Ecco il nuovo capitolo, che mi ha svenata a scriverlo, perché l'ho cambiato duemila volte...
Si chiariscono alcune cosette su Felix, sui Romeni, su Jasper. Spero che vi piaccia!
PS: In questo capitolo ho fatto dare ad Emmett il meglio di sé: che ne dite??? E fantasticoo!!! XD
Vi ricordo come sempre l'indirizzo del mio BLOG: prossimamente arriverà una Rosalie versione Charlize Theron e... bohh!!!
Urge trovare facciuzze per Felix e Carlisle!!! E poi per tutti coloro che vorrete! Accetto consigli!!!!
Intanto sul blog ci sono i nuovi Edward, Heidi e un Jasper che ve lo mangerete con gli occhi! :-P
Vi invito a rispondere alle mie domande in recensione:
Chi proponete per le seguenti persone?
Carlisle, Felix, Chelsea, Afton, Renata, Stefan, Vlad, la misteriosa sorella, Oksana, Leah, ecc ecc!!!
PROIBITO
112 - Fratelli - The Cullens
***
***
-Basta!
Fermati Felix! Ho detto che ci vedo!-, scartai
con una mossa del braccio l’ennesimo tentativo del vampiro di scuotermi
per le
spalle, fissandomi come se fossi stato l’obiettivo di una telecamera a
pochi
centimetri dal mio naso.
-Certo
che quei due... più lei lo frigge, più lui si
rafforza!-, constatò Felix, parlando di Jane e Alec.
-Non
pensavamo che fosse già in grado di tornare a
nuocere-, ammise Demetri, stringendo di più a sé la sua ragazza, che mi
guardava stralunata. Un bacio sulla fronte e Heidi riacquistò quel
minimo di
forza per parlare.
-Mi
hai fatto paura-, confessò, guardandomi sconsolata,
-Cioè... Incontro Marcus per strada e lui che fa? Prende e mi lascia te
mezzo morto! Dice: ‘Occupati di lui!’, come se fosse la cosa più
semplice e di
nessuna responsabilità!-, scuote la testa e gesticola, cercando di
creare
davanti a sé la scena. –Che dovevo fare? Sembravi un umano ubriaco!-,
Dem le si
avvicinò e la strinse ancora a sé.
-Sei
stata brava, amore mio. Hai fatto la cosa migliore a
portarlo qua e a chiamarci subito-, sussurrò al suo orecchio,
baciandolo.
Felix,
seduto vicino a me, non riuscì a trattenere un
lievissimo ringhio, ma quel che più fece rumore, fu l’esplosione dentro
la sua
testa di pensieri senza né capo né coda. C’era solo corpo,
nei suoi
pensieri, o, meglio, il corpo di Heidi, che lui
desiderava e non poteva
avere.
‘Non
è così, e tu lo sai bene. Io le voglio bene fin
dall’inizio, da quando arrivò dalla germania... Credo che il suo potere
non
abbia effetto solo sugli umani che attira al castello, ma anche su di
me...’
Era
la prima volta che Felix usava il mio potere per
parlare in modo silenzioso con me e mi lasciò interdetto. Che voleva
che
facessi? Che lo aiutassi a rubare la donna al suo amico?
Alzai
le sopracciglia e lo guardai con fare
interrogativo, mentre aspettavamo che Jane, Renata e gli altri ci
raggiungessero.
‘Tu
credi che sia solo perché non posso averla, eh? Ma
io... provo qualcosa di molto profondo per Heidi, e so che non ne posso
fare a
meno, anche se non mi potrerà a niente, se non a soffrire e restare
l’eterno
secondo...’
Pensai
al musetto triste di Jane, alla mia condizione, a
quello che sarebbe accaduto ad Esme quando avesse scoperto di Carlisle
e Bella.
-Non
sei il solo. In tanti soffriamo da eterni secondi-,
gli dissi piano, certo che Demetri non mi sentisse.
-Ma
cos’ha lui che io non ho?-, domandò sbattendo un
piede per terra. Era strano quell’atteggiamento, perché solo allora
Felix
sembrava non accettare una situazione immutata da decenni e destinata a
continuare?
‘Il
fatto, Edward, è che io... ho paura di morire nella
battaglia. C’è qualcosa che... boh, non so, sarà solo una sensazione...
eppure
so che rischio di non rivederla più. E vorrei non dover morire con il
rimpianto
di non averle fatto capire che io la amo’,
confessò, lasciandomi sconvolto.
Era
difficile rispondere in maniera sensata a quelle sue
parole... chi ero io per dirgli che non aveva ragione?
-Hai
mai provato a... pensare di essere felice... in...
in altri modi?-, azzardai, sperando che cogliesse il riferimento che
gli stavo
offrendo, temendo la sua risposta, che avrebbe ferito Jane.
-Se
parli della tua nuova amichetta bionda... Sì, ci ho
pensato-, ammise e abbassò gli occhi a terra.
-Ci
ho pensato e mi sono anche detto: ‘e dai, Fel,
provaci! In fondo anche lei è carina, no? Totalmente diversa da Heidi,
ok, ma
comunque è una tipa tosta, abbastanza affidabile’... ma poi, ogni volta
che la
vedo, che sono con lei...-, scosse la testa, troncando la frase a metà.
-Poi...?-
-Poi
ho paura. Ecco. Paura di lei, del suo potere,
del dolore. Paura di vederla all’azione e di immaginare l’odio che gli
altri
provano nei confronti di chi li sta torturando. Mi domando: perché lo
fa?
Disubbedisca ad Aro, inventi una scusa! Ma lei lo fa di nuovo... Ho
paura del
suo potere, ho paura di affezionarmi ad una come lei-
Un
rumore secco nella cantina richiamò la nostra
attenzione: in silenzio sfilarono davanti a noi Erica, Silvia, Renata,
Afton,
Chelsea e Jane, che guardava in basso, in silenzio e visibilmente
mortificata.
Probabilmente aveva sentito tutto... ed era solo colpa mia.
-Jane,
cos’hai?-, le domandai dopo un po’, avvicinandomi
a lei. Sentivo gli occhi di Felix addosso e sicuramente li sentiva
anche lei...
Scosse la testa in un sorriso tirato, come ad indicare che non c’era
nulla che
non andasse e si voltò, ma quando le parole di Heidi, che stava
raccontando di
nuovo ai presenti che mi aveva trovato mezzo morto, che Marcus le aveva
affidato il compito di aiutarmi, che ero rimasto come in catalessi per
alcune
ore, che solo grazie al suo amato Demetri erano riusciti a riportarmi
‘a
galla’, allora, di nuovo, vidi Jane chiudersi in se stessa, come se
fosse stata
la causa di tutto ciò.
-Jane...-,
la chiamai e, quando si decise a voltarsi
verso di me, sul suo volto c’era dipinta un’espressione così
addolorata, che la
mancanza di lacrime vere, non era quasi percepibile.
-E’
colpa mia... non ho fatto bene il mio dovere-, si
sforzò di tenere bassa la voce, ma tutti la udirono e, dopo aver fatto
silenzio, si voltarono ad ascoltarla; -Io credevo che lui... Alec
doveva essere
ancora tramortito! Non so come sia stato possibile... Io.. gli ho fatto
male,
tanto tanto male. Doveva rimanere inconsciente a lungo, e invece...-
I
pensieri di Felix mi colpirono come una mazza da
baseball: era sconvolto dalle affermazioni di Jane, ne aveva realmente
paura...
-Edward-,
Jane attirò la mia attenzione, tirandomi per
una manica verso di sé e piantando gli occhi arancioni su di me.
‘Edward...
Gli ho fatto un male che tu non puoi neanche
immaginare. Ho sfogato in quel momento tutta la rabbia accumulata in
una vita
condivisa con lui. Gliel’ho fatta pagare per quello che ha fatto ad
Alice, per
come mi ha trattata, perché ha scelto di stare con i cattivi. Devono
avergli
dato qualcosa per farlo riprendere così in fretta, perché con quella
scarica
che io gli ho dato, realmente avrebbe dovuto rimanere in stato
vegetativo per
giorni...’
