2.
- Prima io!
Aveva fatto appena in tempo a sbloccare la serratura che Spyro si lanciò dentro il
bungalow. Sciolto il nodo e lanciato il telo da sabbia sul letto, si infilò dritto
nel bagno senza nemmeno chiederle se avesse qualche necessità urgente. Con un sospiro
rassegnato lei si chiuse la porta d'ingresso alle spalle e gettò il grande cappello
di paglia sul piccolo tavolo rotondo, uno dei pochi elementi dell'arredamento. Con
un falso scatto la serratura richiamò la sua attenzione. La porta non si era chiusa
e lei la spinse nuovamente, con più forza. La prima volta che erano entrati in quella
catapecchia ridipinta da poco aveva avuto l'impressione che se Spyro si fosse anche
solo appoggiato alla porta, quella sarebbe volata fuori dai cardini. Non si poteva
pretendere troppo da quell'alloggio economico: i bungalow erano appartenenti a una
catena di alberghi noti per essere davvero a buon mercato. Miki c'era rimasta un po'
male quando si era resa conto di dove era andata a finire. Si aspettava un posticino
un po' più romantico a dire il vero, invece si era trovata di fronte a schiere di
bungalow malconci. Tanti, tutti attaccati in fila e tutti uguali: se non fosse stato
per il numero sulla porta di legno non sarebbero riusciti a orientarsi.
L'ambiente era piccolissimo: a confronto c'era più spazio abitabile sul suo Coyote. Le
pareti poi erano così sottili che poteva seguire tutte le attività di Spyro nel
microscopico bagno semplicemente indovinando la fonte dei rumori. Quando toccava a lei
la cosa la imbarazzava tantissimo. Fortunatamente qui dentro non facciamo altro che
dormire e fare colazione. Arrossì: non sempre si limitavano a dormire tra quelle pareti.
Sentì scrosciare l'acqua della doccia, segnale che poteva mettersi comoda. A Spyro la
Terra piaceva soprattutto perché lui poteva stare a lungo sotto la doccia, poiché l'acqua
non era rigidamente razionata come sulle stazioni e sulle navi. Si sedette sul bordo del
grande letto intenzionata a sdraiarsi, e le molle gemettero accompagnandola. Ma si accorse
subito che moltissimi granelli di sabbia avevano aderito alla pelle dei suoi piedi e delle
gambe. Detestava la sabbia nel letto, così per ripulirsi uscì sulla veranda, un nome
pretenzioso per indicare un piccolo balcone protetto da un parapetto di legno sverniciato,
basso e pericolante. Una stretta e ripida scalinata di legno rubava spazio e conduceva al
tetto, definito “solarium” sul contratto di affitto. In realtà era un crogiolo: il sole a
quella latitudine non perdonava e non c'era nemmeno un ombrellone. Però sia da lì che dalla
piccola veranda si godeva una discreta vista: erano a un centinaio di metri dalla spiaggia
e da dietro le palme della passeggiata del lungomare faceva capolino il blu cupo della
distesa del Mediterraneo. La sera si stava avvicinando, il sole era ormai tramontato e
dal lungomare, sempre affollato, salivano gli schiamazzi di tutti coloro che stavano
abbandonando la spiaggia per andare a prepararsi per la serata. La vegetazione mezza
morta, che nelle intenzioni di chi aveva progettato quei bungalow avrebbe dovuto garantire
la privacy delle verande, non era sufficiente a impedire alla gente in strada di guardare
anche attraverso i grandi finestroni. Quindi dopo qualche minuto Miki si ritirò, avendo
cura di tirare bene la tenda. Spyro era ancora sotto la doccia.
Attraversando la soglia della veranda la sua attenzione fu attratta da una macchia sul soffitto.
- Ancora tu! - fece un gesto brusco nella sua direzione, ma quella rimase immobile, indifferente
ai suoi sforzi per scacciarla. Con le mani sui fianchi Miki scrutò accigliata la lucertola. Non
era la stessa della sera precedente: questa era un po' più scura. Evidentemente si danno il cambio
a infastidire i turisti, pensò. La sera prima gli affettuosi e intimi preliminari fra lei e Spyro
nel buio della stanza erano stati interrotti da un rumore improvviso, come se qualcuno avesse
fatto fare a una biglia di vetro tre rimbalzi su un pavimento di ceramica. Si era stretta al
petto di Spyro, sobbalzando spaventata. Avevano acceso la luce e scoperto la rumorosa lucertola
appesa a testa in giù sopra il letto: non erano riusciti a scacciarla. E lui aveva cominciato a
ridere, tanto da farla innervosire.
