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Autore: Ayumi Yoshida    25/02/2010    5 recensioni
“Cosa vuoi farmi?”
“Adesso vedrai”
Gli immobilizzò entrambe le braccia con una sola mano, per impedire qualunque sua reazione, e con l’altra cavò fuori dalla tasca dell’impermeabile una capsula biancastra.

[Principalmente Heiji/Kazuha - Accenni Shinichi/Ran]
( I classificata al contest "E se i vostri personaggi preferiti tornassero bambini?" di Aki96 )
- ULTIMO CAPITOLO PUBBLICATO! -
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel pomeriggio, ore quattordici circa.

 

Qualcosa gli stava ostacolando qualunque movimento.

Era come un fardello sullo stomaco, ma non era pesante; emanava un piacevole calore, era umido. Non era fastidioso, soltanto gli impediva i movimenti.

Heiji provò a sedersi, indebolito. Le ossa gli dolevano ancora, tutto tremava intorno a lui.

Percepì l’ostacolo scivolare lungo il suo corpo e cadere piano sulle sue gambe.

Incurante, si portò le mani al viso e si massaggiò le palpebre, ancora ben chiuse, cercando di ricordare. Sentiva che qualcosa stava sfuggendo insieme al sonno da cui si era appena svegliato.

Aveva inghiottito la pillola… Haibara l’aveva portato in salvo… aveva parlato con Kudo… poi non ricordava più nulla. Doveva aver perso conoscenza.  

Una risata gli morì in volto. Era ovvio che fosse svenuto, Haibara gli aveva detto che avrebbe fatto male.

Ma mai quanto poteva farne vedersi di nuovo piccolo.

Il ragazzo – ormai bambino – aprì gli occhi di scatto, trattenendo a stento un urlo di disperazione che minacciava di squarciargli il petto.

Le sue mani si erano rimpicciolite diverse volte. Velocemente le allontanò dal volto e, distese le dita, cominciò a voltarle e rivoltarle per osservarle meglio. Il suo sguardo procedette poi, a turno, lentamente, lungo le braccia, fino alle spalle, al petto.  In quel momento sentì il corpo crollare e la tensione nervosa lo obbligò a chiudere gli occhi e ad abbassare la testa. Non poteva già più resistere.

E non aveva ancora esaminato il proprio viso.

Stringendo le labbra, lottava contro se stesso, esitando se arrendersi o continuare a lottare. Non pensava sarebbe resistito nel vedere le sue gambe di nuovo gracili e piccole, nel cercare di alzarsi su piedi minuscoli e scalpiccianti. L’inquietudine gli stava consumando lo stomaco.

Lentamente, però, aprì di nuovo gli occhi, nonostante tutto.

Le sue piccolissime ginocchia erano invisibili, perché occupate da Kazuha, seduta su uno sgabello al lato del letto, ma con il petto completamente adagiato su di lui, le braccia lunghe a stringergli le gambe. Non appena Heiji se ne rese conto arrossì completamente. Era lei quel tenero fardello sullo stomaco.

“Cosa…” esclamò timidamente, indispettito, ma quasi subito tacque: la ragazza stava dormendo.

I suoi occhi erano chiusi, in gran parte coperti dalla frangetta che le ricadeva disordinata sulla fronte, la sua espressione usuale, ma il bambino riuscì comunque a notare tracce di lacrime tutt’intorno alle palpebre e anche, soprattutto, sul lenzuolo con cui egli era stato coperto.

Dopotutto, era sempre un detective, anche se era stato rimpicciolito. Il suo cervello era sempre lo stesso. Non era stato sconfitto definitivamente.

Neanche questo pensiero riuscì, però, a confortarlo. Davanti a sé vedeva ormai tutto nero e perduto.

Anche le lacrime di Kazuha lo testimoniavano. Chissà quanto doveva aver sofferto, preoccupandosi mentre lui giaceva in quel letto privo di coscienza. La sua anima, il suo corpo, la sua mente dovevano aver patito un dolore fortissimo, lo stesso dolore che lui provava in quel momento, forse anche la stessa sensazione di sconfitta e di amaro in bocca.

Non era riuscito a confessarle quanto teneva a lei. Kazuha non l’avrebbe mai saputo. Da quel momento Heiji Hattori sarebbe scomparso per sempre e Kazuha, con il passare del tempo, l’avrebbe dimenticato.

Heiji si sentì male al solo pensiero. Non sapeva se sperare di continuare a vivere nei suoi ricordi, facendola soffrire per un amicizia distrutta, o se scivolare via piano dalle sue memorie, sapendola felice.

Entrambe le possibilità gli causavano fitte profonde al cuore.

