Capitolo
3
La
notte stava per calare, un rumore di passi si sentiva nel palazzo dei
Titani.
Un ragazzo con i capelli azzurro chiaro e scompigliati bussò alla porta di una stanza in fondo al corridoio, aspettò per qualche minuto senza risulati. Bussò di nuovo, ma nessuno rispose. Alla terza volta decise di entrare comunque ed aprì la porta con una chiave che teneva dentro la tasca. Si avvicinò al letto argenteo che troneggiava nella stanza, dove trovò una ragazza con i capelli biondi che dormiva beatamente stringendo il cuscino. Lui scosse la testa e cominciò a strattonarla, finché non si svegliò.
La ragazza lo
guardò confusa e
rispose con tono assonnato. “Elios, cosa ci fai qui? Come sei
entrato?”
“Ho fatto una copia delle chiavi delle vostre
stanze. Su alzati, hai un impegno con tua sorella, sei in ritardo di
3 ore!”
“Cosa?? - chiese scioccata Selene alzandosi dal letto
- Mamma mia, sono in ritardissimo!”
“Sbrigati! Eos già
è furiosa perché ha dovuto rinunciare alla gita
al
lago, dovrai trovare una buona scusa per salvarti dalla sua
ira!”
“Sì, subito, arrivo!” urlò la
Dea. E
vestendosi di fretta si avviò correndo nella stanza della
sorella. Entrando si avvicinò a lei urlando.
“Sorellina mi
dispiace, non mi ero accorta che fosse così tardi! Mi
dispiace
davvero tanto, perdonami!”
Eos la guardò confusa; lei era ancora in vestaglia, in mano teneva lo spazzolino e si stava avviando verso il bagno. “Selene, calmati, non dobbiamo ancora partire” disse assonnata.
Selene la guardò
scioccata, la
bocca spalancata e lo sguardo perso nel vuoto. Si girò verso
la porta è osservò il fratello che entrava
ridendo come
un pazzo. Selene divenne rossa in viso e lo guardò
malissimo.
“Stupido, mi hai fatto prendere un colpo!” disse
urlando contro
Elios.
“Dai, non è successo nulla! Era solo uno sciocco
scherzetto innocente - disse il Dio asciugandosi gli occhi - Oddio
com’è divertente la tua faccia!”
Selene lo guardò
adirata e urlò:
“Ti odio!”
“Selly, non prendertela. Adesso andiamo, prima
che ci veda nostro padre. A dopo Elios” disse Eos trascinando
la
sorella fuori dalla stanza.
“Non lo sopporto quando fa così,
mi da sui nervi! Perché mi prende sempre in giro?”
disse
Selene sbuffando.
“Dai, in fondo non puoi aspettarti altro da
nostro fratello! Andiamo dai!” disse trascinandola con
sé
fino alle scale.
“Va bene, spero che nient'altro vada storto”
disse sbuffando Selene.
“Beh non andrà nulla storto se mi
dite cosa state facendo voi due signorine” disse una voce
profonda
dietro di loro. Eos e Selene si girarono lentamente terrorizzate, il
padre le guardava severamente.
“Ehm... buongiorno padre...
ecco... noi...” disse Eos balbettando.
“... stiamo andando a
fare un giro” disse Selene decisa.
“Ah
sì? E dove di preciso?”
disse nervoso Iperione alle figlie. Selene ed Eos si guardarono negli
occhi terrorizzate e poi risposero tenendo lo sguardo basso.
“Andiamo
al lago, vicino ad Atene” dissero insieme.
“Siete impazzite?!
Volete farvi uccidere dalle ninfe di Artemide? È territorio
loro, lo sapete?!” disse adirato, i suoi occhi avevano preso
un
colore rosso scarlatto.
“Solo l'ala nord è territorio
delle ninfe. Noi staremo a sud, lo promettiamo!”
“Non ha importanza! Ora filate nelle vostre stanze signorinelle, siete nei guai fino alla punta dei capelli!”
“Cosa?? Per quale
motivo padre? Non
abbiamo fatto nulla!” dissero Selene ed Eos in coro.
“Niente
ma signorine! Filate subito in camera vostra, senza fiatare, siete in
punizione fino al mio ritorno dalla guerra” rispose urlando
Iperione.
“No” rispose a tono Selene.
