E
galeotto fu il matrimonio..*
Harry alzò gli occhi dalla
panca davanti a sé sulla quale li aveva tenuti fino ad ora; era una delle
panche che riempivano il giardino di Zabini Manor quel giorno. Davanti a sé si presentò la scena più mielosamente romantica a cui avesse mai assistito: i due
sposi, Theodor Nott e Blaise
Zabini, si fissavano con espressione perduta, di
fronte al giudice di pace che li stava unendo in matrimonio. E maledisse quella
scena; maledisse quella felice unione; maledisse il giardino, decorato
elegantemente con fiori, luci e fontane. Gli faceva maledettamente male
assistere a quella scena, gli faceva immaginare scene che ormai avrebbero
dovuto essere decisamente lontane dalla sua testa. Ed i suoi occhi si
spostarono verso la direzione da cui li aveva tenuti lontani per tutta la cerimonia,
attirati come da una calamita, da un campo magnetico dal quale non poteva
sfuggire in alcun modo. Alla sinistra di Blaise vi
era il suo testimone: Draco Malfoy;
che lo guardava raggiante, felice che finalmente il suo migliore amico potesse
essere felice e che avesse coronato il suo sogno d’amore. Il suo sorriso era caldo,
ma l’espressione dei suoi occhi era imperscrutabile. Draco
era così, era sempre stato così, “il suo Draco”, non poté fare a meno di pensare Harry; e quel
pensiero fu come una pugnalata al cuore.
Erano
all’ultimo anno ad Hogwarts quando era cominciato
tutto. Harry aveva salvato Draco, la sua famiglia e
lui non poteva che essergli grato. Avevano scelto di fare una tregua di provare
ad andare d’accordo, e gli era riuscito dannatamente bene. Dopo pochi mesi dal
rientro a scuola i compagni avevano imparato a considerarli inseparabili. E non
erano poche le voci che circolavano su questa amicizia. Quanto potevano passare
inosservati due ragazzi, entrambi splendidi benché in modo completamente
diverso, ex nemici giurati che di colpo venivano visti in ogni angolo a parlare
e ridere sempre insieme? E gli altri se n’erano accorti prima di loro; si erano
accorti degli sguardi che i ragazzi si scambiavano quando pensavano che nessuno
li guardasse, un’intensità di cui neanche loro si erano resi conto. Ed erano
passati mesi prima che le cose cambiassero realmente. Prima che una caduta
accidentale si trasformasse in un bacio, il primo di una lunga serie. Avevano tentato
di tenere nascosta la cosa, ma più di tanto non ci erano riusciti. Non si sa
chi dei due non voleva più nascondersi, voleva poter tenere per mano,
abbracciare, baciare l’altro tranquillamente. Invitarlo al Ballo che si sarebbe
tenuto alla consegni degli attestati dei M.a.g.o. Il
grande Harry Potter, era sulle bocche di tutti; ovviamente era lui ad aver
avuto il coraggio di uscire allo scoperto. Di prendere la mano per la prima
volta in un corridoio al suo ragazzo.. Niente di più diverso dalla realtà.
Ed Harry non potè fare a meno che annegare nella disperazione al ricordo
della sua codardia. Al ricordo del più grande amore della sua vita sacrificato
per non perdere la nomea. “Codardo”, si urlava di continuo. “Codardo”, lo
condannavano i giudici negli incubi che tormentavano le sue notti. Ed in un
angolo, una chioma bionda che lo guardava con disprezzo, dolore, le guancie
rigate da lacrime di disperazione. Ma sosteneva il suo sguardo, si voltava, ed
usciva dalla porta in fondo all’aula del processo.
Doveva
essere una cena romantica, la cena in cui Draco
avrebbe chiesto ad Harry di compiere un gesto davvero importante, di andare a
vivere con lui nella casa che aveva affittato per ricostruirsi una nuova vita,
felice; felice per la presenza di Harry. Era tutto romanticamente organizzato:
una cena al lume di candela, i piatti preferiti del moro, il cd della band
preferita del moro; Draco conosceva ogni singolo
aspetto di Harry: quello che amava, quello che odiava, credeva che niente in
quel ragazzo fosse un mistero per lui. Avrebbero festeggiato cinque anni
insieme.. Cinque.. Gli anni più belli della sua vita, al fianco di
quello che avrebbe voluto fosse l’uomo della sua vita, per sempre. Avevano
riso, avevano cenato, si erano baciati, avevano fatto l’amore; Draco aggrappato alla certezza che finalmente Harry avrebbe
potuto essere suo per sempre. Si erano addormentati stremati dall’intensità del
loro amore, dalla passione del loro rapporto. Il primo raggio di sole li aveva
colti addormentati, nudi, abbracciati, come se non avessero potuto sopportare
il minimo distacco. E Draco si era svegliato per
primo; aveva guardato Harry, incantato, come ogni volta che i suoi occhi si
posavano su quel viso, su quel corpo, che era un sogno fosse diventato suo. Harry
aprì gli occhi, sorrise dolcemente al suo amore, e Draco,
alla vista di quella tenerezza, sentì che era giunto il momento di render
ufficiale la loro unione, che Harry non avrebbe potuto rifiutarlo, respingerlo.
