Avevo
freddo ed avevo paura, però non volevo darlo a
vedere. Soprattutto davanti al mio amico tecnico che, come me, aveva
rinnegato
la razza degli Uomini e aveva scelto di schierarsi dalla parte dei
Na’Vi.
Camminavamo lenti verso le porte d’imbarco, dove tutti
gli umani presenti alla Base sarebbero saliti sulle navicelle spaziali
e
sarebbero tornati a casa. Noi però non ci dirigevamo nella
piazza per partire.
-Sei
sicura di quello che fai? Potrebbero ucciderti anche
solo per averlo chiesto- mormorò al mio orecchio Sullivan
Risi
beffarda, dando sfoggio di una sicurezza che non
avevo -Non intendo
ritornare a casa con
la coda fra le gambe per una cosa che non ho commesso. E poi ne abbiamo
già
parlato, no? Voglio restare-
-Vogliamo
restare- mi corresse lui con un sorriso
Annuii
e superai le porte in ferro che dividevano
l’Ufficio Tecnico dalla piazza principale. E le vidi.
Centinaia di persone
accalcate in file da due, tallonate dalle armi acuminate dei
Na’Vi che li
osservavano attentamente. Più li guardavo più
sentivo nel mio corpo il bisogno
impellente di trasformarmi, di saltare per metri, di muovere la coda,
di
mimetizzarmi con la foresta fino ad essere parte di essa. Presi un bel
respiro,
con il cuore che batteva a mille e il sudore freddo.
-Eccolo-
Sullivan al mio fianco indicò un Na’Vi piuttosto
alto, con una lancia in mano e il portamento fiero.
-Quello
è Jake Sully, ex marine e attualmente capo della
tribù degli Omaticaya- riprese lui –E’ a
lui che devi chiedere, credo-
Lo
guardai ancora per qualche secondo, assaporando l’aria
di tensione dei nostri cuori e attendendo il momento giusto. Tutto
sarebbe
dipeso da questi attimi, la mia vita, e la vita delle persone a cui
volevo
bene. Il mio cuore tremava come un uccellino spaventato, desideroso di
lanciarsi in aria ma timoroso di cadere. Le mie ali erano nuove, le
avevo usate
poco e male, ma questo non toglieva che la voglia di sentire il vento
fra le
piume era forte. La stessa cosa stava capitando adesso, senza ali
naturalmente,
ma con lo stesso timore. Quando sentii la mia mente pronta alla
conversazione
mi diressi dritta verso di lui.
-Gesù,
Kate! Ma sei proprio sicura?-
Il
mio fido tecnico doveva correre per tenere il mio
passo, e mentre lo faceva tentava un’ultima volta di farmi
ragionare. Quando
gli avevo accennato la prima volta di voler rimanere su Pandora, lui
aveva
strabuzzato gli occhi ed era scoppiato a ridere, prendendomi per pazza.
C’erano
voluti giorni e giorni per convincerlo della fermezza della mia
decisione e
alla fine, anche se non d’accordo, si era rassegnato dicendo
che –naturalmente- sarebbe
rimasto con me.
-Si,
lo sono- ribattei sicura continuando a camminare
A
pochi passi da Jake Sully, la Na’Vi al suo fianco
voltò
di scatto la testa con fare quasi serpentino, e mi guardò
come si fa con gli
scarafaggi: una cosa che non ti aspetteresti mai di trovare. Era
Neytiri, la
figlia del Capo ormai morto, e la compagna di Jake. Ogni volta che mi
fermavo a
guardare un Na’Vi rimanevo affascinata, incantata a seguire
le striature
azzurrine della loro pelle e ipnotizzata dal movimento lento (quasi
calcolato)
della loro coda. Erano creature magnifiche, aggraziate e perfette sotto
ogni
punto di vista. Ora, Neytiri mi guardava con un misto di sorpresa,
curiosità e
disgusto, certo memore del terrore che la mia gente aveva seminato fra
loro. Del
resto, quanti giorni erano passati dalla fine della Guerra? otto? Forse
meno.
