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Autore: Frattaglia    03/02/2010    0 recensioni
Primo capitolo di due. Storia ispirata da Claymore. Il finale è aperto, non avendo grandi idee su come continuare e visto che qui c'è la possibilità di far aggiungere pezzi di storia a chiunque ho spuntato questa possibilità, quindi chi vuole la potrà continuare a piacimento non appena avrò messo anche il II capitolo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dark Alisia 1 Le capitava spesso di fantasticare riguardo al proprio figlio, immaginava il suo volto, che armoniosamente riprendeva le fattezze sue e del padre, così lo pensava alto, con un bel volto squadrato, i capelli neri come la pece e gli occhi di un azzurro profondo come gli abissi marini e la sua pelle, la sua pelle era chiara... scura, le orecchie a punta, i denti orribilmente aguzzi... chiuse gli occhi in preda al terrore, il suo corpo sembrò vacillare, un rivolo di sudore le bagnò la schiena, si portò una mano al ventre, toccò da sopra il vestito l’orrendo marchio che faceva di lei un’altra cosa rispetto ad un normale essere umano.
Lei non avrebbe mai avuto nessun figlio, non avrebbe mai partorito un mostro!
Sentì che la sua mano destra si alzava, qualcuno la afferrava... e la stringeva.
Riaprì gli occhi.
Era sua sorella, sua sorella le aveva preso la mano e la stringeva forte, trasmettendole calore e sicurezza.
Il suo volto si rilassò e sorrise, si dice che i fratelli gemelli abbiano una particolare empatia ma nel loro caso questa empatia era stata sviluppata forzatamente in modo talmente profondo che erano ormai quasi una cosa sola, sua sorella sapeva, non capiva, come magari spesso succede tra fratelli, no, lei sapeva effettivamente cosa stesse provando e quindi la stringeva.

“Sta’ tranquilla, Alisia, è solo un brutto sogno”

Il volto di Beth emanava un’aura di tranquillità, la sua bocca era piegata in un leggero sorriso, ma nonostante questo non era più il viso di una volta: quando Alisia guardava la sorella era come se si specchiasse e non vedeva più i suoi capelli scuri e i suoi occhi blu, ma dei duri occhi grigi sotto una cascata di capelli biondo platino, sgranò gli occhi e la sorella le strinse la mano ancora più forte, poi si incamminarono.
L’addestramento era finito, l’uomo vestito di nero le aveva parlato il giorno prima

“Sappi che tu sei la nostra unica speranza, sei l’ultima spada dell’organizzazione, il suo baluardo finale e allo stesso tempo la sua punta di diamante per quando andremo a distruggere il Male che infesta il nostro mondo, ma non è giunta ancora l’ora per questo purtroppo: ora bisogna sopravvivere. Sei la più potente numero uno che abbia mai calpestato questo suolo, sii degna della tua responsabilità. Salvaci, Alisia”

Per la prima volta da quando conosceva Luvr le sembrò che, anche se solo per un attimo, avesse fatto un’espressione seria, invece di mostrare quel sorrisino perennemente stampato sulla sua faccia e che lei non sopportava. Cosa c’era da ridere? Il mondo era orribile, pieno di nemici e di pericoli e lei aveva perso una parte della sua umanità, una parte di sé se n’era andata, ogni volta che guardava Luvr e ne vedeva il sorriso non poteva fare a meno di pensare che la stesse deridendo per ciò che era diventata. Si riportò la mano al ventre, scacciò il pensiero, erano arrivate.
Il crepaccio era immensamente profondo, il vento soffiava forte, erano tutti lì i membri dell’organizzazione, ad assistere alla battaglia... e anche a testare la loro arma? Alisia piegò il labbro con una smorfia, avrebbero avuto il loro spettacolo, non se ne sarebbero pentiti. Stranamente con loro c’era anche un’altra guerriera, lei non la conosceva, non ne conosceva nessuna, chissà perché era lì, lei, si disse, non necessitava di alcun rinforzo, ce l’avrebbe fatta da sola, lei era invincibile!

I mostri si stavano avvicinando, erano undici, un intero branco di risvegliati che stava attaccando la sede dell’organizzazione e lei era l’unica che potesse fermarli. Guardò di nuovo la sconosciuta: indossava una divisa ordinaria, non riusciva a distinguere lo stemma dalla posizione in cui si trovava, aveva lunghi capelli biondi lisci, <> pensò.
Parlottava con Luvr, che non si azzardasse il piccoletto a mandarla in battaglia insieme a lei, le sarebbe stata solo d’intralcio!
Il rumore dei nemici in avvicinamento era diventato assordante, erano enormi e spaventosi.
Ma lei non aveva paura, li guardava freddamente con quei suoi occhi di ghiaccio.
Una folata di vento più forte le schiacciò il mantello sulla schiena, i lembi cercavano di avvolgerla, i suoi lunghi capelli si scompigliarono, una marea di foglie volò via <>

“Vai, Alisia”

Luvr aveva parlato in tono pacato, lei si distolse dai suoi pensieri, vide sua sorella chiudere gli occhi. Sentì un brivido dentro di lei.
Due minuti, 120 secondi passarono: arti tagliati, teste mozzate, corpi sventrati, non pensava a niente, vedeva solo un obiettivo e lo tagliava. Poi passava al prossimo.
120 secondi e tornò se stessa.
Il verde dell’erba del promontorio si era tinta di scarlatto: il colore del sangue, il sangue dei nemici. Lei aveva trionfato
  
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