Crossover
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Autore: Feel Good Inc    08/02/2010    3 recensioni
~ 7_crossovers: Death Note x Kingdom Hearts - Theme Set: 12. Disney Classics
Prompt #5: Peter Pan; Near x Sora | «Quando sulla Terra una mamma non vuole un bambino, quello finisce nel Mondo Che Non Esiste. È un posto lugubre e spaventoso, e i bambini perduti hanno il compito e il desiderio di renderlo migliore. Per questo motivo ogni notte vengono a visitare i sogni dei bimbi tristi e li colorano di allegria: perché ogni bel sogno porta nel loro buio un raggio di sole.»
Prompt #1: Lady and the Tramp; Axel x Misa | Ora erano vicini alla porta, e poterono assistere allo spettacolo di uno pseudo-chef che usciva nel vicolo, posava a terra una grossa cassa di legno insieme a due scatoloni sudici e cominciava ad apparecchiare la tavola improvvisata. Misa si fermò, a bocca aperta, mentre l’uomo spariva di nuovo nella cucina – ormai era chiaro che di questo si trattava – e tornava con una candela già accesa, posate ed un gigantesco piatto fumante. Spaghetti e polpette.
Prompt #3: Alice in Wonderland; Light x Kairi | Vede tutto questo, vede che il paese delle meraviglie è costellato di cadaveri. Ma non ha paura, no, non ce n’è motivo. Perché c’è ancora la sua voce che la chiama, con le sue promesse e le sue speranze. Lui l’aspetta.
Prompt #6: 101 Dalmatians; Zexion x Sayu | Guardò di nuovo la scatola. Uno, due, tre, quattro, cinque… Quindici cuccioli minuscoli, gli occhi ancora semichiusi dal recente arrivo nel mondo, se ne stavano rannicchiati gli uni sugli altri. Alcuni erano immobili, altri tremavano. Sembrava un miracolo che fossero ancora vivi. Ma, in nome del cielo, se erano troppi.
Prompt #2: The Little Mermaid; L x Naminè | Mosse quei passi come se fossero i primi di tutta la sua vita. E forse era proprio così. In acqua non c’è bisogno di camminare. Percorse lenta la stanza bianca in cui aveva trascorso quei [primi?] tre giorni nel mondo asciutto; accanto a lei, tanto vicino da poterla sostenere e tanto distante da poterla lasciare a se stessa, il ragazzo seguiva attento i suoi passi.
Prompt #7: Beauty and the Beast; Mello x Xion | Quel posto che la gente chiamava semplicemente biblioteca, per lei era un mondo a parte. Un mondo in cui viaggiare per ore senza muoversi e un mondo in cui smettere i propri soliti panni anonimi. E poter indossare senza vergogna un vestito dorato che [altrove] non la rappresentava per niente.
Prompt #4: Sleeping Beauty; Near x Naminè | Non riusciva a spiegare il desiderio assurdo che lo stava assalendo da dentro. Non c’era nulla di sensato, nulla di logico in quella voglia di respirare il suo respiro e premere la bocca sulla sua e verificare se fosse davvero un sapore dolce come immaginava che fosse.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga, Videogiochi
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quarto capitolo: uno dei pairing che mi hanno convinta di più. E dire che è stato l’ultimo a venirmi in mente! ^^

All’inizio, giuro, non avevo la più pallida idea di come rendere questo prompt – ma poi ho pensato che i cuccioli sono tra le cose più dolci del mondo, perciò potevo giocare su questo aspetto. Ah, e spero che mi capirete se ne ho inseriti soltanto 15 (come all’inizio del film) invece di 99! x’D

I miei ringraziamenti più commossi – e fradici di lacrime, direi xD – a Rein94 [guarda, io davvero non ho più parole per esprimerti la mia gratitudine. Ogni volta che leggo una tua recensione mi vengono i lacrimoni, non scherzo *////*] e Dany92 [non so più come ringraziare neanche te! E sai che dico sul serio! ^////^]… E un Grazie megagalattico anche a tutti coloro che leggono, e a chi inserisce la raccolta tra i preferiti/seguiti, come te, dragon ball z! ^^

Buonissima lettura!