“Sì”
rispose Iperione alla figlia.
“No”
“Sì”
“No”
“Sì
invece! Ed ora andate, prima che decida di mettervi in punizione fino
al resto dei vostri giorni!” disse infuriato Iperione. Selene
ed
Eos, rassegnate alla decisione del padre, si avviarono verso le loro
stanze. Selene chiuse la porta sbattendola ferocemente e si
buttò
sul letto piangendo. Dopo qualche minuto Iperione entrò
nella
sua stanza e vedendola piangere si sedette accanto a lei e
iniziò
ad accarezzarle i capelli.
“Perché mi fate fare sempre la
figura del padre cattivo ed insensibile? Io voglio solo il vostro
bene”
“Perché non ci permetti mai di fare nulla! Oltre
alle mura dell'isola io non so cosa ci sia o come sia!” disse
Selene furiosa.
“Lo so, ma non posso fare nulla - disse Iperione
abbracciandola dolcemente - ho paura che vi capiti qualcosa”
“Lo
so papà” disse Selene ricambiando l'abbraccio e
accarezzandogli il viso.
“Va bene... E va bene, su, preparati.
Potete andare al lago, ma solo fino a mezzogiorno. A quell'ora vi
voglio qui”
“Davvero? Oh grazie papà!” disse Selene
abbracciandolo ancora più forte e baciandolo sulla fronte.
“Di nulla - sorrise - ma ora vai! E da domani, in punizione
per
due settimane” disse sereno Iperione.
“Ok papà”
rispose Selene avviandosi verso la stanza della sorella. Iperione
rimase lì seduto sul letto fissando la porta per qualche
secondo.
“Oceano” disse sottovoce, e subito dietro di lui
apparve la figura del fratello; i capelli blu come le onde del mare
riflettevano i raggi del sole che stava spuntando, gli occhi fissi
verso l'orizzonte, come assorto nei suoi pensieri.
“Dimmi
fratello, perché mi hai convocato? È successo
qualcosa?” disse tranquillamente senza distogliere lo
sguardo.
“Devo chiederti un enorme favore... Ti chiedo... di
seguire le mie figlie, di proteggerle se sarà
necessario”
“Mi stai chiedendo di spiarle per caso?” rispose
Oceano
scioccato dalle parole del fratello.
Iperione si girò
verso il
fratello. “Non voglio che le spii! Voglio solo che le
controlli a
distanza, visto che stanno andando al lago vicino Atene. Ed essendo
territorio delle ninfe di Artemide, non avranno scrupoli ad
ucciderle” rispose preoccupato.
“In questo caso va bene, le
osserverò da lontano... Però devi farmi un favore
fratello”
“E quale sarebbe? Sentiamo!”
“Non permettere a
Selene di sposare
Hades, le faresti solo del male”
“Voglio solo il meglio per le
mie figlie! E se lui è la persona giusta lo
sposerà,
con o senza il vostro consenso, fratello”
“Io credo che
starebbe meglio con un Cavaliere... sarebbe felice”
“Mai! -
urlò Iperione - Preferisco morire piuttosto che vedere mia
figlia sposata con un lurido umano!”
“Non dire così! Ci
sarà qualche Cavaliere che è degno di diventare
una
divinità... E io lo troverò!”
“Figurati! Ma se
lo trovi avvisami, e se piacerà a mia figlia, le
permetterò
di sposarlo. Ma adesso scusami, nostro padre mi ha chiamato, voleva
parlarmi” disse Iperione uscendo dalla stanza.
“E credo di
sapere di cosa. Ora vado, a dopo fratello”. Oceano
uscì
dalla stanza raggiungendo le nipoti ad Atene.
Il sole era sorto da un pezzo, le
acque del lago riflettevano i raggi del sole, il vento accarezzava
dolcemente le chiome degli alberi rendendo l'aria frizzantina. Selene
ed Eos avevano appena raggiunto il lago, così che rimasero
meravigliate da quello spettacolo.
“È... davvero
stupendo, non mi sarei immaginato nulla del genere!” disse
Eos
entusiasta.
“Neanche io Eos, tutto questo è davvero
meraviglioso!” rispose Selene sedendosi sotto un albero
sfogliando
un libro. Eos invece poggiò a terra un asciugamano da
spiaggia.
