5° CAPITOLO
La vecchia porta in legno si aprì cigolando leggermente.
L’anziano monaco fece cenno ad Asuka di entrare in quella stanza piccola e del
tutto spoglia.
Fatto questo se ne andò richiudendo la porta.
Asuka si chiese se i monaci avessero sempre saputo anche loro la verità,
strumentalizzandola come aveva fatto Rei.
Era tornata al monastero, e semplicemente aveva detto di aver ucciso la sua
Master.
Udito ciò, gli episcopi non si erano scomposti minimamente e le avevano detto di
andare in quella stanza.
La ragazza si guardò intorno, poi cominciò a controllare il muro, facendo
scorrere la mano lungo la sua superficie.
Avvertì così una irregolarità, un punto che quasi impercettibilmente sporgeva
all’infuori di quel muro altrimenti del tutto uniforme.
Asuka trasformò in nebbia le sue dita, che trovarono delle minuscole fessure, vi
penetrarono e la ragazza si accorse di un rudimentale meccanismo.
Le dita si solidificarono quel tanto che bastava per farlo scattare.
La lievissima sporgenza si rivelò essere un mattone che lentamente cominciò a
scorrere fuori dal muro fino a cadere.
Asuka guardò dentro lo spazio che si era creato.
Al suo interno c’erano due piccole pergamene arrotolate.
La più grande era chiusa con un sigillo rosso, uguale a quello che chiudeva la
scatola contenente il pugnale di Lilith.
Asuka comunque srotolò prima la pergamena piccola, che era una lettera.
Asuka,
se stai leggendo questa lettera, vuol dire che mi hai sconfitta, ponendo per
sempre fine alla mia maledizione.
Sono sicura che hai molte domande, e qui spero che tu possa trovare delle
risposte soddisfacenti.
Sei al corrente del fatto che almeno due secoli fa, io ero un mostro di
eccezionale ferocia, ero soprannominata ‘Atrocità’ per le mie azioni terribili.
Ma non sai come ho fatto a cambiare.
Due secoli fa un gruppo di monaci, desiderosi di porre fine alle mie crudeltà,
mi tesero un agguato, ed essendo consapevoli che le loro forze non erano in
grado di uccidermi, grazie ad un particolare rituale riuscirono comunque a
separare da me il mio lato demoniaco, imprigionandolo in una sorta di limbo.
E’ stata questa la mia ‘ conversione’.
Ma purtroppo il male che era in me era troppo grande per poter essere confinato
per sempre.
Esso prima o poi sarebbe riuscito a liberarsi, anche se non subito.
E sarebbe tornato per fondersi di nuovo con me.
Con i monaci fui d’accordo che bisognava impedire che tornassi a compiere
stragi.
Io dovevo per forza sacrificarmi, perché come penso avrai appurato di persona,
il mio lato demoniaco era diventato una sorta di fantasma capace di passare da
un corpo all’altro, perciò si poteva eliminare solo l’ospite, non lui.
Solamente fondendosi nuovamente con me, poteva morire.
Quindi forgiammo il Pugnale di Lilith, unendo al metallo il mio sangue, in modo
che tale arma potesse infliggermi il colpo di grazia.
Poi fui incaricata di trovare qualcuno capace di sconfiggermi, e girai il mondo
in lungo e in largo.
Ma col passare del tempo, abbassai la guardia, illudendomi nel profondo che il
mio io malvagio non sarebbe più tornato.
Questo mi ha fatto desistere dalla ricerca del nuovo guerriero per tanto
tempo.
Solo alcuni anni fa percepii che la barriera del limbo si stava infrangendo,
costringendomi a riprendere la mia ricerca in tutta fretta.
Fu così che ti incontrai.
Sentii subito che in te c’era qualcosa di speciale, un'unione di forza e
intelligenza che poteva renderti una guerriera vampira di incredibile potere.
Organizzai un piano preciso, buono come propositi, ma orribile come metodi, ne
sono perfettamente conscia:
contattai un mio conoscente, che era in debito con me, e gli chiesi di
trasformarti in una vampira.
Poi ti presi con me, insegnandoti tutto quello che sapevo, e stabilendo di
rivelarti la verità su quella fatidica notte solo quando sarebbe arrivato il
momento di affrontare l’altra me stessa.
In questo modo avresti sviluppato un forte odio nei miei confronti: la tua
rabbia, la tua sete di vendetta, il sentirti tradita da chi consideravi una
guida, ti avrebbero permesso di combattermi e di uccidermi senza remore.
E per conservare il più possibile questo piano, ho mentito persino agli stessi
monaci, dicendo che eri stata aggredita per caso da un vampiro, e per caso ti
avevo trovata durante le mie peregrinazioni.
Ora, non ho certo l’ardire di chiedere il tuo perdono, capisco perfettamente
l’immenso odio che provi nei miei riguardi, per averti strappata alla tua vita
normale e averti strumentalizzata con la menzogna per tutto questo tempo.
Comunque, per cercare di rimediare almeno in parte al male che ti ho fatto,
posso offrirti la possibilità di tornare quella che eri.
Nella pergamena più grande troverai la Preghiera di Ezechiele.
Ebbene sì, mentre i monaci si stanno ancora sforzando di restaurarla, io l’ho
sempre avuta a disposizione.
Leggendola, potrai tornare umana.
Asuka strinse fortemente tra le mani la lettera, quasi sul punto di strapparla.
Poi guardò la grande pergamena contenente la formula che le avrebbe fatto
riacquistare la sua umanità.
Una cosa indubbiamente allettante.
Siccome era passato ormai molto tempo, il monaco che aveva accompagnato Asuka in
quella stanza, tornò per chiederle se avesse bisogno di qualcosa.
Bussò, e non udendo nessuna risposta, decise di entrare.
Ma la stanza era completamente vuota.
FINE