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Autore: war    04/02/2010    0 recensioni
Fra gli esorcisiti, per combattere il Conte del Millennio e i Noah, viene inviato dal Vaticano un aiuto, giunto direttamente da quel Dio che a volte ci si dimentica di amare... La strada da percorrere è una sola: ed essa è sempre stata perfettamente delineata davanti ai nostri piedi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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WILL YOU HOLD MY HEART
namida... uketomete
mou... kowaresou na ALL MY HEART
FOREVER LOVE, FOREVER DREAM
afureru omoi dake ga
hageshiku setsunaku jikan wo umetsukusu
OH! TELL ME WHY
ALL I SEE IS BLUE IN MY HEART

- Forever love - X japan –



Le spalle di Kanda si rilassarono per un momento. Pareva incerto sul dafarsi. Non credevo che avesse deciso di fidarsi di me o che fosse particolarmente stupito dalla mia reazione… Era più nella sua natura valutare la situazione.
- Forse non sei una Noah… Ma non sei nemmeno ciò che dici di essere. –
- E’ vero. D’altro canto, nemmeno tu sei chi dici di essere, Apostolo. –
Percepii il cambiamento delle sue pupille. Era stupito, nonostante il volto e tutta la sua postura non lo avessero dato a vedere.
- Come lo sai? – sibilò arrabbiato.
- So molto di tutti voi. So anche che Allen è il Quattordicesimo o comunque lo diventerà presto.-
- Sei una spia del Vaticano? – chiese lui facendo cenno di voler abbassare la lama.
Ritrassi la mano sporca di sangue.
Mi dava fastidio sentire il quella sostanza viscida che colava fra le dita e che si stava raffreddando. Arricciai il naso in una smorfia di disappunto.
- Tsk – sbuffò lui prendendo un fazzoletto dalla tasca e avvolgendomici la mano.
Notando la mia mancanza di reazione sbuffò di nuovo
- Spero tu non sia stata tanto scema da stringerla con forza. – mi disse.
- Non morirò per questo, tranquillo. – gli dissi ironica.
- Comunque mi devi delle spiegazioni e sono pronto a cavartele di bocca con le maniere forti. – mi informò lui.
- Sapevo non ti saresti arreso… Possiamo sederci? – chiesi indicando un punto un po’ più riparato dall’aria sferzante e dagli schizzi di acqua salata.



