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Autore: LilianMoonAngel    23/02/2010    3 recensioni
Dopo mezz'ora con loro, qualcuno la tirò via da quel caos e la portò fuori dalla cerchia di uomini, al centro della sala. “Vi devo ringraziare, chiunque voi siate” rispose Selene prendendo fiato. “Dovere di Cavaliere, Milady” disse il giovane, Selene alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi: erano di un blu intenso, i capelli biondi lunghi fino a metà schiena e indossava un'armatura dorata. Selene rimase rapita da quell'uomo e si sentì debole, come se l'avessero ferita al petto con una freccia e tutte le sue energie si stessero spegnendo in quel momento. Il ragazzo la guardò con aria confusa e lei arrossì; non aveva mai avuto rapporti con persone dell'altro sesso, a parte i suoi parenti, e per lei questa festa era un miscuglio di sensazioni d'imbarazzo. “Perdonatemi...” rispose Selene con un tono dolce e imbarazzato, il ragazzo sorrise dolcemente e s'inchinò davanti a lei. “Perdonatemi voi, Milady, per avervi creato un simile imbarazzo. Io sono Shaka, Cavaliere della sesta casa della Vergine, uno dei dodici Cavalieri d'Oro al servizio della dea Athena. È un onore conoscervi”
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Virgo Shaka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

La notte stava per calare, un rumore di passi si sentiva nel palazzo dei Titani.

Un ragazzo con i capelli azzurro chiaro e scompigliati bussò alla porta di una stanza in fondo al corridoio, aspettò per qualche minuto senza risulati. Bussò di nuovo, ma nessuno rispose. Alla terza volta decise di entrare comunque ed aprì la porta con una chiave che teneva dentro la tasca. Si avvicinò al letto argenteo che troneggiava nella stanza, dove trovò una ragazza con i capelli biondi che dormiva beatamente stringendo il cuscino. Lui scosse la testa e cominciò a strattonarla, finché non si svegliò.

La ragazza lo guardò confusa e rispose con tono assonnato. “Elios, cosa ci fai qui? Come sei entrato?”
“Ho fatto una copia delle chiavi delle vostre stanze. Su alzati, hai un impegno con tua sorella, sei in ritardo di 3 ore!”
“Cosa?? - chiese scioccata Selene alzandosi dal letto - Mamma mia, sono in ritardissimo!”
“Sbrigati! Eos già è furiosa perché ha dovuto rinunciare alla gita al lago, dovrai trovare una buona scusa per salvarti dalla sua ira!”
“Sì, subito, arrivo!” urlò la Dea. E vestendosi di fretta si avviò correndo nella stanza della sorella. Entrando si avvicinò a lei urlando. “Sorellina mi dispiace, non mi ero accorta che fosse così tardi! Mi dispiace davvero tanto, perdonami!”

Eos la guardò confusa; lei era ancora in vestaglia, in mano teneva lo spazzolino e si stava avviando verso il bagno. “Selene, calmati, non dobbiamo ancora partire” disse assonnata.

Selene la guardò scioccata, la bocca spalancata e lo sguardo perso nel vuoto. Si girò verso la porta è osservò il fratello che entrava ridendo come un pazzo. Selene divenne rossa in viso e lo guardò malissimo. “Stupido, mi hai fatto prendere un colpo!” disse urlando contro Elios.
“Dai, non è successo nulla! Era solo uno sciocco scherzetto innocente - disse il Dio asciugandosi gli occhi - Oddio com’è divertente la tua faccia!”

Selene lo guardò adirata e urlò: “Ti odio!”
“Selly, non prendertela. Adesso andiamo, prima che ci veda nostro padre. A dopo Elios” disse Eos trascinando la sorella fuori dalla stanza.
“Non lo sopporto quando fa così, mi da sui nervi! Perché mi prende sempre in giro?” disse Selene sbuffando.
“Dai, in fondo non puoi aspettarti altro da nostro fratello! Andiamo dai!” disse trascinandola con sé fino alle scale.
“Va bene, spero che nient'altro vada storto” disse sbuffando Selene.
“Beh non andrà nulla storto se mi dite cosa state facendo voi due signorine” disse una voce profonda dietro di loro. Eos e Selene si girarono lentamente terrorizzate, il padre le guardava severamente.
“Ehm... buongiorno padre... ecco... noi...” disse Eos balbettando.
“... stiamo andando a fare un giro” disse Selene decisa.

