3.
L'odore era così terribile che sembrava volersi fare strada attraverso il naso per raggiungere
direttamente il cervello e strapazzarlo. Le venne istintivo scuotere la testa, forse così l'odore
sarebbe svanito. Invece tornò alla carica: un'altra zaffata, violenta come un dito che cercasse
di risalire lungo la narice con la forza. Le si schiarì la mente e aprì gli occhi.
- Hey, Zeb... ci ha messo meno di te a riprendersi. Stai invecchiando.
Miki si guardò intorno. Era ancora nel bungalow, col culo per terra e la schiena appoggiata al
fianco del letto. Il braccio destro le doleva perché stava in una posizione poco comoda. Cercò
di porre rimedio immediatamente, ma si rese conto di essere ammanettata. Tirò il polso e scoprì
che la catena delle strane manette faceva un giro intorno al telaio del letto e raggiungeva un
bracciale identico serrato al polso di Spyro. Anche lui col culo per terra accanto a lei.
Seduto su una delle due sedie di legno e con un gomito appoggiato al tavolo della colazione c'era
un perfetto sconosciuto. Vestito con una sgargiante camicia a fiori rossi, gialli e verdi lasciata
sbottonata a metà e con un paio di pantaloncini beige dalle ampie tasche a soffietto, teneva le
gambe incrociate e muoveva le dita dei piedi dentro un paio di fastidiose infradito consumate. Sotto
i baffi aveva un sorriso strafottente.
- Allora, Zeb... ricominciamo da capo ora che ci siamo tutti – disse l'uomo dalla camicia a
fiori. Puntò una mano verso di lei.
- Chi cazzo è questa? La tua ultima conquista o solo una puttana?
- Stronzo, perché non... Ah! - la reazione di Miki fu stroncata immediatamente da una scarica
elettrica che le risalì il braccio destro fino al cervello. Erano quelle manette! La scarica
aveva colpito anche Spyro, lo capiva da come stava digrignando i denti. Si sentì in colpa e
l'odio spontaneo per quell'uomo crebbe ancora di più.
- Non l'ho chiesto a te – disse lo sconosciuto con voce tagliente. Ostentava la sicurezza di
colui che sa di essere intoccabile e Miki dovette ammettere che per il momento era proprio così.
Guardò Spyro col cuore gonfio di tenerezza. Il narcotico doveva aver avuto un bell'effetto su di
lui poiché sembrava ancora intontito. Li avevano legati insieme ma mentre lei aveva ancora il telo
da bagno annodato sul petto, lui non aveva proprio nulla per coprirsi.
- Non me lo vuoi dire? Fa niente – riprese l'uomo con falsa cordialità constatato il silenzio di
Spyro – però lasciami dire che sei caduto in basso, Zeb... dopo tua moglie Rhina, una donna così
bella e di gran classe, ti sei scelto una sgualdrinella obesa. Se non altro è della tua misura.
Miki vide rosso, trattenendosi a stento dal reagire. Non voleva un'altra scarica elettrica. Non
voleva che Spyro provasse dolore per causa sua. Si limitò a tendere nervosamente i muscoli e a
stringere ulteriormente le ginocchia. Guardò Spyro: i suoi occhi sembravano in grado di incidere
il metallo.
- Veniamo al dunque, ho altri programmi per la serata – disse l'uomo con tono annoiato,
giocherellando con un piccolo contenitore posato sul tavolo, vicino al grande cappello di paglia.
- Mi servono i nuovi codici per l'accesso remoto alla CPU del Raja. Vi siete decisi a cambiarli,
finalmente.
Miki trasalì. Aveva di fronte il responsabile del salto FTL sbagliato, colui che li aveva mandati
dentro una nebulosa! Possibile che il Comandante fosse stato così poco previdente da non proteggere
quei codici? Perfino lei li cambiava di tanto in tanto, per rendere la vita difficile a un eventuale
pirata informatico in vena di violare i sistemi di bordo della sua corvetta.
- Scordateli.
Ebbe paura. Non aveva mai sentito parlare Spyro con quel tono. Cattivo, deciso. Rabbrividì: la scarica
non era arrivata, eppure era prevedibile.
- Lo immaginavo. Magari non li conosci nemmeno, eh? Se siete un poco furbi, lì a bordo, avrete messo
una matrice frattale. Magari ci ha pensato la vostra IA di bordo, il bravo Navigatore. Sempre che
vi siate ricordati di ricaricargli le batterie. Non è stato molto utile quando vi siete trovati
alle prese con un salto sbagliato, eh?
