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Autore: n3n4    20/02/2010    2 recensioni
Nota dell'amministrazione: quando si usano i tag nelle introduzioni, ci si deve ricordare di chiuderli.
Ladynotorius assistente amministratrice su EFP.

I suoi occhi rossi mi fissavano eppure sembrava non vedermi forse ero semplicemente io a non voler staccare il mio sguardo dal suo … Chissà da cos’era causato il rossore delle sue iridi: forse perché era estremamente non umana o magari era il sangue delle sue vittime che si riversava in esse. Vittime attratte da quel corpo incredibilmente formoso e magro, slanciato e muscoloso; le labbra carnose e rosse tanto rosse che le avrei morse volentieri e quei capelli anch’essi rossi raccolti in una coda alta, lunghi lisci e lucenti fino alle cosce… era la perfezione! Un momento ho assegnato l’aggettivo perfetto ad un assassina immortale?? Mi scuso per il ritardo del 16° capitolo, sò di averlo promesso per gli inizi di agosto, ma è ancora in fase d'elaborazione!
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Anna Kyoyama, Yoh Asakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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LA COSA PIù VERA CHE ESISTE è UN BUGIA

 

Beh direi che vi ho fatto attendere a sufficienza , eccovi a voi il 10 capitolo di questa ff.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto l’ultimo capitolo pubblicato e ancor di più che l’ha recensito.

Direi che le chiacchiere stanno a zero e che voi siate più impazienti che mai di leggere questo nuovo chappy appena sfornato (almeno l’ultima parte).

Le parti scritte così sono raccontate da Yoh, quelle Così da N1.

Buona lettura e recensite in tanti

 

 

 

 

“Non crediamo al male finché non lo vediamo.”(Jean de La Fontaine)

 

 

 

 

Era sera inoltrata, Ryu stava preparando una deliziosa cenetta, dall’odorino che giungeva al mio olfatto, insieme ad alcuni componenti dei Ghandara. Il gruppo di Ren era uscito per fare una tranquilla passeggiata, così si spera. Gli X-Laws erano tornati alla loro base, mentre Faust si era rinchiuso nel suo “laboratorio”, una piccola stanza dell’alloggio riservata hai suoi studi medici, per non ho capito bene studiare che cosa. Nel silenzio che regnava nella camera da pranzo  presunsi, che Anna doveva essere lì. Bene era il momento buono per parlare. Scesi lentamente le scale e la ritrovai vicino al tavolino con le gambe portate quasi al mento, in una posizione fetale. Intenta a mangiare biscotti di riso e guardare nel vuoto. Dopo la sua comparsa di quest’oggi non so perché, ma regnò un silenzio tombale per tutto il giorno. Anna non sembrava minimamente infastidita da ciò, e nemmeno chiese spiegazioni per l’assurdo ammutinamento di tutti. Nemmeno io tutt’ora so come abbiamo fatto a trascorrere questa giornata senza rivolgerci la parola neppure tra di noi. L’osservai, adesso sembrava tutt’altra persona. Aveva un espressione ingenua sul volto, indossava sempre gli stessi pantaloncini di oggi, accompagnati però da una lunga maglietta che copriva tutto il ventre e i capelli biondi erano cresciuti in modo smisurato. Bhè posso presumere che non ci siano parrucchieri nel posto dove si è allenata per questi 2 anni. Anche sé raccolti in una coda molto alta, attraversavano tutta la schiena e ricadevano sul pavimento, formando un piccolo cerchio. Quando mi vide mi rivolse un sorriso dolce, pensavo di sciogliermi come neve al sole tanto ne rimasi catturato. Potrei divenire pazzo a forza di starle accanto. Ogni volta cambiava umore, più facilmente del tempo. Ora era tutta dolce e quasi innocente a confronto di questa mattina, dove appariva fredda e arrogante.

Yoh: Posso parlarti?- Mi stupì persino io del modo in cui mi ero rivolto a lei. Adesso ero io quello freddo e arrogante, non incrociai nemmeno i miei occhi ai suoi, ma fissai un punto qualsiasi che si intravedeva fuori la finestra. Mi ero fatto ribrezzo da solo.

Non rispose si limitò ad alzarsi, e camminare su quelle lunghe e perfette gambe che possedeva. Portò con sé la ciotola di biscotti ancora intatti, mi guardò e io come catturato dal suo sguardo la segui senza troppe domande. Andammo nella sala delle riunioni. Non si chiamava proprio così, era una specie di salotto vuoto, con solo una vecchia TV in bianco e nero. Poggiò non curante i biscotti sul futon che aveva buttato  a terra, e non chiedetemi da dove l’aveva tirato fuori. Si mise a sedere con le gambe allungate e si rivolse con tono piatto a me.

Anna: Di cosa volevi parlare?

Yoh: Di te.

Anna: E’ un argomento piuttosto generico.

Yoh: Di te in questi due anni. – Aggiunsi.