-Evidentemente
ci stai raccontando bugie! Cos’è... hai
finto di fargli *così* male, perché in fondo non sei convinta di voler
rinnegare tuo fratello, eh?-, cosa stava insinuando quella testa calda
di
Felix? Che cosa aveva che non andava con Jane? Cosa mi stava
nascondendo
quell’idiota?
-No...
che dici? Io...-, vidi Jane in difficoltà,
annaspare per non sprofondare nella delusione e non cedere alla rabbia.
-Ammettilo che in
fondo vuoi che le cose rimangano come stanno, con il tuo posto dorato
accanto
ad Aro e nessun ostacolo al tuo piccolo pezzo di potere!-
-Felix!
Smettila! Che dici?-, Jane prese aria, come se
stesse per piangere, di nuovo, mentre la sua mente rimaneva serrata al
mio
potere. Mi stava escludendo, tenendo per sé il dolore del momento.
-Dico
che ci vuoi fregare, non è così? Guarda che ha
fatto quel deficiente ad Edward... e quello che gli hai fatto tu! Credi
che non
lo avremmo saputo?-, si avvicinò a lei e, per un attimo, un pensiero
fugace
attraversò la sua mente: ‘Sono un perfetto idiota...’
Non
potevo che concordare...
-Felix!-,
urlò Demetri e si mise in mezzo tra lui e Jane:
-Smettila! Jane sta con noi, capito? Lasciala stare-, ordinò.
Felix
lo guardò e, pur non avendo il potere di mio
fratello Jasper, mi fu chiaro cosa si agitasse nella sua anima:
rancore,
amicizia, menzogna, sacrificio, sentimenti sopiti.
‘Tanto
io non sopravviverò...’
-Bene,
mettiti dalla sua parte, fatti ingannare.
Crogiolati con la tua donna e tutti insieme
illudetevi di sconfiggere
Aro! Non sarà così facile e lo sapete tutti... fate affidamento sul
potere di
questa ragazzina... ma che puà fare lei contro Aro? Nessuno può fare
niente
contro di lui. Rassegnamoci!-, prese la giacca che aveva appoggiata su
un
tavolo e se ne andò, lasciando i presenti a bocca aperta.
Avevo
capito che stava facendo quell’enorme orso... si
comportava come quella volta che Emmett aveva pensato che Rose si fosse
stancata di lui: stava mascherando la paura cercando di farsi odiare da
tutti.
Emm aveva spaccato il salotto di Esme e incasinato i fogli di Carlisle.
Strappato i vestiti di Alice e detto a Rosalie: ‘Io posso trovare di
meglio. Tu
mi hai solo salvato la vita, ora sta a me viverla come meglio credo’.
Era stato
solo grazie a me, che avevo letto nella sua mente e Jasper, che aveva
provato
ogni suo singolo, piccolo ,insignificante dolore, che eravamo riusciti
a far
rinsavire nostro fratello e a fargli ammettere le sue debolezze.
Con
Felix non sarebeb stato altrettanto semplice.
-Chi
ti dice che non sopravviverai?-, gli domandai
uscendo nella mattina fredda e grigia, seguendolo.
-Il
mio sesto senso-, rispose, sbruffoneggiando
ancora, -Tua sorellanon è l’unica veggente qua dentro, sai?-, ghignò.
-Ritenta,
sarai più fortunato...-, risposi preoccupato e
lugubre.
-Che
vuoi, Cullen. Sei arrabbiato per quello che ho
detto? Io credo sia vero. Non ti sta bene? Allora vai a consolare tu la
biondina, che ti riesce così facile!-, rispose quasi
risentito, e
allora, forse capii qualcosa in più.
-La
paura è una scusa, vero?-, feci un passo verso di
lui, che indietreggiò, senza parole.
-Ti
trinceri dietro la scusa della paura, tu, grande e
grosso bestione che non sei altro, perché è più facile che ammettere la
verità,
non è così? E’ come quando vai a scuola... e io ho fatto così tante
volte le
scuole che posso essere certo di quello che dico. Se provi qualcosa per
la
secchiona della classe, oppure per quella brutta, fai di tutto per
nasconderlo,
perché gli amici non capirebbero, giusto? Meglio mostrarsi interessati
alla più
carina, così sei uguale agli altri. Meglio interessarsi ad
Heidi che non a
chi ti interessa davvero, o sbaglio?-, stavo perdendo tempo
prezioso, lo
sapevo... ma la causa di quei due mi premeva. Tutto andava a
scatafascio, ogni
coppia si stava disgregando... Fare Cupido non rientrava nella mia
agenda per
quei giorni incasinati, ma... tanto valeva provarci, no?
Felix
mi trafisse con i suoi occhi rossi striati di nero
ed inspirò.
-Tanto
non sopravviverò-, disse e se andò, rientrando
nella cantina a coda bassa, senza permettermi di leggere la vera realtà
del suo
cuore.
-Bentornati
tra noi...-, ci accolse sarcastico Demetri,
che scivolò giù dal tavolo dove si era seduto, parlando con Afton,
circondati
da tutte quelle vampire. Volendo scherzarci su, potevamo dire che ‘Il
Club San
Marco’ piteva dare grandi soddisfazioni ad un uomo...
-Se
siete disponibili a degnarci della vostra attenzione,
senza sparare ulteriori cazzate, -e guardò torvo Felix, -Afton ed io
avremmo un
piano da proporvi-
Felix
annuì e chiese scusa per essersene andato. In un
angolo, Jane ascoltava le parole di Demetri e, ogni tanto, lanciava
sguardi
eloquenti a Felix e a me. Mi avvicinai a lei e la presi per mano,
conducendola
in mezzo a tutti.
‘Vai
a consolare tu la biondina, che ti riesce così facile’
Le
parole di Felix, per un attimo, tornarono alla mia
memoria e capii il loro significato... forse era geloso di Jane e...
me!?
Assurdo...
-...
e poi ho sentito Il Nero che diceva che Sulpicia ha
ordinato di imprigionare una donna, un’umana...-, le
parole di Erica
catturarono la mia attenzione, sviandomi dai pensieri che frullavano
nella mia
testa. Provai una fitta all’altezza dello stomaco, come se quello che
aveva
detto non andasse bene, come se fosse una nota stonata. Intanto, tutti,
continuavano a parlare.
-Marcus
arriverà tra poco, ho sentito che era con Alice.
Verrà anche lei: pare abbia nuove informazioni sui Romeni-
-Perché
Sulpicia ha fatto imprigionare un’umana? Dove?
Chi è?-, domandai alla ragazza. Mi resi conto solo allora che non avevo
mai
scambiato direttamente la parola con lei, o l’amica o altri dei Rossi.
Erica
indugiò un attimo.
-Non
lo so-, rispose pigolando, -Ma non leggere nella mia
testa, ti prego!-, sgranò gli occhi e allungò le mani davanti a sé,
spaventata.
Alzai le sopracciglia e la guardai perplesso.
-Lasciala
perdere, fa sempre così: ha il terrore che
qualcuno possa invadere la sua privacy... Ero presente anche io e ti
garantisco
che non abbiamo altre informazioni oltre quelle che Erica ha già
detto-,
ringraziai Silvia e mi domandai cosa avesse di così personale da
nascondere la
piccola amica.
-Arriveranno
da Nord, sono stati avvistati dalle parti di
San Cipriano. Due dei nostri sono caduti, abbiamo trovato solo le loro
ceneri-,
disse Demetri.
-Due
dei... nostri?-, domandò Ranata.
-Due
soldati di Aro-, si corresse il vampiro e riprese a
parlare: -Procedono in carovana: prima i capi a cavallo, dopo la
fanteria
composta da soldati e da un gruppo di vampiri con poteri extra, dopo i
carri
con le armi e l’occorrente per gli accampamenti. Sono tutti vestiti
stile
‘Spada nella roccia’...-
-Dove
credono di andare?-
-Beh,
è Carnevale...-
-In
effetti...-
-Che
se ne fanno delle armi? Sono vampiri-, la voce cristallina
di Jane ruppe il silenzio: ottima osservazione, la sua. Vidi Demetri
aggrottare
le sopracciglia e Felix aprire un po’ troppo gli occhi, stupito, per
poi
riprendere l’espressione scocciata che aveva sempre quando lei parlava.