“Ah sì? E dove di preciso?” disse nervoso Iperione alle figlie. Selene ed Eos si guardarono negli occhi terrorizzate e poi risposero tenendo lo sguardo basso. “Andiamo al lago, vicino ad Atene” dissero insieme.
“Siete impazzite?! Volete farvi uccidere dalle ninfe di Artemide? È territorio loro, lo sapete?!” disse adirato, i suoi occhi avevano preso un colore rosso scarlatto.
“Solo l'ala nord è territorio delle ninfe. Noi staremo a sud, lo promettiamo!”

“Non ha importanza! Ora filate nelle vostre stanze signorinelle, siete nei guai fino alla punta dei capelli!”

“Cosa?? Per quale motivo padre? Non abbiamo fatto nulla!” dissero Selene ed Eos in coro.
“Niente ma signorine! Filate subito in camera vostra, senza fiatare, siete in punizione fino al mio ritorno dalla guerra” rispose urlando Iperione.
“No” rispose a tono Selene.
“Sì” rispose Iperione alla figlia.
“No”
“Sì”
“No”
“Sì invece! Ed ora andate, prima che decida di mettervi in punizione fino al resto dei vostri giorni!” disse infuriato Iperione. Selene ed Eos, rassegnate alla decisione del padre, si avviarono verso le loro stanze. Selene chiuse la porta sbattendola ferocemente e si buttò sul letto piangendo. Dopo qualche minuto Iperione entrò nella sua stanza e vedendola piangere si sedette accanto a lei e iniziò ad accarezzarle i capelli.
“Perché mi fate fare sempre la figura del padre cattivo ed insensibile? Io voglio solo il vostro bene”
“Perché non ci permetti mai di fare nulla! Oltre alle mura dell'isola io non so cosa ci sia o come sia!” disse Selene furiosa.
“Lo so, ma non posso fare nulla - disse Iperione abbracciandola dolcemente - ho paura che vi capiti qualcosa”
“Lo so papà” disse Selene ricambiando l'abbraccio e accarezzandogli il viso.
“Va bene... E va bene, su, preparati. Potete andare al lago, ma solo fino a mezzogiorno. A quell'ora vi voglio qui”
“Davvero? Oh grazie papà!” disse Selene abbracciandolo ancora più forte e baciandolo sulla fronte.
“Di nulla - sorrise - ma ora vai! E da domani, in punizione per due settimane” disse sereno Iperione.
“Ok papà” rispose Selene avviandosi verso la stanza della sorella. Iperione rimase lì seduto sul letto fissando la porta per qualche secondo.
“Oceano” disse sottovoce, e subito dietro di lui apparve la figura del fratello; i capelli blu come le onde del mare riflettevano i raggi del sole che stava spuntando, gli occhi fissi verso l'orizzonte, come assorto nei suoi pensieri.
“Dimmi fratello, perché mi hai convocato? È successo qualcosa?” disse tranquillamente senza distogliere lo sguardo.
“Devo chiederti un enorme favore... Ti chiedo... di seguire le mie figlie, di proteggerle se sarà necessario”
“Mi stai chiedendo di spiarle per caso?” rispose Oceano scioccato dalle parole del fratello.

Iperione si girò verso il fratello. “Non voglio che le spii! Voglio solo che le controlli a distanza, visto che stanno andando al lago vicino Atene. Ed essendo territorio delle ninfe di Artemide, non avranno scrupoli ad ucciderle” rispose preoccupato.
“In questo caso va bene, le osserverò da lontano... Però devi farmi un favore fratello”
“E quale sarebbe? Sentiamo!”

“Non permettere a Selene di sposare Hades, le faresti solo del male”
“Voglio solo il meglio per le mie figlie! E se lui è la persona giusta lo sposerà, con o senza il vostro consenso, fratello”
“Io credo che starebbe meglio con un Cavaliere... sarebbe felice”
“Mai! - urlò Iperione - Preferisco morire piuttosto che vedere mia figlia sposata con un lurido umano!”
“Non dire così! Ci sarà qualche Cavaliere che è degno di diventare una divinità... E io lo troverò!”
“Figurati! Ma se lo trovi avvisami, e se piacerà a mia figlia, le permetterò di sposarlo. Ma adesso scusami, nostro padre mi ha chiamato, voleva parlarmi” disse Iperione uscendo dalla stanza.
“E credo di sapere di cosa. Ora vado, a dopo fratello”. Oceano uscì dalla stanza raggiungendo le nipoti ad Atene.