Niente di più diverso dalla realtà.
“Alla faccia del ragazzo
coraggioso che ha avuto la forza di sconfiggere il Mago Oscuro più potente di
tutti i tempi”, non potè fare a meno di pensare
Harry, osservando quella figura slanciata, longilinea, che un tempo gli era
appartenuta nel corpo e nell’anima. Erano passati tre anni dal giorno del suo
rifiuto; dal momento in cui l’uscio della casa di Draco
gli era stato chiuso davanti; tre anni dalla sua più grande mancanza di
coraggio. Ogni giorno era stato una sofferenza, una pugnalata al cuore messa a
tacere dalla convinzione che avesse preso la scelta giusta. Il loro amore era
malsano, innaturale, un peccato. Ora si chiedeva come aveva potuto pensare una
cosa del genere. Aveva scontato il suo errore perdendo del tutto la felicità.
Si erano succeduti amanti occasionali, storie più o meno lunghe, nel tentativo
di riempire quel vuoto lasciato da Draco, un vuoto
che lui stesso aveva spinto a creare. I primo tempi, svegliandosi solo,
allungava il braccio alla ricerca di quel corpo steso accanto al suo,
maledicendosi poco dopo per quel gesto. Aveva imparato a non dormire mai da
solo. Ma era una delusione ogni mattina accorgersi che il corpo steso accanto
al suo non era quello di Draco, non lo sarebbe mai
stato. I capelli di quel nuovo ragazzo non erano mai troppo biondi, la pelle
mai abbastanza diafana, il suo andamento attraverso le stanze della casa mai elegante.
Cercava in ogni amante qualcosa di Draco, ne aveva collezionati
un’infinità di surrogati, ed il suo animo non ne era mai pieno; il dolore lo
tormentava ogni attimo della sua vita.
Adesso era lì, a fissare
nuovamente quel corpo realmente elegante, sinuoso, quella pelle così diafana, i
capelli dall’inconfondibile biondo. E la smorfia sul suo viso.. Quella gli era
mancata più di ogni altra cosa.
Era
un ricordo felice, era un momento felice. Una delle tante volte in cui Draco l’aveva fissato con la sua smorfia volutamente
disinteressata al di sopra del tavolo. Aveva imparato a conoscere ogni sua
espressione, amava particolarmente le sue labbra quando si curvavano volendo
fingere disinteresse. Quando era felice.. Temeva di mostrare i propri
sentimenti, come se renderli palesi avrebbe distrutto la felicità di quell’istante;
ma ad Harry non poteva nascondere più nulla, ed era felice osservandolo, si
sentiva pieno, niente gli mancava.
Ma poi non aveva avuto il
coraggio di stare al fianco di Draco, di dirgli
semplicemente “Sì”, che sarebbe voluto andare a vivere con lui, che voleva
passare con lui ogni istante della propria vita. “Vile, codardo”, da quel
giorno non si era mai svegliato senza questo pensiero per la testa. Aveva
lasciato andare Draco, la sua felicità stessa. Aveva
lasciato spazio al dolore, alla disperazione, un vuoto incolmabile nella sua
casa, nel suo cuore, che solo le ore passate con Draco
avrebbero potuto colmare. Percorrendo gli angoli della propria casa ogni angolo
gli urlava la sua assenza, ogni angolo era un ricordo. Il tavolo delle
colazioni pazze ed interminabili, la dispensa che un tempo era sempre piena di
caffè e biscotti al cioccolato per Draco; il divano
sul quale si stendevano a guardare i film, che spesso finivano con loro due
uniti in una passione disperata. Ma il letto, il letto urlava Draco. Ed ad ogni uomo che lo ospitava avrebbe voluto
urlare che non poteva stare lì, che quel posto era solo di Draco;
ma aveva bisogno dei compagni occasionali, per sentirsi meno solo.
Gli invitati si alzarono,
per recarsi alla residenza estiva di Theodore Nott, luogo assai più indicato per il banchetto di nozze.
Harry capì il suo errore, capì che stando ancora senza Draco
il suo cuore si sarebbe spezzato in mille pezzi, che solo lui poteva renderlo
felice. E decise di non raggiungere subito gli ospiti per il banchetto, di
concedersi una piccola deviazione “Ho qualcosa di più importante da fare”,
pensò. E finalmente trovò il coraggio. Le strade di Diagon
Alley erano meno piene del solito: metà degli
abitanti magici della Bretagna era ad assistere al matrimonio de due giovani.
Harry si soffermò a guardare le vetrine che gli ricordavano Draco
più che mai, ma il suo passo sicuro si diresse verso un negozio in particolare,
una vetrina buia e piccola, che passava inosservata accanto alle altre; ma solo
lì avrebbe trovato ciò che desiderava.