-Voglio
dire... abbiamo unghie, denti... Giusto qualche
fiammifero e l’arsenale è pronto, no?-, la sua innocenza fece luce su
quanto
noi, i Rossi, i Volturi, fossimo sprovveduti.
In
quel momento giunse Alice, agitata, battendo i colpi
d’ordinanza alla porta. Si gettò tra le mie braccia e, prima che
potessi
leggere la sua mente, mi anticipò, descrivendo quello che aveva visto.
-I
Romeni ci combatteranno come nei film-, esordì e tutti
la guardammo interdetti. Alice scrollò le spalle e riprese: -Non avete
mai
visto ‘Braveheart’?-, domandò acida.
Qualcuno
sorrise, qualcun’altro scosse la testa.
-Beh,
avranno lunghe spade, lance, frecce e così via. Ah,
dimenticavo i lanciafiamme...-, si mise seduta con le braccia
incorciate e il
broncio. Mi sedetti vicino a lei.
-...
e?-, la spronai, non capendo quale fosse il
problema, lanciafiamme a parte...
-E
non sono armi normali! Non sono fatte di metallo, ci
possono ferire!-, urlò.
-Non
c’è niente che ci possa ferire!-, la schernì Felix,
avanzando verso di lei.
-Eppure
io vi dico che sarannò in grado di farlo. Non so come, ma... l’ho
visto...-,
abbassò lo sguardo e cercò la mia mano.
-Lei
dice che ‘l’ha visto’, continuò Felix,
baldanzoso e dovetti trattenermi dall’assalirlo al collo. Quel coglione!
-E
se ‘l’ha visto’ lei, allora noi le crediamo in
un batter d’occhio, vero? Ma io ti domando, Alice Cullen: quale delle
tue
visioni si è dimostrata veritiera finora?-
Alice
tacque e strinse la mia mano. Lessi rapidamente i
pensieri che voleva condividere con me e quel che vidi mi lasciò
sconvolto.
Una
lunga spada bianca e lucente, scintillante alla luce della luna stava
confitta
nel petto di un vampiro. In lacrime su di lui c’era Jane.
Un
brivido mi percorse la schiena; -Diamole retta, Felix,
è meglio-, dissi serio e il vampiro si azzittì.
-Cos’altro
hai visto, Ali?-, domandai, sentendo il
disagio crescere nella stanza. Tutti avevano capito che quelle armi
avrebbero
causato gravi danni e ognuno iniziava a temere per la imminente
battaglia.
-Verranno
domani, si nasconderanno tra gli umani vestiti
in maschera. Attaccheranno quando la festa avrà inizio, ma Aro li
fermerà e
sposterà la battaglia più a Ovest, nei boschi. Saranno inferiori in
numero
rispetto alle truppe dei Volturi, si scaglieranno contro alcuni di
quelli che
sono stati identificati come ‘gli obiettivi chiave’.
Hanno delle spie e qualcuno di loro ha avuto
modo di conoscerci uno ad uno. Sanno chi siamo, sanno cosa facciamo,
sanno che
sconfiggendo noi, che abbiamo poteri extra, sconfiggeranno Aro-
-I
nostri fratelli saranno tra loro, ma nelle retrovie:
li riconosceremo perché non saranno vestiti di nero o marrone come gli
altri
Romeni, ma saranno verdi. Dobbiamo riportarli subito tra noi,
proteggerli e...
poi attaccare indistintamente i Romeni e coloro che erano i nostri
amici-, fece
una pausa e ci guardò negli occhi, uno ad uno.
-Loro
non avranno pietà-, concluse in un sussurro e si
strinse al mio petto.
Assieme
a Demetri decidemmo di aspettare Marcus e definire una strategia per
fronteggiare questa nuova minaccia. Come priorità ci imponemmo quella
di
difendere i più deboli del nostro gruppo e, con nostro rammarico e loro
vergogna, apprendemmo che troppi tra noi non erano in grado di
difendersi da
soli. Passammo la mattinata a cercare di insegnare alle vampire alcune
mosse di
difesa, ma erano tutte spaventate da quello che noi uomini riuscivamo a
fare e
loro, purtroppo, non erano in grado di apprendere. Ordinai a Heidi,
Silvia ed
Erica che mi attaccassero in contemporanea, per capire il loro
poteziale e fui
morso da una di loro, ma solo in maniera superficiale.
-Scusa
scusa scusa!-, si affrettò a dire colei che mi
aveva ferito, ma un attimo dopo fui su di lei, tenendola intrappolata a
terra,
mentre Felix e Demetri cercavano di incitarle e suggerirle modi per
approfittare della mia diminuita attenzione. Renata provò a difendere
la
vampira a terra, ma il suo potere non copriva gli attacchi fisici e in
pochi
attimi agguantai pure lei. D’un tratto un forte dolore mi colpì alla
testa, per
un istante solo, ma fu sufficiente alle due per scappare dalla mia
presa e
schierarsi in attacco.
-Jane,
non vale...-, ammonii la bionda, che mi rispose
con una linguaccia, tendendomi la mano per rialzarmi. Ne approfittai
per
buttarla a terra e invertire le posizioni.
-Mai
distrarsi! Avete capito, ragazze?-, domandai alle
altre quattro, come se fossi un professore.
-Mai
distrarsi... giusto, Eddie!-, il
sorrisetto malefico di Jane mi preannunciò che mi avrebbe attaccata di
nuovo.
Eddie...
La
bloccai più saldamente,
stringendo i polsi, tenendola ferma, sfiorando involontariamente le sue
gambe
con le mie.
Un
brivido ignoto mi percorse tutto, convogliandosi allo
stomaco e rotolò fino alla mia pancia.
Eddie…
Per
un istante il tempo si fermò ed io volai con la mente
a secoli prima, quando nella stessa posizione c’era una fragile umana,
che mi
avrebbe spezzato il cuore.
Non
mi resi neanche conto che Jane mi colpì con un’altra
debolissima scarica chiusi solo gli occhi, assente e mi accasciai. Su
di lei.
-Basta,
Jane!-, le urlò contro Felix e la fermò, prendendola per le spalle,
fissandomi
furente, mentre mi riprendevo del tutto. Mi alzai e, facendo finta di
nulla,
andai avanti con le dimostrazioni, usando proprio lui come avversario.
L’ingranaggio delle esercitazioni riprese come se nulla fosse successo.
Non è successo nulla, infatti,
cretino!
-Vediamo
se hai capito chi è il più forte, qui!-, esclamò Felix, sfidandomi.
-E
tu l’hai capito, grande Felix?-, lo schernii,
studiando le mosse come un animale feroce pronto all’attacco, -Non
distrarti mai
quando combatti-, gli dissi in un orecchio mentre mi stava tenendo
fermo,
torcendomi un braccio dietro la schiena, ma parve non sentirmi. Mi
liberai
dalla sua presa e lo misi a terra, tenedogli un ginocchio sulla schiena.
-Hai
capito? Non distrarti mai quando combatti. Loro non sono noi.
Potrebbero
attaccarti mentre tu li sottovaluti-, ripetei e proprio in quell’attimo
percepii il pensiero di Demetri, che, con un’asse di legno stradicata
da uno
dei tavoli, tentò di colpirmi. Mi scansai mentre Felix stava
rispondendomi che
era in grado di badare a se stesso e Demetri lo colpì, senza volerlo,
al posto
mio, distruggendo l’asse e prendendolo alla sprovvista.
-Non
distrarti, Felix!-, mi incazzai con lui e lo tirai
su per un braccio, urlando; - Hai paura di lasciarci la pelle? E allora
combatti come sai fare, ascolta ogni rumore, percepisci quello che
vuole fare
chi ti è vicino. Non distrarti!-, gli dissi ad un palmo dal muso,
tenendolo
stretto per il bavero della camicia.
