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Autore: Bardunfula    15/01/2010    0 recensioni
La mia prima fanfiction su E.R. La vicenda parte dalla decima stagione, dal ritorno dall'Africa di Luka ma non seguirà troppo il filo che abbiamo visto in tv... è giusto una base per i personaggi e lo snodo centrale. La fic è maggiormente incentrata su Luka e un nuovo personaggio, anche se le vicende coinvolgeranno un po' tutto il personale del pronto soccorso.
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Luka Kovač
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una Nuova Vita - Back to home

Back to home.

It's beginning to look a lot like Christmas ev'rywhere you go; take a look in the five and ten glistening once again with candy canes and silver lanes aglow. It's beginning to look a lot like Christmas, toys in ev'ry store but the prettiest sight to see is the holly that will be  on your own front door.

“Che nevicata!!! Mai vista una quantità del genere… a casa mia non è che nevichi in questo modo!” disse Camilla togliendosi la cuffietta ed entrando al lavoro passando per il triade “Incredibile non ci sono nemmeno pazienti!” esclamò stupefatta guardando la zona del triage. Frank le sorrise appena, poi disse
“E’ perché voi terzomondisti state dimezzando la popolazione di Chicago! Curate alla bell’e meglio e questo è il risultato!” aggiunse guardandosi intorno a cercar conforto.
“La popolazione di Chicago fa già molto da sola, con tutto quello che ingerisce!” disse Gallant, e Camilla annuì d’accordo con lui.
“Vado a cambiarmi, prima di commettere un omicidio volontario… Quanto mi darebbero tenendo conto delle provocazioni?” rise lei andando verso il salottino. Spalle al salottino, seduto su una panca Luka era leggermente piegato su se stesso. Sembrava stesse guardando qualcosa e Camilla non voleva di sicuro disturbarlo. Entrò cercando di non fare chiasso e poi tossì leggermente, come per segnalare la sua presenza, anzi rimanendo a metà tra il corridoio e il salottino. Luka dopo un attimo si rese conto di non essere da solo e alzò il viso, girandosi poi di tre quarti.
“Oh sei tu… buona Vigilia, Camilla” mormorò lui senza alzarsi dalla panca. Camilla gli sorrise e gli si avvicinò un pochino
“Anche a te Luka” il medico croato teneva in mano due foto; Camilla pur non volendo ficcare il naso non riuscì a non dare uno sguardo e scorse un volto femminile. Luka andò con lo sguardo alla foto, poi su Camilla, infine di nuovo alla foto.
“Era mia moglie… Si chiamava Danijela… L’ho persa insieme ai miei bambini…. Bè, ecco… sì, sotto le bombe”. Camilla chiuse gli occhi e per un attimo pensò di sedersi accanto a lui, per mostrargli la sua vicinanza; fece anche per fare qualche passo, poi si fermò, temendo che lui potesse leggere il tutto come un’invasione della sua privacy e un approfittare di quella condivisione. Stando a distanza moderata, Camilla si accosciò e gli sorrise
“Mi dispiace profondamente Luka, davvero” mormorò andando con gli occhi ora a lui, ora alla foto “Come stai ora?” Luka emise un grosso sospiro, poi sorrise
“Il Natale è il periodo più difficile. I ricordi si accavallano, riemergono e quando li confronti con la realtà diventano ancora più dolorosi” abbassò lo sguardo, coprendosi leggermente gli occhi. Camilla annuì e a sua volta abbassò lo sguardo, poi si alzò
“Senti, io nel frattempo mi tolgo il giaccone, mi prendo il mio bel camice e ti lascio qui.. se  qualcuno mi chiede di te, io dico che non ti ho visto, ok?” disse lei sorridendo e facendo come aveva detto. Luka non disse nulla, ma sorrise, poi tornò alla sua foto ed ai suoi ricordi.

Oh the weather outside is frightful but the fire is so delightful and since we've no place to go: let It Snow! Let It Snow! Let It Snow! It doesn't show signs of stopping and I've bought some corn for popping, the lights are turned way down low: let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!