Il sole era sorto da un pezzo, le acque del lago riflettevano i raggi del sole, il vento accarezzava dolcemente le chiome degli alberi rendendo l'aria frizzantina. Selene ed Eos avevano appena raggiunto il lago, così che rimasero meravigliate da quello spettacolo.
“È... davvero stupendo, non mi sarei immaginato nulla del genere!” disse Eos entusiasta.
“Neanche io Eos, tutto questo è davvero meraviglioso!” rispose Selene sedendosi sotto un albero sfogliando un libro. Eos invece poggiò a terra un asciugamano da spiaggia.
“Selene, non dirmi che è di nuovo quel libro di quell'autore greco che parla delle nostre origini! L'avrai letto un milione di volte, non ti ha stancato?”
“L'ho letto solo una decina di volte! E poi non è quello... È una raccolta di poesie dal 1200 al 1600” rispose senza distogliere lo sguardo dal libro.
“Sei davvero una secchiona Selene! Perché un giorno di questi non fai qualche scherzo a mamma e papà con me ed Elios? Almeno non sarai l'unica a non prendere sculacciate da nostro padre!”

Certo, mio fratello non poteva lasciare i suoi geni dispettosi per sé. Doveva pur contagiare qualcuno in famiglia. E visto che con me non c'era riuscito, Eos era diventata la sua assistente a tutti gli effetti. Se non peggio.

“Perché preferisco stare in disparte... E poi non voglio fare la tua fine, come per esempio quando hai quasi fatto esplodere la cucina, o quando hai colorato di rosa i vestiti di papà”
“Ahahahah sì me le ricordo, è stato davvero esilarante! Peccato che dopo mi sono presa non solo le sculacciate, ma anche otto mesi di punizione!”
“Ecco! E visto che io ho la fedina pulita, preferisco tenerla tale” rispose Selene sfogliando le pagine del libro.
“Dai, solo una volta!” chiese supplicando la sorella.
“Ti ho salvato più di una volta, sono la più piccola e intanto sono il vostro avvocato difensore! per favore, evitiamo Eos. Già mi basta il fatto che devo sposare Hades, ora mi chiedi pure di mettermi nei guai con nostro padre? Un guaio già l'ho combinato”
“E quale sarebbe?”
“Innamorarmi di un Cavaliere... - disse la fanciulla con aria sognante e malinconica - Se lo viene a scoprire papà di sicuro mi uccide”
“Beh... non ci pensare, forse capirà”
“Stai scherzando? La mamma capirebbe, ma papà... mai! Preferisce farsi uccidere piuttosto che vedermi sposata con un Cavaliere!”
“Come dici tu, io vado a farmi un bagno ma... - prese velocemente il libro dalle mani di Selene - insieme a questo! A dopo sorellina”. Eos si tuffò in acqua.
“EOS! Guasta feste!” urlò arrabbiata Selene rimanendo seduta sull'erba. Dopo un po' di tempo decise di alzarsi e di fare una piccola passeggiata vicino alle sponde del lago. Si inoltrò verso il bosco per sgombrare la testa dai pensieri, quando ad un tratto sentì una mano sulla sua spalla. Si girò di scatto e vide lo zio Oceano che le sorrideva.
“Dove stai andando Selene?” chiese gentilmente Oceano alla nipote.
“Io? Da nessuna parte, volevo fare una passeggiata... tutto qui” rispose Selene con lo stesso tono gentile. Oceano sorrise e le accarezzò il viso.

“Piccola, sai che devi stare attenta in queste zone, le ninfe di Artemide potrebbero vederti e catturarti”
“Lo farò, ma non sono più una bambina, so badare a me stessa”
“Vallo a dire a tuo padre, poi ne parliamo cara” disse scherzando Oceano, Selene sbuffò.
“Uffa, ci aveva promesso che ci avrebbe dato fiducia, e invece non è così”
“Su piccola, vostro padre vuole solo difendervi. Siete le sue figlie, è normale che si preoccupi un po' per voi!” disse Oceano abbracciandola e coccolandola.
“Lo so, ma zio, io vorrei che ci desse un po' più di fiducia, non siamo più bambine!”
“Un giorno lo farà, stai tranquilla. Comunque, io vado al lago a vedere che combina tua sorella. Tu non combinare guai, intesi?”
“Contaci zio!” rispose Selene con un sorriso ed Oceano sparì tra gli alberi. La ragazza passeggiò ancora per un po', finché non si trovò in una radura. La luce che trapelava dalle folte chiome degli alberi era riflessa dal piccolo ruscello che si trovava lì.