Sostenette
il mio sguardo per qualche istante, poi
allontanò in malo modo la mia mano e si voltò.
-Facile
per te che puoi leggere il pensiero altrui. Tu
sei il migliore e lo sappiamo tutti, Eddie...-,
disse e se ne
andò. Quella volta non lo seguii, perché avevo compreso il significato
delle
sue parole di prima.
Ci
allenammo un altro po’, finché non fu giorno pieno,
dopo, visto che Marcus non ci raggiungeva, tutti se ne andarono,
tornando a
fingere di svolgere i loro consueti compiti. Jane andò ad Aro ed io la
osservai
andar via con un po’ di timore a turbare la mia coscienza. In fondo mi
ero
affezionato a quella piccola streghetta e alle sue storielle di
cuore...
Inoltre, l’urgenza con cui era stata richiamata non lasciava presagire
niente
di buono. Mancava solo un giorno alla battaglia…
-Non
le accadrà nulla-, mi disse Alice, avvicinandosi a
me, mesta.
-L’hai
visto?-, domandai, fingendo disinteresse.
-Sì.
Jane ne uscirà viva, di questo sono sicura. Ma
alcuni non ce la faranno...-, si accucciò per terra, con le gambe
strette al
petto e la schiena appoggiata ad una parete umida. Guardò un punto
lontano da
sé: -Sai, quelle armi… possono ucciderci, anche senza fuoco…-, mormorò.
-Come
se fossimo umani?-
-Come
se fossimo umani-
In
fondo non mi sarebbe dispiaciuto chiudere la mia
partita con la vita, o non-vita che fosse, proprio come un umano.
Niente
innaturali smembramenti, niente denti nella mia carne. Solo chiudere
gli occhi
e non svegliarsi più. Dopo tanto tempo,
dormire per sempre…
Inspirai
e mi convinsi a pensare ad altro.
-Marcus?-,
domandai.
-Lui
ce la farà...-, disse sorridendo e chiudendomi
contemporaneamente la mente. Il suo gesto mi incuriosì, ma non era
quello che
intendevo sapere, quindi soprassedetti.
-Intendevo...
dov’è?-, mi sedetti accanto a lei.
-Oh...
dov’è! Marcus... Mi ha informata di quel che è
accaduto a Sulpicia e... all’uomo che veniva da Parigi. E poi è tornato
da Aro.
Mi ha detto che hai combinato un casino e stava cercando di porvi
rimedio,
credo... e poi doveva passare da Mamma...-, fu evasiva a riguardo, ma
io capii
quello che voleva dire.
-Pensi
che si stiano avvicinando?-, sembravamo i figli di
due divorziati, spaventati dal futuro della loro famiglia.
-Penso
che si trovino molto piacevoli... D’altronde, come
potrebbe apparire diversamente Esme?-, mi sorrise e si sciolse un po’.
-E
allora cosa ti turba. Cosa hai visto?-, tornai
all’attacco.
-Le
ragazzine... son in pericolo e lo è anche Renata... E
poi Felix, l’hai visto, no?-, si voltò verso di me e mi fissò con gli
occhioni
dorati che brillavano nell’aria satura dell’odore del mosto.
-Ho
visto anche un’altra cosa... e questa non ti piacerà
affatto...-, iniziò e mi feci raccontare ogni cosa da lei.
***
***
-Ti
ascolto-, disse Eddie, annuendo. Non credo che fosse
poreparato a quello che gli avrei detto, così cercai di spiegare le
cose con
calma. Non c’era nulla di chiaro, neanche a me, quindi dovevamo
interpretare i
pochi frammenti di visioni che avevo e capire il perché di quei buchi.
-Combatteranno
tutti, anche Esme-, gli dissi e lessi la
preoccupazione nei suoi occhi magnetici; -Non si farà del male, ma...
si
troverà ad un bivio e ho paura che ne soffrirà molto-, abbassai la
testa,
sconsolata. –Purtoppo non riesco a vedere come andrà a finire... né
come
inizierà. E’ come se, ad un certo punto, lei fuoriuscisse da un buco
nero e si
trovasse al centro della battaglia-
Non
era una bella situazione per nessuno di noi, quello
che ci avrebbe atteso, ma per Esme...
-Che
accadrà? C’entra... lui...?-, domandò
deglutendo. Avevo notato che ancora Edward non riusciva a pronunciare
il nome
di nostro padre e la cosa mi faceva male.
-No,
non c’entra Carlisle, ma Rosalie. Quella
stupida si metterà nei guai...-, poggiai la testa sulla spalla di Ed e
ne
inspirai l’odore buono, che sapeva della nostra famiglia.
-Parla-,
sentii la sua voce vibrare di apprensione. Lui e
Rosalie non erano mai andati molto d’accordo, ma io sapevo che c’era
stato un
tempo, prima di Emmett, prima che io e Jasper arrivassimo tra loro, che
erano
stati molto uniti. Non era mai scoccata la scintilla che Carlisle ed
Esme
avrebbero sognato, ma avevano vissuto davvero come fratelli.
Ne avevo
parlato solo il giorno prima con la mamma, ricordando aneddoti dei
vecchi tempi
e facendomi raccontare cose che ancora non sapevo. Mi aveva detto che
erano
entrambi soli e disgustati dalla loro natura, così avevano organizzato
una
tacita sfida a chi fosse riuscito a comportarsi più umanamente tra i
due.
Avevano finito per scappare entrambi inorriditi dalle situazioni umane
in cui si erano cacciati e avevano festeggiato l’accettazione della
loro
famiglia con una caccia insieme. Erano spariti per una settimana,
durante la
quale la mamma e papà avevano sperato che si fossero uniti e accettati
come
‘coppia’. Invece erano tornati più agguerriti che mai, entrambi con una
nuova
sfida da portare avanti: i motori.
-Rosalie
è pronta a difendere con tutta se stessa una
ragazzina di cui si è fatta carico. Esme, invece, è pronta ad
ucciderla, per
liberare Jasper... Se nessuno farà qualcosa, quelle due combatteranno e
temo
che il loro rapporto si frantumerebbe per sempre...-, vidi Ed sgranare
gli
occhi.
-Esme
che vuole uccidere qualcuno? E’ assurdo!-, esclamò.
-Tu
non hai idea di quale sia la determinazione di Esme
per riunire la nostra famiglia e lei sa che quella ragazzina muove i
fili del
burattino che è diventato Jasper-, dovevo stare attenta, stavo parlando
troppo... con Marcus avevamo deciso di non dire ogni cosa a Edward e io
non
potevo rovinare tutto così...
-Spiegati
meglio...-, ordinò torvo.
-Non
c’è niente da spiegare, Eddie! Dobbiamo solo tenere
d’occhio Esme e Rosalie, ok? Anche perché, se saranno impegnate a
fronteggiarsi
tra loro, potrebbero essere più vulnerabili... come Felix, prima...-,
le mie
visioni non cambiavano, quel povero ragazzo era spacciato. Mai come in
quel
momento speravo che il mio potere facesse cilecca... –E poi c’è
un’altra
cosa...-, dissi piano e mi accorsi che la mia voce tremava un po’.
-Cosa?-
-Carlisle...
sta arrivando. Non è servito a nulla andare
a Parigi, non sono riuscita a cambiare il futuro. Lui verrà qua e
combatterà
con tutto se stesso per salvarci, uno ad uno...-, avrei voluto
esplodere in
mille pezzi pur di evitare alle persone che amavo tutto il dolore che
di lì a
poche ore sarebbe loro toccato.
-Continuo
a vedere la sua morte…-, sussurrai,
stringendomi al suo petto: -Viene colpito, combatte, sopportando il
dolore
della ferita, poi crolla e tutto si fa nebuloso. Non lo vedo più, dopo…-
Edward
non rispose, si chiuse di più in se stesso e non
commentò l’ultima informazione che gli avevo fornito.
-Che
mi dici di Emmett?-, chiese dopo un po’, sviando il
discorso.
-Si
farà in quattro per difendere Rosalie e Jasper...
rischia grosso, anche lui. Ma ha la pellaccia dura il nostro fratello
orso-
-Grosso...
quanto?-, mi chiese, di nuovo preoccupato.