Rise, e Miki lo odiò profondamente. Lo vide mettersi in tasca l'oggetto con cui giocherellava, segno
che non aveva più intenzione di dar loro la scossa. Ma subito dopo quello fece un gesto con la mano
vuota e la scarica arrivò a tradimento, ancora più dolorosa poiché inattesa. Non poté evitare che le
lacrime le rotolassero giù dalle guance fino a raccogliersi sul mento, solleticandola. Con la sinistra,
che stranamente non era stata legata, si asciugò rabbiosamente.
L'uomo dalla camicia a fiori si alzò e con due passi li raggiunse, facendo ben attenzione a rimanere
fuori tiro del poderoso braccio destro di Spyro, anch'esso libero. Miki si rese conto che si trattava
di un ometto qualunque, perfino lei sarebbe riuscita a sopraffarlo.
- Sai, proprio non ti capisco – mise un ginocchio a terra per guardare Spyro in faccia – il Raja poteva
essere tuo. Per quale motivo hai voluto il posto di secondo ufficiale?
- Non lo capiresti mai – le parole uscirono dal fondo della gola di Spyro, non dalle sue
labbra. Erano cariche di rabbia e di risentimento.
- Vero – osservò quello lisciandosi i baffi.
- Vedi, - riprese subito, risollevandosi in piedi e tornando alla sedia ma senza sedersi – è per
questo che ho deciso che non mi basta più farvi fuori, tutti quanti.
“Vi voglio vedere morti lo stesso, aspetta a gioire. Ma è troppo comodo morire e basta, naufragati
in una nebulosa radioattiva o vaporizzati da una stella. Vi voglio vedere distrutti, prima. Perché
tu lo sappia, in questo momento alcune persone di fiducia si stanno occupando dei tuoi amici. Mettere
fuori gioco il Comandante sarà uno scherzo: sappiamo cos'ha impiantato nel cervello e negli ultimi due
anni ho pensato a lungo a mille modi per friggergli il cervello a distanza. Non gli servirà a nulla
stare su Apollo, lo raggiungeremo anche lì.”
Miki si spaventò. Di cosa stava parlando quel balordo?
- E i gemelli? Quei due schifosi albini... in questo momento si staranno masturbando insieme
nascosti in una zona a bassa gravità di Finis Terrae. Loro credono di essersi nascosti in quella
clinica per fisiologie abnormi... Paradossalmente sarà più difficile stanare Korti e i due
specialisti: la prima se potesse farsi scopare da un motore iperluce non aspetterebbe un secondo
ad aprire le gambe; non scende mai da quella nave? Gli altri due invece adorano lavorare a
cottimo. Chissà che cazzo di contratto da schiavi gli avete fatto, eh?
Quello mise una mano in tasca ed estrasse un costoso apparecchio di comunicazione. Sulla Terra
la rete cellulare per le telecomunicazioni era stata ripristinata rapidamente, soprattutto lì nella
zona di al-Qahira che, a quanto ne sapeva, era ben coperta. Sul pianeta le comunicazioni personali
erano la normalità, sulle stazioni un lusso esagerato. Dopo l'acqua non razionata, un altro punto a
favore della palla di fango sporco, come spesso veniva definita la Terra dai nativi delle stazioni
orbitanti.
- Ti piace? - mostrò a Spyro l'apparecchio non più grande del palmo della sua mano – Non bado a spese,
per te. Ma il vero colpo da maestro l'ho fatto con la lucertola robot. Ti ho steso con quella,
vecchio mio. Tecnologia militare, un vero spasso. Se hai i soldi e sai dove chiedere, si trova
davvero di tutto.
Tese il braccio e offrì l'apparecchio a Spyro, che non mosse un muscolo.
- Coraggio, prendilo. Ti servirà.
Lentamente, controvoglia, lui alzò la destra e prese il telefono.
- Adesso voglio che tu chiami il Raja e dica che ti vuoi collegare da remoto alla CPU. Loro
autorizzeranno la connessione e al resto ci penso io.
- No.
Inevitabile e dolorosa, la scarica elettrica sembrò non dover finire mai.
- Non ho capito, scusa.
- No... - il sussurro di Spyro costò un'altra scarica insopportabile.
- Chiamali! - gridò acutamente Miki piangendo di dolore e di rabbia, colpendo furiosamente
Spyro con la mano libera. Si odiava per quello che stava facendo, per aver già ceduto. Si sentiva
un verme, ma non voleva un'altra scarica elettrica come l'ultima.
- D'accordo! - esclamò Spyro, ansimando.
- Aspetta un minuto, riprenditi e poi chiama. Non vorrai farli preoccupare, vero? - l'uomo baffuto
ostentava falsa cortesia, sedendosi.
Spyro fece come gli era stato detto. Parlò col Navigatore, dicendogli che avrebbe avuto bisogno di
un accesso diretto da remoto alla CPU e fece riferimento anche un protocollo che Miki non aveva mai
sentito prima, il protocollo di compressione RLE.