Lui non voleva soffrire, ma allo stesso tempo non desiderava che Kazuha soffrisse a sua volta.

Si sentiva turbato, sconvolto, spezzato in due, diviso tra se stesso e lei.

Non gli era mai accaduto di provare sensazioni del genere. Udiva confusione nella sua testa, come se la stanza dove si trovava fosse piena di gente urlante e rumorosa che gli impedisse di riflettere.

Lasciandosi guidare dall’istinto, abbassò un poco la testa verso Kazuha. Viste da vicino le sue lacrime apparivano ancora più tristi e piene. Più niente, ormai, lo separava dalla sue labbra, che, in quel momento più che mai, un ruggito in fondo allo stomaco premeva perché sfiorasse con le sue. La sua ragione, però, fece in modo che il suo viso si fermasse a pochi centimetri da quello della ragazza.

Doveva cominciare a comportarsi come un bambino, e i bambini non facevano ciò che lui avrebbe voluto fare. I bambini non baciavano sulla bocca un adulto.

Con gli occhi semichiusi, sfiorò delicatamente con il naso la guancia di Kazuha e vi posò un bacio leggero, frettoloso. Poi tutto rosso in volto, facendo attenzione a non interrompere il suo sonno con movimenti bruschi, discese dal letto con un saltello.

Si rimise diritto a fatica, ostacolato dai vestiti che ormai ricadevano enormi sul suo corpicino, e sospirò.

La stanza sembrava enorme ed era resa ancora più grande ed estesa dalle pareti e dal pavimento candidi. Si trovava in un ospedale. Le buste dello shopping erano ammassate in un angolo, accanto alla borsa di Kazuha e al suo immancabile cappello con la visiera. Gli lanciò uno sguardo fugace e carico di malinconia: di sicuro da qual momento non avrebbe più potuto indossarlo, doveva essere troppo grande per lui.

Percorse in punta di piedi la stanza fino alla porta e si preparò ad uscire. Posò un orecchio contro il legno sottile dell’uscio per controllare se ci fosse qualcuno al di fuori, ma non sentì alcun rumore. Poteva andare.

Si voltò, allora, per l’ultima volta verso di lei, verso Kazuha, e ne accarezzò il volto con il più affettuoso sentimento che avesse mai provato nei suoi confronti. Era quello il suo addio.

Heiji sorrise tristemente, mentre spingeva verso il basso la maniglia per lasciare per sempre la stanza.

E tutta la sua vita.

 

Qualche tempo dopo, ore quattordici e venti circa.

 

“Heiji… Heiji non c’è più!

Ran accorse immediatamente all’urlo sconvolto che proveniva da dentro la stanza.

Kazuha era crollata a terra e lacrime le rigavano nuovamente il viso. La ragazza le si avvicinò e la strinse a sé, confortandola. Kazuha cominciò a sussurrarle qualcosa all’orecchio, mentre Ran scuoteva la testa dispiaciuta. Conan le osservò: sicuramente la ragazza stava chiedendo se avesse visto Heiji, ma così non era stato. Neanche lui l’aveva visto. Il ragazzo aveva atteso il momento in cui tutti si erano allontanati per lasciare l’ospedale. Chissà dov’era andato.

Il bambino cavò fuori dalla tasca il cellulare e cominciò a comporre il numero dell’altro detective velocemente. Si portò l’apparecchio all’orecchio e attese che dall’altra parte della cornetta Heiji aprisse la chiamata. Tutto fu fatto con circospezione, per evitare che le ragazze potessero notarlo.

Il cellulare squillava. Conan non si accorse dei passi silenziosi di Kazuha dietro di lui: la ragazza gli posò una mano sulla spalla e lui sobbalzò.

“Kazuha neechan!” esclamò, a  metà tra lo spaventato e il rassicurato, portando immediatamente il cellulare dietro alla schiena. Lo strano brillio degli occhi di Kazuha faceva, però, tendere il suo tono di voce più verso lo sgomento.

“Stai telefonando a Heiji, vero?” domandò lei, senza scomporsi. Già non piangeva più e sul suo viso, in quel momento, c’era un’espressione combattiva e risoluta.

Conan provò a mentire, ma la ragazza non aveva intenzione di perdere altro tempo. Allungò un braccio e gli prese il cellulare dalle mani, avvicinandolo poi all’orecchio. Nella cornetta si sentivano ancora squilli, la comunicazione non era ancora stata aperta. Kazuha sbuffò e spinse di più il cellulare contro l’orecchio in un gesto di impazienza. Il bambino si morse un labbro, preoccupato.