-Sarà
attaccato dagli stessi Romeni, una donna... non so
chi possa essere, non riesco a vedere il volto di persone che non ho
mai visto
prima in vita mia, lo sai... So che è una donna e che... si vendicherà
di lui-,
Edward affondò le mani nei capelli.
-Che
diavolo ha combinato quello sprovveduto!-, esclamò
esasperato, poi si voltò e mi sorprese con un’altra domanda delle sue:
-Chi
devo proteggere? Se quello che dici è vero, sono in troppi. Non
riuscirò a
stare dietro a tutti. Le ragazzine? Jane? Renata? Felix? Esme? Rosalie
ed
Emmett? La mia priorità è proteggere te e lo sai-, aggiunse in ultimo,
lasciandomi a bocca aperta.
Mi
sforzai di rivedere ancora la scena nella mia mente e
feci cenno a Ed che la guardasse con me.
-Bene-,
disse soddisfatto da quello che aveva visto,
alzandosi e pulendosi i pantaloni dalla polvere che c’era sul
pavimento, -Ma
non aiuterò anche lui, se dovrò difendere te e
Jane-, mi baciò sulla
guancia e uscì dalla cantina, lasciandomi sola. Oh, quanto avrei voluto
essere
umana, ubriacarmi di vino e svegliarmi solo dopo che tutto era successo!
-Mamma
mi aspetta-, dissi tra me e me, scrollando la
testa e allontanando quei pensieri di baccanali. Mi alzai e corsi fino
alla
casa di Marcus, dove lui mi aveva detto che l’avrebbe trasferita al più
presto.
Sorrisi,
pensando a mia madre e a Marcus ed entrai nella
casa.
***
***
-E
questo che cosa sarebbe?-, strillò Rosalie, quando
testò la punta della freccia che le avevano dato, insieme a tutto
l’occorrente
per il tiro con l’arco. Una piccolissima ferita aveva segnato la pelle
bianca
della sua mano, alla semplice pressione dell’arma sul suo dito.
-Fammi
vedere-, le strappai di mano la freccia e ripetei
l’esperimento, tagliandomi: -Fico!-, esclamai e succhiai la punta del
dito, per
risarcire la ferita.
Uhm...
buono...! Però… potrei tagliuzzarmi e bere qualche
goccetta, giusto quando ho se..
-Che
roba è?-, chiese Rose ad un nostro ‘commilitone’,
che stava sistemandosi addosso una faretra. Era lui che le aveva dato
l’arco,
mentre io avevo preso la spada che brandivo come un trofeo di guerra.
-Non
combatteremo alla ‘vecchia maniera’, ma con queste-,
ci rispose, ammiccando soddisfatto.
Avevo
vinto dieci volte contro Edward al videogames del
Signore degli Anelli, sia con Legolas, che con Aragorn, che con Frodo:
ero un
genio nei combattimenti all’arma bianca! Beh, in realtà mi sentivo un
po’ scemo
quando facevo Frodo... ma Jasper si era stancato di fare Gandalf e
voleva
Legolas e... oh, insomma, il punto è che io ero il più forte di tutti!
-Hai
sentito, Rose? Faremo come nei videogames!-,
esclamai e feci saettare la spada sopra le nostre teste.
-Io
starei attento...-, mi squadrò dal basso la guardia
che mi aveva armato, -E’ molto tagliente...-
-Lo
vedo! Che razza di materiale è, se può tagliare la
nostra pelle!?-, domandò terrorizzata Rose, che stava cercando di
sistemare con
cura le frecce, perché non la ferissero di nuovo.
-L’unico
che può tagliare la nostra pelle-, rispose con
ovvietà il nano. Beh, non era proprio un nano, ma in confronto a me...
Evidentemente lo stavo guardando con aria un po’ sbruffona, perché lui
afferrò
la mia mano e mi diede un morso.
-Ehi!
Ma sei matto?-, esclamai saltando dal dolore e
colpendolo con una manata, mentre la ferita superficiale si chiudeva
davanti ai
miei occhi.
-Denti?-,
domandò quasi urlando la mia Rose, strabuzzando
gli occhi in fuori e lasciando cadere inorridita la faretra che teneva
in mano.
-La
tua donna è molto più sveglia di te-, osservò il nano
e proseguì oltre, lasciandoci indietro, rispetto al corteo che era
partito di
nuovo. Mancavano davvero poche centinaia di metri a Volterra, i fuochi
d’artificio sibilavano alti in cielo e i primi fiocchi di neve
iniziavano a
cadere ancora, come da un paio di giorni a quella parte. Forse
qualcuno,
davanti a tutti noi, aveva già mosso battaglia contro i Volturi.
-Tenete-,
bofonchiò il Romeno, che era tornato indietro
battendosi il palmo calloso sulla fronte, come se si fosse ricordato
solo
allora di una cosa importante, che gli stava sfuggendo. Dopo aver
frugato in
una sacca che portava con sé, ci porse due fogli, apparentemente simili
a
volantini. Ne presi uno e lo rigirai tra le mani, senza osservarlo
realmente.
-Questi
sono i bersagli prioritari del nostro attacco:
memorizzate i loro volti e, se li incontrate, non perdete tempo a
presentarvi:
Stefan e Vlad li vogliono morti. Subito…-,
disse ghignando e fece per allontanarsi, mentre io, distrattamente,
davo
un’occhiata alla lista.
-Quant’è
giovane…-, sentii mormorare Rose, che sfiorava
col dito la piccola foto di una ragazzina bionda. Il mio pensiero
inseguì il
suo ed entrambi pensammo ad Oksi, perché ci guardammo e trovammo solo
preoccupazione sui nostri volti.
-Giovane
e letale-, chiosò la guardia, fissandoci con una
smorfia che doveva essere un sorriso: -Quella piccola pazza è
pericolosissima,
forse la più pericolosa delle Guardie di Aro: tenetevene alla larga,
perché può
farvi molto male anche a distanza…-, concluse e ci lasciò da soli. Era
sceso il
silenzio tra me e Rose, per i nostri pensieri, per quello che non c’era
stato
bisogno di dirci. Anche Oksi poteva essere pericolosa, anche lei poteva
agire a
distanza sulle volontà degli altri.
Solo
che lei stava morendo e non sarebbe stata un
pericolo per nessuno dei Volturi.
Feci
una carezza sui capelli di Rose e tornai ad
osservare il volantino. Sotto ad ogni foto c’era un nome: Aro era
quello dai
capelli neri, Caius sembrava quasi albino, Marcus non sembrava poi così
stronzo, almeno dalla foto. Erano identici ai loro ritratti, appesi
nello
studio di Carlisle, nella casa di Forks. Identici e identicamente
raccapriccianti. Loro erano ‘Gli Anziani’.
Senza
volerlo strinsi un po’ troppo il volantino, che si
strappò in un punto; continuai a scorrerlo con lo sguardo: oltre ai
‘tre
Moschettieri’ c’erano un bestione che non entrava nella foto, dal
sorriso a
fighetto, un altro ragazzo, che somigliava molto alla biondina che
aveva
colpito Rose, un altro uomo, sulla trentacinquina, piuttosto insipido
d’aspetto
e una bionda da paura con due tette da calendario che…
-Edward…-,
mormorò Rose e portò una mano alla bocca, spaventata,
indicando in alto, sul suo volantino: c’era anche la foto di nostro
fratello, che
sul m io non avevo visto, perché stava proprio sotto al mio dito.
“Edward
Cullen, quarto Anziano. Potere: lettura del
pensiero. Grado di pericolosità: 5 Priorità di morte: 5, diceva la
didascalia
associata ed un lento, doloroso brivido, si fece strada in me. Perché ‘5’, lo sapevamo, significava morte
immediata qualora qualcuno lo avesse incontrato sul suo cammino…
-C’è
anche lei…-, un sussurro volato via nel vento e
nella neve, mentre Rose fissava attonita la foto della piccola Alice,
sorridente alla vita.
