Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Lothiriel    08/07/2005    2 recensioni
Questa dovrebbe essere una raccolta di one-shot, legate da un unico filo conduttore, quello del protagonista. Ogni one-shot è ambientata in tempi diversi, che spaziano anche molto ampiamente per gran parte della Terza Era.
[Due note: Mithlond è il nome elfico dei Porti Grigi; la frase finale pronunciata dall’Elfo non è mia, ma si trova nell’Appendice B de “Il Signore degli Anelli”]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gandalf
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gli ultimi raggi del tramonto scendevano rossi dietro alla scura mole del monte Mindolluin

Gli ultimi raggi del tramonto scendevano rossi dietro alla scura mole del monte Mindolluin. Il vento si era fatto più tagliente, e la notte si preannunciava gelida e tersa. Un grigio cavaliere percorreva le vaste pianure che si stendevano ai piedi della città di Minas Tirith, ancora umide di pioggia dopo i temporali che ad intervalli si erano susseguiti per tutta la giornata.

Scorgendo una figura coricata fra l’erba alta, non molto distante dal punto in cui la strada proveniente da Osgiliath incontrava la via del Sud, fece fermare il cavallo. Scese di sella e si avvicinò senza far rumore; d’improvviso la figura si alzò di scatto, portando la mano all’elsa della spada.

“Non vorrai infilzarmi, spero!”, rise il vecchio stregone, calando il cappuccio del suo mantello. L’altro sorrise, sollevato. “Gandalf! Sei riuscito a cogliermi di sorpresa, come tua abitudine. Stavo dormendo, lo ammetto: speravo di giungere a Minas Tirith prima del buio, ma la stanchezza delle lunghe miglia percorse me lo ha impedito”.

Si sedettero insieme sull’erba umida. Gandalf scrutò l’amico; gli abiti erano fradici, e i lunghi capelli neri gli ricadevano umidi sulla fronte e sulle spalle. Nella debole luce del crepuscolo poteva vedere la stanchezza in quegli occhi grigi e severi.

“La tua missione dev’essere davvero urgente, se un Ramingo come te si lascia sorprendere dalla stanchezza a pochi passi dalla strada”. Forse vi era appena una punta di benevola ironia nella voce di Gandalf, nel pronunciare queste parole.

L’altro rispose: “I Corsari di Umbar si stanno organizzando, e rappresentano una minaccia sempre più grave per Gondor. Devo avvertire Ecthelion, e persuaderlo ad inviare una flotta a sud; occorre colpire al più presto, prima che sia troppo tardi per farlo”.

Gandalf annuì. “Penso che tu abbia ragione, Aragorn”. Guardò le prime stelle che si accendevano ad oriente. “Ormai i Cancelli della città saranno chiusi. Conviene rimanere qui per la notte; domattina all’alba cavalcherai con me, e ti accompagnerò personalmente dal Sovrintendente”.

“Ti ringrazio, mio buon amico”, replicò il Ramingo, distendendosi nuovamente a terra.

 

 

Il sole del mattino giocava con gli spruzzi della fontana, ornando di effimeri arcobaleni i rami avvizziti dell’Albero Bianco. Gandalf sedeva in attesa, appoggiandosi al suo bastone, e fissava il lontano orizzonte, ad est. La sua fronte pareva rannuvolata da molti pensieri e preoccupazioni.

Un uomo uscì dalla Bianca Torre e gli passò rapidamente a fianco. Poi, come rendendosi conto della sua presenza, ritornò sui suoi passi.

“Mithrandir! Dunque il tuo amico Thorongil non era solo. Sei venuto anche tu a dare consigli a mio padre?”. La sua voce era sprezzante, e negli occhi scuri covava un malcelato rancore, pericoloso in un uomo del suo carattere.

Gandalf scosse la testa, stancamente. “Denethor, io non sono tuo nemico, e nemmeno Thorongil lo è; come posso fartelo capire?” Comprendeva bene l’orgoglio ferito di un uomo che aveva visto uno straniero prendere il proprio posto nel cuore del padre; ma sapeva anche che Aragorn non desiderava questo, né l’aveva mai cercato.

In quel momento Aragorn, abbigliato ora in una maniera più confacente al suo ruolo di Capitano, uscì dal palazzo e si diresse verso la fontana. Salutò rispettosamente il figlio del Sovrintendente, il quale rispose con un rigido inchino e si volse per andarsene. Gandalf notò lo sguardo che Denethor aveva rivolto al suo rivale: uno sguardo in cui si mescolavano rabbia, invidia, ma anche un’involontaria ammirazione. Sospirò.

Aragorn rimase in silenzio per qualche istante. “Ecthelion mi ha dato il comando della sua flotta. Partiamo oggi stesso”.

“Buona fortuna”, disse Gandalf, stringendogli il braccio.

Quando Aragorn si fu allontanato, Gandalf sedette nuovamente sul bordo della fontana, immergendosi ancora una volta nei suoi pensieri.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Lothiriel