- Che cazzo è il protocollo RLE? - volle sapere l'uomo dalla camicia a fiori, sospettoso.
- Serve alla compressione delle immagini. Ho preimpostato un'interfaccia grafica sulla mia utenza.
- Se mi fai qualche scherzo del cazzo mi assicurerò che tu e i tuoi amici facciate una fine la
più orrenda possibile – sibilò quello attraverso i baffi, sporgendosi in avanti. A giudicare da
come gli brillavano gli occhi, credeva davvero in ciò che stava dicendo.
- E adesso, al lavoro.
Fece un cenno che Miki non comprese fino a quando dalle loro spalle spuntò una seconda
persona. Un altro uomo! Armato di una piccola pistola e del telecomando con cui controllava
le manette elettriche, fece il giro del letto e senza perderli di mira, estrasse un costosissimo
terminale portatile dalla borsa che portava a tracolla. Lo porse all'uomo con la camicia a fiori,
affrettandosi a impugnare di nuovo il telecomando delle manette. Miki ebbe un capogiro: per tutto
quel tempo era stata con un'arma puntata addosso e non si era resa conto di nulla! D'un tratto
tutte le minacce dell'uomo coi baffi assunsero maggiore consistenza, tanto da provocarle fitte
al ventre per la paura.
L'uomo armato si scostò dal tavolo sempre tenendo sotto tiro sia lei che Spyro. Era vestito
elegantemente, con i pantaloni lunghi e la camicia bianca abbottonata che contrastava molto con la
pelle abbronzata e villosa. La sua faccia non mostrava nulla che lo potesse tradire: né una piega
delle labbra, né una ruga, nemmeno un movimento degli occhi, uno dei quali era probabilmente
artificiale.
Spyro fu costretto a rivelare l'utenza e la password per il collegamento e a confermare la chiave di
crittografia. L'uomo con la camicia a fiori aveva ora il pieno controllo della connessione e poteva
impartire istruzioni direttamente alla CPU del Raja. Picchiettò a lungo sul tavolo dove il terminale
portatile stava proiettando la tastiera finché si disconnesse, soddisfatto.
- Complimenti, avete apportato un sacco di miglioramenti. La doppia propulsione è formidabile. Siete
riusciti a far convivere tutti quei sistemi senza far spezzare la nave in due al primo balzo
FTL. Peccato... che sia proprio il vostro lavoro a condannarvi. Chissà se vi siete ricordati
di omologare tutto.
“Oh, ma non importa. Mi sono occupato personalmente dell'omologazione della nuova propulsione del
Raja... cancellandola. Così quando dopo l'incidente le autorità scopriranno che oltre ad aver causato
la morte di centinaia, spero migliaia di persone, i vostri motori erano privi di ogni autorizzazione
al funzionamento... nulla potrà salvarvi. Se sarete ancora in vita, ovviamente.”
- Che cazzo sta dicendo? Che incidente? Che cosa ha fatto? - chiese Miki terrorizzata.
- Se come penso io ha avviato il ciclo di Stanton al massimo e chiuso il distributore di plasma,
tra pochi minuti i tre nuclei massa-energia della nave fonderanno.
La risposta di Spyro fu esauriente al punto che Miki rimase senza fiato. Il Raja era ormeggiato a
uno dei moli esterni di Apollo. Se il calore avesse intaccato lo scafo della stazione orbitante,
sarebbe stata la più grave catastrofe dai tempi della guerra.
- A dire il vero ci sono buone possibilità che i nuclei si raffreddino prima, ma mi risulta che
intorno al Raja ci siano altre navi. Con un po' di fortuna qualche vittima la facciamo lo stesso. In
ogni caso la vostra splendida reputazione di salvatori della patria sarà sputtanata per sempre.
L'uomo con la camicia sgargiante si alzò in piedi con aria molto soddisfatta. Sotto i suoi baffi ispidi
le labbra erano stese in un sorriso bianco.
- E adesso, grand'uomo, veniamo a noi. Avanti, uccidi la tua puttanella e poi pensiamo a te.
Miki si sentì male. Il tempo sembrò rallentare di colpo e i suoi sensi le parvero farsi
straordinariamente più acuti. Percepì la sfumatura gialla della morbida luce che pioveva dalla
lampada appesa al soffitto, sentì un soffio d'aria calda entrare dalla veranda aperta, poté udire
le voci allegre e spensierate dei passanti sul lungomare, vide un disegno geometrico proiettato sul
muro da uno dei lampioni dell'illuminazione pubblica che stava proprio lì fuori, a pochi metri. Spyro
era sbiancato.
- Beh, che ti prende? Grande e grosso come sei non riesci a spezzare il collo a una troia? Hai
dimenticato come si fa?