“Selene, non dirmi che è di nuovo quel libro di
quell'autore greco che parla delle nostre origini! L'avrai letto un
milione di volte, non ti ha stancato?”
“L'ho letto solo una
decina di volte! E poi non è quello... È una
raccolta
di poesie dal 1200 al 1600” rispose senza distogliere lo
sguardo
dal libro.
“Sei davvero una secchiona Selene! Perché un
giorno di questi non fai qualche scherzo a mamma e papà con
me
ed Elios? Almeno non sarai l'unica a non prendere sculacciate da
nostro padre!”
Certo, mio fratello non poteva lasciare i suoi geni dispettosi per sé. Doveva pur contagiare qualcuno in famiglia. E visto che con me non c'era riuscito, Eos era diventata la sua assistente a tutti gli effetti. Se non peggio.
“Perché
preferisco stare in
disparte... E poi non voglio fare la tua fine, come per esempio
quando hai quasi fatto esplodere la cucina, o quando hai colorato di
rosa i vestiti di papà”
“Ahahahah sì me le
ricordo, è stato davvero esilarante! Peccato che dopo mi
sono
presa non solo le sculacciate, ma anche otto mesi di
punizione!”
“Ecco! E visto che io ho la fedina pulita, preferisco tenerla
tale” rispose Selene sfogliando le pagine del libro.
“Dai,
solo una volta!” chiese supplicando la sorella.
“Ti ho salvato
più di una volta, sono la più piccola e intanto
sono il
vostro avvocato difensore! per favore, evitiamo Eos. Già mi
basta il fatto che devo sposare Hades, ora mi chiedi pure di mettermi
nei guai con nostro padre? Un guaio già l'ho
combinato”
“E
quale sarebbe?”
“Innamorarmi di un Cavaliere... - disse la
fanciulla con aria sognante e malinconica - Se lo viene a scoprire
papà di sicuro mi uccide”
“Beh... non ci pensare, forse
capirà”
“Stai scherzando? La mamma capirebbe, ma
papà... mai! Preferisce farsi uccidere piuttosto che vedermi
sposata con un Cavaliere!”
“Come dici tu, io vado a farmi un
bagno ma... - prese velocemente il libro dalle mani di Selene -
insieme a questo! A dopo
sorellina”. Eos si
tuffò in acqua.
“EOS! Guasta feste!” urlò
arrabbiata Selene rimanendo seduta sull'erba. Dopo un po' di tempo
decise di alzarsi e di fare una piccola passeggiata vicino alle
sponde del lago. Si inoltrò verso il bosco per sgombrare la
testa dai pensieri, quando ad un tratto sentì una mano sulla
sua spalla. Si girò di scatto e vide lo zio Oceano che le
sorrideva.
“Dove stai andando Selene?” chiese gentilmente
Oceano alla nipote.
“Io? Da nessuna parte, volevo fare una
passeggiata... tutto qui” rispose Selene con lo stesso tono
gentile. Oceano sorrise e le accarezzò il viso.
“Piccola, sai che
devi stare attenta
in queste zone, le ninfe di Artemide potrebbero vederti e
catturarti”
“Lo farò, ma non sono più una
bambina, so badare a me stessa”
“Vallo a dire a tuo padre, poi
ne parliamo cara” disse scherzando Oceano, Selene
sbuffò.
“Uffa,
ci aveva promesso che ci avrebbe dato fiducia, e invece non
è
così”
“Su piccola, vostro padre vuole solo difendervi.
Siete le sue figlie, è normale che si preoccupi un po' per
voi!” disse Oceano abbracciandola e coccolandola.
“Lo so, ma
zio, io vorrei che ci desse un po' più di fiducia, non siamo
più bambine!”
“Un giorno lo farà, stai
tranquilla. Comunque, io vado al lago a vedere che combina tua
sorella. Tu non combinare guai, intesi?”
“Contaci zio!”
rispose Selene con un sorriso ed Oceano sparì tra gli
alberi.
La ragazza passeggiò ancora per un po', finché
non si
trovò in una radura. La luce che trapelava dalle folte
chiome
degli alberi era riflessa dal piccolo ruscello che si trovava
lì.
Selene notò quasi subito che davanti a lei si trovava un cavaliere con l'armatura dorata; non ci mise molto a capire che si trattava di Shaka.
Rimase paralizzata, non sapeva cosa fare.
