionata.

- Lo so ed anche io vi voglio bene. Prendetelo e quando vi sentirete smarrita, stringetelo tra le mani: il corallo porta fortuna. Questo poi che ha la forma della Croce di Nostro Signore, vi proteggerà sempre da ogni male.

Barbara avrebbe voluto abbracciarlo, ma non osò una simile confidenza, così si limitò a mettergli una mano sulla spalla e a sussurrargli grata:

- Grazie, lo terrò molto caro e non vi dimenticherò mai.

Poi se ne scappò verso casa, assai commossa.

 

 

 

   
 
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