[Nota: I nomi dei cuccioli non corrispondono a quelli del film; o meglio, alcuni li ricordavo da lì (come nel caso di Lucky, ovviamente) ma almeno uno dovrebbe essere inventato di sana pianta. ;P]

 

 

 

 

 

* * *

 

 

 

 

 

*A few simple fairytales*

 

 

Prompt: #6. 101 Dalmatians

Personaggi: Zexion [Kingdom Hearts], Sayu Yagami [Death Note]

Genere: Introspettivo, Romantico

Rating: Verde

Note: AU

 

 

 

 

 

Fuori pioveva incessantemente.

Zexion era seduto a leggere sul tappeto, davanti al caminetto acceso. Il susseguirsi dei lampi alle finestre del soggiorno faceva da piacevole sottofondo alla sua solitudine. Starsene ore ed ore in quella casa perennemente vuota ad ascoltare il suono dei temporali: era ciò in cui si era sempre ritrovato; era l’atmosfera raccolta, tranquilla e burrascosa perfetta per lui.

Peccato che quella sera le cose fossero destinate ad andare diversamente.

All’ultimo eco di tuono si sovrappose uno squillo di campanello.

Sollevò lo sguardo, sorpreso. Un’ombra scura si stagliava al di là del vetro smerigliato della porta, sulla veranda.

Chi poteva essere tanto impaziente di vederlo da presentarsi a casa sua con quel tempo impietoso?

Stava quasi per decidersi ad ignorare l’intrusione e riprendere a leggere come se nulla fosse, quando l’ombra si mosse, svelando un inconfondibile profilo femminile dai capelli raccolti dietro la nuca.

Avrebbe dovuto immaginarlo.

Il campanello trillò di nuovo, più insistentemente.

Zexion chiuse gli occhi. Cercò di farsi forza.

Il campanello impazzì del tutto.

Con una mezza intenzione di andare lì a staccarlo definitivamente dal muro, chiuse il libro, tenendo un dito tra le pagine come segno, si alzò e si diresse malvolentieri alla porta d’ingresso.

Come previsto, si ritrovò a guardare dall’alto in basso una ragazzina euforica che ormai conosceva bene

{ una delle persone più [irresistibilmente] irritanti che avesse mai conosciuto }

e che spesso e volentieri costituiva il disturbo maggiore al suo mondo silenzioso, irrompendo a forza dentro casa sua proprio in quei momenti in cui lui preferiva estraniarsi. Momenti come quello.

«Ciao, ZexionSayu agitò allegramente una mano in segno di saluto. Era zuppa di pioggia dalla testa ai piedi, ma non sembrava dare alcun peso a quel dettaglio. «È qui mio fratello?»

«No, Yagami-sanZexion si ritrasse appena dalla soglia, aprendo un po’ di più l’uscio, in un gesto di forzata cortesia. «Se n’è andato un’ora fa.»

«Oh…» La ragazza non sembrava affatto delusa. Come se farsi mezzo miglio a piedi sotto la pioggia battente e poi incappare in un nulla di fatto non la toccasse minimamente. «Capisco. Beh, fa niente…» Si circondò il ventre con le braccia e rabbrividì, sorridendogli con aria di scusa. «Posso entrare solo un secondo?»

Zexion scorse con gli occhi i suoi vestiti bagnati, la gonna grondante acqua sulle ginocchia nude arrossate dal freddo. Trattenne una scrollata di spalle; invece si tirò ancora più indietro, senza rispondere.

Il sorriso si fece più ampio. «Grazie, Zexion-kun

Mentre gli passava accanto, poté sentire il suo profumo leggero misto all’odore della pioggia.

Chiuse la porta sul rumore di un nuovo tuono, e tornò a sedersi al suo posto.

Sayu si avvicinò al caminetto e si lasciò cadere in ginocchio, le mani tese verso la fiamma. Sospirò di piacere.

«Ci voleva proprio…»

«Te ne sei andata in giro senza ombrello, Yagami-san?» chiese Zexion, con soltanto un vaghissimo interesse nella risposta. Aveva già riaperto il libro alla pagina giusta.

Stranamente, la ragazzina non rispose. La sbirciò di sottecchi, e lei sfuggì subito ai suoi occhi.

Silenzio assoluto e sguardo sfuggente? Da parte di Sayu? Qualcosa non andava.