Draco
era seduto al tavolo degli sposi. Faceva di tutto per non pensare a Potter, ma
la sua assenza in quel ricevimento provocava nel suo cuore un vuoto ancora
maggiore di vederlo. Erano passati tre anni, tre anni di incubo, infernali, in
cui non aveva neanche provato a sostituire il moro nel suo cuore. Lui sapeva,
lui aveva saputo fin dall’inizio, e dal primo bacio che gli aveva concesso la
sua scelta l’aveva fatta “per sempre suo”,
e nessuno gli avrebbe mai permesso di rinnegarla. Improvvisamente vide Harry
entrare attraverso l’arco principale. Solo a quella vista il suo cuore fece un
balzo. Gli mancava, Merlino se gli mancava; gli mancava ogni istante. Ma rimase
stupito dai gesti del moretto. Lo stava guardando fisso negli occhi dirigendosi
verso di lui. Ormai tutti gli invitati erano stati attratti dalla sua figura
slanciata ed atletica. Lo guardarono procedere, stupiti quanto Draco dalla sua direzione.
Per Harry non esisteva
nessuno in quella sala, lo sguardo fisso negli occhi magnetici color della
tempesta. Procedette superando tutti i tavoli, ignorando i cenni e le
espressioni di saluto. Lui era un semplice pianeta, e Draco
era il suo sole; c’erano loro due e nessun’altro in quel momento, in quella
sala. Si fermò davanti a Draco, proprio di fronte a
lui; la paura, la mancanza di coraggio, si era completamente dimenticato cosa
fossero. Si inginocchiò davanti a Draco, e lasciò l’altro
immensamente stupito, gli occhi sempre incatenati tra di loro; ormai tutta la
sala teneva il fiato sospeso, non avevano occhi che per loro. Harry infilò una
mano in tasca, e ne estrasse un elegante scatola di velluto blu, non c’erano
più dubbi sulle sue intenzioni. La aprì, e dentro splendette un elegante anello
di oro bianco, con all’interno in oro rosso incise le parole “per sempre tuo”. Harry sperava che Draco avrebbe voluto l’occasione di leggerle. Ma adesso era
il momento di porre fine alla sofferenza di entrambi. Harry trovò il coraggio
che non aveva mai posseduto, e cominciò a parlare: “ Draco
Lucius Malfoy, c’è
inginocchiato davanti a te il più grosso idiota della storia”, le parole
echeggiarono, sonore, per tutta la sala, “sono passati tre anni dall’ultima
volta che ti ho dimostrato il mio amore, distruggendo in seguito tutto quello
che avevamo creato. Ma ti giuro, non è passato neanche un secondo senza che io
continuassi ad amarti e rimpiangessi la mia idiozia. Tutto urlava
prepotentemente la tua assenza, il mio cuore sentiva di essere incompleto senza
di te. Ma la paura di giudizi a tuo confronto totalmente privi di valore, mi ha
spinto a fare finta di niente, a credere che presto sarei stato meglio, mentre
ogni giorno la tua mancanza era sempre più forte. Ed io, davanti a te, davanti
ad ogni singola persona seduta in questa sala ti chiedo umilmente perdono. Non
son degno del tuo amore ma senza di te la mia vita è vuota e priva di alcun
significato, solo tu la puoi rendere degna di essere vissuta. Ti chiedo ora,
Amor Mio, anche se non son degno neanche di rivolgermi a te, di accettare
questo anello, che è la mia promessa, la mia supplica di perdono, il dono
eterno del mio amore per te. E ti chiedo, per piacere, vuoi esser anche tu mio
per sempre? Vuoi sposarmi?”
E Draco
assistette incredulo a quella scena; avvertiva a poco a poco le cose
sistemarsi, il suo dolore affievolirsi e una felicità dirompente prendere
possesso di ogni singola parte del suo animo. Guardò Harry con un sorriso
smagliante, per la prima volta senza nascondere in alcun modo le proprie
emozioni, e capì che per tre anni aveva aspettato solo quel momento. Dentro di sé
rinnovò l’antica promessa “per sempre tuo”,
e la suggellò nuovamente con un bacio.
Fine
*Benchè
penso che sia abbastanza comprensibile, preciso che il titolo è preso dalla
famosa frase di Dante Alighieri. Se non erro Divina Commedia, canto V (“Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”).
Ok… Io per prima solitamente ODIO
i lieto-fine, cioè.. Non è che proprio li odio.. C’è un rapporto di odio-amore.
Ma questa storia è nata quasi dal lieto-fine, quindi non potevo proprio
impedire la loro riconciliazione. Spero comunque che non sia risultata banale e
che sia riuscita ad esprimere bene i pensieri dei personaggi, non mi sento mai
pienamente soddisfatta del mio lavoro! Quindi, per piacere, dite in tanti cosa
ne pensate =)