“Maschio, sessant’anni, centrato in pieno con la sua auto da un camionista ubriaco poco fuori dalla città. Ci sono voluti venti minuti solo per capire come diavolo tirare fuori lui, la moglie e il nipote quindicenne. Lui ha riportato un trauma cranico imponente, con una lacerazione e probabile frattura cranica, presenta anche contusioni al volto e severo trauma toracico. Pressione settanta su trentacinque, avviati due litri di salina, intubato sul posto. Si chiama Shlomo Bernstein.” Disse Chuck facendo uscire la barella dall’elicottero. Chuny e Camilla la presero in consegna e poi si avviarono all’ascensore.
“Emocromo, profilo traumi, rx cranio e torace, tac cranica e vediamo di far arrivare almeno quattro sacche qui e altrettanto in sala operatoria. Facciamo anche le prove crociate e vediamo di capire qualcosa. Sollecitiamo chirurgia, per cortesia; non voglio sentire storie o che hanno da trascorrere a casa il pranzo della Vigilia.” disse Camilla mentre Susan si infilava i guanti e iniziava con lei il trattamento al povero Shlomo.


 

“Sara Bernestein, il marito è stato portato qui venti minuti fa. Pressione quaranta su nulla, intubata per respiro agonico, GCS 5, polso 68. Abbiamo somministrato due litri di salina, ma secondo me non c’è nulla da fare. Ha terribili lividi nell’addome e anche le contusioni toraciche sono esiziali…” annunciò Sara, la paramedico dell’eliambulanza. Luka annuì ed assieme a Malik portò giù la donna.
“Emocromo, profilo traumi, gruppo e  compatibilità per sei, rx torace e addome, trac addominale. Allertiamo chirurgia generale e forse chirurgia toracica.” annunciò Luka appena la donna fu sistemata sul lettino nella sala Emergenza “Sono tutti qui?” chiese a Sara, mentre lei andava via.
“Manca David, il nipote quindicenne. Ma sta relativamente bene, anzi tutto considerato non ha nulla! Te lo portiamo fra una mezz’ora.” disse lei sospirando e andando via. Luka annuì e poi si concentrò sulla paziente.

 

 
“Susan, guarda…. C’è materia cerebrale sulla barella… quest’uomo è morto” disse Camilla mentre il tecnico posizionava l’apparecchio portatile per le radiografie. Susan si avvicinò e vide che Camilla aveva ragione
“E’ poca, ma non ci sono dubbi… Ora del decesso dodici e trenta” mormorò Susan. Camilla prese il portaaghi
“Lo chiudo io, non voglio che i familiari lo vedano così….” Mormorò. Ma non fece in tempo a avvicinarsi alla prima ferita da richiudere che Luka la chiamò urlando dalla sala Emergenza attigua
“Camilla, ho bisogno di te… corri presto…”. Camilla rimase per un attimo sorpresa, poi corse da Luka. Non fece nemmeno in tempo a chiedere un ragguaglio che subito Gallant glielo fornì
“Gravi traumi addominale e toracico, pressione leggermente migliorata dopo due litri di salina e due sacche di sangue infuse, polso 98…” Camilla auscultò il cuore della donna
“Suoni attutiti, probabile tamponamento pericardico” disse lei infilandosi i guanti e guardando Malik che preparò subito la siringa.
“Comincio la pericardiocentesi…… Luka per cortesia controlla il battito…” chiese Camilla e il medico croato eseguì subito
“Fibrillazione ventricolare dottoressa….” annunciò Gallant, mentre Camilla continuava ad aspirare il sangue.
“Devi muoverti Camilla… devi muoverti….” la spronò Luka….

 

“David Bernstein, quindici anni, braccio sinistro fratturato, escoriazioni al viso e al torace, grosso livido da cintura. Polso e pressione nella norma. Somministrati 6 mg di morfina per il dolore e un litro di salina. Tutto sommato sta bene” disse di nuovo Chuck spostando il ragazzo dalla barella dell’elicottero a quella spinta da Abby e Susan.
“Ok, portiamolo dentro” disse Susan spingendo la lettiga verso l’ascensore.
“Dottoressa, la prego mi dica come stanno i miei nonni” chiese il ragazzino agitandosi un poco.
“David ascolta, i tuoi nonni sono qui, e appena sapremo notizie certe te le faremo avere… ora cerca di stare calmo… Mettiamolo in sala visita tre..” disse ad Abby con un cenno di intesa….