Pochi secondi dopo, sentì che si schiariva nervosamente la voce.

«Ehi, Zexion

«Mh

«Da quanti anni ci conosciamo?»

Aveva sollevato gli occhi bruni [quel mare di cioccolata calda e dolce in inverno] e ora lo guardava con una punta di ironia.

Zexion ricambiò lo sguardo, perplesso. Che razza di domanda era?

«Quasi dieci, credo» si ritrovò a rispondere.

Tanto era datata la sua ‘amicizia’ con il fratello di lei – o meglio, quella strana affinità che avvicina due persone che in altri momenti e in compagnia di chiunque altro preferirebbero starsene da sole. Magari a leggere nella bufera.

La ragazza sorrise, più apertamente.

«E dopo dieci anni, mi chiami ancora Yagami-san

Era un’affermazione, non una domanda. Ed era vero.

E lo sapevano entrambi, il perché.

Contrariato, Zexion preferì ricorrere a quello stesso perché: al suo isolamento, alla sua incapacità di instaurare un contatto col mondo esterno. E tornò semplicemente al suo libro.

Quel che faceva sempre quando il tocco gentile della mano tesa di Sayu Yagami gli faceva paura.

Il silenzio durò ancora a lungo. Con la coda dell’occhio, poteva vederla muoversi impercettibilmente verso di lui, tenendosi sempre vicina alla fonte di calore. Per poco non sorrise. Tra lui e quel fuoco, in realtà, c’era un mondo di distanza.

[Tra lui e lei, anche.]

«Zexion-kun

Non alzò neppure lo sguardo. «Cosa, Yagami-san

«Vuoi ancora sapere dove ho lasciato il mio ombrello?»

‘Lasciato’? Tornò a guardarla. Adesso era più vicina, e il suo visetto di ragazzina era acceso dal riverbero delle fiamme.

Sembrava quasi che stesse arrossendo.

Continuò a scrutarla in silenzio, finché lei non gli si aggrappò al braccio, strappandogli un sussulto.

«Non ero venuta a cercare mio fratello… Mi serve il tuo aiuto, Zexion. Non potevo chiedere a nessun altro…» Chinò il viso. «Non volevo chiedere a nessun altro.»

Non l’aveva mai vista così imbarazzata. Lei di solito era quella allegra, quella che nessuno riusciva a frenare. Era per questo che cercava disperatamente di tenerla lontana, dannazione. [Perché non si rendeva conto di quanto gli fosse attraente e inaccessibile il suo mondo.]

E poi, di colpo, senza aspettare parole da lui, Sayu si sollevò di scatto e corse di nuovo alla porta.

«Aspettami qui.»

Sparì fuori nella pioggia.

Zexion non ebbe il tempo di chiedersi cosa diavolo le fosse preso. Sentì la sua voce, da qualche parte sotto il portico, rivolgersi dolcemente a… A chi?

E dopo meno di un minuto, lei tornò, un ombrello gocciolante agganciato al braccio ed una grossa scatola di cartone tra le mani. Sorrideva.

«Ecco perché non potevo reggere l’ombrello.»

Lui si limitò a sollevare un sopracciglio. Ne sapeva quanto prima.

Sayu si fece improvvisamente timida. Si fermò per un istante a qualche passo da lui; poi raddrizzò le spalle, prese un bel respiro e lo raggiunse ancora davanti al fuoco.

Posò delicatamente la scatola a terra… E prima di vederne il contenuto, Zexion sentì un lieve uggiolio.

Un musino curioso spuntò dalla scatola e puntò due minuscoli occhi neri nei suoi.

Zexion fissò Sayu, attonito. Lei arrossì – stavolta era palese – e concentrò la sua attenzione su un punto anonimo del tappeto.

«Li ho trovati fuori da un bar in centro. Qualche idiota deve averli abbandonati. Non potevo lasciarli lì a morire di freddo.»

Li? Averli? Lasciarli? …

Guardò di nuovo la scatola. Uno, due, tre, quattro, cinque… Quindici cuccioli minuscoli, gli occhi ancora semichiusi dal recente arrivo nel mondo, se ne stavano rannicchiati gli uni sugli altri. Alcuni erano immobili, altri tremavano. Sembrava un miracolo che fossero ancora vivi. Ma, in nome del cielo, se erano troppi.