Kanda attese in silenzio. Pareva volesse darmi il tempo di mettere insieme con coerenza tutto il discorso. Ed io non so perché ma volli raccontargli la verità. Quanta più di essa fosse possibile. Ero certa che poi mi avrebbe presa per bugiarda e pazza, ma se non altro sul mio cuore non sarebbe gravato il peso dell’ennesima menzogna.
- Sono nata da qualche parte nel Nord dell’Italia. Fui depositata nella piccola cappella di un convento gestito da frati, circa seicento anni fa. –
Il suo sopracciglio saettò verso l’alto in maniera inequivocabile.
- In realtà questo è solo un corpo che ho preso a prestito… In verità sono un angelo appartenente alla schiera delle creature che servono quel Dio che molto più spesso di quanto dovremmo, riusciamo ad odiare. Dopo la ribellione di Lord Lucifero, molti di noi decaddero e coloro che restarono nei cieli, ridotti ad un solo terzo vennero suddivisi in diverse classi di appartenenza, e vennero loro affidati incarichi precisi. Io ero un Cherubino, e il mio none era Azael, che significa ‘Dio è diventato forte’. Ho scelto di scendere su questa Terra e proteggerla, perché questo era il desiderio del Padre Mio e sono divenuta… Innocence.-
- Come? – si lasciò sfuggire lui stupito.
- L’Innocence non sono altro che la materializzazione degli Angeli su questo mondo. Noi siamo creature astrali, e per poter interagire con gli esseri umani dobbiamo prendere consistenza. L’Innocence. E’ un processo piuttosto doloroso e destabilizzante in verità… Ecco perché spesso essa è fuori controllo, almeno lo resta fino a quando non trova un compatibile. Un compatibile non è un essere umano più speciale di altri, è semplicemente un uomo o una donna che ha aperto il suo cuore all’Innocence. Riconoscendo il desiderio di giustizia, di amore, di affetto degli uomini, l’Angelo stabilisce un contatto o se non altro, ci prova. Non è facile farsi accettare, di solito ci portiamo dietro sensazioni dolorose… -
- Cos’è quell’orecchino? – chiese Kanda ricordando perfettamente com’ero mutata quando me lo ero tolto.
- Un dispositivo che mi aiuta a sembrare più umana. Generalmente la gente prova terrore per ciò che è diverso, quindi se posso mischiarmi fra le persone senza essere notata e comunque vegliare su di loro, sono ben lieta di farlo. Lo ha creato un grande uomo. Leonardo da Vinci. – dissi stringendo le ginocchia al petto.
- Lo scienziato e l’artista italiano? –
- Esattamente. E’stato il suo ultimo dono, prima che lo catturassero per processarlo… Ma lui riparò in Francia e… Non lo so. Da quando ci separarono non ebbi più sue notizie, tranne che molti decenni dopo. –
Lessi nel suo sguardo molte domande ma non le avrebbe poste.
Non era una questione di rispetto verso la mia persona, semplicemente Yu non voleva che poi fossi io a chiedere qualcosa a lui. Interessarsi ad una persona era qualcosa che lui non sapeva fare. O non voleva fare, ma allo stato attuale delle cose non faceva differenza.
- Quando strinsi il mio personale patto con questo corpo… Ho voluto vivere qualche anno di vita umana, ma molto presto ciò che sono reagiva alla negatività e i fraticelli mi mandarono dal Papa. Entrai in Vaticano e lì sono sempre rimasta, assolvendo le missioni che mi venivano affidate. A volte alla luce del sole, a volte in modo più torbido e segreto. Non ricordo chi o quando si iniziò a chiamarmi l’Angelo Assassino. – scrollai le spalle.
Kanda sospirò pesantemente.
- Nemmeno io posso morire. Questo mio corpo… Si rigenera ogni volta. Ho perduto il conto delle volte che mi hanno ucciso e poi il mio cuore ha ripreso a battere… Sono solo uno strumento nelle mani dell’Ordine. – mi disse fissando gli alti cavalloni delle onde del mare aperto.
In effetti si stava ballando parecchio, anche se il cielo continuava ad essere azzurro.
Fortunatamente nessuno di noi due soffriva il mal di mare, ma non ero certa fosse così anche per i passeggeri sottocoperta
- Essere uno strumento nelle mani dell’Ordine è la scelta che tu hai compiuto. Ricorda, ogni essere vivente è dotato di libero arbitrio… Intraprendere un cammino piuttosto che un altro è una questione di scelte e di decisioni prese. Non importa per quale motivo, ma il dono più grande che ci ha fatto Dio è proprio quello di lasciarci la possibilità di scegliere. –
- Tsk, io non ho scelto. –
- Oh si che lo hai fatto. Avresti potuto andartene. Avresti potuto annientare la sede e lo sai anche tu che ne hai la capacità… Ma non lo hai fatto; hai scelto. – gli dissi sorridendo amaramente perchè sapevo bene che scegliere non voleva affatto dire essere più felici.
- Devo pensare un po’ – riconobbe lui raccogliendosi nella posizione del loto, quella usata dai monaci buddisti per meditare.
- Interessante. – dissi mettendomi a gattoni per fronteggiarlo.
I suoi occhi blu erano freddi e disinteressati come sempre.
Non c’era dubbio, io ero una stupida masochista con le pigne nel cervello… Però… Mi sporsi verso di lui, che non si ritrasse.
Fui certa che ne avesse il tempo, ma lui restava immobile. I nostri nasi si sfioravano…
- Rifletti anche su questo… - sussurrai prima di posare le mie labbra sulle sue.
Un bacio a stampo.
Semplice e puro…
L’Innocence che avevo in tasca divenne rovente.
Scattai in piedi e mi allontanai di corsa lungo il lato della nave. Volevo raggiungere la poppa quanto prima, anzi se fosse stato possibile avrei camminato sulle acque pur di mettere quanta più distanza possibile fra me e Kanda, che se non mi aveva affettata con Mugen era certamente perché il mio gesto lo aveva fatto precipitare in uno stato di chok simile al coma irreversibile.
Non mi pentii nemmeno per un secondo di quello che avevo fatto. Azael si era tormentata per decine di secoli perché non aveva rivelato i suoi sentimenti a Lord Lucifero… Solo il pensare a lui mi faceva salire una specie di groppo alla gola… Non avrei ripetuto quell’errore di nuovo!
Non potevo odiarlo, perché era contro i principi che fondavano il mio essere, quindi non mi restava che amarlo controvoglia.



