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Autore: Ale_Jackson 86    17/02/2010    1 recensioni
In questa FanFiction sarà lo stesso Michael a condurci per mano attraverso i suoi ricordi di giovinezza.Ci racconterà del suo incontro casuale con Alex,una giovane ragazza di colore con la quale vivrà una bellissima storia d'amore che segnerà la vita di entrambi.Un viaggio nel tempo attraverso "le parole di Michael" che ci porteranno indietro negli anni(ma soprattutto nei"ricordi",appunto) e più precisamente subito dopo il successo di "Thriller". (Questa storia è nata dal desiderio di regalare,a chi si appresta a leggerla, un'immagine del "Michael Jackson/Uomo" pensata secondo la mia personale considerazione nei confronti di una delle più grandi star di tutti i tempi,ma soprattutto di uno degli uomini più buoni al Mondo)Buona lettura!!
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<3>

[Vivendo al presente
il nostro passato
manteniamo vividi
i ricordi proiettandoli
nel futuro.]
(A.A.)

E'inutile dire che non mi feci attendere molto e così il giorno dopo al nostro primo,vero incontro mi ripresentai davanti casa sua.Se non mi sbaglio erano da poco passate le quattro del pomeriggio e la giornata era buona.
La scorsi immediatamente dietro la veranda e come al solito stava armeggiando tra colori e pennelli.
Attesi che lei mi notasse e quando sollevò gli occhi alzai una mano in cenno di saluto.Per tutta risposta,lei,ricambiò il mio gesto e,togliendosi il camice da pittrice,sparì dietro le mura di casa.
Dopo pochi istanti la vidi uscire in giardino ed avanzare verso me con delle chiavi.
Aprì il cancelletto di legno.

"Entra pure,Michael..."

Esitai.

"Che c'è?Guarda che non ti mangio mica eh?!"

"Ma no...figurati Alex!E' solo che...insomma,sei da sola e...."

"Appunto!Fammi un pò di compagnia no?Entra su che mi va di scambiare quattro chiacchiere con te.Sono sempre sola."

"Se è così allora...accetto con piacere,Alex."

Mi sorrise.Ero molto imbarazzato,come al solito.
Non appena entrai in quella casa fu come essere risucchiato dal tempo,indietro almeno di vent'anni:dall'odore alla mobilia,tutto evocava un'atmosfera passata,un pò antica,ma ancora più accogliente e rassicurante.
Ebbi la sensazione che il tempo si fosse fermato per trattenere un passato che sbarrava le porte al presente.
Intuii che era qualcosa di fortemente voluto e ripensai di colpo alla storia del padre e della staccionata bianca.

Era un ambiente molto pulito ed ordinato.
Alex mi condusse,attraverso un piccolo ingresso con la carta da parati a fiorellini,verso un grande salone con la grande finestra-veranda che dava sulla strada.Scoprii che era proprio la finestra dietro la quale dipingeva infatti vidi immediatamente il cavalletto con su un quadro ancora incompiuto e un'infinità di materiale pittorico su di un tavolino li vicino.
Un pianoforte verticale,color mogano,stava contro una parete in fondo alla camera e sopra di esso vidi tante cornici con delle fotografie di varie dimensioni.
Alex si circondava di ricordi,pensai.
Viveva in un tempo tutto suo.
Provai un'immensa tenerezza e mi si strinse il cuore.

"Come avrai capito,Michael,è qui che passo gran parte delle mie giornate"

"Si....ho notato.Posso vero...?!"

"Ma certo,fà pure!"

Mi avvicinai al quadro ancora in elaborazione.
Rappresentava una scogliera con un mare in tempesta,ma le onde erano solo poche pennellate grigio-azzurre e tutt'intorno tanti segni ancora a matita.

"Sei bravissima,Alex.Sembra di poter sentire il rumore delle onde che s'infrangono su questi scogli....Sembra tutto molto vero..."

"Beh....grazie,ma c'è ancora tanto lavoro da fare..."

Con una gomma cancellò una linea in un punto ben preciso del disegno poi,con occhio esperto,inclinò la testa.

"Ecco...senza è meglio!"

"Se lo dici tu!"

Risi divertito da quella correzione così decisa e sicura di una persona che sapeva già il fatto suo.Mi diede l'impressione di essere molto simile a me:precisa e con in mente un'idea stabilita di ciò che voleva.
Mi piacque molto.
Lei mi sorrise,dolcissima, e fece spallucce.

"Son fatta così....non farci caso"

"Che bel pianoforte.....E' antichissimo!"

Come un bimbo curioso mi misi ad osservare minuziosamente tutto.

"E' accordato,Alex?"

"Non so..non lo suono mai.
Era di mia madre.
Lei era una pianista......Veramente lei era un pò di tutto,sai?
Pittrice,pianista,cantante...."

"Ah...ma allora capisco da dove proviene la tua vena artistica....
E' una preziosa eredità!"