Si girò verso di me come a voler difendere il compagno, e
solo allora Jake Sully si accorse di noi. Voltò il viso con
fare quasi
distratto, ma ridiventando subito attento non appena si accorse che
volevamo
chiaramente parlare con loro. Pur sembrando un Na’Vi quasi
completamente, aveva
un certo aspetto terrestre che non sfuggiva ad occhi umani, come la
posizione leggermente
ricurva della schiena (i Na’Vi sono estremamente eretti), le
dita (cinque e non
quattro) e il viso. Infatti la mandibola di Jake, e di tutti gli
Avatar, era
più quadrata rispetto a quella dei Na’Vi, che
invece prendono una forma a
cuore. Jake inclinò leggermente la testa a sinistra, come a
prendere in
considerazione l’idea di non rivolgerci la parola e di
mandarci direttamente
alle navi. Infine, convinto, fece qualche passo verso di noi per
abbreviare le
distanze e si piegò quel tanto per poterci guardare negli
occhi. Non c’era
giudizio nel suo sguardo, né rabbia.
-Si?-
ci chiese scrutandoci a fondo
Sullivan
non riusciva a guardarli, e mi strinse il
braccio tanto forte che dovetti trattenere un singulto. Non avrebbe
parlato, il
fifone, e mi avrebbe lasciata sola davanti agli sguardi penetranti di
Jake e
Neytiri, per non parlare di tutti i Na’Vi che passavano e ci
fissavano curiosi.
Mi schiarii la voce e cominciai a parlare.
-Il
mio nome è Katherine Fox- dissi porgendogli la mano
destra
Lui
la guardò per un attimo sbattendo le palpebre, poi
accennò ad un sorriso, forse perso in alcuni ricordi, e la
strinse.
-Jake
Sully, piacere di conoscerti-
Bene,
e adesso?
-Il
piacere è mio. Saltando altre formalità, arrivo
al
punto- tagliai corto –Non ci siamo mai incrociati nella Base,
vero? No,
sicuramente no. Come avremmo potuto? Io ero solo una ragazzina capitata
lì per
una serie di circostanze e costretta ad impiantare la propria mente in
un
essere zebrato-
Alle
mie parole Jake si mise nuovamente eretto e ci
guardò con nuova curiosità, mentre Neytiri ci
lanciava uno sguardo assassino,
probabilmente ferita dalle parole derisorie che avevo usato.
-Continua-
mi ingiunse
Abbassai
lo sguardo –Mi hanno impiantato per la prima
volta nel mio Avatar due settimane dopo il tuo arrivo, ovvero il 984
giorno di
permanenza su Pandora. Ho svolto il mio compito alla perfezione e con
dedizione
fino a poco prima dell’abbattimento dell’Albero
della Vita, o Albero Casa.
Subito dopo mi sono.. pentita. Ho aspettato, aspettato, alla ricerca di
una
motivazione per quello scempio, una motivazione che mi avrebbe spinta a
non
dubitare più degli umani. D’altronde, quando sono
arrivata qui, su Pandora,
pensavo che le ragioni degli umani fossero sacrosante.. Bè,
mi sbagliavo-
Sospirai,
ripercorrendo i ricordi di solo una settimana
fa e sentendo la gola seccarsi improvvisamente. Da dove fuoriusciva
tutto quel
discorso ispirato? Avevo provato per ore un discorso diretto e conciso,
che li
avrebbe motivati a scegliermi. Ed ora tutto a puttane
–Ho
partecipato alla battaglia con nient’altro che un
bastone raccattato in uno stanzino, nella sala più buia
della Base. Con il mio
corpo Avatar ho distrutto alcuni computer dei tipi occhialuti come il
qui
presente-
ìSullivan
si fece rossissimo e abbassò lo sguardo
-Ho
compromesso un terzo degli elicotteri prefissati per
la battaglia finale, così da farli arrivare un po’
più sguarniti al fronte. Ho
rinchiuso parecchi scienziati nei loro laboratori, e messo fuori uso
molti
Avatar. Quelli che una volta erano miei compagni!-
Lo
guardai nuovamente negli occhi, prendendo coraggio
–Quel che voglio, signore (come titolo onorifico optai per
quello militare), è
entrare a far parte della tribù degli Omaticaya. O anche
solo il permesso di
rimanere su Pandora. Non riuscirei a sopportare un attimo di lontananza
da
questo pianeta, e per questo chiedo il tuo aiuto. So che una richiesta
come la
mia dev’essere quasi..-
-Va
bene- mi fermò lui
Bloccai
la frase a metà. Il mio udito funzionava correttamente?