«… Yagami-san…»

La ragazza prevenne ogni sua obiezione.

«Non ti sto chiedendo di tenerli! Hanno solo bisogno di un posto dove passare la notte!» La sua voce si ruppe, gli occhi si fecero lucidi. «Non posso tenerli da me, la mamma è allergica. E al fratellone non piacciono gli animali, sai. Ho pensato a te perché tu…» S’interruppe, imbarazzata.

Zexion abbassò lo sguardo. Già, non c’era bisogno che lei proseguisse. Sapeva bene perché la ragazzina era venuta da lui.

 

[ «Zexion-kun, il fratellone non c’è. Mi aiuti a fare i compiti?» ]

[ «Zexion-kun, mi spieghi cos’è il teorema di Pitagora?» ]

[ «Zexion-kun, cosa stai leggendo?» ]

[ «Zexion-kun?» ]

[ «Zexion-kun?» ]

[ … ]

 

Lui non le aveva mai detto di no.

E si malediva per questo.

Sayu non disse altro, ma dovette interpretare il suo silenzio neutro in modo positivo. Lentamente, portò le mani alla scatola e prese pian piano il primo cagnolino, quello che aveva salutato la comparsa di Zexion nella sua prima visione della vita.

«Ciao, cucciolo.»

Alzò gli occhi in tempo per vederla sorridere al microscopico animale e strofinare il naso contro il suo.

«Sei dolcissimo! Vediamo, ti chiamerò…» S’illuminò in volto. «Zolletta! Che ne dici, ti piace Zolletta? È adorabile come te, vero?»

Poi lo adagiò con delicatezza sul tappeto, accanto a sé, in modo che il caminetto acceso potesse trasmettergli un po’ di tepore. Il cucciolo sembrò subito meno spaurito; posò il muso sulle zampine e socchiuse gli occhi, beato – ricordando a Zexion il sospiro di piacere della ragazza, poco prima.

Sayu ripeté la scena con tutti gli altri cuccioli.

Zexion aveva ancora il libro aperto, e ci provò pure, a riprendere la lettura [a ignorare quella cosa così fastidiosamente dolce] – ma non ci riuscì.

«Misurino… Domino… Dotty…» Una risata argentina. «Oh, il tuo caso è facile: Spruzzetto…»

«Non credi che sia un po’ immaturo dargli dei nomi?»

La ragazza alzò la testa, sorpresa. «Immaturo?»

Forse non avrebbe dovuto dirlo. Ma non era riuscito a trattenersi. Si strinse nelle spalle, rifugiando di nuovo lo sguardo sulla stessa pagina.

«Quando dai un nome a una cosa, ti ci affezioni.»

Lei non disse nulla. Zexion era quasi certo di averla offesa, e già lottava con il senso di colpa [senso di colpa? Che assurdità] che gli saliva lento dallo stomaco alla gola. Ma quando Sayu parlò di nuovo, il dolore che sentì nella sua voce convinse Zexion di non poterne essere l’unico responsabile.

«Cucciolo? Cucciolo, dai, svegliati…»

Alzò gli occhi dal libro.

La ragazzina teneva l’ultimo cagnolino in grembo, e sfregava le mani sul pelo bianco di quel corpicino spento. Zexion lo osservò e vide che era immobile; neppure il movimento di un respiro. Il freddo del temporale doveva aver avuto la meglio su di lui.

Le mani di Sayu si fermarono, il suo viso si intristì, e una lacrima scese lentamente a sfiorare il cucciolo. Una lacrima seguita da molte altre.

Zexion rimase a guardare i singhiozzi della ragazza per qualche lunghissimo istante, chiedendosi come si potesse essere tanto sensibili, tanto spudoratamente di buon cuore. Tanto diversi da lui.

Eccolo lì, il mondo di distanza.

E poi fece l’unica cosa che mai si sarebbe aspettato di fare: seguì l’istinto.

Chiuse il libro e lo posò sul divano alle sue spalle. Strisciò accosciato fino a Sayu, scostò gentilmente la sua mano [piccola, fredda] e prese il cucciolo tra le sue.

Sayu lo guardò, e la sorpresa vinse sulle lacrime.