"Mi manca tutto questo,Michael.Mi manca sentir riecheggiare per la casa le note di questo strumento.
La mia è una storia triste....I miei li ho persi sette anni fa in un incidente stradale.
Visto che ero ancora minorenne mi prese con se la sorella di mia madre e vissi per un pò a Detroit.
Ma non vedevo l'ora di ritornare qui così,appena ebbi l'età giusta per farlo,non persi tempo.
Qui li sento ancora vivi in tutto ciò che mi circonda."

Avevo avuto la conferma di ciò che pensavo.

"Alex....è tutto così triste,ma dolcissimo...Mi dispiace molto.
Posso sapere,se non sono indiscreto,la tua età?"

"Ventidue e compiuti a maggio,anche."

"Io venticinque....siamo molto giovani eh?"

Sorrise.Era stranamente serena anche durante le confidenze che mi fece.
Era come se fosse ormai apatica a tutto ciò che le era capitato,ma c'era sempre,nei suoi occhi,una punta di tristezza e di malinconia.Era normale.
D'un tratto pensai che quello stato d'animo era ormai parte di lei come una qualunque peculiarità fisica.
Se m'avessero chiesto di che colore erano i suoi occhi,avrei risposto "Neri e tristi" come se tristezza fosse stata una nuova tonalità della scala cromatica.

"Posso suonarlo,Alex?"

"Sai suonare il piano?"

Sorrisi.

"Se vuoi ti canto pure qualcosa...."

"Ma certo che voglio,sì!! Dai dai...!"

Si accomodò sul divanetto fiorato e si mise in ascolto.
Suonai la prima cosa che mi venne in mente:"Human nature"
Alle prime note sentii un sussulto e la guardai.Mi accorsi che il mento le tremava un pò mentre gli occhi cominciavano ad inumidirsi,brillavano.

"Io...conosco questa canzone...."

Tremai e mi bloccai di colpo.

"No...continua,Michael,ti prego..."

Mi guardava rapita dalla musica ed io non sapevo cosa pensare quando ad un tratto si mise a cantare piano insieme a me.

"See that girl...she Knows I'm watching...
she likes the way I stare..."

Ero confuso da ciò che stava capitando.
Presi un lungo respiro e lo trattenni.
La canzone terminò ed attesi che scoppiasse la bomba,ma nessun boato.Nulla.
La guardai nuovamente ed era ancora abbastanza commossa.

Mi sentii scoperto,finito,quando poi mi indicò una radio sul tavolino che non avevo notato prima.

"La vedi quella?Ogni tanto l'accendo perchè mi piace mentre dipingo.
Questa canzone la trasmettono sempre e ormai la so a memoria.Sei tu il cantante."

Aveva gli occhi bassi,ma era tranquilla.Sorrideva e sembrava non essere intimorita o sconvolta dalla sua scoperta.

"L'hai scritta tu?"

"No...la canto solamente,questa."

"Sembra quasi che l'abbia scritta tu,invece.Le parole sono stupende e....mi ricordano il modo in cui ci siamo conosciuti,vero?"

Annuii,frastornato.

"Perchè,Michael?Perchè non ti sei subito rivelato a me?"

"E' una domanda strana questa,Alex....Io pensavo che tu lo sapessi.Non è superbia la mia,ma vedi....poi ho capito che non avevi la più pallida idea di chi fossi.
Non volli farlo per paura di perdere questa normalità...capisci?"

"Forse si.E' pur vero che non vedo mai la TV....nemmeno ne possiedo una.
Mia madre diceva che 'uccide la fantasia' e così non l'ho mai comprato neanch'io,in seguito.
Ho sempre dipinto da me il mio mondo."

Silenzio.

"Comunque dovevi dirmelo Michael...Mio Dio!Avrai pensato che fossi una stupida,vero?"

"Per niente,Alex!!Io ero felice..."

"Eri felice di questo?!"

"Si...perchè per uno come me è difficile essere normale,condurre una vita normale,avere amici normali.
Sicuramente essere ricchi e famosi è una cosa bella,non lo nego,ma pur avendo tantissime persone accanto a me....a volte...mi sento solo."

"Davvero?"
"Si"

Mi prese la mano.

"Tu per me sarai sempre e solo Michael.OK?
Il ragazzo che mi osservava da dietro la staccionata e che poi ho scoperto....avesse una voce celestiale e dolcissima.
Solo questo ok?"

"Grazie,Alex..."

In quell'istante compresi che tra me e lei c'era come una specie di telepatia.Entrò nella mia solitudine,io nella sua.
Entrambi sapevamo,senza parlare,ciò di cui avevamo bisogno.
Ci eravamo trovati: io ero il suo "contatto con il mondo esterno"
e lei il mio "contatto con la normalità".

Le parlai allora del mio lavoro,della mia infanzia,del mio desiderio di trovare un amico e delle mie passeggiate.

Prima che ritornassi a casa mia,mi disse un'ultima cosa che non ho più dimenticato e che anni dopo trasformai in canzone,pensando a lei:

"Tu non sei solo,Michael.
NOI non lo saremo più .
Ricordalo..."

E come potevo dimenticarlo?!
Quella sera piansi,ma di gioia,pensando a quella ragazza che con due parole aveva ucciso la mia solitudine.
  
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