Back to home.
“E’
perché voi terzomondisti state dimezzando la popolazione di Chicago! Curate
alla bell’e meglio e questo è il risultato!” aggiunse guardandosi intorno a
cercar conforto.
“La
popolazione di Chicago fa già molto da sola, con tutto quello che ingerisce!”
disse Gallant, e Camilla annuì d’accordo con lui.
“Vado
a cambiarmi, prima di commettere un omicidio volontario… Quanto mi darebbero
tenendo conto delle provocazioni?” rise lei andando verso il salottino. Spalle
al salottino, seduto su una panca Luka era leggermente piegato su se stesso.
Sembrava stesse guardando qualcosa e Camilla non voleva di sicuro disturbarlo.
Entrò cercando di non fare chiasso e poi tossì leggermente, come per segnalare
la sua presenza, anzi rimanendo a metà tra il corridoio e il salottino. Luka
dopo un attimo si rese conto di non essere da solo e alzò il viso, girandosi
poi di tre quarti.
“Oh
sei tu… buona Vigilia, Camilla” mormorò lui senza alzarsi dalla panca. Camilla
gli sorrise e gli si avvicinò un pochino
“Anche
a te Luka” il medico croato teneva in mano due foto; Camilla pur non volendo
ficcare il naso non riuscì a non dare uno sguardo e scorse un volto femminile.
Luka andò con lo sguardo alla foto, poi su Camilla, infine di nuovo alla foto.
“Era
mia moglie… Si chiamava Danijela… L’ho persa insieme ai miei bambini…. Bè, ecco…
sì, sotto le bombe”. Camilla chiuse gli occhi e per un attimo pensò di sedersi
accanto a lui, per mostrargli la sua vicinanza; fece anche per fare qualche
passo, poi si fermò, temendo che lui potesse leggere il tutto come un’invasione
della sua privacy e un approfittare di quella condivisione. Stando a distanza
moderata, Camilla si accosciò e gli sorrise
“Mi
dispiace profondamente Luka, davvero” mormorò andando con gli occhi ora a lui,
ora alla foto “Come stai ora?” Luka emise un grosso sospiro, poi sorrise
“Il
Natale è il periodo più difficile. I ricordi si accavallano, riemergono e
quando li confronti con la realtà diventano ancora più dolorosi” abbassò lo
sguardo, coprendosi leggermente gli occhi. Camilla annuì e a sua volta abbassò
lo sguardo, poi si alzò
“Senti,
io nel frattempo mi tolgo il giaccone, mi prendo il mio bel camice e ti lascio
qui.. se qualcuno mi chiede di te, io
dico che non ti ho visto, ok?” disse lei sorridendo e facendo come aveva detto.
Luka non disse nulla, ma sorrise, poi tornò alla sua foto ed ai suoi ricordi.
“Emocromo,
profilo traumi, rx cranio e torace, tac cranica e vediamo di far arrivare
almeno quattro sacche qui e altrettanto in sala operatoria. Facciamo anche le
prove crociate e vediamo di capire qualcosa. Sollecitiamo chirurgia, per
cortesia; non voglio sentire storie o che hanno da trascorrere a casa il pranzo
della Vigilia.” disse Camilla mentre Susan si infilava i guanti e iniziava con
lei il trattamento al povero Shlomo.
“Sara
Bernestein, il marito è stato portato qui venti minuti fa. Pressione quaranta
su nulla, intubata per respiro agonico, GCS 5, polso 68. Abbiamo somministrato
due litri di salina, ma secondo me non c’è nulla da fare. Ha terribili lividi
nell’addome e anche le contusioni toraciche sono esiziali…” annunciò Sara, la
paramedico dell’eliambulanza. Luka annuì ed assieme a Malik portò giù la donna.
“Emocromo,
profilo traumi, gruppo e compatibilità
per sei, rx torace e addome, trac addominale. Allertiamo chirurgia generale e
forse chirurgia toracica.” annunciò Luka appena la donna fu sistemata sul
lettino nella sala Emergenza “Sono tutti qui?” chiese a Sara, mentre lei andava
via.
“Manca
David, il nipote quindicenne. Ma sta relativamente bene, anzi tutto considerato
non ha nulla! Te lo portiamo fra una mezz’ora.” disse lei sospirando e andando
via. Luka annuì e poi si concentrò sulla paziente.
“Susan,
guarda…. C’è materia cerebrale sulla barella… quest’uomo è morto” disse Camilla
mentre il tecnico posizionava l’apparecchio portatile per le radiografie. Susan
si avvicinò e vide che Camilla aveva ragione
“E’
poca, ma non ci sono dubbi… Ora del decesso dodici e trenta” mormorò Susan.