Anna: Già più specifico. – Disse allungando la mano per prendere uno dei biscotti e alzando lievemente un sopracciglio, come sé non sapesse da dove iniziare.

Anna: Bhè mi sono allenata…

Yoh:Dove? – Chiesi subito senza farla continuare, era come sé volesse rendere la nostra chiacchierata più veloce e “indolore” possibile.

Anna: Dovunque. Con tua nonna ci spostavamo sempre ogni settimana eravamo in un luogo diverso. E poi..

Yoh: Dove?Non mi hai ancora risposto. Adesso sono le tue risposte a non essere giuste per la mia specifica domanda.

Mi guardò un po’ e sospirò.

Anna: Cosa c’è Yoh? Perché mi tratti così?

Yoh: E come ti dovrei trattare?? – Mi alzai furibondo, con il sangue che ribolliva dentro le vene, mentre lei era del tutto tranquilla. Ed era questo ciò che mi faceva più rabbia.

Yoh: Sparisci per due anni, non ho notizie di te, ti vedo comparire oggi…così!

Anna: Cosi come?

Si era alzata, e si diresse verso di me. Adesso aveva un aria provocatoria, eravamo vicinissimi. Potei sentire il suo alito investire i miei sensi e mandarli in corto circuito. Era di fronte a me con uno sguardo curioso e ostile.

Yoh: Così…Diversa. – Ero riuscito a salvarmi in calcio d’angolo.

Fece dietro front, senza cambiare espressione e si sedette di nuovo. Tirai un leggero sospiro di sollievo.

Anna: Sei sempre il solito Yoh … Ma come oggi rimani a bocca aperta nel vedermi e poi mi dici che sono solo diversa. – Dal tono di voce sembrava quasi delusa. Divenni un peperone.

Yoh: Vuoi che ti dica che sei divenuta bellissima, ammaliante, stupenda e che tutti stavano sbavando alla vista del tuo corpo??

Assunse un aria sconcertata. Allora mi avvicinai a lei come poco prima aveva fatto con me. Mi inginocchiai e posi le mie labbra davanti a suoi occhi in modo che potesse bene capire quello che stavo per dirle.

Yoh: E’ vero sei divenuta bellissima. – Avevo una voce sincera e alzò i suoi occhi per vedere i miei. – Eppure, non sei la mia Anna, sarai anche bella, ma la tua bellezza non giustifica i tuoi comportamenti.

Abbassò gli occhi non c’era bisogno di fare l’elenco degli atteggiamenti poco carini che aveva avuto nei miei confronti. In primis quello di sparire dalla circolazione fino ad oggi.

Anna: Hai ragione Yoh, tu mi hai sempre sopportato,aiutato e sostenuto. E certo non ti ho ripagato nel modo giusto. Perciò ti chiedo scusa, per quello che ti ho fatto fino ad oggi e per quello che in un futuro potrà accadere.

Avevo il cuore leggero dopo le sue scuse. Presi coraggio e strinsi il suo viso tra le mani, accarezzando le guance rosee e la pelle perfetta. La costrinsi ,diciamo, a riversare i suoi occhi nei miei. Ma ancora non mi era chiara una cosa.

Yoh: Quali cose future Anna.

Anna: Bhè non sarò sempre una santa – disse buffamente roteando gli occhi verso l’alto – Perciò sin da oggi ti chiedo scusa sé mi comporterò altre volte in modo inopportuno da offendere le “cure” che mi hai riservato sino ad oggi.

Mi fece un gran sorriso, non so cosa volevano dire quelle parole, eppure ne fui ugualmente felice. Sentì la porta dell’ingresso aprirsi e si animò un gran via vai di voci, parole e piatti.

Anna: C’è dell’altro Yoh?? Qualcosa che mi vuoi chiedere??

Yoh: No adesso no. Né discuteremo a tavola, penso proprio che Ren e gli altri siano tornati e la cena sia pronta.

L’aiutai ad alzarsi, prendendo le sue piccole e perfette mani nelle mie. Mi girai e diressi verso al porta quando lei, prese di nuovo una mia mano e la strinse nella sua. Inutile dire che rimasi MOLTO, sorpreso di ciò. Ma preferii non girarmi e guardarla negl’occhi, continuai a camminare come se quel gesto fosse tra di noi una cosa normale.                                                                                                                                                              Le avevo detto che a cena avremmo continuato a parlare di questi due anni strascorsi in lontananza, però quando fece la sua entrata in camera da pranzo, regnò di nuovo un silenzio tombale. 

 

 

 

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Amore, amore, che schiavitù l'amore.(Jean de La Fontaine)

 

 

 

Un pugnale ancora e poi mi fermo giurai di nuovo a me stesso più che alla  cameriera che faceva capolino nella camera per annunciare la cena.

Avevo raggiunto già la sessantina tra freccette e pugnali, tirati dritti nella faccia di mio padre.