Heiji non doveva rispondere.

Un clic risuonò nella stanza, annunciando che la comunicazione era finalmente aperta. Conan e Kazuha trattennero il fiato, attendendo che la voce di Heiji cominciasse a diffondersi nel ricevitore, ma ciò non accadde.

Il cellulare era completamente muto. Conan tirò segretamente un sospiro di sollievo; la ragazza, però, non si arrese.

“Hattori Heiji!” cominciò a strillare più che poteva nel telefono, arrabbiata “Dove sei?! Perché hai lasciato l’ospedale?! Non dovevi!”

Dall’altra parte del telefono, Heiji trattenne la voce a fatica. L’aver ascoltato Kazuha gli disegnò finalmente un sorriso sul volto. Moriva dalla voglia si cominciare anche lui ad urlare e prenderla in giro, ma non poteva. La sua voce l’avrebbe tradito, rivelando tutto.

La ragazza, ancora, non udì alcuna parola. I suoi occhi si ridussero a fessure.

“Heiji?! Heiji?!” chiamò nuovamente nel telefono.

“Io! Voglio parlare io!” strillò allora Conan, cercando di risultare convincente nei suoi capricci. Cominciò a saltellare, facendo più rumore che poteva, e immediatamente la ragazza gli diede il telefono.

“Vediamo se con te si degna di parlare” pronunciò, offesa, e incrociò le braccia.

Il bambino portò il cellulare all’orecchio.

“Heiji niichan, ciao” lo salutò calorosamente “Come stai?”

La voce che gli rispose era sempre uguale, soltanto poco più fanciullesca.

“Heiji niichan è morto” sentenziò, funerea. Conan sentì il detective dell’Ovest sospirare nella cornetta e trattenne a stento un sorriso. “E smettila con queste smancerie, sei ridicolo!” rincarò poi il ragazzo, indispettito.

Il bambino strinse le labbra.

“Sai che sono costretto.” sussurrò a voce bassissima, irritato. Poi riprese: “Dove sei?”

“Da Agasa hakase. Kazuha e Mouri san sono vicine a te?”

Conan annuì.

“Allora vedi di non farti scoprire. Raggiungimi prima che puoi e evita di venire in compagnia, intesi?”

“Capito! Dirò a Kazuha neechan e a Ran neechan di non preoccuparsi” rispose il bambino ad alta voce, sorridendo. “Ciao ciao!”

Chiuse la chiamata e rispose il cellulare in tasca.

“Cosa devi dirmi?” chiese a bruciapelo Kazuha, ancora stizzita. La infastidiva molto il fatto che Heiji si fosse rifiutato di parlare con lei. Riusciva a scherzare anche quando lei era preoccupatissima.

Il piccolo sorrise e spiegò: “Heiiji niichan sta bene, non devi preoccuparti. Mi ha detto che aveva un caso difficile da risolvere e che per questo motivo è andato via, ma tornerà presto.”

Ran divenne all’improvviso triste.

“Proprio come Shinichi” sussurrò una voce dentro di lei. Ma scosse la testa e sorrise, cercando di non pensarci. Non poteva essere lo stesso, sicuramente si trattava di una coincidenza.

“Speriamo che torni presto” borbottò Kazuha tra sé e sé “Mi ha fatto innervosire parecchio questa vicenda. Nient’altro?”

Conan scosse la testa con un sorriso. “Nient’altro.”

“Come al solito! Basta che ci sia qualcosa da risolvere e perde la testa!” cominciò a lamentarsi, scuotendo la testa, rassegnata, e raccogliendo tutte le buste e gli oggetti disseminati per la stanza. Quando prese in mano il cappello che Heiji aveva lasciato la sua espressione si addolcì un poco e il suo tono di voce divenne più leggero. “Comincio ad odiarli, questi detective! Non è vero Ran?”

L’interpellata rise di cuore. Finalmente Kazuha era rilassata. Sul suo viso non leggeva più la disperazione e la paura, semmai lo sdegno per essere stata lasciata in quel modo. Non poteva distruggere le sue speranze con strambe preoccupazioni. “Hai ragione” rispose, divertita.

Il bambino, avendole ascoltate, mise il broncio. Non si era affatto accorto che gli occhi di Ran erano vuoti.

Quando furono fuori dall’ospedale, carichi di buste e pacchetti, Conan pensò che fosse il momento migliore per allontanarsi senza insinuare troppi sospetti.

“Ran neechan” domandò con una vocetta che considerava adorabile “posso andare a casa di Agasa hakase? C’è un nuovo videogioco e mi piacerebbe tanto provarlo!”