-Bastardi…-,
masticai tra i denti, stringendo l’elsa
della spada e accartocciando il mio foglio. Lo infilai in tasca e mi
allontanai, portando le mani tra i capelli.
In
che cacchio di situazione ci eravamo andati a
cacciare? Non avrei mai potuto difendere tutti… Rose, Oksi, quella
crapa vuota
di Jazz… e adesso anche Edward e Alice, che erano due dei bersagli
principali
del… nostro esercito!
Il
nostro
Esercito! Che situazione del cazzo! Che situazione mostruosamente del
cazzo!!!
Senza
accorgermene, avevo estratto la spada dalla sua
custodia e la stavo brandendo in maniera pericolosa. Scossi la testa,
sbattendola a terra.
-Attento…-,
gracidò la guardia, sbeffeggiandomi e facendo
tornare il mio interesse verso quello che tenevo in mano, dalla natura
ignota.
-Ma
che diavolo è…-, sussurrai tra me e me, mentre lui si
allontanò, stavolta per non tornare.
Rose
si strinse al mio fianco, indicandomi di lasciar
cadere la mia spada.
-Emm...
sono fatte di... denti!-, balbettò
spiegandomi in maniera chiara la questione.
-Ah...-,
osservai e la guardai imitando il suo orrore, -E
da chi li hanno presi i denti?-, chiesi preoccupato.
-Sono
di vampiro, ovviamente... ma sembrano saldati tra
loro... io non capisco...-, rispose mogia la
mia dolcissima Rose.
Lo
sbuffo di un cavallo alle nostre spalle ci fece
trasalire; ci voltammo ed incrociammo lo sguardo scarlatto di Jasper,
che ci
fissava dall’alto della sua cavalcatura. Il muso dell’animale era a
pochi
centimetri dal mio e mi guardava senza paura. Ringhiai piano contro di
lui, che
mi infastidiva.
-Com’è
che non scappa?-, domandai a Jasper, intuendo la
risposta, ma non volendoci credere.
-Indovina...-,
sghignazzò mio fratello, digrignando i denti e leccandosi le labbra.
Se l’era pappato e
vampirizzato!?
-Disgustoso!-,
esclamò Rose, schizzando all’indietro.
Sapevo che lei amava molto gli animali e i cavalli in particolare. Le
ricordavano la sua giovinezza. Diceva che se non avesse trovato me,
probabilmente si sarebbe sposata lo stalliere che le faceva la corte
prima
ancora di fidanzarsi con quel porcomaiale di Royce.
Non ci avevo mai
creduto, ma la cosa mi infastidiva non poco... Cos’avrà mai avuto ‘sto
stalliere?!
-Di
chi sono questi denti?-, domandai a Jazz, tenendomi
alla larga dal muso pericoloso del suo destriero, puntando contro di
lui la
spada che avevo raccolto da terra. Quel cavallo non mi piaceva. Per
niente...
Mi guardava torvo, con occhi enormi in cui si intravedeva il rosso...
A
caval donato non si guarda in bocca!,
diceva sempre mia mamma... mai come allora quel detto
mi parve più azzeccato. Col cavolo che mi sarei messo a giocare allo
stalliere
buono con quella bestiaccia nera!
E’
inutile che mi guardi, ronzino! Non sono un’enorme patata, tieni alla
larga
quei dentoni dalla mia testa!
In
quel momento, il nostro frullaumori-Jasper pareva a
posto: ci sorrideva, non sbruffoneggiava troppo, non comandava, non
pareva
volesse scoparsi mia moglie ed era lontano da Oksi.
Ok,
potevo permttermi di parlare con lui da uomo a uomo.
-Ti
ricordi quel simpatico borghettino medievale sulle
montagne, dove ci siamo accampati qualche giorno fa?-, mi domandò
facendomi
l’occhiolino.
-Era...
deserto-, ricordò Rosalie.
-Non
lo era, prima dell’arrivo della nostra
avanguardia...-, sorrise obliquo Jazz rivolto a Rosie, a cui ripeté il
gesto di
strizzare l’occhio. Te lo cavo, quell’occhio se la guardi
ancora a quella
maniera!
Allungò
una mano, piegandosi
sul collo dell’animale e fece una carezza sui capelli di mia moglie, che si irrigidì
tutta, fulminandolo
con lo sguardo.
Come
non detto: il deficiente voleva ancora
scoparsi mia moglie, ma per il resto pareva piuttosto calmo e
’pensante’. E
questo rendeva la prima cosa ancora più odiosa da accettare...
-Cioè
quei bastardi hanno ammazzato tutti gli abitanti di
Fiumalbo per... i loro denti??-, Rose era furibonda e disgustata.
-Zuccherino,
ti ricordo che fai parte di ‘quei
bastardi’ anche tu! È una cosa che gli umani fanno da tempo immemore
agli
elefanti e ai narvali, non è poi così assurdo che noi lo abbiamo fatto
a loro-,
spiegò con flemma, -E poi, è possibile plasmare i denti a quella
maniera solo
quando sono in fase di trasformazione... altrimenti sarebbe troppo
difficile-,
terminò di spiegare, buttò un bacio a Rosalie e si allontanò.
Vattene, brutta scopa di saggina!
-Aspetta-,
lo richiamò mia moglie e avrei voluto che in
quel momento si materializzasse Alice e se la portasse via a fare
shopping. Mi
sarei prestato volentieri ad una estenuante gimcana tra i negozi del
centro in
periodo di saldi, bastava che Rosalie e Jasper interagissero il meno
possibile...
-Oksana...
dov’è? Poco fa era con te-, gli domandò
preoccupata e in un istante anche i miei pensieri tornarono quieti, ma preoccupati.
Ok,
stavo facendo casino, ma... insomma, ero quieto da
una parte, mentre ero preoccupato per la bambina e... Il
sospetto che il porcomaiale di saggina mi stesse influenzando con il
suo potere mi sfiorò la mente…
-La
ragazzina sta bene. Sta giocando con dei gattini che
abbiamo trovato poco fuori le mura. Temo che se li mangerà, alla fine,
ma per
ora ci sta solo giocando-, per un attimo mi parve che il vecchio
Jazz-fratello
melodrammatico fosse tornato a galla, riemergendo da sotto gli strati
del
Jazz-cinico, del Jazz-burattino, del Jazz-ladro-di-mogli e del
Jazz-spaccone.
Quanti strati poteva avere una persona, prima di arrivare a toccare sul
serio
il suo animo?
-Vieni
con me, ti porto da lei...-, le disse,
sorridendole con dolcezza e tendendole la mano, per farla salire in
groppa al
suo cavallo-vampiro che a me proprio faceva un certo effetto... Mi
ricordava i
Thestral di Hatty Potter e... brr...
Giù
le zanne, quadrupede!
-Sì-,
rispose Rose con voce spenta e accettò la sua mano,
montando davanti a lui, che la tenne stretta, fece girare sulle zampe
posteriori il bestione e se ne andò.
Sì????
-Ehi!
Rosalie? Ma che fai? Jazz!-, li rincorsi per un
po’, incazzato come una biscia, poi mi sedetti nella neve, nel mezzo al
resto
dei soldati che mi passavano accanto, ignorandomi.
-Informati
se tagliano anche le corna, come i denti, Jasper.
E dopo inizia a correre!, Perché tutte quelle che ti ha messo Alice
fanno di te
un bellissimo esemplare da esposizione! DAMERINO!-, urlai al niente e
sbuffai,
raccogliendo la faretra di Rosalie e tenendola da parte. –Ma temo che
dovrò
correre anche io… UFFA!-, colpii con la spada un ramo caduto accanto a
me e lo
tagliai di netto.
Come
Goemon…
FICO!
Ma
come cazzo ero finito in un triste videogame? Mi aveva
risucchiato l’armadio di Narnia? Avevo incontrato il Bianconiglio e
neanche me
n’ero reso conto? Oppure stavo solo dormendo, da dieci anni, e presto
mi sarei
risvegliato tra le braccia di Rosie, nella nostra casa bianca a Forks???