Camilla prese il portaaghi
“Lo
chiudo io, non voglio che i familiari lo vedano così….” Mormorò. Ma non fece in
tempo a avvicinarsi alla prima ferita da richiudere che Luka la chiamò urlando
dalla sala Emergenza attigua
“Camilla,
ho bisogno di te… corri presto…”. Camilla rimase per un attimo sorpresa, poi
corse da Luka. Non fece nemmeno in tempo a chiedere un ragguaglio che subito
Gallant glielo fornì
“Gravi
traumi addominale e toracico, pressione leggermente migliorata dopo due litri
di salina e due sacche di sangue infuse, polso 98…” Camilla auscultò il cuore
della donna
“Suoni
attutiti, probabile tamponamento pericardico” disse lei infilandosi i guanti e
guardando Malik che preparò subito la siringa.
“Comincio
la pericardiocentesi…… Luka per cortesia controlla il battito…” chiese Camilla
e il medico croato eseguì subito
“Fibrillazione
ventricolare dottoressa….” annunciò Gallant, mentre Camilla continuava ad
aspirare il sangue.
“Devi
muoverti Camilla… devi muoverti….” la spronò Luka….
“David
Bernstein, quindici anni, braccio sinistro fratturato, escoriazioni al viso e
al torace, grosso livido da cintura. Polso e pressione nella norma.
Somministrati 6 mg di morfina per il dolore e un litro di salina. Tutto sommato
sta bene” disse di nuovo Chuck spostando il ragazzo dalla barella
dell’elicottero a quella spinta da Abby e Susan.
“Ok,
portiamolo dentro” disse Susan spingendo la lettiga verso l’ascensore.
“Dottoressa,
la prego mi dica come stanno i miei nonni” chiese il ragazzino agitandosi un
poco.
“David
ascolta, i tuoi nonni sono qui, e appena sapremo notizie certe te le faremo
avere… ora cerca di stare calmo… Mettiamolo in sala visita tre..” disse ad Abby
con un cenno di intesa….
“Oh
Dio ti ringrazio..” mormorò Camilla “Avanti, Sara va subito in sala
operatoria.” concluse decisa, togliendo i freni al lettino e dirigendosi verso
l’ascensore.
“Shirley
devo fare una laparotomia esplorativa, per probabile lesione addominale e
splenica, chi è di turno?” chiese Camilla arrivata in chirurgia, mentre Malik e
Luka portavano Sara nella saletta di preparazione operatoria.
“Anspaugh,
io come ferrista e Babcock come anestesista” rispose l’infermiera. Camilla
annuì e schizzò a lavarsi.
“A
Gerusalemme…. Perché dottoressa? Che succede?” chiese il ragazzo ancora una
volta. Susan prese uno sgabello e si sedette, mentre Abby continuava a stendergli
il gesso sul braccio.
“David
i tuoi nonni sono arrivati qui in condizioni molto critiche. Tuo nonno in modo
particolare aveva riportato lesioni molto gravi alla testa che non hanno potuto
essere curate. Mi dispiace ma non ce l’ha fatta” Susan appoggiò una mano sulla
spalla sana del ragazzino che la guardò per alcuni istanti come inebetito, poi
si riprese.
“E
mia nonna?” chiese guardando Susan negli occhi.
“Tua
nonna è stata portata in chirurgia: ha delle lesioni addominali piuttosto serie
ed in questo momento è sul tavolo operatorio. Appena abbiamo finito qui,
prometto che andrò a chiedere, ok?” David si limitò a annuire.
“Un
milligrammo di adrenalina ed uno di atropina. Caricate le piastre a duecento!
Libera” Una prima scarica scosse il corpo di Sara, e subito dopo Anspaugh
riprese il massaggio. “Carica a trecento…. Libera!”
“Luka
hai notizie di Sara Bernstein?” chiese Susan avvicinandosi al banco
accettazione. Luka guardò la collega e poi David, poco distante che andava e
veniva, senza riuscire a stare fermo.
“No,
non ancora. Senti io ho una pausa in sospeso, se vuoi lo accompagno su in
chirurgia e resto con lui” rispose il medico croato. Susan aprì leggermente la
bocca al sorriso
“Grazie
Luka, te ne sono grata” Luka annuì e uscendo dalla zona accettazione andò verso
David.
“Io
sono il dottor Kovac- disse presentandosi e allungando la mano verso il
ragazzo- Ho curato tua nonna finché è rimasta qui in pronto soccorso. Se lo
desideri ti accompagno in chirurgia e aspettiamo lì” David annuì senza dire
nulla, troppo scioccato ancora per metabolizzare il tutto.
“Quanto
dall’ultima dose di adrenalina?” chiese Anspaugh
“Cinque
minuti dottor Anspaugh; ormai andiamo avanti da quasi trenta minuti” rispose
Babcock.