Selene notò quasi subito che davanti a lei si trovava un cavaliere con l'armatura dorata; non ci mise molto a capire che si trattava di Shaka.

Rimase paralizzata, non sapeva cosa fare.

Si spostò lentamente, rompendo un ramo secco che era sotto i suoi piedi. Shaka lo sentì e si girò immediatamente, ma non vide nessuno, così si alzò e si avvicinò al luogo dove aveva percepito il rumore. La fanciulla si spostò immediatamente ed entrò nella radura, Shaka la vide e le sorrise dolcemente. “Milady, cosa ci fate qui? E perché vi stavate nascondendo? Avete paura di me per caso?”

Selene arrossì di colpo ed abbassò lo sguardo. “No, è che... vi stavate allenando, non volevo disturbarvi”

Si avvicinò a lei e le sollevò il viso. “Mi siete mancata Milady, temevo di non rivedervi più”

Selene lo guardò scioccata. Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere! “Anche voi mi siete mancato Shaka, mi dispiace avervi fatto preoccupare”
“Fa nulla Milady” rispose dolcemente accarezzandole il viso. Si allontanò immediatamente, dandole le spalle. La dea si avvicinò a lui, che subito si allontanò verso il ruscello. Si sciacquò il viso e rimase lì, a fissare la sua immagine riflessa nell'acqua. Selene rimase lì a fissarlo, sospirò e si allontanò lentamente tornando dalla sorella. Shaka lo notò; l'afferrò per il braccio e la fermò, lei si girò di scatto e lo fissò negli occhi.

Il cavaliere la strinse al suo petto non smettendo di guardarla negli occhi. “Milady... non andate via...” sussurrò fissandola intensamente. Selene abbassò lo sguardo arrossendo, mentre il suo interlocutore sorrideva. Con un dito le sollevò il viso “Milady... c'è una cosa... che devo dirvi assolutamente”.
Selene notò che le mani di Shaka tremavano, e gli accarezzò il viso con le dita, cercando di calmarlo. “Shaka... state tremando, cosa vi succede?” chiese dolcemente.

Lui si rilassò e poggiò la testa sulla sua spalla, stringendola a sé ancora di più. La dea rimase immobile, sorpresa dal gesto del cavaliere. “Milady, c'è una cosa che dovete assolutamente sapere, è molto importante...”
“Allora ditemela, mi piacerebbe tanto saperla” Selene gli carezzava i capelli.

Shaka alzò lo sguardo e lo incatenò a quello della fanciulla. “Non so come spiegarvelo, è... difficile, almeno a parole” disse sottovoce.

Selene sorrise e gli accarezzò il viso con la mano. “Spiegatemelo a gesti allora. Non credo cambi qualcosa” rispose serenamente.
“Non posso, peccherei di superbia davanti a voi” iniziò Shaka amareggiato allentando l'abbraccio; Selene abbassò lo sguardo. “Voi... siete davvero... importante per me, non... riesco... a stare un solo secondo senza pensare a voi, Milady” continuò sollevandole il viso e cercando di trovare le parole adatte.
“Non capisco cosa volete dire, Shaka” rispose confusa Selene.

Il cavaliere le prese le mani e sorrise accarezzandole. Erano morbide e così delicate! “Spero voi mi perdoniate questo gesto” rispose fissandola intensamente negli occhi.

Lei sorrise e arrossì leggermente. “Vi perdonerei ogni minima cosa, Shaka” rispose con tono impacciato.

