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Autore: mamma Kellina    10/01/2010    5 recensioni
Primi anni del Novecento. Miniere della Sardegna sud occidentale. Il giovane ingegnere gallese Robert Forrest, vedovo con un figlio piccolo, e la sfortunata ma indomita Barbara decidono di sposarsi pur senza amarsi. Ma il loro non sarà un patto facile da mantenere perché in fondo è l’amore che vogliono, come tutti gli esseri umani. Il cammino in comune sarà difficile e forse non riusciranno a trovare ciò che cercano, ma di sicuro impareranno a riconoscere le cose che contano davvero nel rapporto tra un uomo e una donna.
Si tratta di un vero e proprio romanzo, molto intenso e drammatico. Il genere è piuttosto classico, alla Jane Austen per intenderci, ed anche se non ho la presunzione di paragonarmi ad una tale Autrice, ho cercato di dare un certo spessore psicologico ai miei protagonisti. Ho provato anche a rendere con efficacia l’epoca ed i luoghi con un accurato lavoro di ricerca. Spero di esserci riuscita. Le località minerarie sarde e la loro storia sono del tutto autentiche. Non così le vicende ed i personaggi di cui narro che sono frutto invece solo della mia fantasia e pertanto non si riferiscono, se non in maniera casuale, a persone realmente esistite e a fatti davvero accaduti.
Vi va di accompagnarmi in questo viaggio?
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

 

A casa la confusione si era ancora di più accresciuta. Se n’era appena andato il fioraio che aveva addobbato un  piccolo altare in salotto mentre la pettinatrice stava già acconciando i capelli a Caterina. La signora Maddalena, loro vicina di casa, era passata a farle gli auguri ed a portarle un piccolo dono.   
Appena la vide rientrare, la cognata l’apostrofò, scortese come sempre:

- Alla buon’ora! Vedete se è giusto che la sposa se ne debba andare a passeggio e noi tutti qui a sgobbare per lei!

- E va bene, lasciatale stare! Sarà un po’ nervosa, povera figlia – intervenne la vicina.

- Non sono io ad essere nervosa, sono loro ad essere agitati  e mi stanno facendo venire un bel mal di testa – rispose Barbara, cercando di sorridere.

- Che razza d’ingrata! – sbottò Luisa - Dopo tutto quello che stiamo facendo per lei, questo è il ringraziamento! Credetemi, Maddalena, quel povero marito mio si è letteralmente svenato per permettere a sua sorella di fare nozze degne di una principessa.

- Lo so, lo so, ho visto il rinfresco magnifico che avete preparato e mi avete mostrato anche le bomboniere ed il bel vestito che le avete fatto cucire – rispose la donna, poi, rivolta alla sposa aggiunse, non senza una vena di malizia –  Però tu sei strana, non mi sembri molto contenta.

- Ma che dite! Si capisce che è contenta e vi assicuro che non poteva capitare meglio – la rimbrottò la padrona di casa avendo colto la domanda insidiosa.

- In effetti ieri sera ho conosciuto il tuo futuro marito e devo dire che è davvero molto affascinante. Certo è uomo fatto, ma neanche tu sei più una ragazzina e poi un vedovo era proprio ciò che ci voleva per te – ammise l’altra, quasi con condiscendenza.

Incuriosita, Luisa le domandò:

- L’avete visto? E quando?

Con un sorriso ironico, Barbara intervenne:

- Non l’ha visto solo lei. A quanto pare tuo marito l’ha portato  in giro per tutto il paese presentandolo persino agli ubriaconi giù all’osteria di Raffaele. Oramai  penso che non ci sia nessuno in tutta Alghero che non lo conosca e che stamattina non stia commentando il mio matrimonio.

- E allora? C’è qualcosa di male in questo? L’ingegnere Forrest è una persona stimabile e perbene e tuo fratello ci ha tenuto a dimostrare che, nonostante tutto, non ti ha data in moglie al primo venuto.

Un sorrisetto maligno affiorò sulle labbra della vicina alle parole sgradevoli di Luisa e la ragazza se ne sentì alquanto infastidita. Stava per andarsene in cucina quando entrò nella stanza Carolina che era andata ad aprire la porta. Il fioraio aveva appena consegnato uno splendido bouquet di fiori d’arancio accompagnato da un biglietto.

-Te l’ha mandato lui non è così? – le chiese la ragazza vedendola leggere. Quando la zia annuì, commentò:

- Com’è gentile e come sei stata fortunata a trovare un uomo così!

- Questo bouquet è magnifico! Chissà quant’è costato! Perdonatemi Luisa, ma fa molto più effetto di quello che le avevate preso voi! – osservò Maddalena.

- Non ci potevamo permettere di più! – rispose l’altra, acida. Sapeva bene che nonostante tutti i loro sforzi ci sarebbe stato sempre qualcuno pronto a criticarli. Molto irritata, commentò sprezzante indicando la futura sposa con un gesto della mano:

 - D’altronde è vero, questa qui è stata così fortunata…

- ..che poteva anche sposarsi portando in mano  un cavolfiore invece che un bouquet di fiori! – concluse per lei Barbara scherzosamente. 
In fondo, anche se si sentiva dentro un po’ di amarezza, era convinta che andarsene da quella casa era una vera fortuna. Vedendo il viso della cognata diventare verde di rabbia, decise di troncare lì la conversazione e, salutata la vicina, se ne andò in cucina con la scusa di voler mettere qualcosa sotto i denti prima che si facesse troppo tardi.

 

Mentre più tardi avanzava sottobraccio al fratello verso il piccolo altare e le note della marcia nuziale suonate da un pianista appositamente chiamato per l’occasione facevano da sottofondo ai commenti di chi era rimasto stupito nel trovarla tanto bella, Barbara posò gli occhi sull’uomo che l’attendeva accanto al prete. Vederlo le causò una stretta al cuore perché le piaceva da morire. La stava guardando e lei cercò di leggere nei suoi occhi cosa stesse pensando in quel momento, ma trovò la sua espressione impenetrabile. Smarrita, rivolse lo sguardo a Padre Gerardo ed il buon sacerdote le sorrise rassicurante.
Era stato l’unico a cui aveva raccontato del patto che le era stato proposto perché, pur non essendo una bigotta, aveva temuto per davvero di profanare il Sacramento del matrimonio accettando l’offerta di Robert. Invece il suo padre spirituale l’aveva rassicurata: non c’era alcun peccato nella scelta della castità matrimoniale, piuttosto per lei una simile rinunzia sarebbe stata un buon modo per espiare la colpa commessa  da giovane, quando quella stessa castità aveva perduto al di fuori del sacro vincolo nuziale.

Dritta in piedi accanto all’uomo che stava per diventare suo marito, Barbara si chiedeva se avrebbe avuto la forza di non innamorarsene o se magari non l’avesse già fatto. Non aveva  mai trovato il coraggio di domandarselo, ma in quel preciso istante capiva quanto suo malgrado se ne sentisse attratta. Sapere che per lui invece era meno di niente, la mortificava profondamente. Però nella vita aveva imparato già da tempo a fare buon viso a cattivo gioco così nessuno poté immaginare nel corso della cerimonia ed anche dopo, durante il ricevimento, l’oscura pena che la bella sposina sorridente si portava nel cuore.

 

   
 
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