“Sospendi
il massaggio, Camilla” ordinò l’anziano chirurgo e Camilla eseguì.
“Asistolia……”
annunciarono assieme Shirley e Babcock.
“Ok,
Sara, ti lasciamo andare” mormorò Camilla, accarezzando il volto della paziente
e guardando Anspaugh perché dichiarasse il decesso.
“Ora
della morte…. Quattordici e quarantasette” disse Anspaugh. Camilla uscì dalla
sala strappandosi la mascherina e i guanti e gettandoli nel contenitore
apposito; si passò una mano sul viso per rinfrancarsi gli occhi, poi alzò il
viso e, al di là dei vetri, nella pre-sala di attesa, vide Luka con un ragazzo
che doveva essere il nipote di Sara e Shlomo. Aveva gli stessi occhi della
nonna e Camilla provò una istintiva vicinanza con lui. Lentamente uscì dal
corridoio e si avvicinò a loro. Fu Luka a fare le presentazioni.
“David
questa il dottor Canelles; è lei ad aver operato tua nonna. Che notizie ha
dottoressa? Come è andato l’intervento?” chiese Luka, che già dall’ espressione
di Camilla aveva intuito l’esito negativo della operazione.
“David
tua nonna è giunta in questo ospedale in condizioni molto, molto critiche.-
cominciò Camilla- Siamo riusciti a portarla in sala operatoria per cercare di
riparare le sue lesioni addominali, ma erano molto serie e il suo cuore non ha
resistito. L’abbiamo rianimata con tutti i mezzi a nostra disposizione per più
di mezz’ora, ma non c’è stato nulla da fare. Mi dispiace tantissimo David, ma
la tua nonna è morta” concluse Camilla accarezzando con una mano la spalla
destra di David. Il ragazzo rimase zitto per alcuni minuti, poi mormorò
“Vorrei
vederli, pensa che sarà possibile dottoressa?” Camilla lo guardò e gli sorrise
appena
“Certo
David, appena li avranno portati in obitorio mi assicuro che tu possa andare e
se lo desideri io e il dottor Kovac ti accompagneremo” disse. David annuì
leggermente, poi fece qualche passo indietro e si sedette in una delle sedie in
fila davanti al muro. Camilla si avvicinò a lui, sedendoglisi accanto.
“Possiamo
fare qualcosa per te David? Magari chiamare i tuoi genitori…Se mi dai il
numero, me ne occuperò personalmente” propose lei guardandolo.
“Abitano
a Gerusalemme; io ero in vacanza dai nonni e stavo aprofittandone per vedere
qualche college; un po’ in anticipo lo so, però….” sospirò lui. Luka guardò
Camilla che scosse la testa, come dire che anche questa non ci voleva.
“David
ora puoi vedere i tuoi nonni, vieni ti accompagnamo” disse Luka per
interrompere quel silenzio pesante e grave.
Usciti
dall’ascensore e dopo il lungo corridoio i tre raggiunsero l’obitorio e Luka
aprì la porta per farvi entrare David e Camilla. I due medici rimasero poco
dopo la porta, mentre il ragazzo a passi lenti e pesanti si avviava verso i due
lettini dove i nonni erano stesi, coperti da un lenzuolo e con il tubo
endotracheale ancora inserito.
“Non
potete toglierglielo?” chiese il ragazzo, la voce improvvisamente infantile,
girandosi verso i due. Camilla si avvicinò di qualche passo a lui.
“Tesoro
non è possibile, servono per il patologo. Ma dopo l’autopsia li toglieremo stai
tranquillo” gli disse sorridendo appena un po’. David sembrò soddisfatto della
risposta quindi si girò di nuovo verso i nonni. Prima andò dal nonno e gli
accarezzò il volto, dolcemente, quindi gli baciò la fronte. Poi fu la volta
della nonna, e qui David si fermò di più: scoprì una mano e gliela prese,
passandosela sul viso, come se volesse ancora farsi accarezzare da lei. Quindi
rimise la mano lungo il corpo, accarezzò il viso della nonna, a lungo, con
delicatezza, infine le baciò una guancia. Quando ebbe terminato si girò verso
Camilla e Luka
“Preghereste
con me, per favore? Non mi importa se non siete credenti, vi chiedo questo
favore….” disse il ragazzo. Luka e Camilla si guardarono, ed annuirono,
avvicinandosi a lui.
“M'YITEN SHAMA'I KERI'OH. HAMAH GURAH V'HAMAYM
KA LI RETOH. HA SAMOVIM RACHU'AH. HAMAH HAREH 'AL KAH TERU'AH. Why
do I cry at night?Why do I feel so bad?Something holds me tight. It's something in the air.”
“Grazie,
grazie davvero. –mormorò- Ora vi prego, chiamate i miei genitori e dite loro
che vorrei tornare a casa”.