“Allora mi perdonerete anche questo” disse Shaka tirandola a sé e stringendola per i fianchi. Avvicinò piano il suo viso a quello di Selene, la fanciulla si avvicinò a lui, delicatamente si sfiorarono le labbra chiudendole con un bacio. Shaka le accarezzò il viso con una mano con l'altra la tenne stretta a sé alla vita. Selene lo strinse a se accarezzandogli i capelli, poi scese sul collo. Ma Shaka si staccò, dolcemente, mordendole il labbro inferiore, lei sorrise imbarazzata. Shaka teneva il suo viso fra le mani.
“Milady... io... provo per voi qualcosa di... indescrivibile... io credo, anzi ne sono certo, so di amarvi!” disse Shaka con tono serio.
“Shaka...” Selene lo guardò negli occhi “io... non so cosa dire”
“Ditemi solo quel che provate, del resto non m'importa!” Il cavaliere rimase serio, ma anche speranzoso, e ricambiò teneramente lo sguardo. Lei lo distolse e si allontanò da lui; in quel momento la speranza che brillava negli occhi di Shaka scomparì nel nulla lasciando posto all'amarezza “Voi non provate lo stesso, vero?”
“Al contrario... voi avete preso ogni minima cosa di me, non mi è rimasto nulla, tranne il desiderio di avervi accanto ancora una volta!” rispose Selene avvicinandosi e appoggiando la testa sulla sua spalla.

Shaka sorrise e iniziò a giocare con i capelli di lei. “Non potevate farmi più felice Milady”
“Voi potreste fare una cosa Shaka, anzi due”
“Quali sarebbero Milady? Farò qualsiasi cosa!”

Selene rise e gli premette un dito sulle labbra.
“Primo: smettetela di chiamarmi Milady, non mi piacciono tutte queste formalità. E secondo...” lo strinse a sé “Vi prego, non partite per questa guerra”. Mentre parlava nei suoi occhi si accumulavano lacrime.

Shaka le sollevò il viso e asciugò le gocce sulle sue guance. “Mi dispiace Milady, non posso. È dovere di ogni cavaliere proteggere la propria dea, soprattutto se è un cavaliere d'oro. Posso solo promettervi una cosa...”
“Quale sarebbe?” chiese Selene singhiozzando; Shaka prese fra le mani il suo viso e la baciò con passione sulle labbra.
“Tornerò da voi, ve lo prometto!”
“Shaka... grazie”
“E' il minimo che io possa fare per voi, Milady” rispose dandole un bacio sulla guancia.

Selene arrossì di colpo.

“Vi ho mancato di rispetto?”
“No no, è solo che... devo abituarmi”
“Non dovete” rispose Shaka abbassando lo sguardo.

“Perchè non dovrei?” chiese Selene preoccupata.
“Vostro padre non permetterà mai una cosa del genere”
“Si convincerà, un giorno. Io non rinuncerò a voi!”
“Lo stesso vale per me, non rinuncerei mai a voi!”
“Selene? Dove sei?” urlò una voce maschile che proveniva dalla foresta.
“E' Oceano, mi starà cercando. Devo andare!” sussurrò preoccupata la dea.
“Va bene, ma voglio vedervi, stasera. Come posso entrare nella vostra casa senza farmi notare?”
“Prendete questa” Selene si sfilò una collana dal collo a forma di mezza luna e gliela porse “Prendete questa, vi farà entrare nell'Isola dei Beati”
“Verrò sicuramente” disse prendendo la collana e indossandola “a presto Selene, vi amo!”
“Anch'io Shaka! Oh Shaka!” gli baciò una mano. “Ora andate!”

Il cavaliere sparì nel nulla nello stesso istante in cui apparve Oceano.
“Perchè non mi hai risposto Selene?” disse Oceano entrando nella radura.
“Scusami, non ti avevo sentito” si scusò la dea.
“Sicura? Non è che eri presa da un certo cavaliere di Athena?” ironizzò Oceano.

Subito Selene arrossì e abbassò lo sguardo. “Come lo sapevi?”
“Vi ho visto e sentito”
“Già, sempre la solita fortuna... Ora mi dirai che non possiamo stare insieme, vero?”
“Lo direi se lo pensassi... Ma non lo penso, quindi non te lo dirò” rispose dolcemente il Titano.

Selene alzò lo sguardo, era scioccata.“Vuol dire che posso?”
“Se fosse per me, sì bambina! Per questo cercherò di convincere tuo padre ad accettare tutto questo” La dea abbracciò lo zio gioiosamente. “Grazie grazie zio, non so come ringraziarti! Sei fantastico!” urlò di gioia.
“Va bene va bene! Ahahah”. Le profonde risate del vecchio Oceano scossero gli alberi della radura. “Su, ora andiamo. Vi devo riportare a casa”
“Sì” rispose gioiosa la fanciulla.

Subito dopo si avviarono verso il lago dove andarono a prendere Eos e tornarono nella dimora dei Titani.

   
 
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