Miki aveva ormai capito che tra i due c'era della vecchia ruggine, ma solo in quel momento si rese
conto di quanto profonda doveva essere. Il finto buon umore aveva abbandonato il viso del loro
aguzzino lasciando posto al rancore, forte come non le era mai capitato di vedere. Proteso in
avanti verso Spyro, digrignava i denti e aveva gli occhi che sporgevano fuori dalle orbite,
iniettati di sangue. Per la prima volta Miki notò le pupille dilatate: è pure fatto di qualcosa,
pensò.
Di fronte alla totale immobilità di Spyro reagì con una risatina isterica.
- Ah, ho capito... non è una puttanella qualsiasi...
Se il suo viso non fosse stato distorto dal livore, quello le sarebbe sembrato un sorriso
cordiale.
- Ti sto quasi facendo un favore, bella: lui le sceglie, le riempe di regali e belle parole,
poi parte a bordo della sua astronave e all'attracco successivo ricomincia da capo. L'ultima
che si è sposato ha capito il trucco e non gli ha ancora concesso nemmeno la separazione. E
tieni presente che sulla Terra non ci viene tanto spesso.
Miki dovette riconoscere che sull'argomento Rhina, Spyro era stato abbastanza elusivo e
sintetico. Ma evidentemente quel porco baffuto ignorava alcuni dettagli di non poco conto. Il
primo era che lei non era una puttanella.
- Avanti, spezzale il collo... o strozzala, visto che hai una sola mano libera. Ci
riesci con una mano sola, vero ragazzone?
Spyro non si mosse. Lei sentiva il cuore impazzire per la paura.
- Se non lo fai tu lo faccio io, Zebrinsky... e stai certo che non sarò né veloce, né pietoso. La
farò soffrire a lungo sotto i tuoi occhi, bastardo. Ho solo l'imbarazzo della scelta. Hai
presente gli aghetti della mia amica lucertola elettrica? Ha in dotazione tante di quelle
cose che nemmeno immagini... veleni neurotossici che a scelta fermano il cuore, i polmoni,
che paralizzano il midollo spinale... oppure che spappolano i reni... il fegato...
Spyro sembrava una statua di pietra. Un muscolo della mascella guizzò per un istante, dandole
l'idea di quanto fortemente stava stringendo i denti.
- E va bene... - l'uomo fece un cenno al suo compare che si avvicinò e gli porse una piccola
scatola di colore verde oliva. Su un fianco aveva delle scritte in bianco, ma erano troppo fitte
e piccole perché lei riuscisse a leggere. Una volta tolto il coperchio, la scatola rivelò contenere
delle fiale per spray ipodermico.
- Dunque, vediamo... neurotossina, paralizza la respirazione... sì, potrebbe andare. Non ho
tutta la sera per aspettare, in fondo.
Da una delle tasche dei pantaloncini beige estrasse l'iniettore. Sfilò la capsula e la usò per
armare lo spray ipodermico, un congegno somigliante a una fantascientifica arma in miniatura,
con la sua impugnatura nera a pistola e il fusto di acciaio lucido.
- Ne ho abbastanza da far fuori un plotone... ma ne inietterò pochissimo. A te la scelta:
guardarla soffrire e morire lentamente o ucciderla tu stesso.
Miki credette di farsela addosso per la paura. L'uomo che impugnava lo spray ipodermico si era
già alzato in piedi quando sentì una nota vibrazione alla base della mascella. La suadente voce
maschile del modulo di identificazione le disse “chiamante sconosciuto”. Camuffando il movimento
della mascella necessario ad accettare la chiamata con quello di una dolorosa deglutizione, si
affrettò a rispondere.
Chiudete bene gli occhi, piccioncini.
- Chiudi gli occhi – disse atona voltandosi verso Spyro, senza sapere cosa stava dicendo. Era
terrorizzata al pensiero che i loro aguzzini capissero, ma il suo impianto di comunicazione
poteva essere udito solo da lei.
Miki strizzò gli occhi e attese. Sarebbe giunto il freddo bacio dell'iniettore ipodermico,
sicura condanna a morte, o cos'altro?
Il fracasso fu tale che non riuscì a trattenersi dal sobbalzare convulsamente per lo spavento,
gridando istericamente. Ci fu un improvviso spostamento d'aria e subito lampi di luce intensissima
passarono attraverso le palpebre serrate e le dettero un fastidio insopportabile, quasi
doloroso. Qualcun altro gridò, di dolore o forse di spavento. Fortunatamente quel lampeggiare
cessò subito, incoraggiandola ad aprire gli occhi abbagliati. Davanti a lei, con i cingoli
posati sopra la porta abbattuta e le armi spianate, c'era il Navigatore.
- Vi prego, signori... datemi una scusa per riempirvi di buchi...