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Autore: MizuTeam    14/01/2010    0 recensioni
Canta, o Diva, le avventure della 2C, che imprudentemente offese gli Dei. Mai si avvide una classe sì sfortunata, in quanto terribili mostri occuparono il trono della classe, e traditori si insinuarono tra i compagni fidati.
“Quale fu la classe che offese gli dei Olimpi? Che motteggiò il divino Zeus?”
Parlò solenne Eurito dalla voce forte “Che qualcuno ci procuri una fiera da sacrificare!”
Un Poema Epicomico di marchio MizuTeam... leggete e dite che ne pensate! ^__-
Genere: Generale, Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8.

La luna bianca in cielo illuminava il parco pubblico. Sulle altalene Ebe l’attiva sembrava spogliata da tutte le sue forze.

Un secondo dopo l’altra altalena venne occupata dal divino Ermes.

“Attiva Ebe, mia diletta, come mai sei così triste?”

“Ermes, mio cuore, Zeus, tuo padre, ha cacciato il nostro professore migliore!”

Gli occhi di Ermes si velarono. L’attiva Ebe si ritrovò tra le braccia di Ermes.

La notte per Ebe finì cullata dalle parole mormorate da Ermes.

Il giorno dopo, davanti al divino Zeus c’era la bella Afrodite, intenzionata a fare una richiesta al padre degli Dei.

“Potente Zeus! Ti chiedo di salvare almeno il bell’Adone dalle sofferenze che quella classe sta per passare!”

Zeus tacque.

“Non mi par giusto!” intervenne Ares che aveva ascoltato la supplica di Afrodite “Se salverete Adone voi dovrete salvare anche la forte Talia!”

Zeus corrugò la fronte, guardando i due dei che gli avevano fatto una richiesta. Una richiesta inesaudibile per lui poiché quei ragazzi lo avevano oltraggiato fin troppo.

“No, io non salverò nessuno di quei Fanciulli! Anzi, manderò da loro il peggior professore che gli potesse capitare!”

Afrodite ed Ares si guardarono angustiati.

Gl’ignari alunni si diressero anche quel giorno nell’aula funesta.

Tranquilli si sedettero ai propri posti, sconsolati: quell’ora sarebbe dovuta essere di Deucalione.

Non s’accorsero di un’alta e pelata personcina davanti alla cattedra.

“Or dunque siete voi la mia nova classe!” la personcina pronunciò tali parole attirando l’attenzione della classe.

“Chi è cotal persona?” Chiese Licurgio innalzandosi.

“Non t’è detto di far domande, non t’è detto di parlare, non t’è detto di pronunziarti!” asserì solenne e inviperita la personcina.

La classe si guardò stranamente, nessuno mai aveva tolto loro il permesso di esprimersi, cosa sacra per loro.

“Il mio parlar narrare voglio

Non esser bloccata da cotal bruto

che altri non è che un sostituto

il quale agisce mosso dall'odio,

non si può fermare il nostro gaudio

nel proferire il nostro sapere ribattuto.” L’erudita Cosmia si era alzata in piedi e dopo aver recitato tali versi guardò la personcina in modo avverso.

La personacina iniziò a sogghignare malignamente: “Ebbene abbiamo una poetessa in classe! Strano che gli dei non ti abbiano tolto questa dote…”

Il saggio Eurito guardò Cosmia, che si era attirata le ire della personcina, mai avrebbe detto che la libertà di parola costasse tanto a Cosmia!

“E Così, la Belva è stupida e non sa quando bisogna stare zitti” proseguì la personcina in modo malvagio.

A tal proposito, dopo che ebbe visto che nessuno prendeva parola per difender la compagna, il bell’Adone s’alzò e parlò: “Il professore non dovrebbe essere maligno con gl’alunni! Tantomeno se non ha pelle licia come la mia, se non ha occhi vivi come i miei, capelli lucidi e morbidi come lo sono i miei… La belva dovreste essere voi, anzi peggio una bestia!”

Gli occhi della personcina si infiammarono e puntarono direttamente contro Adone. La personcina iniziò a modificare lentamente il suo aspetto mentre si avvicinava furioso ad Adone.

Dalla testa spuntaron fuori due paia di corna fiammeggianti, la lingua divenne biforcuta e i piedi si ingrandirono smisuratamente. Cotale creatura si stava per avventare contro Adone, quando un colpo alla nuca secco e deciso fece perdere conoscenza alla creatura.

La creatura svenne e cadde sul pavimento dell’aula, rivelando dietro di essa Cosmia con in mano un pezzo di legno, proveniente dalla sedia rotta della classe.

Subito Adone e Cosmia si adoperarono per legare la creatura, che stava ritornando ad essere la personcina.

Gl’alunni inizialmente sbigottiti si ripresero e aiutaron i due compagni coraggiosi.

  
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