 

“Ancora fibrillazione dottor Kovac…” annunciò Malik guardando il monitor. Luka fece una smorfia di disappunto, poi il monitor segnò il ritrovato battito cardiaco.
“Oh Dio ti ringrazio..” mormorò Camilla “Avanti, Sara va subito in sala operatoria.” concluse decisa, togliendo i freni al lettino e dirigendosi verso l’ascensore.
“Shirley devo fare una laparotomia esplorativa, per probabile lesione addominale e splenica, chi è di turno?” chiese Camilla arrivata in chirurgia, mentre Malik e Luka portavano Sara nella saletta di preparazione operatoria.
“Anspaugh, io come ferrista e Babcock come anestesista” rispose l’infermiera. Camilla annuì e schizzò a lavarsi.

 

“David il tuo braccio ha una frattura semplice e per fortuna non è necessario operarti. Ora ti prepariamo il gesso e poi penseremo alle escoriazioni.” disse cercando di prendere tempo e di lasciare che il ragazzo si tranquillizzasse del tutto “Senti, dove sono i tuoi genitori?”
“A Gerusalemme…. Perché dottoressa? Che succede?” chiese il ragazzo ancora una volta. Susan prese uno sgabello e si sedette, mentre Abby continuava a stendergli il gesso sul braccio.
“David i tuoi nonni sono arrivati qui in condizioni molto critiche. Tuo nonno in modo particolare aveva riportato lesioni molto gravi alla testa che non hanno potuto essere curate. Mi dispiace ma non ce l’ha fatta” Susan appoggiò una mano sulla spalla sana del ragazzino che la guardò per alcuni istanti come inebetito, poi si riprese.
“E mia nonna?” chiese guardando Susan negli occhi.
“Tua nonna è stata portata in chirurgia: ha delle lesioni addominali piuttosto serie ed in questo momento è sul tavolo operatorio. Appena abbiamo finito qui, prometto che andrò a chiedere, ok?” David si limitò a annuire.

 

“Dottoressa pressione in caduta libera. Fibrillazione ventricolare, polso non rilevabile- annunciò Babcock- Deve fare in fretta o rischiamo di perderla!” Camilla mollò il bisturi e coprì la ferita della donna
“Un milligrammo di adrenalina ed uno di atropina. Caricate le piastre a duecento! Libera” Una prima scarica scosse il corpo di Sara, e subito dopo Anspaugh riprese il massaggio. “Carica a trecento…. Libera!”

 

“Luka hai notizie di Sara Bernstein?” chiese Susan avvicinandosi al banco accettazione. Luka guardò la collega e poi David, poco distante che andava e veniva, senza riuscire a stare fermo.
“No, non ancora. Senti io ho una pausa in sospeso, se vuoi lo accompagno su in chirurgia e resto con lui” rispose il medico croato. Susan aprì leggermente la bocca al sorriso
“Grazie Luka, te ne sono grata” Luka annuì e uscendo dalla zona accettazione andò verso David.
“Io sono il dottor Kovac- disse presentandosi e allungando la mano verso il ragazzo- Ho curato tua nonna finché è rimasta qui in pronto soccorso. Se lo desideri ti accompagno in chirurgia e aspettiamo lì” David annuì senza dire nulla, troppo scioccato ancora per metabolizzare il tutto.

