Capitolo
7
A
casa la confusione si era ancora di più
accresciuta. Se n’era appena andato il fioraio che aveva
addobbato un piccolo
altare in salotto mentre la
pettinatrice stava già acconciando i capelli a Caterina. La
signora Maddalena,
loro vicina di casa, era passata a farle gli auguri ed a portarle un
piccolo
dono.
Appena la vide rientrare, la cognata l’apostrofò,
scortese come sempre:
-
Alla buon’ora! Vedete se è giusto che la sposa
se ne debba andare a passeggio e noi tutti qui a sgobbare per lei!
-
E va bene, lasciatale stare! Sarà un po’
nervosa, povera figlia – intervenne la vicina.
-
Non sono io ad essere nervosa, sono loro ad
essere agitati e mi
stanno facendo
venire un bel mal di testa – rispose Barbara, cercando di
sorridere.
-
Che razza d’ingrata! – sbottò Luisa -
Dopo
tutto quello che stiamo facendo per lei, questo è il
ringraziamento! Credetemi,
Maddalena, quel povero marito mio si è letteralmente svenato
per permettere a
sua sorella di fare nozze degne di una principessa.
-
Lo so, lo so, ho visto il rinfresco
magnifico che avete preparato e mi avete mostrato anche le bomboniere
ed il bel
vestito che le avete fatto cucire – rispose la donna, poi,
rivolta alla sposa
aggiunse, non senza una vena di malizia –
Però tu sei strana, non mi sembri molto
contenta.
-
Ma che dite! Si capisce che è contenta e vi
assicuro che non poteva capitare meglio – la
rimbrottò la padrona di casa
avendo colto la domanda insidiosa.
-
In effetti ieri sera ho conosciuto il tuo
futuro marito e devo dire che è davvero molto affascinante.
Certo è uomo fatto,
ma neanche tu sei più una ragazzina e poi un vedovo era
proprio ciò che ci
voleva per te – ammise l’altra, quasi con
condiscendenza.
Incuriosita,
Luisa le domandò:
-
L’avete visto? E quando?
Con
un sorriso ironico, Barbara intervenne:
-
Non l’ha visto solo lei. A quanto pare tuo
marito l’ha portato in
giro per tutto il
paese presentandolo persino agli ubriaconi giù
all’osteria di Raffaele. Oramai
penso che non ci sia nessuno in tutta Alghero
che non lo conosca e che stamattina non stia commentando il mio
matrimonio.
-
E allora? C’è qualcosa di male in questo?
L’ingegnere Forrest è una persona stimabile e
perbene e tuo fratello ci ha
tenuto a dimostrare che, nonostante tutto, non ti ha data in moglie al
primo
venuto.
Un
sorrisetto maligno affiorò sulle labbra
della vicina alle parole sgradevoli di Luisa e la ragazza se ne
sentì alquanto
infastidita. Stava per andarsene in cucina quando entrò
nella stanza Carolina
che era andata ad aprire la porta. Il fioraio aveva appena consegnato
uno
splendido bouquet di fiori d’arancio accompagnato da un
biglietto.
-Te
l’ha mandato lui non è così?
– le chiese
la ragazza vedendola leggere. Quando la zia annuì,
commentò:
-
Com’è gentile e come sei stata fortunata a
trovare un uomo così!
-
Questo bouquet è magnifico! Chissà
quant’è
costato! Perdonatemi Luisa, ma fa molto più effetto di
quello che le avevate
preso voi! – osservò Maddalena.
-
Non ci potevamo permettere di più! –
rispose l’altra, acida. Sapeva bene che nonostante tutti i
loro sforzi ci
sarebbe stato sempre qualcuno pronto a criticarli. Molto irritata,
commentò
sprezzante indicando la futura sposa con un gesto della mano:
-
D’altronde è vero, questa qui è stata
così fortunata…
-
..che poteva anche sposarsi portando in
mano un cavolfiore
invece che un bouquet
di fiori! – concluse per lei Barbara scherzosamente.
In fondo, anche se si sentiva dentro un po’ di amarezza, era
convinta che
andarsene da quella casa era una vera fortuna. Vedendo il viso della
cognata
diventare verde di rabbia, decise di troncare lì la
conversazione e, salutata
la vicina, se ne andò in cucina con la scusa di voler
mettere qualcosa sotto i
denti prima che si facesse troppo tardi.
Mentre
più tardi avanzava sottobraccio al
fratello verso il piccolo altare e le note della marcia nuziale suonate
da un
pianista appositamente chiamato per l’occasione facevano da
sottofondo ai
commenti di chi era rimasto stupito nel trovarla tanto bella, Barbara
posò gli
occhi sull’uomo che l’attendeva accanto al prete.
Vederlo le causò una stretta
al cuore perché le piaceva da morire. La stava guardando e
lei cercò di leggere
nei suoi occhi cosa stesse pensando in quel momento, ma
trovò la sua espressione
impenetrabile. Smarrita, rivolse lo sguardo a Padre Gerardo ed il buon
sacerdote le sorrise rassicurante.
Era stato l’unico a cui aveva raccontato del patto che le era
stato proposto
perché, pur non essendo una bigotta, aveva temuto per
davvero di profanare il
Sacramento del matrimonio accettando l’offerta di Robert.
Invece il suo padre
spirituale l’aveva rassicurata: non c’era alcun
peccato nella scelta della
castità matrimoniale, piuttosto per lei una simile rinunzia
sarebbe stata un
buon modo per espiare la colpa commessa
da giovane, quando quella stessa castità aveva
perduto al di fuori del
sacro vincolo nuziale.
Dritta
in piedi accanto all’uomo che stava
per diventare suo marito, Barbara si chiedeva se avrebbe avuto la forza
di non
innamorarsene o se magari non l’avesse già fatto.
Non aveva mai
trovato il coraggio di domandarselo, ma
in quel preciso istante capiva quanto suo malgrado se ne sentisse
attratta.
Sapere che per lui invece era meno di niente, la mortificava
profondamente.
Però nella vita aveva imparato già da tempo a
fare buon viso a cattivo gioco
così nessuno poté immaginare nel corso della
cerimonia ed anche dopo, durante
il ricevimento, l’oscura pena che la bella sposina sorridente
si portava nel
cuore.