Si spostò lentamente, rompendo un ramo secco che era sotto i suoi piedi. Shaka lo sentì e si girò immediatamente, ma non vide nessuno, così si alzò e si avvicinò al luogo dove aveva percepito il rumore. La fanciulla si spostò immediatamente ed entrò nella radura, Shaka la vide e le sorrise dolcemente. “Milady, cosa ci fate qui? E perché vi stavate nascondendo? Avete paura di me per caso?”
Selene arrossì di colpo ed abbassò lo sguardo. “No, è che... vi stavate allenando, non volevo disturbarvi”
Si avvicinò a lei e le sollevò il viso. “Mi siete mancata Milady, temevo di non rivedervi più”
Selene lo guardò
scioccata. Non
si sarebbe mai aspettata una cosa del genere! “Anche voi mi
siete
mancato Shaka, mi dispiace avervi fatto preoccupare”
“Fa
nulla Milady” rispose dolcemente accarezzandole il viso. Si
allontanò immediatamente, dandole le spalle. La dea si
avvicinò a lui, che subito si allontanò verso il
ruscello. Si sciacquò il viso e rimase lì, a
fissare la
sua immagine riflessa nell'acqua. Selene rimase lì a
fissarlo,
sospirò e si allontanò lentamente tornando dalla
sorella. Shaka lo notò; l'afferrò per il braccio
e la
fermò, lei si girò di scatto e lo
fissò negli
occhi.
Il cavaliere la strinse al
suo petto
non smettendo di guardarla negli occhi. “Milady... non andate
via...” sussurrò fissandola intensamente. Selene
abbassò
lo sguardo arrossendo, mentre il suo interlocutore sorrideva. Con un
dito le sollevò il viso “Milady... c'è
una cosa...
che devo dirvi assolutamente”.
Selene notò che le mani di
Shaka tremavano, e gli accarezzò il viso con le dita,
cercando
di calmarlo. “Shaka... state tremando, cosa vi
succede?” chiese
dolcemente.
Lui si rilassò e
poggiò
la testa sulla sua spalla, stringendola a sé ancora di
più.
La dea rimase immobile, sorpresa dal gesto del cavaliere.
“Milady,
c'è una cosa che dovete assolutamente sapere, è
molto
importante...”
“Allora ditemela, mi piacerebbe tanto saperla”
Selene gli carezzava i capelli.
Shaka alzò lo sguardo e lo incatenò a quello della fanciulla. “Non so come spiegarvelo, è... difficile, almeno a parole” disse sottovoce.
Selene sorrise e gli
accarezzò
il viso con la mano. “Spiegatemelo a gesti allora. Non credo
cambi
qualcosa” rispose serenamente.
“Non posso, peccherei di
superbia davanti a voi” iniziò Shaka amareggiato
allentando
l'abbraccio; Selene abbassò lo sguardo. “Voi...
siete
davvero... importante per me, non... riesco... a stare un solo
secondo senza pensare a voi, Milady” continuò
sollevandole
il viso e cercando di trovare le parole adatte.
“Non capisco
cosa volete dire, Shaka” rispose confusa Selene.
Il cavaliere le prese le mani e sorrise accarezzandole. Erano morbide e così delicate! “Spero voi mi perdoniate questo gesto” rispose fissandola intensamente negli occhi.
Lei sorrise e arrossì leggermente. “Vi perdonerei ogni minima cosa, Shaka” rispose con tono impacciato.
“Allora mi
perdonerete anche questo”
disse Shaka tirandola a sé e stringendola per i fianchi.
Avvicinò piano il suo viso a quello di Selene, la fanciulla
si
avvicinò a lui, delicatamente si sfiorarono le labbra
chiudendole con un bacio. Shaka le accarezzò il viso con una
mano con l'altra la tenne stretta a sé alla vita. Selene lo
strinse a se accarezzandogli i capelli, poi scese sul collo. Ma Shaka
si staccò, dolcemente, mordendole il labbro inferiore, lei
sorrise imbarazzata. Shaka teneva il suo viso fra le mani.
“Milady... io... provo per voi qualcosa di...
indescrivibile...
io credo, anzi ne sono certo, so di amarvi!” disse Shaka con
tono
serio.