 Oh kami !! Quanto odiavo quell’uomo, gli serve solo un altro corpo per cui servirsi per esercitare il suo potere nel regno delle anime. Ma invece di sbrigarsela da solo questa faccenda, addossa a noi delle noie.

 

N3: Ripensamenti?

 

N1: Oh taci per favore! Sai ho accettato questo compito solo per non vederti.

 

N3: Ma guarda quante belle frecce abbiamo qui su questa foto che ritrae… - Staccò a man a mano i pugnali conficcati nella foto per lasciar intravedere il viso ormai ricoperto da essi.

Kami, kami, kami , quanto non lo sopporto, è irritante fino all’esasperazione. Dovrei alzarmi a prendere a pungi la faccia da schiaffi che si ritrova finché quel sorrisetto non sparisce e andrà da mia sorella implorando perdono.

 

N3: Dovrei recarmi a palazzo e fare rapporto al re per quello che ho visto, almeno ti punirà degnamente.

 

N1: Ci penseremo io e mia sorella a darti una bella punizione sé solo fiati! Cane del re!- Gli stavo sputando in viso aperto tutto l’intolleranza che riserbo nei suoi confronti, non era la prima volta, praticamente tutti i nostri discorsi sono su questo genere, lui calmo ed impassibile mentre io lo ricopro di insulti; alla fine mi diverte anche potermi sfogare finalmente con qualcuno che non mi mandi in esilio per qualche termine che và oltre ciò che l’etichetta di corte concede. – E poi non penso che si scomporrà più di tanto anche sé glielo dicessi.

 

N3: Come sta?

 

N1:Chi? – Ovviamente chi sé non…

 

N3: Tua sorella.

 

N1: Cos’è ti vergogni anche a  pronunciare il suo nome? Beh fai bene, io ho sempre detto che non vi dovevate sposare ma lei no era ossessionata dall’idea di averti. Sta bene sé così si può definire.

 

N3: Quanto vorrei vederla… - Si stava già avviando a sparire nell’ombra per andare da lei, ma credeva che fossi fesso?? Non permetterò mai che le si avvicini nella fase Pre “Prima parte”.

 

N1: Mio caro colonnello adesso è lei che infrange il regolamento non lo sa che mia sorella è in quarantena?

 

N3: Anche sé lo infrango a chi lo diresti?

 

N1:NON DEVI VEDERLA MI HAI CAPITO????????? – Battei forte il pugno sul tavolo facendo rovesciare un bicchiere colmo di latte, i pugnali emisero un rimbombo che durò parecchi secondi, il mio corpo era teso, il sangue ribolliva,avevo una rabbia che stava per esplodere e lui si divertiva a fare dello spirito.

 

Mi guardava con occhi grandi contornati dai capelli biondi, spettinati sotto il mantello nero.

N3: Sei impazzito? Ti avranno sentito per tutta la fortezza! – Mi prese forte per  il bavero e mi sbatté con ira sulla parete di legno ora i suoi occhi erano ridotti a fessura come i miei, ma non poté  fissarli allungo e con dispiacere mi lasciò il colletto – Maledetto hai gli stessi occhi di tua sorella.

 

Stava impazzendo questo è ovvio, ormai era divenuta un ossessione per lui. Forse  una delle sue solite amanti l’aveva scaricato stufa di essere trattata come il ripiego di una donna lontana dall’uomo con cui trascorreva  tutte le notti, oppure sentiva davvero la sua mancanza.

 

Ma cosa sto dicendo, lo sto forse giustificando?

 

N1: Tu mia sorella non la devi toccare!

 

N3: Credi davvero che sarei andato da lei?? Anche sé sto morendo per la sua mancanza so bene quel’è il mio ruolo nella missione e forse non dovrei nemmeno venire a trovare così spesso perfino te!

 

Un lungo attimo di silenzio vi fu tra noi due, entrambi volevamo assaporare il suono della calma.

 

N3: Sta arrivando, devo andare ti faro sapere notizie al più presto anche degli Altri tramite posta. Spero che ci resti secco mangiando una carota, arrivederci coniglio.

 

N1: Porterò i tuoi saluti a mia sorella, strozzino. – E’ si perché ridendo e scherzando il signorino qui presente si è scolato la mia bottiglia di vino invecchiata di vent’anni.

 

Scomparve così nel nulla, quando i passi della cameriera si fecero più vicini. Giungeva chiaro il suono delle sue scarpette sui gradoni di marmo mentre alzava la pesante gonna imbottita alla bel e meglio per non cadere.

 

Via posta, che cosa avrà mai voluto dire.

 

Cameriera: Signore abbiamo sentito dei forti rumori ed il signor Hao mi ha chiesto di venire a controllare del come mai non eravate già sceso per la cena.

 

N1: Eccomi sto scendendo non ti preoccupare.

 

Diedi un ultima occhiata alle mie spalle e chiusi bene la porta.  

 

  
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