***
***
-Ora
fammi scendere. E’ evidente che Oksana non è più
qua-, ringhiai contro Jasper, che non mollava la presa sulla mia vita e
continuava a galoppare nella direzione opposta a Volterra. Le ultime
frange
dell’esercito romeno le avevamo superate già da qualche minuto, la
città era
lontana.
-E’
di là che dobbiamo andare, stupido!-, lo infamai,
piantando le unghie nella pelle del suo braccio. Se non fossimo tornati
subito,
Emmett si sarebbe arrabbiato…
Sentii
la fronte di mio fratello appoggiarsi alla mia
schiena e il suo corpo tremare.
-Che
ti prende? Che stai facendo, Jazz?-, urlai di nuovo,
divincolandomi e saltando giù dal cavallo in corsa. Jasper si fermò,
tornò
indietro e smontò dall’animale, che rimase immobile accanto a lui,
senza
respirare. Faceva impressione...
Mio
fratello stava fermo, con le spalle ricurve e la
testa bassa, tremando ancora.
-Jasper-,
mi avvicinai a lui, che non rispondeva,
-Jasper, che hai?-
Solo
allora mi accorsi che stava singhiozzando e,
nonostante dai suoi occhi non uscissero lacrime, sembrava davvero
stesse
piangendo, come un umano.
-Jasper...-,
gli feci alzare il viso, sfiorandolo con
l’indice sotto al mento, ma lui mi schivò, sembrava vergognarsi.
-Scusami,
Rosalie... io...-, andò giù come un sacco di
patate, rimanendo seduto sui talloni, a terra, mentre singhiozzi più
forti
squassavano il petto e facevano tremare la schiena. Mi abbassai e posi
una mano
sulla sua spalla: -Che ti prende-
Mi
guardò, senza dire nulla. I suoi occhi profondi di
brace mi fissavano colpevoli e amareggiati.
-Con
quale Jasper ho l’onore di conferire, stavolta?-,
gli domandai cercando di farlo sorridere.
-Oksana...
l’ho nascosta. Poco fa, quando Stefan ha
ordinato l’attacco… è successo qualcosa. Oksana ha emesso un gemito, ha
preso a
sanguinare dal naso ed io, proprio in quell’attimo, sono tornato in me.
Mi sono
allontanato con la scusa di controllare le retrovie l’ho nascosta in un
posto
sicuro, in modo che quei tre non la trovino. In qualche modo lei non mi
controlla più. Adesso è tutto… confuso… mi sono trovato su quel
cavallo,
vestito come un deficiente e… che ci faccio, qui, Rose? Mi ricordo
della
battaglia, di te ed Emm… ma perché io sono a cavallo e voi invece state
in un
angolo, indifesi? So che voi due tenete molto alla ragazzina… ma
perché? Chi è?
Perché sono a capo dei Romeni? Non ricordo… So solo che lei mi
controllava e
che da adesso fingerò di essere ancora sotto il suo comando, ma... non
lo sono
più... capito? Qualcosa mi dice che se fingo… sarà più facile
sopravvivere e
far sopravvivere voi due. Ho fatto in modo che Emm pensasse che invece
è
rimasto tutto è come prima. E’ troppo onesto per mentire, lui...-, si
chiuse
ancora di più a riccio su se stesso, mentre io rimasi imbambolata per
un po’,
metabolizzando le sue parole. Poteva davvero essere la verità?
Poteva
davvero essere tornato il Jazz lunatico e
follemente innamorato della sua principessina matta?
-Il
regalo ideale per un folletto capriccioso?-, chiesi senza
pensarci due volte, sussurrando appena le parole apparentemente sensa
senso.
Mio fratello mi fissò e rimase immobile, catalizzando la mia
attenzione, giusto
per il tempo di un respiro.
-Un
paio di Jimmy Choo senza tacco...-, rispose Jasper
con voce atona, aprendosi in un’espressione stupita di aver ricordato
una cosa
del genere, ma subito dopo si rabbuiò: -Io non ricordo molto di lei… so solo che l’amavo, che era la mia
vita, e che adesso non c’è più. So che sta ‘dall’altra parte della
barricata’ e
che anche lei sarà in pericolo. Ma perché è là,
cosa ci facciamo noi qua… questo…-,
scosse la testa, confuso, – Le immagini arrivano a sprazzi e se ne
vanno via
troppo velocemente. E’ come se mi mancassero anni e anni di vita. So
che lei
non è sola, c’è anche nostro fratello. So che sono in pericolo
entrambi, perché
combatteremo contro di loro. So che eravamo fratelli, che c’era una
famiglia.
So che ci chiamavamo Cullen. Ma chi siamo ora? Mi sento sbagliato, qua
dentro…
Che ci faccio qua, che è successo?-
-Alice
ed Edward ci aspettano-, gli dissi e lui chiuse
gli occhi, per un attimo. Quanto dolore doveva avere dentro, quanta
delusione
ancora doveva ardere nelle sue vene, quanta gelosia tenuta a freno.
Corsi
ad abbracciarlo: dopo... dopo forse dieci anni, per
la prima volta, era davvero tornato quel fratello che credevo di aver
perduto
per sempre. Un brivido perverso percorse la mia schiena e non fui in
grado di
impedire che anche il suo potere se ne accorgesse.
Mi
staccò da sé e mi guardò turbato.
-Rose...?-,
domandò, senza capire, aggrottando le
sopracciglia.
-Tu...
tu non ricordi niente neanche di… questo, Jazz?-,
gli chiesi, sentendo la vergogna infiammarmi le guance, anche se sapevo
che non
era possibile.
Lui
scosse la testa, turbato, il cavallo nitrì nel
silenzio della radura, interrotto solo dal vento che frusciava tra i
rami
secchi, in alto, tra le chiome spoglie degli alberi.
-Vuoi
andare da Oksana?-, chiese, premuroso e mi feci
accompagnare dalla bambina, lasciando cadere il discorso precedente.
Quello
che vidi mi fece inorridire. La piccola dormiva
infagottata in una coperta e una pelle di non so cosa, avvolta attorno
all’esile
corpicino. Un rivolo di sangue scarlatto scendeva dalla narice a
macchiare la
pelliccia bianca. Era molto pallida e il suo respiro era affannato.
Jasper si
chinò su di lei e le fece una carezza sulla fronte. Rimasi molto
colpita da
quel gesto, avevo una tale confusione in testa che...
-Mami...?
Mi hai trovata?-, pigolò Oksana, svegliandosi e
sbattendo più volte gli occhietti stanchi. Annuii e la presi in
braccio, mentre
lei continuava a parlare con voce assonnata.
-Hai
visto? Ce l’ho fatta... mi sono sforzata tanto, ma
sono riuscita a rompere il legame con Stefan. Ora sono libera... siamo
liberi-,
allungò una mano fino a posarla sul volto di Jazz, che le sorrise.
Erano
liberi, sì, ma a che prezzo? Quale violenza aveva dovuto fare sulle sue
precarie forze per rompere quel legame?
-Adesso
riposati, cucciolina, vedrai che presto sarà
tutto finito e ti faremo stare meglio-, le dissi e lei richiuse subito
gli
occhi, assopendosi. Era allo stremo delle forze...
Jasper
mi guardò, sconsolato.
-Mi
odierai per questo... anche per questo...
ma il suo sacrificio non deve essere vano-, mi
prese per le mani e mi fece rialzare; -Cercherò di infiltrarmi ancora
tra di
loro e di far vertere la battaglia a nostro favore... di noi quattro,
intendo.
Finché Oksana sarà al sicuro in questa radura, forse sarò in grado di
agire con
la mia testa. E’ così... disgustoso capire che sei controllato, che hai
fatto
gesti dei quali vorresti pentirtene in eterno...-, si zittì per un
attimo, fece
due passi da solo, poi si voltò e mi pose la domanda che non doveva
pormi.
-A
te che ho fatto? Perché Emmett mi odia? Che è successo
tra di noi, Rosalie?-, mi domandò e mi sentii avvampare.
Chiusi
gli occhi e inspirai, sperando che non ripetesse
le sue parole, ma non fui accontentata.