Zexion si concentrò su quell’esserino indifeso che aveva visto troppo poco del mondo e ne ascoltò il battito. Era debole, debolissimo. Ma con un po’ d’aiuto, avrebbe potuto vedere qualcosa in più.

Incrociò le gambe, tenne il cucciolo sul palmo e con l’altra mano iniziò a scaldarne la pelle ghiacciata.

Sayu smise del tutto di piangere e rimase in silenzio al suo fianco.

Un silenzio che, di nuovo, durò a lungo, interrotto solo di tanto in tanto dallo scoppiettio di una scintilla nel fuoco e dalle gocce incessanti che ancora colpivano le finestre.

Passarono i minuti. Zexion sentiva la mano intorpidita implorare il riposo, ma non si fermò mai.

E proprio quando cominciava in cuor suo a cedere, il petto minuto e ormai tiepido sotto le sue dita si gonfiò improvvisamente di ossigeno, e la testolina bianca si mosse, in cerca forse di una posizione migliore.

Sayu trattenne il fiato.

«Zexion-kun… Ce l’hai fatta!»

Zexion sollevò il quindicesimo cucciolo all’altezza dei propri occhi, incerto, ed incontrò il suo sguardo vivo e curioso.

«No» mormorò, «lui ce l’ha fatta.»

La ragazza rise, sollevata. Quel riso era il suono più piacevole che si fosse sovrapposto al silenzio.

[Più della pioggia.]

Si voltò e le tese il cagnolino, ma lei non lo prese; lo circondò soltanto con le mani, lasciandolo nelle sue, così che le loro dita quasi si intrecciarono.

Zexion la guardò in viso, sorpreso dal contatto.

«Dagli tu un nome, Zexion-kun

Lui guardò di nuovo il superstite. Con la punta di un dito sfiorò il musetto candido come la neve.

Gli sfuggì un sorriso.

«Lucky

Sayu lo ripeté, come assaporando il suono.

«Lucky.» Sorrideva ancora, anche lei. «È un bel nome.»

Zexion sollevò di nuovo lo sguardo verso il suo, e per un attimo annegò nella cioccolata calda.

Calda e dolcissima.

 

Poco più tardi, mentre i quindici sopravvissuti ronfavano silenziosi, in fila davanti al caminetto, vide Sayu nascondere uno sbadiglio dietro la mano.

«Forse dovrei tornare a casa…» Non staccava gli occhi dai cuccioli. «Però… mi dispiace lasciarli. Mi sento un po’ responsabile di loro.» Lo guardò con un mezzo sorriso. «Ora tu ed io siamo… siamo un po’ come due genitori, no?»

Zexion la fissò di rimando – augurandosi fortemente che la luce del fuoco nascondesse il suo rossore.

Sayu soffocò un altro sbadiglio. Accarezzò distrattamente Lucky, che si teneva ancora vicino al grembo, guardando sonnolenta le fiamme.

«Sì, dovrei proprio andare…»

Zexion si morse il labbro.

Non poteva impedirselo.

«Puoi restare, se vuoi.»

Lei spalancò gli occhi, improvvisamente radiosa.

«Davvero?»

Annuì. Non c’era bisogno di parole. Lui era fatto così.

[Soprattutto con lei.]

Sayu sorrise. Senza una parola, senza neppure allontanarsi dai cuccioli, si protese sul fianco e gli stampò un bacio su una guancia.

Zexion spalancò gli occhi, ma non si ritrasse. Non sentì il bisogno di estraniarsi, stavolta.

Forse il mondo di distanza stava diminuendo i suoi confini.

La ragazza si strinse al petto Lucky e si accoccolò sul tappeto accanto a lui, appoggiandosi appena alla sua spalla, i suoi capelli scuri a solleticargli il collo.

«Buonanotte, Zexion-kun

Abbassò lo sguardo su di lei. Aveva già chiuso gli occhi. Sorrideva, serena come una bambina. Le rispose in un bisbiglio.

«Buonanotte, Sayu-chan

Era sicuro che lo avesse sentito.

Lucky si scrollò, assonnato, trotterellò per un po’ sul grembo di Sayu e poi venne ad accucciarsi sulle sue gambe.

Zexion salutò il suo arrivo con una carezza esitante, mentre si sfiorava il punto in cui aveva sentito le labbra di Sayu.

Fuori non pioveva più.

   
 
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