 
“Quanto dall’ultima dose di adrenalina?” chiese Anspaugh
“Cinque minuti dottor Anspaugh; ormai andiamo avanti da quasi trenta minuti” rispose Babcock.
“Sospendi il massaggio, Camilla” ordinò l’anziano chirurgo e Camilla eseguì.
“Asistolia……” annunciarono assieme Shirley e Babcock.
“Ok, Sara, ti lasciamo andare” mormorò Camilla, accarezzando il volto della paziente e guardando Anspaugh perché dichiarasse il decesso.
“Ora della morte…. Quattordici e quarantasette” disse Anspaugh. Camilla uscì dalla sala strappandosi la mascherina e i guanti e gettandoli nel contenitore apposito; si passò una mano sul viso per rinfrancarsi gli occhi, poi alzò il viso e, al di là dei vetri, nella pre-sala di attesa, vide Luka con un ragazzo che doveva essere il nipote di Sara e Shlomo. Aveva gli stessi occhi della nonna e Camilla provò una istintiva vicinanza con lui. Lentamente uscì dal corridoio e si avvicinò a loro. Fu Luka a fare le presentazioni.
“David questa il dottor Canelles; è lei ad aver operato tua nonna. Che notizie ha dottoressa? Come è andato l’intervento?” chiese Luka, che già dall’ espressione di Camilla aveva intuito l’esito negativo della operazione.
“David tua nonna è giunta in questo ospedale in condizioni molto, molto critiche.- cominciò Camilla- Siamo riusciti a portarla in sala operatoria per cercare di riparare le sue lesioni addominali, ma erano molto serie e il suo cuore non ha resistito. L’abbiamo rianimata con tutti i mezzi a nostra disposizione per più di mezz’ora, ma non c’è stato nulla da fare. Mi dispiace tantissimo David, ma la tua nonna è morta” concluse Camilla accarezzando con una mano la spalla destra di David. Il ragazzo rimase zitto per alcuni minuti, poi mormorò
“Vorrei vederli, pensa che sarà possibile dottoressa?” Camilla lo guardò e gli sorrise appena
“Certo David, appena li avranno portati in obitorio mi assicuro che tu possa andare e se lo desideri io e il dottor Kovac ti accompagneremo” disse. David annuì leggermente, poi fece qualche passo indietro e si sedette in una delle sedie in fila davanti al muro. Camilla si avvicinò a lui, sedendoglisi accanto.
“Possiamo fare qualcosa per te David? Magari chiamare i tuoi genitori…Se mi dai il numero, me ne occuperò personalmente” propose lei guardandolo.
“Abitano a Gerusalemme; io ero in vacanza dai nonni e stavo aprofittandone per vedere qualche college; un po’ in anticipo lo so, però….” sospirò lui. Luka guardò Camilla che scosse la testa, come dire che anche questa non ci voleva.
“David ora puoi vedere i tuoi nonni, vieni ti accompagnamo” disse Luka per interrompere quel silenzio pesante e grave.
Usciti dall’ascensore e dopo il lungo corridoio i tre raggiunsero l’obitorio e Luka aprì la porta per farvi entrare David e Camilla. I due medici rimasero poco dopo la porta, mentre il ragazzo a passi lenti e pesanti si avviava verso i due lettini dove i nonni erano stesi, coperti da un lenzuolo e con il tubo endotracheale ancora inserito.
“Non potete toglierglielo?” chiese il ragazzo, la voce improvvisamente infantile, girandosi verso i due. Camilla si avvicinò di qualche passo a lui.
“Tesoro non è possibile, servono per il patologo. Ma dopo l’autopsia li toglieremo stai tranquillo” gli disse sorridendo appena un po’. David sembrò soddisfatto della risposta quindi si girò di nuovo verso i nonni. Prima andò dal nonno e gli accarezzò il volto, dolcemente, quindi gli baciò la fronte. Poi fu la volta della nonna, e qui David si fermò di più: scoprì una mano e gliela prese, passandosela sul viso, come se volesse ancora farsi accarezzare da lei. Quindi rimise la mano lungo il corpo, accarezzò il viso della nonna, a lungo, con delicatezza, infine le baciò una guancia. Quando ebbe terminato si girò verso Camilla e Luka
“Preghereste con me, per favore? Non mi importa se non siete credenti, vi chiedo questo favore….” disse il ragazzo. Luka e Camilla si guardarono, ed annuirono, avvicinandosi a lui.
 

M'YITEN SHAMA'I KERI'OH. HAMAH GURAH V'HAMAYM KA LI RETOH. HA SAMOVIM RACHU'AH. HAMAH HAREH 'AL KAH TERU'AH. Why do I cry at night?Why do I feel so bad?Something holds me tight. It's something in the air.

Dopo aver pregato, David si girò verso i due medici e sorrise tristemente loro.
“Grazie, grazie davvero. –mormorò- Ora vi prego, chiamate i miei genitori e dite loro che vorrei tornare a casa”.

I have a prayer, a prayer, a prayer from my heart night after night after daylight: memories of home...

  
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