- Sbrigati! - bussò fortemente sulla parete che separava l'unico locale dal bagno. Avevano provato
a starci insieme, ma era impossibile: era troppo piccolo. Non riuscivano nemmeno a muoversi. Colpa
anche di qualcuno che è cresciuto troppo, pensò Miki mentre con la memoria tornava al loro primo
giorno di permanenza quando avevano cercato, stanchi per il viaggio e desiderosi di dormire, di
fare la doccia insieme. Una volta entrato lui, non c'era più posto per nessun altro.
L'acqua continuò a scrosciare. Si sedette al tavolo su una delle sedie di legno. La commozione
del primo giorno, alla constatazione che gran parte dell'arredamento era di vero legno, si era
rapidamente dissipata quando si era accorta di come erano ridotti i mobili. Spyro aveva scelto
per sé una sedia che aveva scricchiolato così tanto da indurlo a fare cambio con la sua, nel
timore che non reggesse il peso. Finalmente calò il silenzio.
- Era ora! - lo rimproverò quando lo vide uscire dal bagno tenendosi con una mano l'asciugamano
stretto intorno alla vita. Spandeva tutto intorno a sé un delicato profumo di bagnoschiuma.
- Ti aspetto per il doposole, O.K.?
- Occhei... - gli rispose guardandolo con avidità. Aveva in mano il flacone del doposole,
indispensabile complemento alla protezione solare che dovevano spalmarsi per proteggere la pelle
dai raggi ultravioletti. L'atmosfera li filtrava pochissimo ormai a causa dei danni dovuti al
pesante livello di inquinamento. La crema doposole alleviava le eventuali conseguenze di una
eccessiva esposizione alla luce solare. Non era un caso se tutti dovevano portare obbligatoriamente
un piccolo cerotto trasparente che cambiava colore in base alla quantità di radiazione solare
ricevuta. Il suo era ancora perfettamente trasparente, così come quello di Spyro che giaceva
accartocciato sul bordo del piccolo lavandino. Si chiuse nel bagno, constatando il disordine. Era
tutto bagnato e spruzzato d'acqua, perfino lo specchio. Aveva lasciato lo sportello dell'armadietto
aperto, il costume da bagno per terra, il bagnoschiuma doveva essergli caduto perché c'era una bella
macchia colorata sul tappetino di gomma antiscivolo. Un disastro, come tutti gli uomini, pensò Miki
scuotendo la testa.
Mise un po' d'ordine, altrimenti non sarebbe riuscita a godersi la doccia rinfrescante che aveva
in programma. Poi si sfilò la canotta arancione che usava a mo' di abito, tanto lunga da arrivarle
fino a metà delle cosce. Rimase davanti allo specchio a osservarsi, scontenta. Era già da un po' che
stava attenta a come mangiava e cercava di fare più attività fisica possibile, ma non si vedeva alcun
risultato. Quell'impietoso costume da bagno poi metteva in risalto tutti i suoi difetti. Bianco,
seguiva la minimalista moda del momento che imponeva i ridicoli coprisesso. Il suo era un bel po' più
abbondante, ma ugualmente esponeva parti del suo corpo che lei avrebbe mantenute coperte. Non era una
bacchettona: aveva anche lei un po' di lingerie sexy nei cassetti, ma certo non la usava per farsi
vedere da chiunque! Si passò una mano dove si era rasata e scoprì che avrebbe dovuto mettere in conto
un'altra passata di rasoio, un po' più accurata stavolta. Si congratulò con se stessa per aver tenuto
indosso la lunga canotta.
Ma tutto sommato quel costume le piaceva: metteva in mostra ogni grammo di cellulite che aveva, ma il
reggiseno riusciva, coprendola il minimo possibile, a sostenere benissimo i suoi voluminosi carichi
anteriori pur essendo senza spalline. Se l'avesse indossato sotto l'abito adatto al posto dell'intimo
il risultato sarebbe stato grandioso: una scollatura da capogiro.
Rinnovò la sua dichiarazione di guerra alla cellulite pizzicandosi una coscia come per constatarne
la quantità poi, raccolti un po' meglio i capelli ricci recentemente resi più docili da numerose
applicazioni di balsamo, si decise a fare la doccia. Ne uscì rinfrescata e contenta, con la speranza
che quel buon umore sarebbe durato per tutta la serata. Depilatasi con molta attenzione cercò infine
il doposole, ma si ricordò che l'aveva preso Spyro. Si annodò l'ultimo asciugamano pulito sul seno e
uscì dal bagno. Lui era steso bocconi sul letto, nudo, l'asciugamano umido gettato negligentemente
sul pavimento.