-Riportami
da Emm-, gli risposi ed in silenzio galoppammo
fino all’ultima frangia dell’esercito, avvistandolo solo, seduto in
mezzo ai
carri che gli passavano accanto. Alzammo entrambi le sopracciglia,
stupiti e
divertiti da quell’atteggiamento infantile.
Un
solo sguardo e, prima di smontare da cavallo e correre
da mio marito, senza guardarlo negli occhi, risposi alla domanda di
Jasper e
con la coda dell’occhio lo vidi rimanere di sasso e pentirsi ancora di
quel che
aveva fatto, senza saperlo.
-Prode
Aragorn, prode Aragorn! Salva la fanciulla
indifesa!-, trillai, avvicinandomi ad Emmett: era troppo giù, dovevo
tirargli
su il morale. Mi accovacciai tra le sue gambe e lo baciai dolcemente.
-Chiamami
Rudolf-, mi disse, senza rispondere al bacio e
guardando un punto lontano, -Non Aragorn-
Lo
guardai senza capire.
-Rudolf,
la renna, quella di Babbo Natale!-, urlò,
alzandosi, e con la mano mi fece il segno delle corna.
-Sei
un cretino-, gli urlai dietro, prendendo da terra la
faretra e corsi da lui. Era stato un gesto stupido il suo, da ignorare,
eppure
non ce la facevo: subivo la tensione, avevo paura di perderlo davvero.
Parlai
d’istinto: -Sei un cretino. Io sono pronta a farmi ammazzare per
tenerti in
salvo, sono pronta a vendere la mia anima al demonio per vederti sano,
per
vederti felice. Sono disposta a vendere il mio corpo, perché tanto è
solo un
involucro. La mia anima sarà per sempre tua e tu lo sai. Ho visto
Oksana... sta
morendo, Emmett! Vuoi la verità? Vuoi sapere perché Jasper mi ha
portata via?
Perché mi ha mostrato dov’è nascosta Oksana. Tu sei troppo... troppo
impulsivo,
troppo ingenuo. Stiamo cercando di tenerti al sicuro. Lo vuoi capire?
Tu giochi
con queste armi, ma c’è gente che è morta e altra che morirà per esse.
Tu non
devi essere tra di loro. Tu sei l’unica parte rimasta realmente pura di
tutta
la nostra famiglia, tu...-, mi sentii abbracciare e l’immenso cavaliere
dai
capelli neri e il mantello si chinò su di me, tappandomi la bocca con
un bacio
da favola.
-Allora
combatteremo insieme e vinceremo, oppure diremo
entrambi addio a questo mondo, perché tu non venderai il tuo corpo, né
ti farai
ammazzare per tenermi in salvo. A me basta saperti vicina e sarai il
mio scopo.
E se ho uno scopo, combatterò anche contro i draghi per difenderti e
per
restare uniti-
-Stai
attento, Emm-, dissi sulle sue labbra, con la morte
nel cuore.
-Stai
attenta anche tu, principessa-
-State
entrambi attenti, fratelli: i primi
Romeni sono già entrati nella città e i Volturi
li stanno spingendo da questa parte. Le armi che portate… fate
attenzione,
perché non solo possono ferire un vampiro, ma sono in grado di
ammazzarlo. Sono
state plasmate con i denti dei neonati e in più una lega di argento.
Non è una
leggenda, quella dell’argento: se viene a contatto della pelle non ci
fa nulla,
ma provate a tagliarvi con quelle e capirete… No, Emm, non provarci
davvero!
State attenti. Adesso
correte, mettetevi
in salvo e... porta Oksana in un posto sicuro, Rosalie!-, Jasper spronò
il
cavallo e si voltò verso la città, pronto a partire.
-Dove
vai? Resta con noi...-, lo implorai, stretta
nell’abbraccio di Emm.
-Devo
salvare Alice ed Edward... poi tornerò da voi... E
dopo... dimenticheremo tutto... Dopo torneremo per sempre una
famiglia... fratelli
miei-, con un colpo di speroni sulla pancia dell’animale
schizzò via e
sparì nella neve, diretto verso il cuore pulsante della battaglia.
***
***
Ho
mentito.
Ho
detto a Rosalie che ricordo tutto… ma non ricordo
niente, in realtà.
E’
vero: ho visto la ragazzina sanguinante e sono stato
preso da una indicibile sete. Sono scappato con lei: l’avrei uccisa se
lei non
mi avesse bloccato. Non avevo idea di chi fosse, di cosa stesse
accadendo attorno
a me.
‘Jasper,
ti prego, aspetta’: mi ha fermato con queste
parole. Mi ha detto che mi avrebbe spiegato, che era stata tutta colpa
sua
quello che era accaduto.
La
mia gola bruciava da fare male, ma qualcosa mi ha
trattenuto dal farle fuori in un istante. Forse è stata la mia
coscienza, ma
dubito di averne ancora una…
‘Mi
chiamo Oksana e sono una mezza vampira: se mi berrai,
non avrai alcun sollievo, Jasper Cullen!’, è stata la prima cosa che ha
detto.
Un bluff, certamente, ma ho deciso di crederle e lasciarla parlare. E così il mio nome era Jasper Cullen…
Mi
ha detto che non eravamo soli, ma che dovevamo aiutare
Rosalie ed Emmett.
Fino
a quando non mi ha parlato di loro, non ricordavo
nulla, poi, via via che le parole rincorrevano le parole, nella mia
testa si
illuminavano frammenti di memoria.
Quello
che lei accennava, io riuscivo a ricostruirlo.
In
breve mi era stato chiaro quale fosse il mio ruolo
nell’esercito e cosa stessimo facendo lì, davanti alla cittadina
circondata
dalle mura; avevo ricostruito subito il ruolo della ragazzina e di
Rosalie e di
Emmett: erano i miei fratelli buoni, che si erano occupati di lei, Oksana.
‘Hai
una moglie,
tu, me l’ha detto Emmett. Ma sei arrabbiato con lei e stai andando a
riprenderla. Sta nella città, insieme al vostro fratello.
Emmett dice che lui
ti ha fatto davvero arrabbiare… ma non fargli del male, ti
prego!’, ha aggiunto
Oksana e le immagini di Edward e Alice si erano svelate alla mia
memoria, senza
che ricordassi i loro nomi. Che può aver fatto Edward di così malvagio
da avere
tutto questo timore delle mie reazioni?Avevo frugato nella tasca e
ritrovato
una vecchia foto in bianco e nero: Alice…
Quello
che Oksana non mi ha detto è il motivo della mia
arrabbiatura, né ha accennato al fatto che io ho commesso delle azioni
turpi e
sconsiderate. Ho insidiato Rosalie ed Emmett lo ha saputo: tutto ciò
l’ho
scoperto dalla diretta interessata, carpendo quante più informazioni
possibile
dalle sue parole. E’ grazie a lei che ho ricordato i nomi di Alice ed Edward…
Rosalie
non deve capire che sono all’oscuro di tutto, che
non so in che direzione remare, in realtà… devo far sì che si fidino di
me,
perché li proteggerò fino alla fine, anche se non so come…
Chissà
che cosa ci riserverà questa notte innevata.
Chissà se riabbraccerò Alice e se ricorderò davvero il sentimento che
riesco
solo a sfiorare nei miei pochi ricordi. Chissà se rivedrò Edward e se
il legame
fraterno che certamente ci univa sarà lo stesso di allora. Nonostante quel che lui può aver fatto…Chissà
se capirò qual è il mio
posto in mezzo a tutti loro, se ritroverò quella madre e quel padre che
certamente avevamo e dei quali sento la mancanza, come un vuoto
lasciato nella
mia coscienza da qualcosa che esiste, ma che ancora non mi è dato
ricordare.
Chissà
se questa
notte sopravviveremo…
***
Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.
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Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.
La
storia
narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a
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Alcune persone hanno pensato che Esme avrebbe dovuto essere più dura con Bella, la donna che le ha rubato l'uomo,
ma io la penso diversamente.
Per questo vi anticipo che il prossimo capitolo
sarà ambientato ancora nella cella, con Esme e Bella che parlano tra loro.
Intanto, ecco i ringraziamenti!!!
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