Aveva detto: “Va bene”?
Confusa,
iniziai a balbettare –Ah.. cioè.. tu.. ehm..-
Jake
scoppiò a ridere di fronte alla mia patetica
scenetta, e persino Neytiri si concesse un sorriso.
-Ho
detto che va bene, Katherine Fox. Non dimenticare che
io stesso sono un Avatar che ha rinnegato il suo vecchio popolo-
Era
davvero tutto così semplice? Non poteva essere.
Nessuno, neanche in un istante della mia breve vita, mi aveva mai dato
qualcosa
senza niente in cambio.
-Quindi..
è fatta?- intervenne Sullivan a sorpresa
Jake
spostò per la prima volta lo sguardo su di lui
-E
tu saresti?-
Sullivan
si erse in tutta la sua statura –non molto alta
a dire la verità- per rispondere
-Sullivan
McKenzie, signore. Sono il tecnico di
laboratorio assegnato a Katherine per le sue interfacce mentali,
signore-
Il
suo tono sembrava quello di un adepto al suo
comandante preferito, ed io sorrisi sotto i baffi ricordando quanto lui
odiasse
questi toni referenziali.
Jake
annuì e tornò a fissarmi.
-Apprezzo
il coraggio e stimo chi ne ha. Benvenuta fra
noi, Katherine. E Sullivan, ovviamente-
Neytiri
fece qualche passo in avanti, affiancando il
compagno –Ovviamente passerà del tempo prima che
possiate diventare membri
effettivo del clan. Vi aspettano giorni duri. Cosa vi fa credere di
potercela
fare?-
La
guardai negli occhi, determinata, e sorrisi.
Spazio
Autrice ~
Salve bella gente, come
va?
A me tutto bene, fortunatamente
u-u ma passiamo alla storia. Sinceramente trovo che questo mio primo
capitolo (molto corto) sia semplicemente orribile. Badate, non lo dico
per falsa modestia, davvero, è che mi sono accorta di non
aver dato il massimo proprio dove si deve fare buona impressione.
Vabbè.. pace u-u
Un paio di note, come prima:
Primo, le descrizione fisiche di Kate e Sullivan arriveranno nei
prossimi capitoli (Quella di Kate parecchio dopo, temo) e forse potrei
postare anche qualche foto rappresentativa *w*
Bene, chiarito questo.. un
bacio a tutte quelle persone (che non conosco e mi prenderanno per
pazza) che hanno già postato storie di Avatar. E anche a
tutti quelli che recensiscono e leggono, ovviamente. Kisses
Nina95:
Tesoro,
temo ti sia sbagliata. Apprezzo tantissimo i complimenti ma, proprio
secondo le tue speranze, questa è una Long :D Comunque ti
ringrazio di cuore di aver letto e recensito. Baci
_zafry_: Quanta fiducia :O Spero
proprio di meritarmela, e che questo capitolo ti sia piaciuto. Te ne
prometto uno più bello, il secondo =D
Kiss
Lion of
darkness: Ma grazie *-* Eccoti qui il
primo capitolo, come volevi. Spero ti sia piaciuto, thanks for all.
Kisses