- Angel!!!!!! – la voce allegra di Lavi mi accolse al rientro in sede. Con la sua tipica esuberanza, il rosso mi fu addosso, abbracciandomi stretta e riversandomi addosso un fiume di parole che non riuscii a contenere e a comprendere.
A volte mi sembrava un grosso cane un po’ maldestro e anche se sapevo che quella era una maschera che Bookman jr. si era costruito c’era in essa un qualcosa di rassicurante e confortante. Seppi che Allen e Lenalee erano andati in missione insieme e che Marie e Chouji invece erano partiti alla volta della sezione Asiatica per uno scambio di informazioni facendo le veci del Supervisore Komui.
- Quindi in teoria sei nullatenente… - iniziai il discorso mentre pensavo alla pila di moduli che dovevo compilare per quella missione.
- Non ci provare! Non ti aiuto a scrivere il verbale! – disse lui portandosi le braccia dietro al testa.
- No, non intendevo quello… Che ne dici se stasera ce ne andiamo a bere della birra decente in un pub e non ci ingurgitiamo quelle schifezze inglesi che spacciano per Hamburger? –
- Mi stai chiedendo di uscire? E’ un appuntamento? – chiese Lavi raggiante.
- Si, ti sto chiedendo di essere mio complice in questa evasione ma no, non ti sto dando un appuntamento. – chiarii.
Lui si fece molto serio poi mi disse
- Forse dovresti chiederlo a Kanda. –
- Forse… Ma lo sto chiedendo a te. – risposi facendo spallucce.
- Avete litigato? – chiese lui facendosi attento e curioso.
Litigato non è il temine più appropriato… Diciamo che quello che doveva essere un chiarimento ha finito per incasinare ancora di più le carte in tavola… E mi duole ammetterlo ma la colpa è principalmente mia. – riconobbi abbattuta.
- Povera piccina! Sei giù di morale allora! Non preoccuparti! Stasera ti farò dimenticare ogni cosa, lo prometto! – trillò Lavi sgambettando felice verso la sua stanza mentre faceva strampalati progetti sul dove portarmi e altre assurdità che preferii non capire.



Hevraska accolse la nuova Innocence come portebbe fare una madre con i suoi piccoli e per qualche istante mi parve di sentire la serenità discendere nel cuore di quel piccolo angelo… Adesso avrebbe finalmente riposato un po’, fino a che qualcuno non si fosse sintonizzato con lui e allora, la sua battaglia che era anche la mia sarebbe ripresa. Perché la guerra fra bene e male non era mai finita. Komui mi fissò con l’aria di un padre un po’ preoccupato.
- Dovresti riposare anche tu, hai l’aria stanca. – mi disse sfiorandomi appena gli zigomi.
Più che di riposo ho bisogno di distrazioni. Ecco perché ho chiesto a Lavi di accompagnarmi in città stasera… Posso, vero? – chiesi.
- Certo che puoi… Però fate attenzione. Anche se i Noah se ne stanno tranquilli da un po’ non vorrei vi esponiate inutilmente a dei pericoli. – mi disse gentile ma severo.
- Non credo i Noah siano attualmente interessati a noi e il mio scontro con Tiki Mykk è stato proprio un colpo di malasorte. Di certo non aveva il compito di eliminarmi sennò non avrebbe desistito così facilmente ed io non avrei avuto solo qualche graffio al volto… - riconobbi
- Questo mi preoccupa assai di più. Cosa sta escogitando il Conte? – si interrogò retoricamente Komui.
- E’ compito vostro scoprirlo. Vostro e dei Finder… A proposito i Generali dove sono? – chiesi per avere un quadro più chiaro.
- Dopo la scomparsa in circostanze misteriose di Cross sono tutti ritornati ai loro doveri… - mi disse cercando di non sbilanciarsi troppo.
- Per ora va bene… D’altra parte stiamo giocando su una scacchiera su cui la prima mossa ci è sempre negata. Per il momento, la difesa è il solo modo che abbiamo per tenere testa al Conte.- riconobbi anche io mestamente.
- Vuoi pendere un vestito di Lenalee per stasera? Sono certa che lei te lo presterebbe volentieri… - disse Komui osservando la mia divisa da esorcista.
- Supervisore Lee! Non crederà per davvero che io non abbia altri abiti nel mio armadio! – dissi semi offesa.
- Lui sorrise illuminandosi come un neon.
- Grazie comunque del pensiero… Anche volendo sono certa che non riuscirei ad entrare in nessun abito di Lenalee… Sarò anche piatta come una tavola ma le mie spalle sono il doppio di quelle di sua sorella, senza contare che sono anche più alta e non di poco! – lo informai.
Lui scoppiò a ridere ed io mi congedai con un saluto informale.
  
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