La ragazza gli sorrise. “Certo che puoi. Anzi, veniamo anche noi! E’ molto tempo che non vedo il Professore!”

Il bambino impallidì a quella decisione e subito cercò di dissuaderla.

“Ma… ecco…ci sono i miei amici…” mormorò, fingendosi in imbarazzo “Non so se puoi venire…”

“Ma io conosco benissimo i tuoi amici” gli ricordò Ran, affettuosa. Adorava donargli tutto il suo affetto, perché Conan la faceva sentire meno sola. E la aiutava a non pensare a Shinichi.

“Sì, ma, ecco…”

“C’è qualcosa sotto!” esclamò Kazuha teatralmente. L’amica le rivolse un’occhiata perplessa.

“In che senso?”

“Beh, è strano che il piccolo non voglia che lo seguiamo, non ti sembra?”

Ran lanciò un occhiata al bambino, che, poco lontano da loro, fingeva di non udirle, e mormorò nell’orecchio di Kazuha: “Magari si vergogna perché c’è una bambina che gli piace!”

Conan spalancò gli occhi, sconvolto.

“Sciocchezze” ribatté la ragazza “Sono quasi diciotto anni che sto con un detective e credi che non sia in grado di capire certe cose?”

“Cosa significa ‘sto con un detective’?”  domandò Ran, sorpresa “Io non sapevo nulla!”

“Infatti non c’è nulla da sapere” biascicò l’altra in risposta, le guance rosse “Era tanto per dire.” Il bambino soffocò una risata. “Comunque, io vado con lui!” riprese poi a voce alta, perché anche Conan potesse udirla.

“Ma Kazuha neechan!” la pregò lui, fabbricando sul viso un’espressione più convincente che potesse. La ragazza, però, non aveva intenzione di cedere.

“Io vengo” ripeté, chiudendo la questione. Poi si rivolse a Ran: “Faresti meglio a venire anche tu.”

Lei annuì con un sorriso, divertita.

Conan sbuffò e si avviò verso la casa del professor Agasa, senza preoccuparsi di attendere o aiutare le due ragazze, impedite dalla quantità industriale di buste che dovevano trasportare.

Era preoccupato: Heiji non poteva essere scoperto, altrimenti sarebbe stato scoperto anche lui. Doveva ideare qualcosa, e alla svelta.

Non gli veniva in mente nulla. Non poteva, purtroppo, neanche avvisarlo con una telefonata: Kazuha sarebbe divenuta ancora più sospettosa. La scusa degli amici ormai non stava più in piedi.

Sospirando, continuò a percorrere la lunga via lastricata di fresco.




Buonasera! ^^
Ecco il nuovo capitolo! Spero possa esservi piaciuto! Le cose si mettono male per Conan, eh? Poverino, capitano tutte a lui! Spero vogliate continuare a seguire la fic per vedere cosa accadrà!
Nel frattepo, ringrazio calorosamente tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo:

Kara (grazie mille per non aver abbandonato questa fic! Non sai che piacere mi ha fatto rivederti! Mi fa piacere sapere di essere riuscita a trasmettere sentimento, mi sforzo continuamente per non scrivere qualcosa di vuoto, perciò le tue parole mi confortano. Spero di esserci riuscita anche in questo capitolo. Fammi sapere, se ti va! ^^); 
Gigino (Una nuova lettrice, che bello! Ciao! Spero di non averti fatto scappare con questo capitolo! XD Mi fa piacere sapere che hai apprezzato i primi capitoli, è la prima fic 'avventurosa' nel vero senso del termine che io abbia mai scritto! Spero che questo capitolo possa piacerti! Fammi sapere, se ti va! ^^);
Ilarietta (grazie mille anche a te di non aver abbandonato questa fic! Ritrovare le tue recensioni mi fa davvero molto piacere! ^^ Rispondo volentieri alle tue domande: ho pensato di far portare Heiji in ospedale perché secondo me è la cosa più logica da fare, quando si vede che una persona non sta bene.Comunque alla fine Heiji è scappato e da ora non si parlerà più di ospedale, tranquilla! Per quanto riguarda la trasformazione, ho ipotizzato che avvenisse dopo un po' di tempo dall'ingerimento della pillola per fini della trama. Spero di aver soddisfatto tutte le tue curiosità! Se hai qualche altra domanda chiedi pure! ^^ Spero che questo capitolo possa piacerti, fammi sapere, se ti va! ^^).
Grazie mille a tutte! A chiunque legga, dico soltanto che mi farebbe molto piacere ricevere pareri. Davvero ^^ 
Questo è davvero tutto. ^^
Al prossimo capitolo, allora.

Ayumi


   
 
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