- Sei un disordinato cronico! Eppure la tua cabina sul Raja sembra uno specchio!
Lui non reagì: aveva la testa voltata verso la finestra, ma c'era la tenda tirata e lei non capiva
che cosa stesse guardando. Sollevò il telo di spugna umida dal pavimento rivelando così il flacone
del doposole, rovesciato. Fortunatamente c'era una valvola e non era uscita neanche una goccia del
contenuto.
- Scandaloso... e smettila di fare finta di non sentirmi, capito?
Miki pensò a un piccolo dispetto: gli versò il doposole improvvisamente sulla schiena muscolosa,
grande come una piattaforma di attracco. Al contrario di quanto si aspettava, la sensazione gelida
non lo scosse minimamente. Non un sobbalzo, non un lamento.
- Hey, che nervi saldi – disse mentre cominciava a spalmargli l'olio sulla pelle. Ne percorse con
le mani ogni centimetro, godendo delle sensazioni che i suoi palmi le trasmettevano. Muscoli grandi
e compatti, forti, rilassati. Lo esplorò con cura dalle natiche scoperte fino alle spalle larghe e
robuste, sorpresa che non avesse ancora reagito.
- Hey... - gli disse dolcemente. Non ottenne risposta.
Adesso ci penso io a fargli passare la voglia di fare lo stupido, pensò proponendosi di vincere la
sua ostentata resistenza. Si mise a cavalcioni e gli strinse la vita tra le ginocchia, la sua pelle
nuda e fresca contro la pelle di lui un poco scurita dal sole. Già si vedeva la sottile linea più
chiara del costume da bagno. Era bollente, come se avesse accumulato il calore del giorno. Si chinò
verso il suo viso intenzionata a bisbigliargli nell'orecchio qualcosa di molto erotico, facendo
scivolare le proprie mani sulla sua schiena. La barba già evidente, le labbra socchiuse, le palpebre
abbassate: addormentato!
- Che scarsa resistenza... - gli sussurrò giungendo con le dita fino alla base del collo. Queste
inciamparono in qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Un oggetto piccolo, sottile. Un ago! Dal
collo di Spyro spuntava un sottile ago metallico terminante con una piccola pallina chiara dall'aspetto
spugnoso. Orripilata, Miki soffocò un grido e per qualche secondo rimase in preda al panico. Poi con
un gesto brusco e deciso tolse l'ago dalla carne di lui. Un aghetto di un paio di centimetri, molto
sottile ma non abbastanza da impedirle di notare che era cavo. Forse era avvelenato!
In preda al terrore di pungersi non trovò di meglio che infilzare l'aghetto sul cuscino, ripromettendosi
di toglierlo di lì non appena possibile. Poi afferrò l'uomo per le spalle e lo scosse ripetutamente,
chiamandolo a gran voce. Aveva paura, il sangue le rombava nelle orecchie, voleva piangere. Cercò di
metterlo supino, ma pensò che forse era meglio non muoverlo. Colta dal panico di nuovo lo afferrò per
le spalle, per le braccia, chiamandolo e lasciandosi finalmente vincere dal pianto. Lacrime di spavento,
di dolore e di angoscia per quello che stava accadendo le rigarono il volto.
Una fitta. Alla spalla sinistra, vicino alla scapola. Qualcosa l'aveva punta da dietro. Istintivamente
raggiunse il punto con la mano destra e le sue dita incontrarono un altro ago metallico, identico al
primo. Il cuore le balzò nel petto.
L'istinto fu quello di lanciare via l'ago, ma scesa dal letto lo posò sul tavolo di legno, cercando
di memorizzare la sua posizione. Era avvelenato? Certamente! Altrimenti perché prendersi il disturbo
di spararglielo addosso? Una gran rabbia la pervase. Chi?
- Cazzo... - bisbigliò a se stessa nel tentativo di non perdere la concentrazione. Si sentiva la mente
già appannata, rallentata, sonnolenta. In un angolo del cervello si formò l'odioso pensiero che il veleno
stava facendo effetto. Sentiva un bel calore in tutto il corpo, era un buon momento per addormentarsi. Cercò
di ribellarsi a quell'idea, ma non ne ebbe la forza. Raggiunse il letto, ma non riuscì a stendersi. Si
inginocchiò sul pavimento, di fianco a Spyro, e cercò di abbracciarlo. Appoggiata lì chiuse gli occhi e
perse i sensi.