“Shaka...” Selene lo guardò negli occhi
“io...
non so cosa dire”
“Ditemi solo quel che provate, del resto non
m'importa!” Il cavaliere rimase serio, ma anche speranzoso, e
ricambiò teneramente lo sguardo. Lei lo distolse e si
allontanò da lui; in quel momento la speranza che brillava
negli occhi di Shaka scomparì nel nulla lasciando posto
all'amarezza “Voi non provate lo stesso, vero?”
“Al
contrario... voi avete preso ogni minima cosa di me, non mi
è
rimasto nulla, tranne il desiderio di avervi accanto ancora una
volta!” rispose Selene avvicinandosi e appoggiando la testa
sulla
sua spalla.
Shaka sorrise e
iniziò a giocare
con i capelli di lei. “Non potevate farmi più
felice Milady”
“Voi potreste fare una cosa Shaka, anzi due”
“Quali
sarebbero Milady? Farò qualsiasi cosa!”
Selene rise e gli premette
un dito
sulle labbra.
“Primo: smettetela di chiamarmi Milady, non mi
piacciono tutte queste formalità. E secondo...” lo
strinse a
sé “Vi prego, non partite per questa
guerra”. Mentre
parlava nei suoi occhi si accumulavano lacrime.
Shaka le sollevò
il viso e
asciugò le gocce sulle sue guance. “Mi dispiace
Milady, non
posso. È dovere di ogni cavaliere proteggere la propria dea,
soprattutto se è un cavaliere d'oro. Posso solo promettervi
una cosa...”
“Quale sarebbe?” chiese Selene singhiozzando;
Shaka prese fra le mani il suo viso e la baciò con passione
sulle labbra.
“Tornerò da voi, ve lo prometto!”
“Shaka...
grazie”
“E' il minimo che io possa fare per voi, Milady”
rispose dandole un bacio sulla guancia.
Selene arrossì di colpo.
“Vi ho mancato di
rispetto?”
“No
no, è solo che... devo abituarmi”
“Non dovete”
rispose Shaka abbassando lo sguardo.
“Perchè
non dovrei?” chiese
Selene preoccupata.
“Vostro padre non permetterà mai una
cosa del genere”
“Si convincerà, un giorno. Io non
rinuncerò a voi!”
“Lo stesso vale per me, non
rinuncerei mai a voi!”
“Selene? Dove sei?” urlò una
voce maschile che proveniva dalla foresta.
“E' Oceano, mi starà
cercando. Devo andare!” sussurrò preoccupata la
dea.
“Va
bene, ma voglio vedervi, stasera. Come posso entrare nella vostra
casa senza farmi notare?”
“Prendete questa” Selene si sfilò
una collana dal collo a forma di mezza luna e gliela porse
“Prendete
questa, vi farà entrare nell'Isola dei Beati”
“Verrò
sicuramente” disse prendendo la collana e indossandola
“a presto
Selene, vi amo!”
“Anch'io Shaka! Oh Shaka!” gli baciò
una mano. “Ora andate!”
Il cavaliere
sparì nel nulla
nello stesso istante in cui apparve Oceano.
“Perchè non
mi hai risposto Selene?” disse Oceano entrando nella radura.
“Scusami, non ti avevo sentito” si scusò
la dea.
“Sicura? Non è che eri presa da un certo cavaliere
di
Athena?” ironizzò Oceano.
Subito Selene
arrossì e abbassò
lo sguardo. “Come lo sapevi?”
“Vi ho visto e sentito”
“Già, sempre la solita fortuna... Ora mi dirai che
non
possiamo stare insieme, vero?”
“Lo direi se lo pensassi... Ma
non lo penso, quindi non te lo dirò” rispose
dolcemente il
Titano.
Selene alzò lo
sguardo, era
scioccata.“Vuol dire che posso?”
“Se fosse per me, sì
bambina! Per questo cercherò di convincere tuo padre ad
accettare tutto questo” La dea abbracciò lo zio
gioiosamente. “Grazie grazie zio, non so come ringraziarti!
Sei
fantastico!” urlò di gioia.
“Va bene va bene! Ahahah”.
Le profonde risate del vecchio Oceano scossero gli alberi della
radura. “Su, ora andiamo. Vi devo riportare a casa”
“Sì”
rispose gioiosa la fanciulla.
Subito dopo si avviarono verso il lago dove andarono a prendere Eos e tornarono nella dimora dei Titani.